Capitolo 15 - Amicizia Tradita

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Questo E' Il Dolore Della Vita:
Che Per Essere Felici Bisogna Essere In Due
(Edgar Lee Masters)



Capitolo 15: Amicizia Tradita

Alla fine ero riuscito a sopravvivere alla frenetica vita scolastica dell'ultimo anno di Liceo. Ormai eravamo nella seconda settimana di giugno e la scuola era finalmente finita. I quadri erano usciti quella mattina e fortunatamente Marco era stato ammesso senza problemi, nonostante tutte le sue paranoie sulla professoressa di matematica che secondo lui lo odiava a morte e avrebbe fatto di tutto per rendergli una vita un Inferno.
-Mi ha ammesso, ma sono sicuro che all'esame mi farà il culo e mi bocceranno.-
Ripeteva questa frase in continuazione, e persino Amy si era arresa lasciando blaterale senza sosta. Quando quel ragazzo lasciava che il pessimismo gli entrasse nelle vene diventava veramente insopportabile.
La sera in cui eravamo andati a vedere le ammissioni all'esame decidemmo di uscire per festeggiare. Ci rintanammo in un pub nel centro storico di Lecce, il Route 66, e lasciammo che la pace si impossessasse di noi, almeno per il momento.
Michael e Delia avevano raggiunto me, Marco, Amy, Martina e Sabrina per festeggiare insieme a noi. Le ragazze mi avevano detto di avere invitato anche Vale ma lei aveva rifiutato, probabilmente perché c'ero io.
In quei mesi il nostro rapporto non era cambiato di una virgola, e lei si era persino allontanata dalle sue amiche. Ormai il comportamento di Vale non riusciva a spiegarselo proprio nessuno, ma d'altra parte, erano più o meno tutti dell'idea che non le sarebbero corsi dietro. Quando lei avrebbe voluto tornare la Vale di prima l'avrebbero riaccolta, ma non avevano intenzione di continuare ad umiliarsi elemosinando la sua presenza o la sua attenzione.
La mia scelta era stata simile, con l'unica differenza che sapevo che non avrei dovuto riaccoglierla, perché lei non sarebbe mai tornata da me. La mia mente se n'era fatta una ragione e il mio cuore ci stava ancora provando però avevo la sensazione di essere a buon punto. L'alcol che avevo ingurgitato durante quella serata stava avendo l'effetto desiderato, e i miei pensieri erano piuttosto annebbiati.
Dentro al pub si avvertiva una tranquilla atmosfera di divertimento, ma dentro di me si stava combattendo una battaglia epica, e proprio mentre Marco si piangeva di nuovo addosso, nel mio cervello ci fu un vincitore e un vinto.
-Dopo gli esami partirò per Boston insieme a Michael.-
All'improvviso sul nostro tavolo scese il silenzio.
-Fai un viaggio post-maturità e non ci inviti?- chiese Marco indignato mentre lanciava una delle sue solite occhiatacce a Michael.
In quel momento ringraziai il cielo che la cotta di Michael per Amy fosse una cosa passata. Per fortuna Mike aveva trovato più stimolante provarci con Sabrina che gli dava puntualmente un bel due di picche. Conoscendolo non credevo che si sarebbe arreso.
Michael però continuava a non stare molto simpatico a Marco.
-Non è un viaggio di piacere-, risposi.
Sentivo gli occhi di tutti puntati addosso. Era arrivato il momento di vuotare il sacco, e la birra mi stava aiutando a trovare quel coraggio che per mesi mi era mancato.
-E' molto probabile che io venga ammesso alla facoltà di Medicina di Harvard, perciò partirò, farò un colloquio e dopo di che tornerò qui per prepararmi a traslocare. A settembre andrei a vivere a Boston per tutta la durata degli studi.-
Non avrei immaginato che i miei amici reagissero in quel modo. Il silenzio si era fatto così pesante da rendermi quasi impossibile respirare, l'aria era densa, colma di incredulità.
