Capitolo 5 - Il Calore Della Neve

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Non Sempre Cambiare Equivale A Migliorare
Ma Per Migliorare Bisogna Cambiare
Winston Churchill



Capitolo 5: Il Calore Della Neve

-Stai scherzando spero!- esclamai guardandomi allo specchio.
-Ti sembro una che ha voglia di scherzare?- chiese Delia con un sorriso soddisfatto. –Sei la mia creazione migliore, sapevo che avevi del potenziale nascosto.-
Alzai un sopracciglio sconvolta.
Avevo concesso a Delia di decidere cosa avrei indossato per quella serata in discoteca ma non avrei mai creduto che in meno di un'ora quella ragazza avrebbe fatto così tanti danni. Prima di tutto aveva deciso di prestarmi lei tutto quanto, e così mi ero ritrovata almeno duemila dollari addosso tra abiti, trucco, accessori e profumo.
-Quel vestito ti sta da Dio!- Delia batté le mani con gli occhi che le brillavano.
-Vestito? Quale vestito? Questo è a malapena un francobollo.-
-Se ti sentisse Gucci ti ucciderebbe-, borbottò Delia contrariata.
Il vestito era fantastico, nero a fascia con una cinghia decorata che passava intorno alla vita. La parte superiore era molto simile ad un corpetto ed era corto, estremamente corto, arrivava appena a metà coscia.
-E Prada che ne penserebbe del fatto che vorrei prendere queste scarpe e bruciarle? Lo sa che noi donne non siamo trampolieri?-
Delia alzò un sopracciglio scocciata.
-My God, Vale. Stai sempre a lamentarti-, incrociò le braccia risentita. –Per una volta dimentica la tua acidità e fidati di me, è ora di far uscire la strafiga che è in te.-
-Ma non è acidità, è solo la realtà. Secondo te come faccio a camminare tutta la sera su tacchi a spillo di 12 centimetri?-
Dovevo ammettere che erano scarpe bellissime ma la comodità non era stata neanche contemplata quando le avevano disegnate. Erano delle decolté nere a punta, con un braccialetto nero che abbracciava la caviglia. Non sarei durata un minuto con quelle scarpe addosso.
L'unica cosa che mi piaceva e che non mi creava nessun problema del guardaroba che Delia mi aveva costretta ad indossare era una meravigliosa borsa di Armani, una pochette grigio scuro fatta a pieghe. Bellissima e almeno non era corta come il vestito o scomoda come le scarpe.
-Pensa che quando Massi ti vedrà comincerà a sbavare ammirato-, concluse Delia soddisfatta mettendomi a posto gli ultimi dettagli del trucco. Era riuscita a coprire totalmente il segno che Massi mi aveva lasciato sul collo solo che si era lasciata prendere un po' la mano visto che aveva passato in rassegna qualsiasi cosa che sul mio viso fosse "truccabile".
-Quando Massi mi vedrà mi chiuderà in casa-, mormorai sconsolata. Dubitavo che a lui quell'abbigliamento sarebbe andato a genio più che a me.
Delia fissò il mio viso per un attimo e poi sorrise soddisfatta.
-Direi che sei pronta, un vero capolavoro.-
Mi alzai e mi voltai verso l'enorme specchio che troneggiava accanto all'armadio di Delia. Prima di quel momento non avevo ancora avuto occasione di vedermi ma una cosa era certa: non ero io quella specie di modella bellissima che mi guardava stupita.
-Quella non.... Non sono io...-, mormorai incredula.
-Certo che sei tu-, rispose Delia con un risolino. –Te l'avevo detto: un vero capolavoro. Probabilmente non ti riconoscerebbe neanche tua madre.-
Non mi avrebbe riconosciuta di certo! Quella non ero io! Non potevo essere io! Sembravo davvero una modella... Da quando avevo gambe così snelle e lunghe? E i miei occhi? Da quando erano così grandi e luminosi? Eppure il trucco non era poi così pesante. Per non parlare dei capelli! Delia li aveva resi lisci e setosi, ad ogni più piccolo movimento danzavano lentamente sulle mie spalle, quasi fossero stati fatti di fumo.
