E' Difficile Credere Che Un Uomo Dica La Verità,
Quando Sai Bene Che Al Suo Posto Tu Mentiresti
Henry Louis Mencken
Capitolo 10: Verità O Menzogna?
All'improvviso ebbi l'impressione che tutto si muovesse a rallentatore. Mi girai lentamente, tenendo lo sguardo basso, e un attimo dopo alzai gli occhi e una potente fitta mi accoltellò il cuore.
Che avevo fatto?! Cosa diavolo mi era passato per la mente?!
Quel verde che tanto amavo, che era stato per me sempre come un meraviglioso limbo in cui perdermi nei momenti di difficoltà adesso si smarriva nei miei occhi inondandoli di delusione e dolore. In un solo giorno ero stata in grado di deludere due persone per me così importanti ma quella che mi stava davanti in quel momento era davvero l'ultima a cui avrei mai voluto fare del male. E invece era accaduto.
-Non ho intenzione d'inventare scuse-, dissi guardandolo. –Ti dirò tutta la verità.-
-Sai qual è la parte divertente?- mormorò Massi con un sorriso amaro. –Io lo sapevo che eri con lui eppure non ho fatto nulla perché pensavo che mi avresti avvisato in qualche modo, che avresti cercato di tranquillizzarmi. Invece per tutte queste ore sei stata con un tizio che nemmeno conosco e non hai pensato a me nemmeno per un istante. Questa è la cosa che mi ha ferito di più, non vederti salire sulla sua auto di merda per andare chissà dove.-
Spalancai gli occhi incredula. Ero stata davvero una stupida.
-Dal tuo sguardo immagino che avessi dimenticato che la mia aula si affaccia sul cancello della scuola e che io sono seduto accanto alla finestra. Forse questo ha rovinato un po' i tuoi piani per svignartela senza dirmi nulla.-
Adesso nei suoi occhi la rabbia cominciava a prendere il sopravvento sulla delusione. Non potevo biasimarlo, si stava comportando anche troppo civilmente, al suo posto io avrei dato fuori di matto. Massi però preferiva non rinunciare alla sua dignità, per quanto io non avessi fatto nulla di intenzionale per metterla in discussione.
Era inutile girarci intorno, dovevo dirgli la verità e spiegargli tutto quello che era successo. Ero già abbastanza nei casini senza che cominciassi ad inventare qualche scusa assurda a cui io per prima non avrei mai creduto.
-Immagino che Amy o Marti ti abbiano detto che sono venuti a prendermi i miri genitori-, cominciai guardandolo.
-Certo, ma è ovvio che era solo una bugia. Immagino che tu abbia chiesto loro di coprirti mentre te la spassavi con quel tizio-, esclamò lui risentito mentre i suoi occhi mi fulminavano.
-NO!- lo dissi quasi urlando. –E' stato tutto un piano di quel ragazzo, lasciami spiegare.-
-Vai, sono tutto orecchi-, incrociò le braccia e continuò a fissarmi con occhi furenti.
-Quel ragazzo si chiama Riccardo, è un mio vecchio amico che si era trasferito a Londra quando avevo quindici anni.-
-Oh, ma che bello. Ti ha fatto una sorpresa, che ragazzo gentile...-, la sua ironia era quasi palpabile.
-Non è proprio così. Ieri l'ho incontrato in aeroporto e oggi ho scoperto che suo padre è il nuovo vicepreside del Virgilio.-
-Giovanni Donati?-
Immaginavo che lo conoscesse, come minimo sua madre gliene aveva parlato. La D'Arcangelo non era una persona molto discreta.
-Sì, proprio lui-, risposi. Dovevo pesare le parole con molta cura, non volevo che tutto sfociasse in un litigio senza precedenti. –Ero in classe, durante l'ora di tua madre e mi hanno detto che i miei erano venuti a prendermi prima. Quindi sono scesa e nell'ingresso ho incrociato Giovanni che mi ha confermato tutto.-
Il suo sguardo era sempre più scettico, non riuscivo proprio a capire se mi stesse credendo o no ma dovevo fare di tutto perché lui avesse fiducia in me.
Non avevo alcuna intenzione di perderlo! Avrei preferito farmi scuoiare viva piuttosto che dover rinunciare a Massi.
