Capitolo 14 - Quello Che Resta

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Odio E Amo. Forse Ti Chiederai Come Sia Possibile,
Non so, Ma E' Proprio Così E Mi Tormento
(Catullo)


Capitolo 14: Quello Che Resta

Era passato ormai quasi in mese da quel maledetto pomeriggio in cui Vale aveva deciso di chiudere la nostra storia senza una spiegazione, almeno per me, abbastanza plausibile. Nonostante tutto quello che era successo e tutti i suoi discorsi senza alcun senso, continuavo, quasi in modo inconsapevole, a cercare il suo sguardo durante i pochi momenti in cui riuscivo ad incrociarla a scuola.
Uno sguardo mai ricambiato.
Stava sempre molto attenta a non guardare nella mia direzione e ad evitarmi, come se fossi il Diavolo in persona.
Non ero l'unico a non capire più il suo comportamento. Le sue amiche avevano provato molte volte a parlare di me con lei ma non avevano ricevuto nessuna risposta soddisfacente, si era limitata a ripetere loro tutto quello che mi aveva buttato in faccia in quel maledetto pomeriggio.
Amy era a dir poco furiosa con Vale, mentre Marti si limitava a dire di non riuscire più a capirla.
Se neanche loro erano riuscite a capire cosa fosse accaduto davvero forse l'unica spiegazione sensata consisteva seriamente nel fatto che Vale si era innamorata di nuovo di Riccardo.
Eppure ogni volta che la vedevo aveva la sensazione di non poterla dimenticare, che non sarei mai riuscito a credere che il nostro amore fosse finito in modo così orrendo.
Mi aveva trattato alla stregua di un estraneo, come se tutti i sentimenti che aveva provato per me non fossero mai esistiti. Non potevo credere che la vera Vale fosse così, per me la vera Vale era quella che avevo avuto il privilegio di conoscere, e non quella ragazzina indecisa che mi aveva lasciato senza nemmeno pensarci un po'.
-Amy è diventata una furia!- esclamò Marco un pomeriggio di fine marzo mentre eravamo a casa sua per studiare. –Ormai non fa altro che blaterare sulla pazzia di Vale, è diventata monotematica.-
-Cerca di capirla-, risposi io facendo finta che sentire quel nome non mi avesse turbato. –Sono amiche da una vita e adesso non riesce più a capirla, anch'io sarei furioso al suo posto.-
-Ma coma fai?-
-A fare che?-
-Ad essere così indifferente. Parlo di Vale in continuazione ma tu non reagisci. Come diavolo fai?-
Presi un respiro e poggia l'evidenziatore sul libro di storia mentre avvertivo che Marco seguiva ogni mia mossa.
-E' l'unico modo che ho per non perdere la testa. Se reagissi male ogni volta che la sento nominare o che la vedo probabilmente non sarei più padrone di me stesso e non posso permetterlo. E' ovvio che la sola idea di lei con Riccardo mi fa impazzire ma non voglio dare loro anche la soddisfazione di vedermi completamente a terra. Lo sai come sono fatto.-
Non avrei lasciato che la delusione mi mettesse completamente fuori combattimento, non sarebbe stato da me. Avrei reagito a tutti i costi.
-Già-, mormorò Marco abbassando lo sguardo. –Tra noi due sei sempre stato quello più saggio e il tuo comportamento dell'ultimo mese ne è solo la conferma.-
Stavo per rispondere quando i nostri cellulari squillarono contemporaneamente.
-E' Amy-, disse Marco con un sorriso mentre fissava il cellulare e si affrettava a rispondere.
Presi il mio.
-Delia, ciao-, risposi con voce rilassata.
-Massi! Massi! Massi!-
-Delia! Delia! Delia!- dissi ridendo. –Che ti è preso? Cos'è tutta questa euforia?-
-Sei a casa?- chiese lei senza rispondermi.
-Sì.-
-Non ti muovere di lì, sto arrivando. Ho una sorpresa.-
Non disse altro e riattaccò.
Anche Marco aveva smesso di parlare con Amy.
-Delia sta venendo qui.-
-Amy sta venendo qui.-
Pronunciammo quelle frasi all'unisono.
-Hanno deciso di invaderti casa?- mi chiese Marco stranito.
