Capitolo 22: Il Principe Che Sconfisse Il Drago
Gli occhi della D'Arcangelo scrutavano Massi da capo a piedi mentre io mi sentivo totalmente ignorata. Non avevo nessun problema al riguardo, se avesse evitato di coinvolgermi mi avrebbe solo fatto un enorme favore.
Dopo la grande rivelazione che aveva letteralmente sconvolto la mente della mia amata professoressa, la gentil donna aveva agito come suo solito: trascinando Massi e me in un'aula deserta per venire a capo di tutta la faccenda. Eravamo in quella stanza da diversi minuti ma lei si era solo limitata a fissare il figlio, in attesa di chissà che tipo di ascesa celeste che desse al tutto una spiegazione più che logica. O forse cercava un modo per ucciderlo.
La seconda ipotesi non era da escludere.
Madre e figlio stavano una di fronte all'altro, come due torri giganti che si sovrastavano mentre io facevo la parte dell'innocuo cespuglio e me ne stavo relegata in disparte osservando un religioso silenzio.
Più osservavo quei due e più avevo la netta impressione che si stessero studiando per capire in che modo attaccare il nemico. In base a chi avrebbe proferito parola per primo, il vincitore sarebbe già stato stabilito. Solo in quel momento mi resi conto di quanto si somigliassero. Lo stesso sguardo determinato e la stessa postura protesa verso l'altro, come se avessero assunto una stramba posizione d'attacco. Entrambi erano biondi e si erano irrigiditi nello stesso identico modo.
Gli occhi erano di colore diverso. La D'Arcangelo possedeva degli occhi azzurro ghiaccio mentre Massi. Be' sugli occhi di Massi non avevo bisogno di fare descrizioni mentali, il suo verde intenso era diventato l'unico colore in voga tra i miei neuroni. Presumevo che fossero gli occhi del padre.
-Devo per forza cominciare io?-
Oh, ecco. Una mossa finalmente. Era stata la D'Arcangelo a parlare.
Massi incrociò le braccia e alzò un sopracciglio.
-Sei tu che mi hai trascinato qui, io ho già detto tutto.-
Cavolo, non la ritenevo la risposta corretta.
-Tu non hai detto proprio un bel niente!-
Le prime urla della D'Arcangelo fecero finalmente il loro, tanto atteso, ingresso. Sperai con tutto il cuore che i nostri i amici non stessero con le orecchie appiccate alla porta nel tentativo di origliare. Probabilmente era solo una mia vana speranza.
-Mi hai solo fatto intendere che hai una specie di storia con Ferrari. Non hai spiegato altro, Massi. Sei mio figlio, esigo rispetto e sincerità da parte tua. Quindi, ringrazia il cielo che ancora ti parlo dopo tutte le menzogne che mi hai rifilato oggi.-
Sapevo che il mio nome sarebbe saltato fuori presto ma ancora mi sentivo troppo vigliacca per essere chiamata in causa.
-Mamma-, disse Massi con un sospiro esasperato. –Cosa pensi che possa essere successo? Sono un ragazzo, ho conosciuto Vale e mi sono innamorato di lei. Non è qualcosa di così assurdo da essere considerato un tradimento nei confronti della fiducia che riponi in me.-
-Mi hai mentito, Massi! E non so neanche da quanto tempo va avanti questa storia! Non so se è con lei che hai passato la notte, se magari è per colpa di Ferrari che per poco non rischiavi di perderti il tuo esame di Maturità. Lo vuoi capire che questi sono avvenimenti di una certa gravità?!-
Cominciavo ad essere tirata in ballo con un po' troppa insistenza. Il mio piccolo angolino paradisiaco non sarebbe rimasto tale ancora per molto.
Massi stava per rispondere quando la D'Arcangelo, come sempre aveva fatto dal primo giorno in cui l'avevo incontrata, lo interruppe per continuare imperterrita la sua ramanzina.