-Non posso essere io-, non riuscivo davvero a crederci.
-Ancora?- ribatté Delia esasperata posandosi le mani sui fianchi. –Tesoro, ti assicuro che quella sei tu. Che la cosa ti piaccia o no, tu sei una ragazza bellissima ed era ora che te ne rendessi conto anche tu.-
Mi voltai a guardare Delia. Lei era bella come al solito, la sua bellezza era eterea quasi intangibile. Fasciata nel suo vestito rosa scuro leggermente a palloncino, e su quelle eleganti scarpe grigie, sembrava davvero una dea. La sua pelle chiara e luminosa, i suoi occhi scuri messi in risalto dai boccoli biondi che le danzavano sulla schiena.
Lei era una dea, una bellezza non umana. Eppure non potei fare a meno di confrontarla con la tizia che mi guardava dallo specchio. La bellezza di quella ragazza era reale, una bellezza che si può trovare ovunque ma stranamente unica. Una bellezza umana, una bellezza vera che io non avevo mai visto in me.
-Direi che possiamo andare-, disse Delia soddisfatta. –Adesso la puoi anche smettere di sbavare dietro a te stessa, quell'onore spetta a Massi.-
Mi voltai a guardarla di scatto.
-Ma... ma...-, non avevo più parole.
-Sì, lo so. Sei uno schianto, penso fosse questa la parola che stavi cercando-, rise Delia porgendomi il lungo cappotto nero che avrei indossato quella sera. Mentre lei prendeva il suo cappotto grigio scuro.
I ragazzi ci stavano aspettando nell'appartamento del padre di Delia. Devon aveva insistito per fare una foto a tutti e quattro davanti al suo adorato caminetto ultramoderno. Adorava quella zona della sua casa e adorava tutti noi.
Una volta dentro l'ascensore cominciai davvero a sudare freddo. Avevo il terrore che Massi non avrebbe reagito bene vedendomi così poco vestita.
Arrivato al piano di sotto l'ascensore si fermò e cominciò ad aprirsi. Proprio in quel momento scorsi Massi in piedi, appoggiato al divano nero di pelle che stava nel salone. Era una visione. Spalancai gli occhi incredula mentre osservavo quanto Massi potesse essere affascinante quella sera. Aveva scompigliato i capelli più del solito e li aveva resi più brillanti con un po' di gel. Indossava giacca e pantaloni neri e sotto una camicia grigio fumé.
Accanto a lui c'era Michel, i capelli neri tirati un po' indietro e indossava una camicia viola, dei pantaloni marrone scuro e un cappotto grigio scuro. Anche lui era molto affascinante ma Massi, Massi era qualcosa d'indescrivibile, un'immagine che mai sarei riuscita a cancellare dalla mente.
-Vale, sei splendida-, esclamò Michael con un sorriso enorme. –Ovviamente anche tu Delia, ma da Vale non mi sarei aspettato tanto.-
In quel momento Massi alzò lo sguardo e incontrò i miei occhi. Fu come se un fulmine mi avesse colpito in quel preciso istante. Gli occhi di Massi scrutarono i miei o poi cominciarono a percorrere il mio corpo: partì dalle scarpe risalendo le gambe, osservò i miei fianchi e si soffermò un po' di più sulla scollatura per poi tornare a guardarmi negli occhi.
Non pronunciò una sola parola ma bastò il suo sguardo per farmi andare il viso a fuoco, arrossii senza poterlo impedire mentre i miei occhi all'improvviso trovarono che l'angolino in fondo alla stanza fosse un particolare davvero molto interessante.
Era la prima volta che i miei occhi non si sentivano in grado si sostenere lo sguardo di Massi, avevo il terrore di non piacergli, forse lui preferiva la solita me e non quella sotto specie di splendida ochetta che tutto d'un tratto si era ritrovato come fidanzata.