-Che ne so? Perché Amy viene qui?-
-Si trovava a passare e voleva farci un saluto. E Delia?-
-Era mezza matta al telefono. Urlava tutta contenta e ha detto di avere una sorpresa. Non ho la minima idea di che cosa stia succedendo.-
Ci guardammo per un secondo e poi scoppiammo a ridere. Era da tanto che non mi capitava di ridere così di gusto.
-Siamo circondati da pazzi senza controllo!- esclamò Marco tra un risata e l'altra mentre cercava di respirare il più possibile.
-Eh già, solo Vale le batte tutte.-
Appena pronunciai quella frase la risata mi si spezzò in gola e anche Marco si fermò a guardarmi con espressione preoccupata.
-Non credo che riuscirò mai a togliermela dalla testa.-
Marco annuì senza dire nulla.
-Non pensavo che mi sarebbe accaduta una cosa del genere, soprattutto dopo che mi ero innamorato di lei. Ero davvero convinto che mi amasse e che non mi avrebbe mai fatto soffrire e invece ha fatto proprio l'unica cosa per cui non avrei avuto la forza di reagire. Mi ha messo di fronte alla scelta di arrendermi e farla felice o di continuare a lottare dandole però solo fastidio. E sapeva benissimo cosa avrei scelto, nonostante tutto quello che mi ha detto mi conosce molto bene.-
-Ma non credi che sia proprio questo il punto?- chiese Marco con un cipiglio concentrato.
-In che senso?-
-Non è un po' strano che da un momento all'altro lei abbia usato proprio questo modo per lasciarti? L'unico modo in cui era certa che tu non avresti reagito?-
Sospirai con una gran fatica nel petto. Ci avevo pensato anch'io, era inutile negarlo.
-E' vero, ma è probabile che lo abbia fatto per mettere definitivamente le cose in chiaro. Magari tutto quello che mi ha detto riguardo la nostra storia e il fatto che fosse un errore non era la verità, ma lei ha deciso di lasciarmi. Non so se mi abbia detto i suoi veri motivi però se lo ha fatto avrà avuto le sue ragioni e io non voglio farla soffrire mettendomi di nuovo in mezzo.-
-Massi, è inutile che ti dica che il comportamento di Vale è stato assolutamente assurdo.-
-Lo so, ma non me la sento di andare contro la sua decisione. Sono certo che sa quello che fa.-
Marco mi guardò in un modo che non riuscii ad interpretare.
-Che c'è?-
-Ti fidi ancora così tanto di lei?- mi chiese con una strana espressione in volto, un misto tra pena e ammirazione.
-Marco, che tu sappia, mi ero mai innamorato prima dell'arrivo di Vale?-
-No, mai. Non sei il tipo che si innamora facilmente.-
-Allora ti sei risposto da solo.-
Non dissi altro, sapevo che Marco avrebbe capito le mie parole. Io amavo Vale, amavo tutto di lei, compreso quel suo cervello bacato e sapevo che tutto quello che faceva era portato avanti da delle motivazioni, magari sbagliate, ma erano motivazioni in cui lei credeva.
Non avevo intenzione di andarle contro, mai. Neanche se avesse deciso di trafiggermi ripetutamente il cuore con un pugnale rovente avrei mai pensato che lo stesse facendo senza una giusta causa.
Dopotutto io mi fidavo ancora di lei e sarebbe stato sempre così.
Era una sensazione strana ritrovarmi a parlare di lei con Marco. Da quando Vale mi aveva lasciato avevo sempre cercato di non far vedere agli altri quanto ci stessi male anche se sapevo benissimo di non poterla fare a Marco, mi conosceva troppo bene per sperare che anche lui ci cascasse. Ma proprio perché mi conosceva sapeva come comportarsi e anche lui faceva finta di niente e aveva continuato a parlare di lei senza problemi. Se non ci fosse stato lui avrei dato fuori di matto subito e invece ero riuscito a mantenere un minimo di sanità mentale, quel minimo che mi bastava per non mandare tutto a quel paese e tenere le redini della mia vita ben strette in mano.
Avere un amico come lui era proprio la medicina giusta per quel dolore al cuore che non accennava ad andarsene.
-Massi, non devi per forza soffrire in silenzio.-
Alzai lo sguardo di scatto mentre Marco pronunciava quelle parole.