Delia e Michael guardavano gli altri e me, ma non sorridevano. Sapevano che per Marco e le ragazze era stato un colpo, di certo non se lo aspettavano.
Avevano immaginato che sarei partito per studiare Medicina ma dubitavo che avessero mai potuto prevedere che sarei andato a vivere a Boston.
-Dimmi che scherzi...-, disse alla fine Marco fissandomi dritto negli occhi. –Hai intenzione di lasciare tutto per partire?-
-Sì-, risposi limitandomi ad abbassare lo sguardo. Non avevo la forza di reggere la durezza dei suoi occhi.
-E lo fai per lei?! Lo fai per dimenticarla?! Lasci tutti noi e te ne vai dall'altra parte del mondo perché così speri di togliertela dalla testa?!-
Le parole di Marco un po' mi ferirono ma presero in pieno i miei sentimenti.
-Lo faccio anche per questo, ma soprattutto perché lì riceverei la migliore istruzione che avrei mai potuto sperare.-
-Ma a chi vuoi darla a bere, razza di deficiente?!- Marco si alzò in piedi e mi guardò con occhi penetranti. –Qualsiasi cosa tu faccia lo sai benissimo che non te la toglierai dalla testa, quindi smettila di dire che vai lì per l'istruzione. Non smetterai mai di amarla, neanche a migliaia di chilometri di distanza, il tuo amore non...-
-Lo so!-
Marco si zittì immediatamente. I miei occhi erano tornati a fissare i suoi e questa volta i miei erano pieni di rabbia.
-So che non mi basterà andare dall'altra parte del globo per avere anche solo una piccola speranza di dimenticarla, ma non posso permettere che il mio amore per lei mi precluda una possibilità del genere.-
Mi guardavano tutti come se avessero visto un fantasma, era la prima volta da febbraio che tornavo ad imporre il mio carattere come in quel momento. Sentivo che una parte di me, quella che era morta nel momento in cui Vale mi aveva lasciato, stava tornando lentamente in vita. Mi sarei aggrappato a quella piccola, nuova, nascita con tutte le mie forze. Quella doveva essere la mia nuova ragione per andare avanti, lasciando da parte, in quel famoso cassetto, tutto quello che Vale mi aveva donato.
-Partirò. Voglio una nuova vita, lontano da qui e da Vale.-
Quando pronunciai quelle parole avvertii uno strano senso di angoscia, come se ci fosse una strana presenza che mi costrinse a voltarmi. Non appena lo feci sentii che il mio cuore era sprofondato nella parte più recondita di me stesso.
-Scusate, io... Io non volevo disturbare.-
Quella voce, quegli occhi, quel volto... Erano l'ultima cosa che avrei voluto vedere in un momento come quello.
-Vale!- esclamò Delia, di sicuro l'unica che aveva ritrovato un minimo di attività cerebrale per riuscire a formulare un pensiero.
-Ciao, Delia-, rispose lei con un sorriso.
Il suo viso si era illuminato con quella espressione, era incredibile quanto potesse aumentare la sua bellezza grazie a un gesto semplice come quello.
-Sono solo passata per congratularmi, siete stati ammessi tutti.-
Me ne stavo imbambolato a fissarla, pendendo da ogni sua parola. La sua voce ebbe il potere di riportarmi indietro nel tempo, a quando veniva usata per parlarmi della giornata, per dirmi che mi amava, per farmi capire quanto le piacesse fare l'amore con me.
Ora quelle parole erano per Riccardo e a me erano rimasti solo dei ricordi rinchiusi nella mia mente, dove gli avrei sempre custoditi gelosamente.
-Siediti con noi-, continuò Delia cercando di mantenere la situazione su toni normali.
-Io... No, grazie-, ancora una volta il suo sorriso, ma quello di circostanza che usava per togliersi dagli impicci. –Devo andare. Ero solo passata per un saluto, davvero.-
-Vai pure-, Marco aveva parlato. Ero talmente sorpreso da voltarmi di scatto a fissarlo. –Non c'è bisogno della tua presenza qui.-
Era duro, il suo tono celava un odio che non avevo mai sentito in lui.