-Quando sono arrivata qui fuori ho visto Riccardo. Ero imbestialita e volevo tornarmene in classe ma lui mi ha praticamente ricattato dicendo che avrei messo suo padre nei guai perché aveva falsificato la firma di mia madre, quindi sono praticamente stata costretta ad andare via con lui.-
Massi socchiuse gli occhi sospettoso.
-E ti dispiace così tanto?-
-Massi, è un mio amico e potevo uscire prima da scuola. Mi sembra ovvio che non fossi poi così dispiaciuta.-
-Allora perché non mi hai nemmeno inviato un messaggio? Ti veniva così difficile?-
-Certo per messaggio sarei riuscita a raccontarti tutto sto casino, come no. Cerca di metterti nei miei panni, volevo spiegarti tutto con calma e soprattutto di persona. La situazione è più complicata di così.-
-In che senso?-
Mi passai una mano sul viso e chiusi gli occhi per cercare le parole adatte. A costo di far infuriare Massi dovevo dirgli tutta la verità, ogni cosa.
-Riccardo per me è un amico ma ieri in aeroporto mi ha detto che lui non prova esattamente dei sentimenti di amicizia nei miei confronti.-
I suoi occhi spalancati furono più esplicativi di qualsiasi parola.
-Il nostro rapporto, prima che si trasferisse a Londra, stava prendendo una piega che non comprendeva solo l'amicizia. Per me le cose sono cambiate. Mi sono innamorata di te, ti amo più di qualsiasi cosa possa esserci al mondo ma lui pensa che dovremmo stare insieme. In sostanza è ancora innamorato di me e non ha usato molti giri di parole per dirmerlo.-
Massi non disse neanche una parola, si limitò a fissarmi con uno sguardo che non riuscii a decifrare. Era come se stesse aspettando che la sua reazione si manifestasse senza che fosse lui a compierla, come se il suo cervello stesse ragionando contro la sua volontà. Poi i suoi occhi persero qualsiasi tipo di luminosità e divennero quasi vuoti.
-Comincia a pregare-, disse semplicemente con voce atona.
-Come?-
-Prega con tutte le tue forze che io non mi ritrovi mai davanti quel pezzo di merda altrimenti ti giuro che lo faccio fuori con le mie mani. Se ti si avvicina di nuovo lo uccido!-
Va bene, forse la rabbia poteva giustificare la sua frase ma non doveva per forza morire qualcuno in tutta quella storia.
-Massi, Riccardo è comunque un mio caro amico. A quindici anni era il mio punto di riferimento e mi è mancato. Per quanto tu sia il ragazzo che amo, lui è colui che mi ha sostenuto e spronato sempre nelle situazioni peggiori quando tu ancora non eri neanche contemplato, non mi puoi chiedere di non vederlo più e di rinunciare alla nostra amicizia-
Era la verità. Nonostante il rapimento, gli insulti verso Massi, e il bacio, Riccardo restava una persona importante per me e non potevo rinunciarci, nonostante il suo comportamento da emerito stronzo. Solo in quel momento mi resi conto di quanto avessi bisogno che tornassimo ad essere amici, mi era davvero mancato così tanto e la sola idea di non vederlo più mi provocava delle dolorose fitte allo stomaco.
-E' innamorato di te-, sottolineò Massi. –Da te non vorrà mai solo amicizia e non puoi pretendere che io accetti la situazione come se niente fosse. Non credo che se fossi stata al mio posto tu lo avresti fatto.-
Per un attimo immaginai la situazione al contrario e non potei non dare ragione a Massi, se lui se ne fosse uscito all'improvviso con una storia come quella mi sarei infuriata. Di una cosa però ero certa: mi sarei mangiata il fegato e avrei finto che mi stava bene perché mi fidavo di Massi, sapevo che lui non avrebbe mai fatto nulla per ferirmi. Forse, e ripeto forse, sarei stata in grado di accettare una situazione del genere, con molto auto convincimento e tanta, ma proprio tanta, meditazione interiore.
-Hai ragione, di sicuro mi sarei infuriata ma avrei avuto fiducia in te.-
Massi mi fissò sorpreso, era evidente che non si era aspettato una risposta del genere.