-Bene, ragazzi-, esclamò Devon entusiasta entrando nella stanza. Quando lo guardai per poco non inciampò nei suoi stessi piedi. –Vale?-
Sollevai un sopracciglio confusa.
-Devon-, risposi con semplicità sbattendo gli occhi stranita.
-No, scusa-, sgranò gli occhi imbarazzato. –Per un attimo non ti avevo riconosciuta. Sei diversa... Non fraintendere, è un diversa positivo, solo che non immaginavo che nascondessi una bellezza di questo livello.-
Il mio rossore divenne ancora più evidente visto che tutta la famiglia Barton scoppiò a ridere. Non mi arrischiai neanche a guardare in direzioni di Massi, avevo la sensazione che fosse furente.
-Se avessi vent'anni di meno probabilmente Massi avrebbe parecchio di cui preoccuparsi-, scherzò Devon con un sorriso luminoso. Quell'uomo riusciva ad essere bellissimo ed intrigante anche quando si prendeva gioco di me.
Per quanto il mio amore per Massi fosse forte la mia mente si ritrovò assolutamente con la battuta di Devon. Se avesse avuto vent'anni di meno sarei stata capace di cadere ai suoi piedi senza che lui dovesse neanche sforzarsi troppo.
Arrossii ancora di più a quei pensieri e scossi il capo per scacciarli via. Ci mancava soltanto che cominciassi a desiderare di stuprare un uomo che aveva l'età di mio padre.
-Dad-, intervenne Michael. –Scattiamo questa foto alla svelta altrimenti finiremo per passare la nottata qui a sbavare dietro a Vale.-
Spalancai gli occhi imbarazzata e lanciai a Mike uno sguardo che avrebbe potuto uccidere tutti i cattivi dei fumetti Marvel in un colpo solo.
Massi diede un colpo di tosse contrariato ma continuò a non proferire parola. La mia situazione continuava ad aggravarsi, di questo passo mi avrebbe presa di peso e portata di sopra rinchiudendomi nella nostra stanza per impedirmi di mettere il naso fuori di casa.
-Direi...-, cominciò Devon con calma. –Voi ragazze mettetevi al centro con le spalle al caminetto. Tu, Massi, vai alla destra di Vale e Mike vai accanto a tua sorella. Sto per scattare un vero capolavoro di foto, con dei soggetti come e voi e il mio caminetto non potrei desiderare di meglio.-
Quello che desideravo io invece era di andare a sotterrarmi nella fossa più profonda che avrei potuto trovare nei dintorni. La serata non stava cominciando esattamente benissimo e conoscendo l'andamento solito della mia sfortuna non poteva far altro che peggiorare.
Ci posizionammo come Devon ci aveva chiesto e cercai nel fondo del mio cervello un motivo valido per riuscire a sorridere ma soprattutto per calmarmi e togliere dalle mie guance quello strato di rosso intenso che dimostrava tutto il mio disagio.
-Pronti?- chiese Devon puntando verso di noi la sua ultramoderna macchinetta digitale.
All'improvviso avvertii un forte senso di calore sul mio fianco, Massi mi attirò a sé e la mia spalla si ritrovò a toccare il suo torace.
Alzai gli occhi e vidi che il suo volto era tirato dalla rabbia mentre il mio cuore batteva come un pazzo scoprendosi così vicino alla fonte che lo faceva sempre uscire fuori da ogni schema.
Forse Massi era in collera e probabilmente mi avrebbe rimproverata ma quella rimaneva l'ultima sera in cui saremmo potuti essere solo lui ed io, senza nessuno che tra i piedi. Accidenti a tutto! Io avevo intenzione di godermi quella serata fino all'ultimo.
Un sorriso sincero si dipinse sul mio volto e senza accorgermene appoggia la testa sul petto di Massi. Il suo cuore: potevo sentire i suoi battiti e mi accorsi che stavano aumentando in modo esponenziale mentre la sua mano mi stringeva con più forza a lui.