-Sei pieno di amici, e io sono il primo. E solo perché Amy e Marti sono le migliori amiche di Vale non vuol dire che approvino il suo comportamento. Se devo dirtela tutta loro sono dalla tua parte e se vuoi parlare ci siamo. So che non sei il tipo che chiede consigli o cose così, e di certo io non sono la persona migliore per dispensarne ma... Noi siamo qui, per te e per tutto quello di cui hai bisogno. Se vuoi dare un pugno a qualcosa, ubriacarti o sparare a Riccardo noi ti daremo una mano.-
Mi lasciai consolare da un debole sorriso arrivato direttamente dal mio cuore pieno di ferite.
-Grazie, amico. So di poter contare su di voi ma per il momento riesco a cavarmela anche se l'idea di Riccardo sbranato da un branco di lupi non mi farebbe tanto schifo.-
-Uhm... Mio zio lavora in uno zoo come veterinario, vedo che posso fare-, disse lui con aria seria.
Lo fissai e, per la seconda volta in poco tempo, mi lasciai andare ad una risata piena di gioia e divertimento.
-Sai che ti dico?- cominciò Marco continuando a ridere. –Quando Vale tornerà a strisciare ai tuoi piedi, e sono certo che lo farà, non riprenderla subito, falla stare sulle spine un bel po' prima.-
-Non credo che lo farà ma se dovesse succedere ti assicuro che saprò vendicarmi- ,dissi continuando a ridere.
Ovviamente mentivo, sia a Marco che a me stesso. Se Vale avesse deciso di tornare da me non ci avrei pensato due volte prima di perdonarla. Non avrei mai creduto che sarei diventato così morbido: io, l'orgoglioso Massimiliano Draco, il ragazzo tutto d'un pezzo che non avrebbe mai perdonato un comportamento simile, mi ritrovavo a pensare che sarei tornato subito da lei senza neanche stare a rifletterci.
L'amore faceva dannatamente schifo, e non credevo che mi avrebbe trasportato via con le sue onde tramutandomi ad un punto tale che nemmeno io riuscivo a capire quello che stavo pensando.
Mi sentivo cambiato, nel profondo, come se tutte le mie certezze fossero state spazzate via e sostituite con un solo e unico pensiero dagli occhi scuri e il sorriso luminoso. Era questa l'unica cosa davvero chiara nella mia mente: Vale e la sua fondamentale felicità.
Non c'era altro.
-Ci rimettiamo a studiare o aspettiamo che arrivino quelle due matte?-
La domanda di Marco mi riportò alla realtà e mi trovai costretto a riaprire il cassetto della mia mente in cui relegavo il pensiero di Vale quando ero obbligato a fare altro.
-Direi di fare una pausa, Delia dovrebbe essere qui a momenti.-
Appena terminai di pronunciare quella frase il campanello suonò.
-Come volevasi dimostrare-, mormorò Marco con aria di ovvietà.
Mi alzai e mi diressi al citofono.
-Massi! Apri! Apri! Apri!-
Non ebbi neanche il tempo di chiedere chi fosse.
-Delia, ti vuoi dare una calmata. Ti sei bevuta il cervello?!-
-Apri e basta! Sbrigati!-
-Okay, okay. La porta di casa è aperta.-
Premetti il tasto per aprire il cancello che dava sul giardinetto d'ingresso della mia casa.
Mi rimisi a sedere fissando Marco.
-Si sente bene? L'ho sentita urlare da qui.-
-Credo che le sia partita qualche rotella-, mormorai sconsolato.
Pochi secondi dopo iniziò la fine del mondo.
-Massi! Dove cavolo sei!?-
-Che dici? E' entrata?- mi chiese Marco ridendo.
-Mi sa di sì-, risposi con voce esasperata. –Siamo in sala da pranzo, Delia.-
Non avevo neanche finito di gridare quelle parole che mi ero ritrovato Delia a pochi centimetri dal mio naso con un sorriso talmente grande che non riuscivo a capire se stesse ridendo o se avesse una paralisi facciale.
-Ciao!- esclamò lei con la felicità che le usciva da tutti i pori.
-Delia, ti senti bene?- cominciai un po' titubante.
-Ho una sorpresa per te-, disse continuando a sorridere.
-Lo vuoi uccidere nel sonno?- chiese Marco ridendo.
-Ah Ah, spiritoso.-
-No, sul serio. Hai l'aria di una serial killer fuori di testa-, rispose Marco. Mi ritrovai a pensare che aveva ragione, gli occhi di Delia sembravano quelli di una pazza scatenata.