-Lo capisco-, mormorò Vale abbassando lo sguardo.
-No, tu non lo capisci-, disse Marco con un strano sorriso amaro prima di rivolgere i suoi occhi colmi di rabbia verso Vale. –Il mio migliore amico, la persona che conosco da una vita, ha deciso di andarsene!-
-Marco-, provai a richiamarlo ma non mi diede retta.
-Non me ne frega un cazzo di quanto siamo amici e di quello che hai fatto per me, Vale. Massi è una delle persone più importanti della mia vita e tu, non solo lo lasci senza una spiegazione degna di questo nome, ma lo distruggi a tal punto da costringerlo a mettere un intero oceano tra voi due.-
Non avevo davvero la forza di fermarlo, come nessuno a quel tavolo. Era inutile negare che le parole di Marco riassumevano tutti i miei pensieri e i mesi passati senza di lei e forse era arrivato il momento per Vale di capire che cosa aveva causato con la sua decisione.
-Mi hai deluso, Vale.-
Lei alzò lo sguardo di scatto e ci misi un secondo a capire che stava cercando di trattenere le lacrime. Il cuore iniziò a farmi male come tutte le volte che l'avevo vista soffrire.
-Hai deluso tutti noi. Credevo che fossi una persona meravigliosa, una persona disposta a soffrire pur di non causare dolore a chi vuole bene. Be', sai che c'è? Mi sbagliavo, mi sbagliavo di grosso. Sei solo una ragazzina che non ha riconosciuto il vero amore e la vera felicità, e arriverà il giorno in cui ti pentirai di ogni tua azione. Vorrei essere lì quel giorno, solo per vederti soffrire quanto basta perché il dolore di Massi, e il nostro, venga ripagato.-
Nessuno disse una sola parola mentre Vale si limitava a stare davanti a noi con il capo abbassato, non voleva far vedere quanto le parole di Marco la stessero ferendo. Avrei voluto dare un pugno a Marco e correre da lei per abbracciarla e farla sentire meglio, ma sapevo che lei non voleva più avere nulla a che fare con me. Mi avrebbe rifiutato, e non avrei barattato il mio migliore amico, che si stava battendo per me, con una speranza che neanche esisteva.
-Io...-, cominciò Vale esitante. Ormai potevo quasi vedere le lacrime che cominciavano a formarsi agli angoli dei suoi occhi. –Mi dispiace.-
Senza dire altro si voltò e corse fuori dal pub.
Non so cosa mi scattò dentro, e non me lo chiesi. Era un senso di protezione che avevo sempre avuto nei confronti di Vale e il mio cervello non poteva combattere contro un istinto così forte che mi era appartenuto dal primo momento in cui avevo conosciuto Vale.
Mi alzai di colpo e non riuscii quasi a sentire i rimproveri di Marco che cercavano di trattenermi a quel tavolo.
In un lampo mi ritrovai fuori dal locale, pronto a correre dietro a Vale.
Sentivo di doverla trovare per farla stare meglio, per dirle che non aveva fatto niente di sbagliato, che forse le cose dovevano andare così e che nessuno ne aveva colpa. Dovevo farlo! Lo sentivo come un dovere e un bisogno!
Mi guardai intorno ma non c'era traccia di Vale, era come se fosse sparita nel nulla. Mi diressi in una via di fronte al locale ma non riuscii a trovarla. Non sapevo dove fosse andata e non riuscivo a capire perché dentro di me avvertissi un senso di angoscia pressante.
Me ne rimasi immobile al centro di quella piccola via storica, fissando un punto imprecisato del muro davanti a me.
Era una fortuna che non l'avessi trovata, di sicuro mi avrebbe rifiutato ancora una volta e io sarei morto non appena l'avesse fatto. Mi conveniva tornare dagli altri e sperare che Marco fosse abbastanza calmo perché non avevo proprio voglia di litigare con lui.