-Non nego che per me sarebbe quasi impossibile da accettare ma lo farei se questo ti fosse d'aiuto. Il mio obiettivo principale è fare in modo che tu stia bene con me e non causarti ulteriori problemi, quindi ti darei tutta la mia fiducia. Magari non la darei a lei ma di te mi fido ciecamente, senza riserve.-
Presi la sua mani e intrecciai le nostre dita sperando che lui non si ritraesse. Per fortuna non lo fece, si limitò a guardarmi negli occhi indeciso sul da farsi e su cosa dirmi.
-Massi, io ti amo e mi fido di te. Vorrei solo che tu nutrissi la stessa fiducia nei miei confronti. Non ho alcuna intenzione di perderti, ficcatelo in quella testa!-
Il mio sguardo era così intenso e il mio tono così sicuro che Massi non poté fare a meno di perdersi nei miei occhi. Era inutile, il nostro legame era così forte che nemmeno un'incomprensione colossale come quella avrebbe potuto scalfirlo. Lui mi sorrise, in modo un po' debole, ma quel tanto che bastava per farmi capire che il peggio era passato.
Alzò una mano e la posò leggera sulla mia guancia accarezzandomi dolcemente. Il suo tocco attivò il mio cuore che cominciò ad accelerare i battiti, e stavolta non avevo neanche la voglia di provare a farlo rallentare. Per un attimo infernale avevo avuto la tremenda e quasi insensata paura che non avrei mai più provato quella sensazione. La paura aveva lasciato il posto all'amore che mi stava avvolgendo e non potei fare a meno di sorridere perdendomi negli occhi verdi del mio adorato Massi.
Mi sentivo come se una ventata di aria fresca stesse soffiando su tutto il mio corpo facendomi sentire immensamente felice e libera. All'improvviso tutto quello che era accaduto con Riccardo passò in secondo piano esattamente come la sera prima quando Massi mi aveva telefonato, mi bastava la sua voce o il suo sguardo per farmi dimenticare persino su che pianeta fossi o come mi chiamassi.
Solo Massi poteva farmi provare sensazioni e sentimenti del genere.
-Mi fido di te-, rispose lui senza staccare i suoi occhi dai miei. –Di lui un po' meno quindi basta che mi prometti che farai in modo che tra voi non accadrà mai nulla.-
Ed ecco la doccia fredda subito pronta a rovinarmi quel bellissimo momento!
Avevo giurato a me stessa di essere completamente sincera con Massi eppure come mai avrei potuto raccontargli del bacio che Riccardo mi aveva praticamente "rubato" e che io non avevo prontamente evitato? Quale parte ancora integra del mio cervello avrebbe lasciato che la mia bocca proferisse anche solo una mezza parola di quell'argomento quasi assurdo solo a pensarci figurarsi a raccontarlo?
La risposta arrivò alla mia mente senza nemmeno che ci pensassi più di tanto: nessuna! Assolutamente neanche la più piccola parte della mia mente aveva intenzione di raccontare a Massi del bacio. Avrei fatto in modo che non lo venisse mai a sapere e avrei minacciato Riccardo di una morte lenta e molto dolorosa se solo avesse provato a parlarne di nuovo. Era l'unica soluzione per non rischiare che Massi mi mandasse a quel paese una volta per tutte.
-Troppo tardi, Biondino.-
Quella voce! Quella voce maledetta era arrivata direttamente dall'Inferno per prendermi e farmi naufragare nella disperazione più nera! Porca di quella miseria! Accidenti al mondo!
Massi si voltò verso la fonte di quella voce e io lo imitai all'istante.
Riccardo se stava con la schiena poggiata a uno dei cancelli chiusi della scuola e ci fissava con uno strano sorriso sul volto. Era evidente che aveva ascoltato tutto il nostro discorso. Conoscevo anche fin troppo bene l'espressione che Riccardo stava sfoggiando e sapevo con certezza che non avrebbe portato nulla di buono, non che le parole con cui aveva celebrato il suo ingresso mi avessero fatto pensare altro.
-Mi dispiace ma il primo bacio c'è stato proprio pochi minuti fa, e sono certo che non sarà l'ultimo-, il suo sorriso si fece ancora più marcato ed evidente, era lì per sfottere Massi e lo sapevamo tutti.