-Allora, questa sorpresa?- chiesi io cambiando argomento prima che Delia azzannasse Marco direttamente alla giugulare, e dal modo in cui lo stava guardando c'erano molte possibilità che potesse accadere.
-Vieni!- urlò Delia in direzione della porta d'ingresso alla sala da pranzo.
In quel preciso istante pensai che Delia fosse davvero uscita fuori di testa, almeno prima di vedere chi era la sorpresa di cui stava parlando.
-Porca puttana!- esclamai con un sorriso che si aprì enorme sulla mia bocca.
-Che accoglienza, Massi. Usa un linguaggio meno da scaricatore di porto, cazzo!-
Mi misi a ridere e corsi ad abbracciarlo.
-Mike, che diavolo ci fai qui?!-
La mia felicità era tale da rasentare l'inverosimile, non avrei mai pensato di poter rivedere Michael così presto. Anche se nel momento in cui l'avevo rivisto tutto il viaggio a Boston con Vale mi era ripassato nella mente come la pellicola di un film. Non dovevo farci caso.
-Ho saputo che la tua ragazza merita una bella strigliata e sono venuto appena me ne hanno dato la possibilità.-
All'improvviso mi rabbuiai, avrei preferito evitarlo ma ormai era inutile nascondere il dolore che provavo.
-Non è più la mia ragazza-, mormorai cercando di mantenere un tono neutro.
-A me non interessa, la strigliata di Mike se la merita e la avrà. Non avrei mai immaginato che sarebbe successo tutto questo casino.-
-Non dirlo a me-, risposi. –Ma non pensiamo a questo. Sono così felice di rivederti, non rovinare tutto con questi discorsi del cavolo, Vale è una cosa passata.-
-Se lo dici tu-, alzò gli occhi al cielo in segno di disapprovazione. Faceva sempre così quando rovinavo i suoi piani. Di certo, durante tutto il viaggio fino a Lecce, aveva preparato tutto un discorso per indurmi a farmi di nuovo avanti con Vale e non si aspettava che io evitassi così l'argomento. Probabilmente non era per niente preparato al fatto che io mi fossi già arreso, ed io per primo mi sorprendevo del mio atteggiamento.
-Ehm-ehm.-
Cavolo!
L'arrivo di Michael mi aveva fatto dimenticare che Marco era dietro di me, si era fatto notare con quel colpo di tosse. Adesso mi toccava pure spiegare al mio migliore amico italiano che c'era anche un migliore amico americano e che si trovava proprio lì davanti a lui.
Conoscendo il carattere di Marco sapevo che non l'avrebbe presa bene, ma proprio per niente.
Era possessivo con qualsiasi cosa e soprattutto con i suoi amici, per cui dubitavo che avrebbe accettato senza lamentarsi che Michael fosse venuto in Italia. Il fatto che fino a quel momento non lo avesse mai visto lo rendeva meno reale per lui ma adesso che se l'era ritrovato davanti ero certo che si sarebbe infuriato.
-Marco, questo è Michael-, dissi quando trovai il coraggio di voltarmi e guardarlo in faccia. –Fratello di Delia e...-
-E il tuo migliore amico?- mi chiese Marco incrociando le braccia. Era evidentemente scocciato e quella frecciatina non fece altro che confermare tutte le mie teorie.
-Certo che sono il suo migliore amico!- esclamò Micheal con un sorriso prima di darmi una forte pacca sulla spalla. –Ci conosciamo da sempre.-
O no, avevo un bruttissimo presentimento.
-Tanto perché tu ne sia informato-, cominciò Marco alzandosi e dirigendosi nella nostra direzione. –Sono il migliore amico di Massi! E sono io che lo conosco da una vita!-
Il tono di Marco era minaccioso, molto più di quanto mi sarei mai aspettato.
-Ah, quindi anche tu lo conosci da quando è nato?-
-Certo... Cioè, no. Non proprio. Ma eravamo molto piccoli, avremmo avuto quattro anni.-
-Be', io lo conosco dal giorno della sua nascita. Le nostre madri erano amiche all'università e non si sono mai perse di vista, perciò credo di essere io il suo migliore amico.-
-Cosa?!-
-Ragazzi, adesso smettetela!- esclamai esasperato.