Non appena mi voltai per tornare sui miei passi mi resi conto che degli occhi stavano fissando i miei. Occhi di una bellezza quasi imbarazzante.
-Stai bene?-
Cercai di fare mente locale per riuscire a rispondere a quella domanda.
-Sai quello che ho passato negli ultimi mesi, Marti. Dubito di poter mai stare veramente bene.-
-Lo immagino-, rispose lei.
Negli ultimi tempi Martina si era rivelata un'amica a dir poco speciale. Era l'unica con cui poter parlare di Vale senza sentire urla isteriche o piani di vendetta. Lei si limitava ad ascoltarmi e a dire quelle poche e giuste parole per rendere la giornata meno pesante.
Le dovevo davvero tanto.
-Marco è ancora infuriato?- chiesi avvicinandomi a lei per vederla meglio in quella viuzza poco illuminata.
-Diciamo che non è proprio al massimo della tranquillità. Se ne sta fermo in un angolo a borbottare imbronciato. Credo non si aspettasse che tu le corressi dietro.-
Mi fece un sorriso per rincuorarmi.
-Tu non sembri sorpresa invece.-
Alzò le spalle con fare rassegnato, sembrava una bambina che aveva capito tutto della vita.
-Infatti non lo sono. Pensavo che saresti corso da lei fin dal primo rimprovero di Marco, mi è sembrato strano che tu abbia aspettato tanto per intervenire.-
Feci un sorriso che di buono aveva poco. Era un sorriso amaro, colmo di dolore.
-Non mi vuole, Marti. Non è me che vuole, l'unica persona che io abbia mai desiderato... Mi detesta!-
Marti mi si avvicinò e mi posò una mano sulla guancia. La sentivo, era così morbida e allo stesso tempo calda. Era da tanto che il tocco di una mano non era così piacevole per me.
-Vale ti ha sempre voluto bene, Massi. Anche quando negava di amarti, anche quando pensava di non poterti avere, persino quando era convinta che Delia vi avrebbe divisi per sempre, lei non si è mai arresa alla fine. Ha sofferto ma ha continuato ad amarti, perciò io non credo ad una sola parola di quello che ha detto e se ti fidi davvero di lei nemmeno tu dovresti. Questa storia è solo una grande bugia creata da lei. Non so perché e non so nemmeno da dove le sia venuta questa idea ma una cosa la so: la conosco come le mie tasche e ti posso garantire che non è la ragazza superficiale di cui ha parlato prima Marco. Vale è esattamente la ragazza che hai conosciuto tu e di questo ne sono convinta e lo sarò sempre.-
La guardai negli occhi: non mentiva.
Si fidava di Vale quanto mi fidavo io, lo potevo leggere chiaramente in quegli occhi color miele che mi fissavano con decisione.
-Pensi che non dovrei partire? Che dovrei aspettarla?-
Era quello il problema che mi ero posto per tutti quei mesi, fin da quando Mike mi aveva detto della proposta di Harvard.
E se fossi partito per poi scoprire che Vale mi amava ancora? Avrei abbandonato tutto pur di tornare da lei. Ma sarebbe stata quella la scelta giusta? Ormai non ero più sicuro di niente e questo mi spaventava perché la mia vita non era mai stata così colma di dubbi.
-Credi che Vale ti permetterebbe mai di farlo? Pensi davvero che lei si reputi più importante del tuo futuro? Dovresti pensare a questo e prendere una decisione ma sono certa che tu sappia già cosa è meglio fare.-
Martina aveva appena dato vita a tutti i miei pensieri. Vale non avrebbe mai permesso che io rinunciassi ad Harvard per aspettare che lei si ricordasse della mia esistenza, mi avrebbe ucciso per una cosa come quella.
-Partirò, credo sia questa la decisione migliore.-
Marti mi sorrise contenta.