La mano di Massi lasciò improvvisamente la mia e si allontanò di un passo continuando a fissare Riccardo, mentre la mia vista cominciava ad annebbiarsi. Era come se tutto il sangue che avevo in corpo avesse deciso di rallentare e di non arrivare più al cervello. Sentivo la mano abbandonata da quella di Massi diventare sempre più fredda mentre la testa cominciava a girarmi per colpa delle parole che Riccardo aveva appena pronunciato e che di certo erano il preludio di quello che sarebbe stato il primo pomeriggio più devastante di tutta la mia vita.
Amico o no, ricordi bellissimi o no, legame meraviglioso o no, Riccardo aveva appena deciso di suicidarsi e uccidermi nello stesso momento. Stavo seriamente iniziando ad odiarlo con tutte le mie forze.
-Di che cazzo sta parlando?!-
Massi si voltò di scatto a guardarmi e la rabbia che potevo leggere nei suoi occhi mi causò una fortissima fitta allo stomaco come se Mike Tyson avesse deciso di prenderlo a pugni per un'ora di fila.
-Io...-, cominciai titubante cercando le parole adatte. Sì, ma quali potevano essere le giuste parole per spiegare al mio ragazzo una situazione paradossale come quella: lo avevo praticamente scongiurato di fidarsi di me e di non considerare Riccardo come una minaccia e adesso non avevo più nessun appiglio a cui aggrapparmi. Ero nei casini fino al collo e questa volta non avevo davvero alcuna idea per tirarmene fuori senza che Massi decidesse di rompere con me seduta stante. Dopotutto non avrei potuto biasimarlo se avesse deciso di fare una cosa del genere: ai suoi occhi non solo avevo baciato un altro ma stavo anche cercando di occultare il tutto dopo avergli promesso che sarei stata completamente sincera con lui.
Se ci fossimo trovati al decimo piano di un grattacielo di certo avrei aperto la finestra e mi sarei buttata di sotto per porre fine a tutte le mie sofferenze. Eppure dovevo trovare un modo per spiegargli ogni cosa prima che quel guaio continuasse ad ingigantirsi fino ad azzannarmi, masticarmi e risputarmi subito dopo.
Era inutile provare a mentire, a quel punto sarebbe stato meglio dire ogni cosa senza nascondere più nulla, visto anche che ero stanca di mentire a Massi.
-Prima, mentre eravamo alla Villa, Riccardo mi ha baciato-, dissi abbassando lo sguardo, non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi. –Ovviamente l'ho respinto.-
Una risata insolente partì da quello che doveva essere un mio caro amico.
-Non subito direi.-
Alzai lo sguardo di scatto e vidi Massi fissare Riccardo con una rabbia disumana negli occhi.
-Diciamo che Vale ci ha messo un po' a ricordarsi di non essere libera di baciarmi.-
Lo sguardo di Massi tornò a fissarmi con intensità mista a risentimento.
-E' vero?- mi chiese con voce atona quasi irreale.
Cosa dovevo fare? Mi sentivo come sul ciglio di un precipizio con i piedi per metà oltre il limite e le rocce che cominciavano a sgretolarsi sotto di essi. Oltre me vedevo solo il vuoto e non sapevo come fare per salvarmi.
La verità era l'unica risposta.
-E' vero-, risposi mentre avvertivo le lacrime pungere dietro gli occhi.
Massi sembrò all'improvviso colto da un'apatia surreale. Mi fissava ma nel suo sguardo vitreo non leggevo nulla. Poi, lentamente, si affacciò in quegli occhi un lampo di rabbia che mi fece rabbrividire.
-L'ho fatto senza pensarci, mi ha colto di sorpresa. Io... Io non volevo.- Non era esattamente la verità ma non potevo confessare a Massi di aver provato lo strano desiderio di vivere quell'esperienza con Riccardo. Non potevo farlo! Dovevo cercare di risolvere quella situazione e di salvare il mio rapporto con Massi! L'unico che valesse la pena di salvare, visto che quello con Riccardo, almeno da parte mia, era praticamente giunto al capolinea.
Massi non disse una sola parola. Si limitò a guardarmi per qualche secondo e poi fece quello che in effetti mi sarei dovuta aspettare.
-TU!- esclamò con rabbia scagliandosi su Riccardo. Lo afferrò per il colletto del cappotto e lo scaraventò contro il cancello della scuola fissandolo dritto negli occhi.
-Massi!- gridai sconvolta.
-Ehi, Biondino. Stiamo cominciando a scaldarci?- chiese Riccardo con un sorriso divertito. –Meglio che ti dai una calmata, non vorrei che ti facessi male.-
Massi lo afferrò più saldamente e lo fece sbattere ancora contro il cancello.