-A questo punto non so più neanche chi sei, e se per questa attuale versione di mio figlio devo ringraziare la tua nuova ragazza.-
-Adesso basta!-
Massi urlò quella frase mentre io avvertivo la tensione attanagliarmi la bocca dello stomaco.
-Smettila di giudicare tutto senza conoscere i fatti, sei insopportabile quando ti comporti in questo modo, mamma.-
-I fatti non li conosco per colpa tua!-
-No!-
Spalancai gli occhi incredula. Ero stata io a parlare?
Massi e sua madre si voltarono a guardarmi, e il mio adorato angolino solitario crollò definitivamente. La mia mente si era attivata da sola, senza che io impartissi alcun comando. Non potevo permettere che Massi si assumesse la responsabilità per delle decisioni che erano state prese solo dalla sottoscritta.
-E' colpa mia se Massi le ha mentito, solo colpa mia!-
-Vale...-
-No, Massi. Tua madre ha ragione, le dobbiamo delle spiegazioni e ha tutto il diritto di giudicare se non le forniamo i giusti motivi per comprendere le nostre azioni.-
Massi mi guardava con occhi consapevoli mentre la D'Arcangelo mi rifilò un'occhiata raggelante, degna della più potente regina dei ghiacci.
-Sono tutta orecchi, signorina Valeria Ferrari.-
Era un evento che quella donna decidesse di ascoltare.
Presi un respiro talmente profondo che avvertii i polmoni dolere.
-Professoressa, Massi non le ha parlato di noi per una mia richiesta. Ecco...- le parole, dovevo trovare le parole adatte per spiegare il mio ragionamento. Probabilmente la D'Arcangelo non avrebbe compreso del tutto i miei pensieri fuori dal normale ma ci dovevo almeno provare. –Professoressa, diciamoci la verità una volta per tutte. Io non le sono mai stata simpatica, si tratta di un dato di fatto.-
La donna trasalì come se avessi appena pronunciato un'eresia.
-Mi ha sempre trattato più severamente rispetto ai miei compagni di classe e la questione non mi ha mai urtato più del dovuto perché mi sono sempre raccontata la favoletta che i professori severi sono quelli che lasciano più il segno dentro uno studente. Però, deve capire una cosa: se lei avesse saputo mesi fa che Massi ed io ci stavamo frequentando avrebbe reso la mia vita la madre di tutti gli inferi più neri.-
Feci un attimo di pausa per raccogliere le idee, mentre sentivo gli occhi della mia, ormai ex, professoressa di scienze trapassarmi da parte a parte.
-Massi ha rischiato di perdere l'esame per colpa mia, oggi. Le chiedo scusa per quanto siamo stati imprudenti ma noi dovevamo parlare e sistemare le cose. Mi dispiace se ho costretto suo figlio a mentirle.-
La D'Arcangelo si passò una mano sul volto, forse per trovare il modo, in fondo al suo cuore, di risparmiare le nostre giovani vite.
-Da quanto va avanti questa storia tra voi due?-
La domanda era rivolta a me, ovviamente. Lei era la donna specialista nelle domande formulate appositamente per la mia persona.
-All'incirca da quando Massi ha visitato l'Università di Padova.-
-Ah, quella sciocchezza!- esclamò la D'Arcangelo esasperata. –Sapeva che l'avrebbero di certo accettato ad Harvard e continuava con questa storia di voler rimanere in Italia. Non capivo...-
Ecco che stava arrivando a capire tutto. Sapevo, tuttavia, che sarebbe giunta alla conclusione sbagliata.
-Tu? Sei stata tu a convincerlo?! Eri tu che volevi mandare all'aria il sogno di mio figlio? In quel periodo non faceva altro che dire di non voler più andare in America, e poi, pochi mesi dopo è passato addirittura a non voler lasciare neanche Lecce, e rinunciare così alla sua carriera di medico.-
Si era avvicinata al bersaglio ma lo aveva mancato di poco.