-Sì, lo credo anch'io. Ci mancherai davvero molto, Massi. E' per questo che Marco si è comportato in quel modo: il futuro, i cambiamenti, il rinunciare agli amici, spaventano sempre molto. Stiamo crescendo e quello che siamo oggi, il gruppo che abbiamo creato, non è detto che rimanga per sempre unito. Abbiamo solo paura, Massi, ma tu non devi lasciarti influenzare. La paura non deve impedirti di percorrere la tua strada. Noi ci saremo sempre, almeno per quanto mi riguarda ne puoi essere certo.-
Ancora una volta mi sorrise con uno sguardo talmente innocente da disarmarmi. Non riuscii a risponderle, le parole si erano bloccate in gola... Ero troppo impegnato a pensare a quanto Marti fosse buona e gentile, a quanto mi avesse supportato, a quanto le sue parole fossero giuste e benaccette. Per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii di nuovo tranquillo, e in pace con me stesso.
Quei sentimenti mi inondarono a tal punto che senza accorgermene mi ero avvicinato a Marti molto più del dovuto, ma lei non sembrava volersi muovere neanche di un millimetro.
Forse era colpa dell'alcol e dell'innocenza dello sguardo di Marti ma io... Io le posai una mano sulla guancia per poi unire delicatamente le nostre labbra. Non avrei mai pensato che baciarla potesse essere così piacevole. Le sue labbra erano morbide, quasi esitanti sulle mie, ma non si era ritratta.
Non sentivo un profumo così buono da mesi e il tutto mi fece girare la testa ancora di più. Era come il profumo di Vale ma meno da donna.
Vale?!
All'improvviso nella mia mente s'insinuò il ricordo, così lontano, del suo profumo. Dolce, fruttato misto a qualcosa di deciso. Deciso come il suo carattere che allo stesso tempo sapeva sempre spiazzarmi e impedirmi di dare una vera risposta. Il profumo della donna che amavo.
Con delicatezza, cercando di non essere brusco, posai le mani sulle spalle di Marti e la allontanai da me. Lei all'iniziò mi guardò un po' sorpresa poi i suoi occhi si fecero comprensivi.
-Mi dispiace-, cominciai cercando di reggere il suo sguardo.
-Non devi scusarti, capisco come ti senti. Dopo Christian capisco molte più cose, fidati.-
Disse solo questo. Mi regalò un altro sorriso comprensivo ma pieno di affetto e si voltò, un tacito invito a seguirla dentro al pub non appena i miei pensieri fossero di nuovo meno vorticosi.
Vedendola andare mi via mi chiesi "Ma che diavolo hai fatto? Brutto idiota senza alcuno scrupolo?!" Senza volerlo avevo davvero baciato la migliore amica della ragazza di cui ero innamorato. Ma come mi era venuto di farlo? Perché? Be' la risposta era semplice: senza Vale mi sentivo perso, pericolosamente solo, e per la prima volta dopo tanto avevo visto in qualcun'altra uno sguardo che mi ricordava il suo.
Non era il suo.
Non lo sarebbe mai stato. Per quanto cercassi di sforzarmi era inutile sperare che di trovare Vale in un'altra ragazza. Non sarebbe mai successo.
Presi un respiro profondo e mi preparai a tornare dagli altri, pronto a sorbirmi i rimproveri di Marco che sicuramente sarebbe stato furioso con me. Nonostante tutto mi sentivo pronto.
Mi voltai un attimo indietro, avevo ancora la tentazione di andare a cercare Vale, il mio cuore non riusciva ad arrendersi.
Non ci fu bisogno di chiedergli una cosa simile.
L'oggetto delle mie ricerche era proprio davanti a me. Gli occhi spalancati, le lacrime ancora visibili sulle sue guance, il petto che le andava su e giù per la corsa di pochi minuti prima.
Aveva visto tutto, non avevo dubbi. Mi sentii lacerato all'interno, come se la persona davanti a me fosse un fantasma e non un essere umano in carne ed ossa.
-Vale... Io...-
Non disse nulla. Il suono della mia voce sembrò riportare i suoi pensieri al presente. La vidi sobbalzare per poi voltarsi e correre via.
Non l'avrei lasciata andare, non più. Mi ero stancato di starmene in un angolo senza pretendere un minimo di chiarezza. Se io ero nel torto, lei lo era di più.