-Fossi in te farei poco lo sbruffone.-
-Ho ferito il tuo orgoglio? Povero piccolo...-
Il tono di Riccardo era sempre più derisorio mentre lo sguardo di Massi... Be' il suo sguardo sembrava emanare fuoco allo stato puro.
-Smettila!- esclamò Massi con rabbia. –Non accetterò mai che un tizio come te mi dica quello che devo fare. Vale è mia!-
-Ah sì?- chiese Riccardo con una calma incredibile. –Be' lo vedremo. Sei il suo ragazzo, è vero ma questo non significa che dobbiate per forza stare insieme e io ho tutti i mezzi per portartela via. Oppure potremmo sempre chiedere a lei che ne pensa di tutta questa storia.-
All'improvviso i riflettori si puntarono di nuovo su di me. Gli occhi di Massi e di Riccardo attraversarono i miei come delle saette. Mi sentivo messa con le spalle al muro peggio di Riccardo. Avevo ancora addosso la sensazione di essere sull'orlo del precipizio e i loro sguardi non facevano altro che alimentare quella spiacevole sensazione.
Avevo bisogno di starmene da sola. Di andarmene da lì il più in fretta possibile e di ritrovare un attimo di tranquillità. La loro inquisizione visiva serviva solo a rendermi più agitata e sconvolta, quella era l'ultima cosa che desideravo in un momento come quello.
D'un tratto notai un piccolo dettaglio che attirò completamente la mia attenzione. Un piccolo oggetto brillava alla luce del sole proprio vicino al cancello della scuola.
Senza pensarci mi misi a correre, afferrai quell'oggetto e corsi di nuovo, ignorando Massi e Riccardo che urlavano il mio nome per fermarmi.
Aprii lo sportello della macchina di Riccardo, misi in moto e partii senza voltarmi indietro.
Spinsi l'acceleratore il più affondo possibile. A quell'ora non c'era quasi più nessuno in giro e la strada era mia. Andavo veloce, forse non ero mai andata così veloce in tutta la vita. Avevo voglia di scappare da tutto quello che era accaduto e dalle due persone a cui tenevo di più ma che in quel momento si erano tramutate nel mio incubo peggiore.
Non ne potevo più. Mi avevano portato allo sfinimento. E non solo loro: anche il mio cervello che continuava ad arrovellarsi iniziava a darmi un fastidio incredibile.
Mentre guidavo i pensieri continuavano ad affollarsi nella mia mente senza darmi tregua.
Massi.
Riccardo.
Massi.
Riccardo.
Amore.
Amicizia.
Voglia di dolcezza.
Voglia di sangue!
Avrei voluto uccidere Riccardo con le mie mani, fargli tanto male da costringerlo a chiedere pietà eppure, nonostante la mia voglia assassina, mi tornarono in mente tutti i bei momenti passati con lui e la rabbia iniziò a scemare.
Lo avevo appena ritrovato, mi stava rovinando la vita, ma nel mio cervello era ancora registrato con l'etichetta "Il migliore amico che abbia mai avuto". Forse c'era qualcosa di sbagliato in me, forse ero io che non ero fatta per trovarmi in una situazione come quella. Se fosse stato diverso, se non si fosse trattato di Riccardo, avrei preso le chiavi e gliel'avrei rigata la macchina, altro che prenderla in prestito.
Ma era Riccardo! Questo era il problema!
Quel ragazzo aveva la capacità di farmi infuriare ma di non perdere quel posto speciale da amico nel mio cuore.
Dall'altro lato c'era Massi. Il ragazzo che amavo, che mi aveva donato tanto di quell'amore da lasciarmi senza respiro. E io lo avevo ferito. Non era stato Riccardo a deluderlo, a trafiggerlo con quel bacio, a calpestare la fiducia che aveva in me.
Ero stata io!
Non sarei riuscita a perdonarmi tanto presto, come non lo avrebbe fatto lui.
Che casino del cavolo!
Qual era la soluzione? Qual era la risposta? Il comportamento giusto? La scelta migliore?
Rinchiusa in quella macchina, lanciata a paletta per le strade di Lecce, per l'ennesima volta mi ritrovai a pensare che crescere faceva davvero schifo.