-E' stato tutto a causa tua?! Lo avevi convinto tu!-
La nota di puro odio in quelle parole sputate come il veleno di un serpente non era fraintendibile. Era evidente che avevo intavolato l'argomento nel modo più sbagliato.
-Tu! Brutta piccola...-
-Mamma, fermati! Stai per dire delle cavolate epocali.-
Gli occhi della donna si fermarono addosso al figlio. Aveva l'aria di una che lo avrebbe sbranato pezzo per pezzo, se solo avesse potuto.
-Devi tacere! Stavi mandando a monte i progetti di tutta la tua vita per colpa di una ragazzina?! Ti sei fatto convincere da un bel musetto e dal sesso! Lei è solo una...-
-Lei mi ama a tal punto che mi ha lasciato!-
La D'Arcangelo si bloccò e i suoi occhi si spalancarono increduli.
Massi era talmente arrabbiato che abbassò la testa per non far vedere alla madre la lacrima che gli stava solcando il viso. I pugni stretti e le spalle che salivano e scendevano frenetiche nel tentativo di trattenere il suo dolore.
Quanto male gli avevo fatto, maledetta me.
-Il giorno del mio compleanno-, cominciai con voce sommessa. Era giunto il momento di intervenire: avrei chiarito quella situazione, una volta per tutte. –Il giorno del mio compleanno. Ho scoperto che Massi voleva rinunciare al suo sogno solo per me, non voleva che ci separassimo e per questo avrebbe persino accettato una carriera di ripiego.-
Non volava una mosca nella stanza. Massi era ancora intento a fissare il pavimento mentre la D'Arcangelo, per la prima volta, pendeva dalle mie labbra.
Ero l'unica a poter spiegare ciò che era accaduto. Era partito tutto dalla mia convinzione di dover fare la cosa giusta infischiandomene del prezzo da pagare.
-L'ho lasciato, senza dirgli che avevo scoperto tutto. Un mio amico si è finto il mio nuovo ragazzo e ho fatto in modo che Massi non si avvicinasse più a me. L'ho ferito, distrutto e gli ho massacrato il cuore senza pietà.-
Anche il capo della mia professoressa ora era basso mentre le sue spalle si abbassarono in un gesto d'impotenza.
-Sono stata solo una stupida immatura, una bambina che voleva risolvere tutto perché convinta di avere ragione. Dal mio punto di vista, Massi non avrebbe mai accettato di parlarne, se aveva preso quella decisione niente lo avrebbe smosso. Quindi, l'unica soluzione che intravedevo era quella di fare una sottrazione: tolta me di mezzo, lui non avrebbe avuto più alcuna ragione per restare qui, anzi lo avrei sicuramente spinto ad andare via. Eppure, da brava testona ingenua quale ero, non ho pensato alle conseguenze del mio gesto, con l'unico risultato di ferirlo a morte.-
Presi un profondo respiro cercando di ricacciare indietro le lacrime le quali, al ricordo di ciò che avevo fatto, cercavano una valvola di sfogo da cui venir fuori come cascate.
-Mi sentivo in dovere di salvarlo da me, e non importava se questo mi avrebbe ucciso. Solo che non sapevo quanto fosse dura anche per lui. La verità è che io amo Massimiliano. Le giuro, professoressa, ho fatto di tutto per non amarlo ma in un modo o nell'altro veniamo spinti l'uno verso l'altra e per quanto possa essere complicato, ho compreso a mie spese che neanche un oceano intero si potrà mettere tra noi due.-
Rivolsi uno sguardo verso Massi e i nostri occhi s'incontrarono nel momento in cui alzò la testa.
-Provare non costa nulla, giusto?- sorrisi perdendomi nel verde dei suoi occhi. –Tanto lasciarci non ha funzionato, tanto vale che restiamo insieme.-
Le labbra e gli occhi di Massi si aprirono in un sorriso consapevole.