Era arrabbiato ma questo non cambiava nulla, mi amava e io lo sentivo con tutta me stessa. Quel calore che irradiava e che riusciva a passare oltre la mia pelle... L'idea che fossi io a scatenare quel calore e che fosse a causa della mia vicinanza che il suo cuore si sentiva così in diritto di aumentare i battiti mi faceva sentire totalmente e incondizionatamente autorizzata ad amarlo molto più di quanto avrei mai potuto credere possibile.
Devon scattò finalmente la sua foto e riguardandola sullo schermo ad alta definizione della sua fotocamera per poco non si mise a piangere.
-Mi sembra ieri che facevo le foto a Mike che pestava i bambini che ci provavano con Delia, e lei aveva solo tre anni.-
Delia roteò gli occhi scocciata.
-Ci dovevano solo provare a sfiorare la mia sorellina-, ribatté Michael dandosi un pugno sul palmo della sua mano destra.
Delia alzò gli occhi al cielo esasperata.
-Ti avverto, Mike. Se stasera provi a mettermi i bastoni fra le ruote con i tuoi soliti attacchi di gelosia da fratello maggiore, giuro che ti picchio davanti a tutti. E che cavolo!-
Michael la fulminò con lo sguardo.
-Se i ragazzi si comporteranno bene non avrò motivo di intervenire.-
-Pensi che io mi sia vestita così per andare in un museo?! Voglio divertirmi e non m'interessa se i ragazzi non si comporteranno bene, non voglio che lo facciano.-
Gli fece la linguaccia e si diresse verso l'ascensore.
-Per sicurezza li farò fuori tutti allora-, rispose Michael con semplicità.
Adesso capivo perché Massi non voleva che Mike venisse a conoscenza di tutta la storia di Christian. Avrebbe ammazzato lui- e su questo non avrei avuto nulla da ridere- e chiuso Delia in un convento.
Lanciai un'occhiata a Massi per invitarlo a seguire Delia ma lui aveva ancora quello sguardo... come dire... incazzato a morte.
-Divertitevi ragazzi-, esclamò Devon salutandoci con ancora in mano la sua preziosa digitale.
Visto che Massi non dava segno di volersi muovere cominciai a seguire Delia e Michael nell'ascensore.
-Massi-, lo chiamò Mike notando che se ne stava fermo a fissare un punto nella stanza. –Hai intenzione di venire con noi o trovi che la mensola sopra la TV sia più interessante?-
Non ricevette nessuna risposta verbale, Massi si limitò a fare un respiro e ad entrare insieme a noi nell'ascensore.
Arrivammo a piano terra ed uscimmo da casa. Il gelo era indescrivibile e aveva cominciato persino a nevicare. Le mie sottili collant e il cappotto di Delia non poterono fare molto contro quel freddo polare.
-Mike, andiamo a prendere l'auto-, disse Delia afferrando il fratello per il braccio.
-Ma posso andare da solo a prenderla-, rispose Michael sorpreso.
-Ti ho detto andiamo-, rincarò Delia lanciando uno sguardo di fuoco al ragazzo. –Voi aspettate qui, torneremo tra un minuto.-
Trascinò Michael verso il retro della casa dove era parcheggiata l'auto.
Era una mia impressione o Delia aveva fatto di tutto per lasciare me e Massi da soli? Non capivo il perché. Possibile che volesse che io gli parlassi per capire come mai fosse così strano?
Alzai lo sguardo e ancora una volta nei suoi occhi lessi una strana rabbia.
-Ti senti bene?- gli chiesi esitante.
Mi guardò ancora poi distolse lo sguardo e sospirò.
-Non era nei miei piani venire fino a Boston per andare in galera.-
-Come scusa? Ma di che diavolo stai parlando?-
Aveva bevuto e non me n'ero accorta? O forse aveva la febbre visto che stava delirando.
-Ti sei vista?- mi chiese lui accarezzandomi con lo sguardo, i suoi occhi mi squadravano così intensamente che nonostante il freddo uno strano calore mi avvolse. –Sei... Sei una specie di dea, non ho mai visto niente di così bello. Sarà impossibile che io riesca ad evitare una rissa stasera, non ci sarà altro modo per tenere quei polipi americani lontani da ciò che mi appartiene.-
Spalancai gli occhi incredula. Lui era preoccupato per i ragazzi che ci avrebbero provato con me? Non sapevo se sentirmi lusingata per il complimento o incavolarmi per la poca fiducia che riponeva in me.