Fino a pochi mesi prima stavo da Dio. Il mio unico problema era gestire l'ira funesta della D'Arcangelo e il suo accanimento accademico- e personale?- nei miei confronti, e adesso mi ritrovavo a dover affrontare la mia insolita indecisione tra due ragazzi.
Ma come diavolo avevo fatto a cacciarmi in un guaio di quelle dimensioni?
Mi passai una mano sul volto cercando di riflettere e per poco non persi il controllo dell'auto andando fuori strada.
Mi rimisi di colpo in carreggiata e rallentai provando a non maledire ancora una volta la mia vita. Ci mancava solo un incidente per completare quel bel momento!
"Vale" pensai. "Cerca di calmarti e di riflettere. Respira. Respira. Respira. Calmati. Prova a trovare una soluzione senza lasciarci le penne."
Rallentai ancora.
Lo spavento di poco prima mi aveva provocato una specie di doccia fredda in tutto il corpo. Dovevo restare tranquilla e riflettere.
Non c'era molto da fare. Senza contare che avevo lasciato Massi e Riccardo da soli, quindi non ero l'unica a rischiare seriamente di rischiare la vita o qualche arto.
Prima o poi sarei dovuta tornare. Non che temessi una denuncia di furto da parte di Riccardo ma lasciare quei due in balia della loro rabbia non era buona idea. Ancora una volta mi sarei dovuta immolare per la causa e cercare di riportare la pace, sperando che non ci fossero spargimenti di sangue.
Svoltai e imboccai la strada per tornare verso il Virgilio.
Il cellulare vibrava già da un po' ma non avevo bisogno di vedere il display o di rispondere per sapere di chi si trattava. C'erano due opzioni: un incazzato Massi o un preoccupato Riccardo. Già li avrei affrontati di persona da lì a qualche secondo, non avevo bisogno che la loro voce mi raggiungesse prima del dovuto.
Mi sentivo proprio come prima di un'interrogazione della D'Arcangelo: permeata da un senso di impotenza e di resa, pronta- ma non proprio- ad affrontare il patibolo senza sapere come sarebbe andata a finire. Quella sgradevole sensazione di aver studiato, di conoscere le risposte, ma di non riuscire a spiccicare parola per la tensione creata dal momento.
Merda! Merda! Merda!
Sapevo quello che dovevo dire e fare, era arrivato il momento di chiudere quella storia una volta per tutte. Dovevo essere chiara, fino in fondo, con entrambi. Lo avrei fatto e mi sarei assunta tutta la responsabilità delle eventuali conseguenze.
Non c'era altro da fare.
Quando cominciai a vedere in lontananza il Virgilio il mio cuore iniziò a battere sempre più forte mentre avvertivo delle forti fitte allo stomaco. Era come se fossi tornata bambina: aveva fatto qualcosa di sbagliato e adesso avevo paura che i miei mi sgridassero e mi punissero. Solo che non ero più una bambina che magari aveva rotto per sbaglio un bicchiere, ero un'adulta che aveva tradito la fiducia della persona che amava. Non ci sarebbe stato un rimprovero, la punizione più grave sarebbe stata la fine della mia storia con Massi.
Non potevo permetterlo!
Tutto ma non quello!
Improvvisamente tutta l'ansia e la paura che avevo provato fino a poco prima sparirono e vennero sostituite dalla determinazione.
Non sapevo che dire, non sapevo come affrontarli, ma una certezza l'avevo: non avrei permesso che tutto quello che era accaduto decretasse la fine della mia storia con Massi. Stavamo resistendo alla segretezza e allo stress di non farci scoprire, ne avevamo passate tante fino a quel momento, e uno stupido bacio dato in un momento di debolezza non avrebbe decretato la fine.
Anche se avessi dovuto strisciare ai piedi di Massi, avrei fatto in modo che lui mi perdonasse.
Parcheggiai davanti al cancello, scesi dalla macchina e varcai le porte del cortile.
La scena che mi ritrovai davanti mi sorprese parecchio: Riccardo e Massi erano seduti, accanto, su una panchina del cortile. Stavano parlando, non si stavano prendendo a pugni e non stavano gridando, stavano semplicemente parlando.
-Vale-, disse Riccardo alzandosi e venendomi incontro.
Lo raggiunsi, gli misi le chiavi dell'auto in mano e lo fissai dritto negli occhi.