I due si fermarono e finalmente decisero di starsene buoni. Avevo già abbastanza pensieri senza dover aggiungere quella assurda sceneggiata.
-Mi sembrate due mocciosi di tre anni! La volete piantare? Siete entrambi miei amici, e non mi sembra il caso di prendersela fino a questo punto. Non mi sembra di aver detto di preferire uno piuttosto che un altro e mi sembra anche piuttosto stupido fare un discorso del genere alla nostra età.-
-Massi ha ragione-, intervenne Delia. –Sembrate due bambini con ancora il pannolino addosso, dateci un taglio.-
-Ma ha cominciato lui-, rispose Michael facendo un cenno verso Marco che iniziò a fulminarlo con lo sguardo.
-Mike, non è il caso che tu reagisca così-, continuò la sorella. –Hai vent'anni suonati da un pezzo, falla finita!-
Quella frase sembrò sedare il loro astio, almeno in apparenza, perché non dissero più una parola.
Qualche minuto dopo eravamo seduti intorno al tavolo a bere una cioccolata calda, e mentre io e Delia eravamo impegnati a non far precipitare di nuovo la conversazione, suonò il campanello.
-Deve essere Amy-, dissi mentre di alzavo per rispondere.
-Amy?- chiese Mike con curiosità.
-E' la ragazza di Marco-, risposi con una certa non curanza.
Sollevai il ricevitore del citofono.
-Amy? Ciao. Sì, ti apro il cancello. La porta di casa è aperta, vieni pure.-
Chiusi il ricevitore e tornai a sedermi pronto ad inzuppare un buonissimo biscotto al cocco nella mia cioccolata fumante.
-Spero che la tua ragazza non sia rompipalle come te, caro Marco.-
-Mike!- esclamammo io e Delia insieme.
-Quello che la mia ragazza è o non è, non credo proprio che sia affare tuo, americano del cazzo!- urlò Marco alzandosi in piedi e sbattendo la mano sul tavolo. Fece tremare la mia tazza e in quel momento giurai che se Marco l'avesse fatta cadere lo avrei ucciso con le mie mani.
-Che sta succedendo qui?- chiese Amy non appena entrò nella stanza.
-Amore!- disse Marco con un sorriso a trentadue denti, lanciandosi verso di lei per baciarla. Lei rispose a quel bacio a fior di labbra ma poi lo scostò subito.
-;Mi sembra di aver fatto una domanda.-
-Ah, niente. E' solo arrivato quell'imbecille del fratello di Delia dall'America.-
-Marco!- esclamai.
Pensavo che anche Michael avrebbe risposto in qualche modo e mi ritrovai sorpreso nel comprendere che non aveva spiccicato parola. Quando mi voltai, ebbi un fremito capendo perché non aveva parlato ma sperai di sbagliarmi, lo sperai veramente tanto.
Era imbambolato a fissare Amy, come se non avesse mai visto una ragazza in vita sua!
Perché proprio Amy?!
Porco mondo! Ce l'aveva proprio con me!
Cercai di spostare subito l'attenzione di tutti, soprattutto prima che Marco si accorgesse dello sguardo da pesce lesso di quello stupido di Mike.
-Amy, lasciali perdere-, cominciai, e per fortuna tutti, tranne Mike, si voltarono a guardarmi. Era quello che volevo. –Hanno cominciato a bisticciare dal primo momento per fare a gara su chi fosse più amico mio. Ti consiglio di non entrare in questa faida. Vero, Michael?-
Il mio tono doveva aver risvegliato Mike che si voltò subito a guardarmi.
-Co- come?- mi chiese spaesato.
-Non vogliamo che Amy entri in questa questione tra te e Marco, giusto?- avevo cercato di mettere in quella frase tutto quello che avevo capito lanciandogli solo uno sguardo.
-Io, sì. Ovviamente-, poi si voltò verso Amy. –Piacere di conoscerti, sono Michael.-
-Io sono Amelia-, rispose lei con un bel sorriso dolce. –Mi dispiace se Marco si è comportato in modo sgarbato con te.-
-Ehi! Io non ho fatto nulla!- si ribellò il mio amico.
-Sta' zitto! Sei sempre il solito attacca brighe. Non hai due anni! Massi può avere quanti amici vuole, quindi vedi di darti una sana calmata!-
Marco abbassò lo sguardo afflitto. Amy aveva colpito nel segno, era l'unica persona sulla faccia della Terra in grado di far ragionare Marco e lo faceva nell'unico modo possibile: con il senso di colpa.