-Ammesso che qualcuno ci provi con me, il che è quasi totalmente da escludere visto che ci saranno ragazze più belle da accalappiare, non hai dimenticato un piccolo dettaglio?-
Massi mi fissò negli occhi.
-Quale dettaglio?-
Sorrisi divertita.
-Hai dimenticato chi sono? Secondo te lascerei a un qualsiasi americano senza cervello e pieno di testosterone di avvicinarsi a me? Sai perfettamente che se una persona mi sta sulle scatole divento più acida di un limone. Sarò anche bella stasera ma il mio caratteraccio rimane dov'è, non saranno di certo un lucidalabbra e un bel vestito a coprirlo o a cancellarlo.-
Negli occhi di Massi passò un guizzo di felicità.
-E c'è un'altra cosa-, continuai fissandolo dritto negli occhi.
-Cosa?-
Sorrisi e posando una mano sul suo petto lasciai penzolare il ciondolo del mio braccialetto in modo che la V fosse evidente.
-Lo hai appena detto tu: io appartengo a te.-
Gli occhi di Massi mi avvolsero completamente e posò una mano sulla mia guancia accarezzandomi dolcemente.
-Sono tua, e difenderò questo ruolo con le unghie e con i denti. Non sarà di certo il primo che passa a farmi dimenticare quanto ti amo. In effetti penso che neanche una lobotomia potrebbe mai cancellare dalla mia mente l'immagine del tuo volto. Ormai sei parte di me.-
-Dopo quello che hai detto sarò ancora più assetato di sangue quando dovrò picchiare gli idioti che ci proveranno con te.-
Rise e il suo sguardo si fece tremendamente dolce mentre la sua mano mi scaldava completamente il viso. Era inutile tentare di fermare il mio cuore che accelerava, erano mesi che neanche ci provavo più.
-Possono provarci quanto vogliono, non otterranno nulla-, mormorai divertita.
-Se proveranno anche solo a guardati li ucciderò tutti.-
-Non ti sembra di esagerare? Alla fine non sono così bella, avranno altro da guardare.-
Massi alzò gli occhi al cielo e sorrise ancora.
-Possibile che ancora tu non ti renda conto di quanto sei meravigliosa stasera? Se ti avessi incontrato oggi mi sarei dichiarato senza aspettare neanche un secondo. Me ne sarei fregato del tuo caratteraccio e ti avrei baciato subito.-
Lo guardai scettica.
-Tutte parole. Mi dici che sono bella e che ammazzeresti tutti quelli che mi guardano ma non mi pare che tu abbia dimostrato con i fatti tutto ciò che vai blaterando. Sei ancora qui a parlare e non...-
Massi posò le sue labbra sulle mie chiudendomi definitivamente la bocca. Mi strinse a sé approfondendo il bacio con una passione che, insieme al respiro, mi tolse anche qualsiasi motivo per continuare a pensare. Il fuoco prese ancora una volta possesso del mio corpo mentre la mia bocca accoglieva quel bacio come una boccata d'aria fresca dopo non aver respirato per ore. Il mio corpo aveva patito la mancanza di quello di Massi e adesso si sentiva finalmente appagato per quel contatto così intenso.
Le sue braccia mi tenevano ancorata a lui e le sue labbra continuavano a cercare le mie. Intorno a noi non c'era più nulla: la neve, il freddo, il rumore delle auto... Era tutto svanito, come se una calda bolla di felicità e completezza ci avesse avvolti cancellando tutto quello che per noi era assolutamente inutile.
In quel momento le labbra di Massi, le sue mani sulla mia schiena, il suo respiro che delicato accarezzava il mio volto erano le uniche cose che potessero contare. Mi strinse ancora di più e il bacio si approfondì prima di terminare in un dolce, dolcissimo, bacio a fior di labbra.