-Vai via-, replicai lapidaria.
-Come?-
-Vattene. Sei mio amico, e ti voglio bene. Se vuoi evitare che oggi rompa qualsiasi rapporto con te, devi andare via.-
-Ma...-
-Ora!- esclamai con la rabbia nello sguardo.
Lui abbassò lo sguardo e girò i tacchi senza dire altro.
-Come vuoi tu-, mormorò prima di allontanarsi troppo perché potessi sentirlo.
Riccardo era andato via. Probabilmente avrei dovuto chiarire ancora una volta anche con lui, ma in seguito. Quello che mi premeva di più in quel momento era ritrovare in quegli occhi verdi che mi stavano fissando l'amore che avevo visto solo fino a poche ore prima. Adesso assente.
Non sapevo cosa leggere negli occhi di Massi, erano cambiati così tante volte in pochi minuti da non darmi il tempo di riuscire a decifrarli.
Mi avvicinai lentamente continuando a guardarlo e quando fui a meno di due passi da lui, decisi di cominciare a parlare.
-Riccardo è stato molto importante per me in passato, so che avrei dovuto parlartene ma non credevo che sarebbe tornato.-
Massi non perdeva i miei occhi neanche per un istante. Stava lasciando che io gli spiegassi ogni cosa e gliene fui immensamente grata.
-A quindici anni credevo di essere innamorata di lui, e forse lo ero, non lo so. Non ho avuto il tempo di capire cosa provavo davvero. E' andato via prima che potesse nascere qualcosa ma lui sa di essere innamorato di me, e io non posso controllare i suoi sentimenti. I miei li conosco invece.-
Presi un respiro e continuai.
-E' vero, ho risposto al suo bacio all'inizio. L'ho fatto in modo involontario. Anni fa avevo immaginato quel momento non so quante volte ed è stato come se il mio corpo volesse provarlo ma non ha niente a che fare con l'amore. Ci tengo a lui, è il mio migliore amico, nonostante tutto quello che ha fatto. Per me è stato un punto di riferimento, qualcuno a cui potevo dire tutto e che aveva sempre una risposta. Mi è stato accanto in molte occasioni e non posso dimenticare tutto quello che ha fatto per me. Gli voglio molto bene, Massi. Non so se riuscirò a farlo uscire dalla mia vita ma se devo scegliere tra voi due, io scelgo te. Sempre.-
-Non lo fare.-
Furono quelle le sue parole. Stavo risentendo la sua voce dopo del tempo e quelle furono le sue uniche parole. Lo guardai confusa.
-Non devi rinunciare alla sua amicizia-, mi spiegò con calma. –Prima abbiamo parlato e mi ha detto di aver agito preso dalla rabbia di poterti perdere. Non rinuncerà a te, su questo è stato chiaro ma io mi fido del tuo amore. Ti amo, Vale e non potrei chiederti di cancellare dalla tua vita una persona che per te è così importante.-
I miei occhi dovevano sembrare piuttosto spaesati visto che Massi sorrise divertito.
-Dovresti vedere la tua faccia. Sembri una specie di cefalo incredulo.-
Si mise a ridere e per la prima volta in quella giornata sentii il mio cuore stranamente leggero.
-Mi stai perdonando?-
Era una domanda un po' stupida ma non riuscivo a pensare ad altro.
-Esattamente cosa dovrei perdonarti? L'unico tuo sbaglio è stato non dirmi subito di Riccardo ma, ti conosco, sicuramente sarai andata nel panico temendo di perdermi. E di sicuro volevi parlarmene di persona e non ci siamo incontrati dopo che Riccardo è tornato. Quindi non hai nulla da farti perdonare, forse al tuo posto avrei agito nello stesso modo. Prima mi sono fatto prendere dalla rabbia ma dopo che sei andata via ci ho ragionato e so che non hai fatto nulla di male.-
E ancora mi chiedevo perché lo amavo? Ma com'era possibile che Massi mi capisse così tanto senza che nemmeno parlassi? Come poteva essere così perfetto e buono con me?
Mi si avvicinò con calma, continuando a guardarmi negli occhi. Posò una mano dietro il mio collo e mi attirò a sé baciandomi con foga. Mi sentii avvolgere da sensazioni così violente da sfinirmi, era come se mi stessero risucchiando l'anima, lasciando in me solo un cuore che batteva intensamente. Massi stava cercando di farmi capire che ero sua, quel bacio era una specie di marchio lasciato sulle mie labbra.