Senza pensarci cominciai a rincorrerla per le vie del centro.
-Vale aspetta!-
Cominciai ad urlare e la gente che stava passeggiando per le strade ci fissava mentre io le correvo dietro come un pazzo. Non avrei mai creduto che fosse così veloce ma non avrei mollato.
Lei voleva scappare da me almeno quanto io volevo raggiungerla, quindi non mi sarei arreso tanto facilmente.
Finalmente dopo qualche minuto riuscii ad afferrarle la mano e a farla voltare. Eravamo in una via più piccola e non c'era nessuno.
-Si può sapere perché stai scappando?- le chiesi con una certa rabbia nella voce.
-Lasciami.- Non mollai, la mia presa intorno al suo polso si fece ancora più decisa. –Ti ho detto di lasciarmi!-
-No!- esclamai.
Smise di divincolarsi e cominciò a fissarmi con i suoi occhi ancora freschi di lacrime.
Vederla così mi uccideva ma avevo bisogno di risposte e questa volta non mi sarei nascosto dietro al fatto di volerla proteggere. Mi ero stancato di pensare solo al suo bene, era arrivato il momento di pensare anche alla mia sanità sia mentale che fisica.
-Perché sei scappata?- le chiesi senza lasciarle il polso.
-Non sono scappata.-
-Ah, no? Quindi tu di solito parti a correre in mezzo alla folla per sport? E' una disciplina olimpica per caso?-
Non rispose.
Se ne restava lì, davanti a me, con lo sguardo basso e il torace che si affannava ad immagazzinare l'aria di cui aveva bisogno per tornare a funzionare correttamente.
-Perché sei scappata?- chiesi ancora una volta scandendo bene le parole.
-L'hai baciata-, rispose sempre senza guardarmi.
-E allora?-
Sapevo che la mia risposta non era proprio la più appropriata. C'erano almeno un milione di ragioni per cui non avrei mai neanche dovuto immaginare di baciare Marti ma il fatto che Vale mi sembrasse gelosa mi faceva uscire fuori di testa. Non doveva permettersi neanche per un secondo di essere gelosa di me!
-Allora?!-
Il suo tono era stizzito, quasi oltraggiato, ma la mia risposta almeno la costrinse a guardarmi di nuovo negli occhi.
-Martina è la mia migliore amica, tu non puoi baciarla e pensare che io non ne risenta.-
-Tu sei innamorata di un altro!- quasi urlai. –Che ti frega se io bacio Martina o chiunque altra? O forse se avessi baciato un'altra ragazza qualsiasi le cose sarebbe state diverse? Magari mi avresti anche fatto gli auguri per aver ritrovato la felicità dopo quello che mi hai fatto.-
Mi fissava ancora dritto negli occhi, non aveva paura di affrontarmi, in effetti non aveva mai temuto il confronto con me ed era stato proprio questo che mi aveva attratto in lei.
-Lasciami andare, Massi.-
-No, non lo farò.-
-Lei è mia amica, mi è permesso essere sconvolta per aver visto la mia migliore amica baciare il ragazzo... Il mio ex ragazzo?-
Nelle sue parole c'era un astio quasi disumano. Si sentiva tradita, lo vedevo. Non capivo però se il tradimento era venuto da me o da Marti. Data la situazione speravo che fosse avvenuto da parte mia perché almeno avrei avuto ancora una speranza con Vale. Dopo mesi passati a chiedermi il motivo per il quale mi avesse lasciato, dopo aver creduto che mai sarebbe tornata da me, dopo essermi praticamente arreso, arrivava un'occasione del genere, l'occasione per capire e, forse, per tornare a sperare in qualcosa d'impossibile.
-Te lo ripeto, tu sei innamorata di Riccardo quindi ancora non vedo dove sia il problema-, la mia risposta era secca, senza alcuna titubanza. Vale lo notò subito e mi guardò con degli strani occhi, tristi ma allo stesso tempo decisi.