-Comunque venendo qui ho visto il manifesto di film che voglio vedere, quindi adesso io e te ci andremo così lascerai un po' in pace Massi.-
-Ma io...-, cominciò Marco.
-Niente ma, andiamo e non voglio sentire una sola parola su tutta questa storia per tutta la serata o ti giuro che non mi vedrai mai più.-
Marco sapeva che Amy era davvero arrabbiata perché era raro che arrivasse ad una minaccia del genere con lui.
-Okay.-
-Bene-, disse Amy con un sorriso. –Michael è stato un piacere conoscerti, spero che avremo occasione di rivederci per poter avere una conversazione normale.-
-Certo-, rispose subito Mike, e notai ancora una volta una strana luce nei suoi occhi mentre guardava Amy. –E' stato un piacere anche per me conoscerti.-
-Massi, Delia. Ci vediamo domani a scuola.-
Ci salutò con un ultimo sorriso e trascinò Marco e i suoi libri fuori da casa prima che chiunque di noi potesse emettere anche solo una sillaba.
-Fortuna che è arrivata Amy-, mormorò Delia concentrandosi di nuovo sulla sua cioccolata. –Voi due stavate diventando davvero ingestibili.-
Michael non rispose.
-Non credo che sia stata una fortuna-, dissi ficcandomi un biscotto in bocca. Delia si voltò e mi guardò in modo strano mentre Mike fissava la sua tazza con occhi quasi sognanti.
-Perché dici così?- mi chiese lei.
-Ah, non lo so. Perché non lo chiedi a tuo fratello?-
-Ma di che stai parlando?-
-Mike!- esclami cercando di riportarlo tra noi. Lui si voltò a fissarmi quasi spaventato, come se non si aspettasse di essere chiamato in causa.
-Cosa?-
-Non ci pensare proprio-, iniziai con voce minacciosa. -Togliti dalla testa qualsiasi idea malsana ti stia venendo.-
-Non so di cosa tu stia parlando-, disse con aria confusa.
-Nemmeno io-, rincarò Delia.
-Amy è offlimits.-
Delia si lasciò sfuggire di mano il suo biscotto mentre Michael si impegnava a fissare con concentrazione il muro bianco davanti a lui.
-NO! No, no, no. My God!- ecco che a Delia prendeva una crisi isterica. –Ti prego, Mike. Dimmi che a Massi è partita una rotella! Ti scongiuro.-
-E' così bella-, si limitò a mormorare Michael.
-Lo sapevo!- esclamai. –Sapevo che ti aveva colpito, sei un libro aperto quando si tratta di ragazze. Ti prego, Michael, non farlo. Non prenderti una cotta per Amy, nemmeno la conosci. La devi smettere di farti abbindolare dalle ragazze solo per la loro bellezza, dacci un taglio!-
-Fratellone, Massi ha ragione-, disse Delia posandogli una mano sul braccio. –Amelia è la ragazza di Marco, e lo ama molto. Non metterti in mezzo.-
-Non ho mai detto che mi metterò tra quei due, però Amy è davvero splendida.-
-Lo abbiamo perso-, mormorò Delia posandosi una mano sulla fronte. –Ormai è partito.-
-Mike, ti prego. Marco è mio amico e Amy... Amy è una delle migliori amiche di Vale, non posso permettere che tu le complichi la vita. Loro sono felici, molto felici, e proteggerò la loro relazione a costo di farti a pezzi con le mie mani.-
Entrambi si voltarono a guardarmi.
-Non essere il Riccardo della situazione, non fare a Marco quello che lui ha fatto a me. Non lo sopporterei, non una seconda volta.-
-Massi...-, cominciò Mike con sguardo di compassione.
-Avrai di certo capito quanto questa storia di Vale mi abbia ferito, al punto che non credo di riuscire mai a riprendermi. Lei era tutto per me, e lo è ancora. La sua felicità, nonostante tutto, è ancora la mia quindi non posso permettere che avvenga qualcosa che la faccia star male.-
Mike rimase in silenzio per qualche secondo, forse stava cercando le parole per rispondermi.
-Vieni a Boston con me.-
Tutto, mi sarei aspettato di tutto, ma mai delle parole del genere.