-Professoressa- la D'Arcangelo si ridestò e adesso i miei occhi incontrarono quel ghiaccio che sembrava più liquido rispetto a poco prima. –Lei cosa avrebbe fatto al mio posto? Sono certa che si sarebbe comportata nello stesso modo, e anche lei avrebbe sbagliato. Sono arrivata alla conclusione, in tutta questa storia, che non si può essere perfetti e irreprensibili. E' concesso sbagliare, l'importante è solo trovare una soluzione per quell'errore, un modo per rimettere le cose a posto. Massi ed io stiamo solo cercando di fare questo. Proprio adesso, stiamo cercando di rimediare ad un errore che abbiamo commesso, chiedendole di perdonarci. Le posso garantire che io sono veramente mortificata per aver indotto Massi a mentire e soprattutto per ciò che ha dovuto subire.-
-Scusami, mamma. Vale ha ragione, abbiamo sbagliato ma adesso vogliamo rimediare. Mi dispiace davvero tanto per quello che ti ho fatto ma... Dai, mamma. L'hai sentita? Come faccio a non essere innamorato di una persona così? Una persona che mi ha messo talmente così al primo posto da rinunciare a me senza neanche pensarci? Senza importarsene della sua sofferenza.-
Ancora una volta la D'Arcangelo si passò la mano sul viso in un gesto stanco.
-Avete intenzione di continuare questa relazione anche dopo la tua partenza?- si rivolse al figlio come se io avessi smesso di esistere. Be', dopotutto potevo capirla: lei adorava Delia e adesso si ritrovava me come fidanzata di suo figlio. Io che non era proprio la sua persona preferita, quindi era normale che quella donna non si fosse tramutata in piena gioia dopo che le avevo raccontato tutta la storia.
-Sì, mamma. Il piano è questo.-
-Capisco- abbassò lo sguardo sconfitta. Sembrava quasi che le fosse capitata una catastrofe, non credevo che avere me come nuora l'avrebbe resa depressa a tal punto.
Alzai gli occhi al cielo e presi un respiro profondo. Questa volta sperai davvero con tutto il cuore di trovare le parole giuste.
-Professoressa, comprendo che lei aveva tutt'altro in mente per suo figlio-, continuava a non guardarmi, la cosa era irritante ma stavo cercando di capirla in tutti i modi. –Delia è figlia della sua migliore amica, e sarebbe stata perfetta per Massi. Eppure, mi dispiace, ma ci siamo innamorati. Tuttavia questo non significa che io debba piacerle o che dovremmo passare del tempo insieme. Posso essere solo un'ombra per lei, prima che Massi vada via-, nel pronunciare le ultime parole una fitta al cuore mi smorzò il respiro per un attimo. –Non è costretta a frequentarmi, le ripeto che so perfettamente di non andarle a genio.-
Scese il silenzio.
Un silenzio così potente che sentivo le orecchie fischiare. Tutta la tensione che avevo provato si stava trasformando in attesa. Mi sentivo come se avessi sostenuto l'esame di Maturità per la terza volta quella mattina. Prima i miei genitori, poi la commissione e adesso l'interrogatorio della D'Arcangelo. Ero distrutta, avevo scalato una montagna insormontabile e adesso aspettavo di capire se avevo raggiunto quella vetta oppure no.
Massi mi guardava e i suoi occhi dolci cercavano di tranquillizzarmi. Ci stavano riuscendo ma i miei pensieri erano tutti rivolti a quella donna che se ne stava in silenzio a riflettere su tutto ciò che avevamo detto, a pesare le mie parole una ad una e a decidere se avrebbe continuato ad odiarmi oppure se avrebbe provato almeno a sopportarmi per amore di suo figlio.