-Le mie parole sono state dimostrate a sufficienza?- mi chiese mormorando quella frase sulle mie labbra e potei sentire il profumo del suo respiro pervadermi come un'onda di passione.
-Dovrei vestirmi così più spesso-, risposi sorridendo. –Mi piace l'effetto che ti ha fatto.-
Massi rise e mi lasciò un altro bacio a fior di labbra.
-Tu mi fai sempre questo effetto, non riesco a starti lontano. Quando non sono con te mi sento vuoto come se la mia felicità e il mio benessere mentale dipendessero soltanto dalla tua presenza. Se un giorno non potessi più starti accanto penso che ne morirei.-
Mi allontanai un po' da lui e lo guardai negli occhi.
-Forse sembra un po' melodrammatico e stupido ma è così-, continuò giocando con una ciocca dei miei capelli. Era arrossito! Non potevo crederci ma Massimiliano Draco era davvero arrossito in modo scandaloso!
-Non riesco ad immaginarmi senza di te in futuro, sembra che tu abbia trovato il modo di radicarti dentro di me, nel profondo, prima che io me ne rendessi davvero conto. A quanto pare anche tu sei parte di me, forse la mia parte migliore, e di certo la parte che amo di più e a cui non potrò mai rinunciare.-
Non riuscivo a parlare, quelle parole... Erano bellissime. Mi avevano assolutamente spiazzato forse molto più di quando da quella bocca avevo sentito per la prima volta che era innamorato di me. Mi amava molto più di quanto avrei mai immaginato e solo adesso capivo quanto per lui fosse stato difficile il periodo in cui fingeva di stare con Delia. Lui voleva me, aveva sempre voluto me e adesso stava cercando di dirmelo.
-Lo so, non è da me essere così melenso e ti giuro che questo sta diventando il momento più imbarazzante di tutta la mia vita. Probabilmente se lo racconterai a qualcuno di ammazzerò ma... Questo è quello che provo per te, il solo vederti mi rende l'uomo più felice sulla faccia della terra... E... E... Ma quanto ci mettono quei due a prendere la macchina?-
Un sorriso dolce mi si dipinse sulle labbra. Era davvero imbarazzato e non potevo dargli torto, ci mancava poco che mi chiedesse di sposarlo.
-Massi.-
Lui continuò a guardare nella direzione in cui erano spariti poco prima Delia e Mike.
-Massi-, lo chiamai ancora con voce più dolce.
Abbassò lentamente lo sguardo e incontrò i miei occhi pieni di dolcezza e comprensione.
-Pensi che quello che hai detto sia imbarazzante, e forse lo è. Ma sono le parole più belle che io abbia mai sentito. Tu le hai dette a me, questo può solo rendermi felice. Non ti libererai di me così facilmente quindi è inutile che continui a pensare a quello che faresti se io e te non stessimo più insieme perché ti assicuro che nei miei piani futuri l'idea di stare anche solo un minuto senza di te non è neanche contemplata. Possibile che non capisci che ti amo troppo per pensare che un giorno non staremo più insieme? E' stato troppo difficile averti per immaginare di dover rinunciare a te.-
Gli occhi di Massi si fecero cupi.
-Lo è stato, vero? Ti ho fatto soffrire parecchio.-
Perché dovevamo ricordare quel periodo di merda? Era la nostra ultima serata prima di dover tornare alla realtà, non potevamo semplicemente godercela?
-Ho sofferto, sono stata davvero molto male in quel periodo. Pensavo di non poter competere con quello che provavi per Delia e credevo di essermi innamorata del più egocentrico e stupido ragazzo esistente nell'Universo, eri tutto quello che avevo sempre cercato di evitare. Mi ero innamorata proprio di qualcuno che ritenevo sbagliato per me, e non capivo perché dovessi essere proprio tu. Io ho sofferto, è vero. E tu? Anche per te non è stato facile, è stato un brutto periodo per entrambi e ricordarlo non porterà a niente visto che ormai è passato.-
Sorrisi sperando che la mia serenità potesse riportare a galla anche la sua.