-Va bene, hai ragione. Adesso mi lasci?-
-Vale, per quanto tu possa pensare che io non abbia avuto il tempo di conoscerti quanto Riccardo ti sbagli. So che se sei scappata c'è un motivo, forse lo stesso motivo che ti ha spinto a lasciarmi in quel modo.-
Lei spalancò gli occhi sorpresa.
-Non sono stupido. So che mi hai lasciato con quelle parole proprio perché sapevi che non avrei provato a reagire.-
Il suo sguardo si fece sempre più impaurito, stavo riuscendo a scoprire il suo segreto, mi sentivo sempre più vicino alla verità. L'avrei fatta confessare anche con la forza se ce ne fosse stato bisogno.
-Io ti conosco, Vale. Molto più di quanto tu possa pensare e questo tuo piano mi ha confermato che tu conosci me.-
-Sei ubriaco-, rispose lei ridendo. Era la sua risata nervosa quella che usava per coprire i suoi veri pensieri. –Non so di cosa tu stia parlando. Tutto quello che ti ho detto lo pensavo, fino all'ultima sillaba. Smettila di dire sciocchezze e cerca di bere meno la prossima volta che decidi di confrontarti con me.-
Mi venne quasi da ridere.
Pensava davvero che un discorso del genere mi avrebbe intimorito? Se aveva provato a tenermi testa con quella teoria assurda allora sapevo che era davvero alla frutta.
Sarei riuscito a farla cedere, almeno un po'.
-Quindi sono io che mi sto sbagliando. Tu non provi più niente per me, giusto?-
Lei mi guardò per un secondo e poi annuì con decisione.
-Mi dispiace, Massi, è proprio così. Ti ho già spiegato le mie motivazioni e non ho alcuna intenzione di ripetermi. Ormai tra non ci potrà essere più nulla, ed è inutile che te ne vai in giro a baciare le mie amiche, perché questo non mi convincerà a cambiare idea.-
-Sì, immagino che baciare le tue amiche non serva a molto.-
-Infatti-, rispose lei annuendo. –Sono contenta che tu l'abbia capito.-
-Baciare le tue amiche non servirà ma forse baciare te sì.-
-Cosa?- disse confusa.
Non le lasciai il tempo di dire altro. Strinsi di più la presa attorno al suo polso e la trascinai verso di me posando le mie labbra sulle sue con una forza che non credevo di avere.
Per mesi e mesi avevo sognato di sentire ancora una volta le sue labbra, di poterla ancora stringere, di poter sentire il suo profumo e di perdermi in quei doni meravigliosi senza più pensare a nulla.
Nessuna preoccupazione, nessun dolore, nessun genere di bugia.
Solo lei ed io, di nuovo nel nostro mondo, di nuovo insieme.
Era quello che sognavo, ed era quello che ero finalmente riuscito ad ottenere ancora per una volta.
All'inizio Vale cercò di divincolarsi ma non ci riuscì. Non avevo alcuna intenzione di interrompere quel bacio. Volevo sentire il suo sapore fino infondo, fino ad esserne saturo, fino quasi a drogarmi di lei.
Senza che la costringessi, cominciò a lasciarsi andare, a lasciar scorrere dentro di lei la voglia che aveva ancora di me. Perché era così, magari poteva fingere con le parole di non amarmi più e di non desiderarmi ma il suo corpo non poteva mentire.
Il modo in cui mi baciava non poteva lasciarmi dubbi. Le ero mancato, riuscivo ad avvertirlo attraverso le sue labbra: il modo in cui cercavano lei mie, l'urgenza che avevano di sentirmi, la voglia che scaturiva da ogni minimo movimento. Non poteva mentirmi, il suo corpo era più di un libro aperto per me, lo conoscevo, conoscevo ogni sua più piccola reazione. Ero certo di quello che avevo davanti.
Lei mi amava, mi amava ancora, o forse non aveva mai smesso.