-Chiariamo una cosa-, disse d'un tratto facendomi sobbalzare. I suoi occhi si fissarono nei miei, incatenandomi al suo volto contratto dalla serietà. –Non ti ho mai odiato, Valeria.-
Valeria? Ce l'aveva con me? Aveva davvero usato il mio nome, e con un tono normale?
Era ufficiale: gli alieni avevano rapito la D'Arcangelo senza che ce ne accorgessimo.
-Non posso dire che mi sei simpatica, perché ti conosco solo come alunna e non come persona. Tuttavia ti spiegherò il motivo per cui mi sono comportata in un determinato modo con te. Hai del potenziale, lo hai sempre avuto e io lo avevo capito dal primo momento. Ammetto di averti massacrata in questi anni ma solo perché in te ho rivisto una parte di me.-
Okay, gli alieni avevano fatto davvero un buon lavoro.
-Anch'io alla tua età avevo bisogno di essere spronata, di essere messa sotto pressione. Non guardare i voti che ti ho dato, ti assicuro che non contano niente adesso e non conteranno niente in futuro. Ho solo una domanda da farti. A prescindere dal mio comportamento e dai voti, puoi affermare di ricordare tutto ciò che ti ho insegnato?-
Spalancai gli occhi sorpresa. Certo che ricordavo tutto, avevo sempre studiato senza sosta per riuscire ad ottenere qualcosa da quella donna. Dopo il primo anno con lei, avevo deciso che non m'importava più della sua opinione e studiavo solo per me stessa.
-Le tue compagne, forse quelle che hai ritenuto le mie preferite, sono brave e hanno saputo prendermi per avere voti alti e probabilmente alla maturità avranno un bel cento da esibire ma finiti gli esami rimuoveranno tutto perché studiavano per far contenta me. Valeria, per te non sarà così. Il tuo bagaglio scolastico è stato arricchito e quando frequenterai l'università ti sarà tutto molto più semplice rispetto a come sarà per loro.-
Ero sempre più allibita mentre Massi fissava sua madre confuso.
-Prima hai detto di essere stata un'immatura ingenua nel pensare determinate cose, nel prendere decisioni che poi si sono rivelate solo fallimenti. La decisione di studiare, nonostante il mio presunto odio nei tuoi confronti, invece, è stata quella più giusta.-
Avevo davvero frainteso tutto? Lei aveva sempre creduto che io potessi dare di più e io l'avevo trattata nella mia mente come il peggiore dei demoni.
-Adesso potrei non dimostrarlo, sono ancora confusa da tutto quello che è accaduto, ma non dovrai evitarmi. Non ti odio e vedrai che alla fine sarò molto contenta di vederti al fianco di Massi. Basandomi su quello che ho visto di te in questi tre anni, probabilmente sei la ragazza più adatta per lui.-
-Hai preso una botta in testa, mamma?- il tono di Massi era l'apoteosi dell'incredulità.
La D'Arcangelo scoppiò a ridere mentre il mio ragazzo ed io non eravamo neanche in grado di concepire un pensiero coerente.
-State crescendo, e tra poco tempo capirete perché insegnanti ed adulti si comportano in un determinato modo con voi. L'unico dubbio che mi viene, tesoro, e se tu abbia veramente capito che un giorno Valeria potrebbe risultare molto più simile a me di quanto non lo sia adesso. Riuscirai a sopportarla?-
Si era dimenticata che ero presente anch'io nella stanza? No, perché parlava come se io non ci fossi stata.
-Non ho niente contro la vostra storia, devo solo riprendermi da tutte le notizie che mi avete dato e dall'infarto che mi hai fatto prendere svanendo nel nulla per tutta la notte. Per il resto, se davvero ne sentite la necessità, avete la mia benedizione.-
La gola mi si chiuse completamente e mi ritrovai a fissare la mia professoressa come un'ebete che non era in grado di spiccicare parola. Lei mi stava guardando divertita e sorrideva. Mai, mai in tutta la vita avrei immaginato che il sorriso di una professoressa tanto temuta potesse risultarmi così bello. Per me era di una dolcezza infinita, come se mi stesse cedendo suo figlio con serenità senza battere i piedi, cosa che in genere era solita fare. Gli occhi mi si riempirono di lacrime e in quel momento non avevo i mezzi per riuscire a fermarle. Mi rigarono lentamente il viso ma prima che potessero raggiungere il mento qualcosa mi distrasse.