-Se stare male e soffrire alla fine mi riporterà sempre da te allora mi va bene essere ferita. Vale la pena di stare male se vengo ripagata in questo modo, se poi il mio premio sei tu.-
-Stiamo diventando parecchio sdolcinati, non trovi Ferrari?- mi chiese lui con il suo solito sorriso sghembo.
Lo guardai sorridendo e non potei fare a meno di rifugiarmi tra le sue braccia e di stringerlo a me.
-Hai cominciato tu-, mormorai. –Semplicemente non volevo essere da meno, altrimenti tra qualche mese te ne usciresti con frasi del tipo "Perché io sono sempre stato dolce e sincero mentre tu sei la solita acida".-
-Però è vero che sei acida-, rise lasciandomi un bacio tra i capelli e mi strinse ancora di più.
-Sarò anche acida ma quando serve so essere sincera.-
-E' impossibile combattere contro di te, con le parole mi batti sempre. Dici la cosa giusta anche quando cerco di insultarti.-
Il suo tono era tranquillo, finalmente ero riuscita a rasserenarlo.
-Semplicemente ho più cervello di te, mio caro Draco.-
-"Come uccidere il romanticismo- Volume 1" scritto da Valeria Ferrari-, Massi rise ancora nel pronunciare quelle parole.
-Da quando Massimiliano Draco si preoccupa del romanticismo?- chiesi ridendo anch'io.
Lui si scostò un po' da me per guardarmi negli occhi.
-Da quando si è innamorato di una ragazza bellissima e acida-, posò un bacio sulle mie labbra. –Da quando la felicità di quella ragazza è diventata l'unica cosa che veramente conta per lui.-
Non sapevo cosa mi stesse ancora trattenendo dallo scoppiare a piangere come una bambina. Se Massi avesse continuato a dire certe cose probabilmente mi sarei davvero sciolta tra le sue braccia. In quel momento mi sarebbe piaciuto diventare un soffio di vento per poter avvolgere completamente il corpo di Massi e fargli capire quanto quelle parole mi fossero entrate nel profondo.
Il mio cuore batteva frenetico mentre mi perdevo negli occhi di Massi e li facevo ancora una volta miei inglobandoli nel mio stesso corpo.
Mai.
Mai finché avrei avuto i vita i miei occhi sarebbero stati in grado di fare a meno di quelli di Massi, erano come una fonte di energia indispensabile per la mia anima e per il mio cuore.
Eravamo talmente immersi nei nostri pensieri e nel guardarci che neanche ci accorgemmo di un'auto che si era fermata proprio davanti a noi.
-Se volete possiamo posticipare la serata di un'oretta, tanto la discoteca chiuderà verso le sette del mattino- disse una voce divertita.
Mi voltai di scatto con le guance che sicuramente erano diventate di un bel rosso scarlatto.
Mike era sceso dall'auto e ci fissava con l'aria di chi stava riuscendo a trattenere una risata grazie all'opera di un miracolo divino.
-Mike, sei sempre il solito stupido-, rispose Delia scendendo dall'auto e sorridendomi.
Solo in quel momento notai che cavolo di macchina avessi davanti. Un'Audi tt nera fiammante.
-Michael...-, cominciai con un po' di esitazione. –E' tua quest'auto?-
Mi guardò un po' sorpreso per la domanda.
-Certo, perché?-
-No, niente. E' solo che ti tratti bene, vai in giro con una macchina che costa un occhio della testa.-
Mike si lasciò andare a una risata.
-Questa è quella che uso di solito, per le occasioni davvero speciali ho anche una Porsche ovviamente.-
Okay, la ricchezza di Delia e Michael cominciava quasi a fare schifo.
-Certo...-, commentai sollevando un sopracciglio. –Mi sembra ovvio.-
Massi mi si avvicinò e ridendo mi sussurrò: -Credevo che ormai ti fossi abituata alla ricchezza dei Barton.-
Mi voltai e lo fulminai con lo sguardo. Non era facile abituarsi a una cosa del genere, quei tre potevano avere tutto quello che desideravano con un solo schiocco di dita e i miei genitori non mi avevano insegnato a vivere in quel modo.