-Come scusa?-
-So che avrei dovuto chiederti il permesso ma prima di partire ho mostrato il tuo curriculum scolastico al rettore di Harvard.-
Cosa? Non ci potevo credere.
-Lui è rimasto affascinato dalle tue doti e visto che è in buoni rapporti con mio padre, diciamo che sono molto amici, ha accettato di fare un colloquio con te dopo che avrai sostenuto l'esame di maturità. Il che, secondo me, è solo una formalità. Lui ti vuole, vuole che il tuo talento si esprima nel suo college, e non credo che accetterà un no come risposta.-
Ci misi solo un attimo a capire.
-E' stata mia madre, vero?-
Mike non rispose ma sapevo di averci preso. Era sempre stato il sogno di mia madre vedermi partire per l'America per frequentare un prestigioso college e laurearmi in medicina. In effetti, quello era stato anche il mio sogno, almeno prima di conoscere Vale. Ma poi c'eravamo innamorati e tutto il resto era passato in secondo piano.
-Pensi che dovrei farlo?- chiesi guardando Delia.
Lei prese un respiro profondo prima di rispondere.
-Credo di, Massi. Te lo meriti, hai faticato tanto per ottenere dei risultati e finalmente qualcuno li riconosce. Ad Harvard hai la possibilità di diventare un grande chirurgo pediatrico, il migliore.-
-Allora pensi anche tu che restare qui sia inutile-, sapeva a cosa mi stessi riferendo.
-Vale ha preso la sua decisione, è ora che tu prenda la tua a prescindere da lei. E' in gioco il tuo futuro e non puoi permetterti di rischiarlo per continuare a sperare in qualcosa che forse non si avvererà mai.-
Sapevo che Delia aveva perfettamente ragione. Non potevo negare che una possibilità del genere non sarebbe capitata due volte nella vita e chiunque al mio posto avrebbe accettato senza nemmeno starci a pensare.
-Massi-, continuò Delia. –Devi aggrapparti a qualcosa per dimenticare Vale, e tutto quello che ti resta è il tuo sogno, non permetterle di infrangere anche questo. Io le voglio bene, so che è una persona giusta e buona, ma in questo caso penso che la possibilità che ti stanno dando sia più importante di lei e della sua felicità. Devi pensare a cosa è meglio per te, solo questo.-
Ancora una volta Delia aveva fatto centro e io non potei fare altro che trovarmi d'accordo con lei.
-Posso avere un po' di tempo per pensarci?- chiesi a Michael.
-L'appuntamento con il rettore è per quando avrai finito gli esami di Maturità, quindi potrai pensarci fino ad allora.-
Chiusi gli occhi e presi un respiro, per poi riaprirli. Li sentivo indolenziti come se avessero voglia di piangere ma io glielo stessi impedendo.
-Sai, Delia. Credo che tu abbia ragione ma c'è una cosa su cui ti sbagli.-
Lei mi fissò stranita.
-Il sogno di diventare un medico di fama e di aiutare gli altri non è l'unica cosa che mi resta. Quello che mi resta davvero, dopo aver perso Vale, siete voi.-
Entrambi mi guardarono con aria confusa.
-Tu, Mike, Marco, Amy, Sabrina e Martina, siete degli amici importanti per me. Mi siete stati vicino, lo fate ancora, e mi spronate ad andare avanti. Questo è quello che mi permette di non perdere totalmente il cervello a causa dell'enorme voragine che mi si è aperta dentro. Quindi vi ringrazio, e credo che partirò.-
Mike si aprì in un sorriso mentre vedevo che agli angoli degli occhi di Delia si cominciavano a concentrare delle lacrime.
Le cose stavano così, che mi piacesse o meno. Vale ormai apparteneva ad un altro ed io mi ero stancato di stare fermo a piangermi addosso. Avrei reagito, mi sarei creato una nuova vita lontano da lei, un nuovo inizio che con un po' di fortuna mi avrebbe permesso di essere di nuovo felice.
Dovevo fare in modo che la mia vita non dipendesse da lei, e se per farlo fossi dovuto andare a Boston forse lo avrei fatto.
Qualsiasi cosa pur di costringere il mio cuore a smettere di sanguinare.
Qualsiasi cosa pur di impedire a Valeria Ferrari di sconvolgermi ancora l'esistenza.  

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