Massi si era catapultato su di me e mi stava baciando. La sua mano era dietro la mia schiena e mi attirava a lui con rinnovato vigore mentre sentivo le sue labbra calde, quasi bollenti, intrappolarmi in quel bacio colmo di sentimento. Non ricordavo neanche più che la D'Arcangelo fosse nella stanza, quelle labbra sulle mie stavano mettendo fine a tutto: l'ansia di essere scoperti, il dolore che avevo causato, la convinzione che quella donna mi odiasse e, invece, sorpresa delle sorprese, mi stimava. Adesso mi aveva persino lasciato suo figlio con un sorriso e io riuscivo a pensare solo che il mio animo aveva trovato una pace che non credeva nemmeno esistesse.
Tra le braccia di quel ragazzo tanto odiato ma che in realtà era l'uomo del mio destino.
Sotto gli occhi di una donna che avevo detestato e che adesso per me si era dimostrata una maestra di vita.
Ero stata così stupida, così cieca. Avevo passato anni nelle mie convinzioni, senza cercare in alcun modo di comprendere le motivazioni altrui. Il mio pensiero era sempre quello giusto e quando mi entrava in testa non ne usciva più.
Non avrei mai creduto che sarebbero arrivati Massimiliano Draco e Claudia D'Arcangelo a scardinare quella parte orribile del mio carattere.
-Bene, credo di dovervi lasciare da soli per qualche minuto.-
Sentii la porta dell'aula chiudersi e in quel momento presi la mia ultima ferma decisione: niente più giudizi affrettati, niente più convinzioni sul mondo che ce l'aveva con me, o sulla mia apocalittica sfortuna.
Avrei solo amato Massi.
Non avrei più pensato ai problemi prima che si presentassero, avrei solo risolto i drammi reali quelli già compiuti. Era arrivato il momento di crescere e forse, solo forse, avevo trovato la chiave per cominciare quel percorso.
Massi era la chiave.
Quello stesso pomeriggio parlai con mio padre. Fu una lunga discussione in cui lui ascoltò tutto senza perdersi una sola sillaba. Si rivelò piuttosto comprensivo ma ancora non gli scendeva giù Massi, e soprattutto la questione che ero rimasta fuori con lui tutta la notte.
Non c'era bisogno che lo dicesse esplicitamente ma credevo di aver intuito cosa stesse preoccupando davvero mio padre: non ero più la sua bambina. Per quanto pragmatico e realista, era sempre stato dolce e tenero con me. Il dividermi con qualcuno che neanche gli piaceva più di tanto, non sarebbe stato semplice per lui ma mi aveva promesso che lo avrebbe accettato, in qualche modo.
Quella sera Riccardo si presentò a casa mia e anche lui spiegò il suo punto di vista a mio padre. Ora sembrava che Gianpaolo Ferrari comprendesse meglio la situazione. Riccardo aveva un ascendente speciale su di lui e per fortuna lo aveva usato.
Il mio amico ed io eravamo nella mia stanza e stava ascoltando tutto quello che era accaduto con la D'Arcangelo. Amy e gli altri avevano saputo tutto quella mattina, quando uscita dall'aula mi ritrovai circondata dai miei amici affamati di informazioni.
-Sembra che tutto si sia sistemato, finalmente.-
Sorrisi a Riccardo che ricambiò il mio gesto con gioia.