Se non fossi stato impegnato ad imprimere quel momento in ogni mio centimetro di pelle che la toccava, avrei interrotto tutto solo per farle il terzo grado. Avevo avuto la conferma che mi serviva sui suoi sentimenti ma non avevo ancora la verità su quello che mi aveva fatto.
Il bacio continuò a travolgerci per diversi minuti, come se i nostri corpi volessero recuperare tutto il tempo perduto, tutti mesi passati a raccontare bugie a noi stessi. Era un turbine, un uragano, una tempesta appena nata e che cresceva ad ogni battito di ciglia. Il bisogno di sentire il suo corpo andava aumentando come un'onda, e sentivo anche in lei la stessa identica necessità. Se non fossimo stati in mezzo a una strada, se solo avessimo avuto un letto a portata di mano, dubitavo altamente che i nostri vestiti sarebbero rimasti al loro posto ancora a lungo.
Ad un tratto, mentre ero ancora perso nei miei pensieri, la bugia che si era inventata Vale tornò a farsi strada dentro di lei perché s'irrigidì e pochi istanti dopo mi scostò con forza da lei.
-Non avresti dovuto farlo-, disse con gli occhi bassi e il fiatone. –Non avresti dovuto.-
-Perché?- chiesi con voce calma. –Perché così avrei avuto la conferma che mi ami ancora o perché speravi che non avessi ancora voglia di baciarti?-
Lei alzò gli occhi di scatto e finalmente rividi la cosa che mi era mancata di più in lei: il suo sguardo pieno d'amore. Stava cercando di nasconderlo dietro la sua espressione dura ma io riuscivo comunque a vederlo, e quello fu la vera conferma.
-Massi, io non ti amo più.-
-Sì, e tra poco vedrò un pinguino volare-, dissi con un sorriso di scherno.
-E' la verità.-
-E allora perché mi hai baciato?-
-Sei stato tu a baciarmi!-
-D'accordo, perché non ti sei scansata prima? Il tempo l'hai avuto.- Volevo proprio vedere come se la sarebbe cavata adesso.
-Non lo so perché! Forse perché ho ancora attrazione fisica nei tuoi confronti, ma di certo non perché sono innamorata di te!-
Va bene, ero arrivato al limite. Mi ero stancato dei suoi tentativi di mentirmi.
Avevo ottenuto quello che volevo: era a conoscenza del fatto che mi amava ancora e che anche io lo sapevo. Tanto mi bastava per non sentirmi più un fallito o un povero idiota che veniva preso in giro.
Il tempo per conoscere tutta la verità ci sarebbe stato e io non avevo alcuna fretta. Era la strategia migliore con Vale, costringerla a dirmi tutto non mi avrebbe portato molto lontano.
-Sai che ti dico?- cominciai. –Continua a raccontarti tutte le bugie che vuoi, continua a nasconderti dietro le tue motivazioni del cazzo, continua pure a costringerti a stare con un altro.-
Mi avvicinai al suo viso e la fissai dritta negli occhi, poi mi lasciai andare ad un sorriso colmo di gioia.
-Io non ci casco più-, spalancò gli occhi incredula. –So che mi ami e tu sai che io ti amo. Un giorno, magari non troppo lontano, ti stancherai di mentirmi e tornerai da me. So che succederà, adesso ne ho la certezza.-
Mi voltai senza darle la possibilità di parlare. Feci qualche passo e mi fermai.
-Ah, Vale-, cominciai senza guardarla. –Salutami Riccardo e digli che la partita è ancora aperta. Solo che adesso ho delle nuove armi da usare, armi che lui non avrà mai.-
Non cercò di fermarmi, mi lasciò andare con quelle parole e quel bacio ancora fermo sulle sue labbra accaldate. Sapevo che non l'avrebbe dimenticato facilmente, e avevo solo bisogno di un suo momento di debolezza. Appena avrebbe capito di avere ancora bisogno di me, sarebbe tornata e io avrei scoperto finalmente tutto quanto.
Si trattava solo di attendere, e per lei lo avrei fatto anche a costo di aspettare un secolo.
Lei era mia, e ormai non poteva più negarlo. 

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