E quel marchio non lo avrei mai rifiutato, lo stavo accogliendo, consapevole di quanto per lui fosse importante baciarmi in quel modo, nonostante ci trovassimo nel bel mezzo del cortile scolastico con i bidelli e la preside che si erano ancora dentro l'edificio, pronti ad uscire in qualsiasi momento.
Quel bacio si stava trasformando in qualcosa di così perfetto da togliermi il fiato, la forza di pensare, i motivi per cui avrei dovuto respirare, e lo stava facendo tutto in una volta, senza darmi modo di reagire.
Era perfetto! Perfetto se non fosse stato per il mio cellulare che continuava a ronzare imperterrito nella mia tasca. Cercai di ignorarlo.
Massi mi lasciò andare e mi guardò intensamente negli occhi: rividi quel suo sguardo così dolce e pieno d'amore che mi fece sciogliere.
-Sbaglio o prima hai detto che sembravo un cefalo?- chiesi fingendomi stizzita.
Lui risi accarezzandomi la guancia.
-Lo sembravi davvero.-
-Antipatico-, risposi mettendo il broncio per poi scoppiare a ridere.
-Pensi che risponderai mai al cellulare? Sta squillando da ore.-
Aveva ragione. Mi ero così concentrata sul bacio che avevo davvero dimenticato che il mio cellulare stava continuando a vibrare.
Lo presi e lessi il numero sul display.
-Mamma?- chiesi sorpresa mentre rispondevo.
-Era ora!- esclamò mia madre esasperata. –Ti avrò chiamato dieci volte.-
Mia madre era ancora in ufficio e di solito non mi telefonava a quell'ora. Doveva essere successo qualcosa.
-Va tutto bene?- chiesi preoccupata.
-No, non va tutto bene-, rispose lei con voce arrabbiata.
-Che è successo?!-
-Sei veramente assurda, Vale! Mi chiedo da dove ti sia uscito quel caratteraccio che ti ritrovi. Si può sapere perché non mi hai detto che i Donati sono tornati in Italia?!-
Era quella l'emergenza. Per me era stata una tragedia fin dall'inizio.
-Se oggi non avessi incontrato Catia Donati al bar davanti al mio ufficio, probabilmente non lo avrei mai saputo. E sai qual è stata la cosa più imbarazzante? Lei mi ha detto: "Ma come? Vale non ti ha detto niente? Eppure ha incontrato Riccardo in aeroporto ieri". Avrei voluto sprofondare in un mare di vergogna. Ed è tutta colpa tua!-
-Scusa, mamma. Mi è passato di mente-, Massi mi fissava preoccupato ma quella mia risposta data in tono annoiato doveva averlo tranquillizzato perché mi guardava sorridendo divertito.
-Comunque ho risolto invitandoli a cena stasera-, rispose mia madre con voce orgogliosa.
-Che hai fatto?!- esclamai sconvolta.
-Vale, non rompere. Sono amici di famiglia, e Riccardo ha passato più tempo a casa nostra che dai suoi quando eravate amici. Ho proprio voglia di passare una serata con loro, quindi torna immediatamente a casa e inizia a dare una pulita.-
-Ma mamma...-, risposi scocciata.
-Niente, ma mamma. Cerca di muoverti!- esclamò prima di chiudermi il telefono in faccia.
Guardai il mio cellulare sperando che esplodesse.
-Tutto bene?- mi chiese Massi accarezzandomi il braccio.
-Sì, ma pensi che andrei in prigione se uccidessi mia madre?-
Massi sorrise mentre io cominciavo davvero a riflettere su quale fosse il modo migliore per uccidere mia madre e farla franca. Era vero che volevo chiarire con Riccardo, ma quella stessa sera, con il contorno dei nostri genitori chiacchieroni e impiccioni, non mi sembrava proprio il momento migliore.
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Verso La Maturità
Romance||Sequel de Il Figlio della Prof|| La nuova versione de "Il figlio della prof" è ora un romanzo. Trama completamente rinnovata ma sempre Massi e Vale a farvi sognare. Il titolo è "La filosofia di Zorba" disponibile su Amazon, Mondadori, Feltrinelli...