Mi lasciai andare ad un sospiro e raggiunsi Delia che si era accomodata sul sedile posteriore dell'Audi.
Massi riagganciò il sedile e si sedette al posto del passeggero accanto a Michael.
-Allora-, chiese mettendosi la cintura di sicurezza. –Dove andiamo Mike?-
-Direi che per una serata come questa l'Avalon è il posto migliore, mi sembra di avertelo già detto-, rispose Mike letteralmente su di giri. –Ci sono stato un paio di volte e ti assicuro che è una forza, era da una vita che ti ci volevo portare Massi.-
Alzai un sopracciglio irritata.
-Si rimorchia da paura!- esclamò Michael mettendo in moto la macchina.
E proprio lì lo volevo! Ero certa che quell'argomento sarebbe venuto fuori.
-A me non interessa rimorchiare-, intervenne subito Massi con voce incerta. Lo sentiva che mi stavo indispettendo. Sapevo perfettamente che quella con il fucile puntato dovevo essere io, altro che lui. La galera americana sarebbe di certo toccata a me!
-Sì, lo so. Hai già dato in quel frangente, Vale è uno splendore. Lo dicevo solo a titolo informativo, mica ti volevo incoraggiare a flirtare con qualche sconosciuta.-
Il tono di Mike era troppo ironico per i miei gusti.
E poi... Che cavolo di titolo informativo era quello? "Ti informo che anche se non le puoi toccare ci saranno gnocche da panico che ti faranno uscire gli occhi fuori dalle orbite!? Ma fatemi il piacere!"
-Scusa se m'intrometto in questo discorso di grande spessore culturale, caro Michael-, cercai di ostentare un tono neutro anche se dubitavo di esserci riuscita. –Visto che non sono nata ieri potrei chiederti di scegliere un posto dove la gnoccaggine delle ragazze non sia a livelli stratosferici?-
Mike mi guardò nello specchietto retrovisore e io gli lanciai un'occhiata così incavolata che avrebbe potuto radere al suolo un grattacielo. Lui non se ne curò, anzi scoppiò a ridere di gusto.
-Vale, quando ti arrabbi diventi di una bellezza allucinante.-
Massi si voltò di scatto verso di lui mentre io arrossivo di brutto.
-Giù le mani, Barton. Altrimenti giuro che quando avrò finito con la tua macchina non sarà neanche paragonabile ad un rottame.-
La voce di Massi era seria, si era infastidito per davvero.
-Eh su Massi, un po' di elasticità. Lo sai che non toccherei Vale neanche un dito, voglio troppo bene a te e a quel caratteraccio che ti ritrovi. Però penso che tu sappia quanto stasera sarà difficile per te vedere tutti quei ragazzi intorno alla tua bella.-
Ancora con questa storia? Stavo cominciando a stancarmi di sentire dire da tutti che un mucchio di ragazzi ci avrebbero provato con me. La cosa che davvero mi preoccupava in quel momento erano le oche che avrebbero cominciato a starnazzare alla vista del mio fidanzato.
-Mi fido di lei-, rispose Massi con tono sicuro.
Spalancai gli occhi incredula prima di aprirmi in un sorriso imbarazzato.
Lui aveva piena fiducia in me. Non potevo sapere se lo pensasse davvero o se lo avesse detto solo per chiudere il discorso ma quelle parole, pronunciate dalla sua bocca, mi avevano letteralmente scaldato il cuore. In un certo senso mi aveva anche fatto sentire in colpa per aver pensato che lui potesse andare dietro a qualche bella ochetta americana.
Forse stavo diventando troppo paranoica, dopotutto il mio destino era legato in modo inscindibile a quello di Massi. Non sarebbe di certo stata un'unica serata trascorsa all'Avalon che avrebbe cambiato questa dolce e meravigliosa realtà.
Lui era mio. Io ero sua.
Non c'era altro da aggiungere.

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