-Se non consideriamo il fatto che tra due mesi l'amore della mia vita se ne andrà dall'altra parte del globo. Direi che si è sistemato tutto.-
-Vale, basta con il tuo pessimismo. Devi avere fiducia in Massi e soprattutto in te stessa. Andrà tutto bene.-
Sospirai annuendo.
-Ci provo a vedere il lato positivo della situazione.-
Mi mise una mano sulla testa e mi scompigliò i capelli ricevendo in cambio un'occhiataccia irritata.
-Tu che hai intenzione di fare adesso?-
Era giusto chiedere anche a lui come si sentisse. Mi era stato accanto in tutti quei mesi, nonostante i sentimenti che provava nei miei confronti. La ragazza che ero stata non si era curata neanche di lui, e anche per quello avrei fatto ammenda per il resto della mia esistenza.
-Uhm, non saprei. Devo dire che Delia è una bella ragazza, magari potrei fare un tentativo con lei.-
Scoppiai a ridere divertita.
-Hai conosciuto Michael, se ci provi con sua sorella sarai un uomo morto.-
Riccardo si unì alla mia risata.
-Magari Delia ed io potremmo tenere nascosta la nostra relazione, pare che al momento vada molto di moda.-
L'occhiolino di Riccardo mi fece arrossire d'imbarazzo. Ci mancava solo che il mio cervello bacato creasse una moda.
-Se vuoi uscire con Delia, fallo e basta. Chiedilo a lei e lascia perdere tutte le persone intorno. Non complicarti la vita, non sei me. Non potresti sopportare una relazione che non sia alla luce del sole. Non sei neanche riuscito a mantenere un segreto che neanche era tuo. Vero, pappagallo parlante che spiffera tutto ai quattro venti?-
-Senza il mio spifferare staresti ancora qui a piangerti addosso.-
-Probabile-, risposi con aria di sufficienza.
Poi i miei occhi incontrarono quelli dolci e famigliari di Riccardo.
-Grazie, Riccardo, davvero. In questi mesi sei stato il mio eroe. Se non ci fossi stato non avrei avuto nessuno a cui appoggiarmi.-
-Non devi ringraziarmi, io sarò sempre pronto ad aiutarti. Sei una parte importante del mio cuore.-
Mi avvicinai a lui e lo strinsi in un abbraccio forte, volevo che sentisse tutto l'affetto che provavo nei suoi confronti. Riccardo era stato il mio primo amore, e in un modo o nell'altro non era mai sparito dalla mia vita. Non sarebbe mai accaduto.
Il mio cellulare decise di squillare proprio in quel momento.
Era Massi.
-Pronto?-
-Scendi, stasera usciamo.-
-Sei sotto casa mia?-
-No, ti ho chiesto di scendere così puoi gettarti sotto la prima automobile che passa. Certo che sono sotto casa tua.-
-Fai meno lo spiritoso, Draco.-
-E tu datti una mossa, Ferrari.-
Chiuse il telefono e io rimasi a fissare Riccardo confusa.
-Un giorno lo ammazzerò. Bambino viziato e senza un briciolo di educazione-, esplosi alzandomi in piedi.
Riccardo si lasciò andare ad una risata divertita mentre mi accompagnava giù per le scale.
Quando aprii la porta di casa per poco non mi venne un colpo. Avevo una visione straordinaria davanti agli occhi. Il mio Massi con un casco in mano, poggiato ad una splendida motocicletta verde. Era di un verde così intenso da abbinarsi perfettamente con quegli occhi che mi guardavano divertiti.
Il vento scompigliava i capelli di quel ragazzo e i suoi occhi erano solo per me.
-Una Kawasaki Z1000?!-
Ovviamente quell'esclamazione venne da Riccardo.
-Da dove è spuntata fuori questa?- chiesi a Massi mentre mi avvicinavo.
-E' di mio zio, me l'ha prestata per un giorno come regalo per la Maturità. Mia madre si era imputata nel volermi mettere in punizione perché le ho mentito, per fortuna mio padre le ha detto di smettere di svalvolare e di lasciarmi usare la moto per festeggiare la mia libertà, santo uomo. Sali, andiamo a fare un giro.-
-Ti prego, Massi. Dimmi che il giro lo vuoi fare come?-
-Riccardo smamma!- esclamai prendendo il casco che Massi mi stava porgendo.
-Vedrò se mio zio potrà prestarmela un'altra volta, così te la faccio provare. E' partito in vacanza e ha deciso di lasciarla a casa nostra per tutto il mese.-
Riccardo non riuscì a trattenere un urlo di gioia. Mentre ringraziava Massi in dodici lingue e si allontanava da noi, lasciandoci soli, non potei fare a meno di pensare che Riccardo era un ragazzo meraviglioso. Ero certa che un giorno anche lui avrebbe trovato la felicità, se lo meritava.
Montai in sella alla moto, stringendomi forte al mio Massi.
Fortunatamente il mio ragazzo decise che non c'era bisogno di correre come quella mattina, e ne fui davvero felice. Ci stavamo godendo il tragitto in moto lasciandoci cullare dal vento di quell'afoso pomeriggio di fine giugno.
Gli esami erano finiti. Tutti, ogni genere di esame.
Ora i nostri cuori erano leggeri e colmi solo del nostro amore.
La mia testa era poggiata sulla schiena di Massi, avevo gli occhi chiusi e non pensavo a nulla.
Poi, dopo quelle che erano sembrate ore, la moto si fermò.
Aprii svogliatamente gli occhi e mi guardai intorno frastornata.
-Ma...-, cominciai sorpresa.
Era la stessa spiaggia dove avevamo passato la notte, solo che adesso c'era un bel tramonto a rallegrare tutto di colori caldi e avvolgenti.
La spiaggia non era deserta come la sera prima, c'era ancora qualcuno che faceva il bagno o se ne stava steso sull'asciugamano a rilassarsi. Il tutto sembrava quasi una meravigliosa cartolina esotica.
Scendemmo dalla moto e ci dirigemmo sulla spiaggia mano nella mano, senza dire una parola.
Avevamo lasciato le scarpe vicino alla moto ed era una goduria poter sentire la bellissima sensazione della sabbia ancora tiepida sotto i piedi.
Ero intenta a fissare un bambino che litigava con il filo del suo aquilone quando Massi si fermò.
-Tutto bene?- gli chiesi mettendomi di fronte a lui.
-Abbiamo... Abbiamo sconfitto il drago, vero?-
Per un attimo lo fissai confusa, poi sorrisi ed annuì.
-Sì, amore. Abbiamo sconfitto il drago.-
Mi era servito qualche secondo per comprendere cosa intendesse lui con la parola drago, ma nel momento in cui lo avevo capito non potei non essere d'accordo con Massi.
Il drago era tutto.
Ogni cosa difficile e complicata che avevamo dovuto affrontare poteva essere descritta con quella parola. Prima l'odio reciproco, poi la D'Arcangelo, la mia decisione di lasciarlo, la storia con Riccardo e gli esami. Tutto. Il tutto era il drago e noi lo avevo sconfitto. Insieme.
Mi alzai lenta sulle punte guardandolo negli occhi.
-Grazie per avermi salvata dal drago, mio principe.-
Le nostre labbra si unirono e le farfalle nel mio stomaco cominciarono a vorticare senza freni.
Alla luce di quel tramonto il nostro amore stava vivendo una rinascita e una trasformazione. Era maturato con noi e anche lui aveva sconfitto il suo drago.
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Verso La Maturità
Romansa||Sequel de Il Figlio della Prof|| La nuova versione de "Il figlio della prof" è ora un romanzo. Trama completamente rinnovata ma sempre Massi e Vale a farvi sognare. Il titolo è "La filosofia di Zorba" disponibile su Amazon, Mondadori, Feltrinelli...