Capitolo 21.

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N/B : potete immaginare Theodore come Zac Efron e Kylie come Vanessa Hudgens :)

Theodore

Appena io, Jade , Phoebe e Ric rimettemmo piede alla Hardvard chiamai Kylie per dirle che ero arrivato. Il telefono squillava, ma lei non rispondeva. Decisi così di andare a sorprenderla, sapendo che Phoebe-la sua coinquilina- avrebbe trascorso la notte nella stanza di Ric.
Bussai un paio di volte e, dopo aver aspettato per un minuto buono senza ricevere risposta, decisi di entrare usando la chiave che Phoebe mi aveva lasciato.
La stanza era vuota. Andai a sedermi sul letto di Kylie, pensando che-essendo mezzanotte passata- sarebbe tornata presto.

Passó un quarto d'ora: il suo telefono squilló. Solo allora mi accorsi che era sulla scrivania. Pensando che fosse lei a chiamare per verificare dove fosse il suo telefono, risposi senza pensarci troppo.
"Skylar!" Una voce roca parló dall'altro capo del cellulare. "Non mi è piaciuto affatto come è finita la serata, ma prometto che mi farò perdonare," Continuò a parlare la voce maschile lasciandomi confuso. Di che cazzo stava parlando? E chi cazzo era? Ci pensai, poi realizzai che doveva aver sbagliato numero... Aveva detto 'skylar' infatti.
Nello stesso istante in cui stavo per aprire bocca, la porta fu spalancata e Kylie entrò nella stanza e la prima cosa che notai furono i capelli non più grigi ma bruni. Ancora prima di vedermi, chiuse la porta alle spalle colpendola con un forte pugno scoppiando in lacrime.
"Kylie!" La richiamai correndo da lei. Si voltó prima che la potessi raggiungere e rimase impietrita nel trovarmi.
"Theodore," la sua voce sussurrò il mio nome, come se lei non credesse ai suoi occhi.
"Skylar! Con chi cazzo stai parlando?" Gridò ora l'uomo al telefono e allora ebbi la certezza che si rivolgeva proprio a lei.
"Chi cazzo sei?" Risposi a denti stretti non riuscendo più a gestire la rabbia. Chiunque fosse, non avrebbe dovuto parlarle in quel modo.
Gli occhi di Kylie si spostarono sul cellulare e allora si affretto di corsi a strapparmelo di mano terrorizzata. Se lo portò alle orecchie e balbettò un debole "p-pronto?"
Strinse gli occhi mordendosi le labbra con forza e rabbrividì.
"È il f-fratello della mia coinquilina...n-non è come pensi...ti prego n-no...ho capito...già, anch'io..."Finalmente riattaccò e spostò lo sguardo su di me.
"Chi cazzo era quello?" Chiesi cercando di non dar troppo a vedere la mia rabbia.
"Cosa ti fa pensare di poter rispondere alle mie chiamate?" Non riuscii a guardare il suo viso poiché da quando mi aveva visto cercava di evitare il mio sguardo nascondendosi dietro ai ricci.
"Non cercare di cambiare argomento. Chi era quello?"
"Nessuno che ti riguarda, vattene." Strinsi i pugni lungo i fianchi. Mi stava allontanando di nuovo, questa volta non glielo avrei permesso.
"Kylie non mi muovo da qui finché non mi dirai cosa sta succedendo."
"Theodore non ho tempo per te in questo momento, va e parleremo domani."
"Per cosa hai tempo allora?" Le chiesi avvicinandomi a lei, lei abbassò il volto in modo che io non la potessi vedere. Feci un altro passo nella sua direzione e lei arretrò.
"Vattene," sussurrò e ora la sua voce tremava.
"Dammi una spiegazione e me ne andrò," dissi avvicinandomi ancora a lei. Le mie dita sfiorarono il suo viso ancora prima di vederlo, quando sollevai il suo mento per vederla negli occhi capii la ragione per cui si stava nascondendo: il labbro superiore era gonfio e una piccola macchia di sangue copriva la parte gonfiata. Sullo zigomo c'era un livido bluastro con un taglio in mezzo. I suoi occhi iniettati di sangue e gonfi mi dicevano che aveva pianto ancora prima di entrare nella stanza e lo sguardo devastato con cui ora mi guardava mi spezzò il cuore.
Accarezzai delicatamente prima il gonfiore sulle labbra, poi sfiorai lo zigomo ferito; sentivo il sangue bollirmi nelle vene mentre le chiedevo, "chi è stato ?"
Continuò a non rispondere. Invece chiuse gli occhi e sorrise abbandonandosi al mio tocco.
"Kylie, ti prego...."la supplicai non sapendo che altro dire per farla parlare.
"Sto bene...." Sussurrò riaprendo gli occhi. Presi la sua mano e la feci sedere sul letto. Presi il kit da pronto soccorso che Phoebe teneva sotto la sua scrivania e inizia a disinfettarle le ferite. Lei non si mosse, nemmeno quando il disinfettante fece contatto con la ferita aperta, il che mi fece pensare che ne era abituata. Quando finii misi un cerotto sulle due ferite, poi tornai a sedermi accanto a lei.
"Kylie è un'abbreviatura di Skylar quindi?" Domandai sperando in una risposta stavolta.
"Sì, ma non voglio che mi chiami così,"parló allarmata. Fui sorpreso dalla sua reazione quasi terrorizzata, ma non dissi nulla a riguardo, mi limitai ad un "come desideri."
"L'uomo che ha chiamato....ti ha fatto lui questo," sebbene la mia non era una domanda, lei deglutì poi ,abbassando lo sguardo, annuì.
"Perché?" Domandai con il tono più calmo con cui riuscivo a parlare seppure la rabbia mi stava divorando.
"Abbiamo litigato," rispose e rabbrividii all'istante.
"È il tuo ragazzo?"
"Lo puoi definire anche così direi..." Sospirò. Mi morsi il labbro non sapendo cosa dire. Mi alzai in piedi di scatto iniziando a sentirmi nervoso, camminai verso la porta, poi rendendomi conto che non sapevo nemmeno il nome di quel bastardo tornai a sedermi accanto a lei. Dovevo scoprire chi fosse....a tutti i costi.
"Lo fa spesso?"
"No, solo quando è arrabbiato con me."
"Perché continui a stare con lui?"
"Mi tratta bene, non è come sembra..."rispose passandosi le dita fra i capelli. Le aveva messo le mani addosso, come poteva dire che la trattava bene?
"Hai paura di lui?"
"Non ho paura di lui," mormorò ed io capii che lo disse più per convincere se stessa che per convincere me.
"Perché non mi hai parlato di lui prima? Hai lasciato che ti baciassi...perché?" Chiesi iniziando a pensare a tutte le volte che le mie labbra furono sulle sue , convinto che fossero solo mie...
"Mi dispiace..." Il fatto che non si sforzava neanche a giustificarsi mi rendeva furioso, ma sapevo che c'era qualcos'altro che non mi stava dicendo.
"Perché?"
"Da oggi ti lascerò in pace...in fondo sapevo che era troppo bello per essere vero..." Sussurrò a se stessa la seconda parte, ma io la sentii.
"Skylar-"
"Non chiamarmi così maledizione!" Lei rabbrividì e si alzò allontanandosi da me. La seguii.
"Kylie, non ti sto dicendo che voglio mettere fine a qualsiasi cosa ci sia  tra noi...vorrei solo capire perché non me ne hai parlato..."
"Sei arrabbiato?" Domandò lei confusa dal mio tono di voce calmo che contraddiceva i pugni ancora chiusi.
"Per quello che ti ha fatto molto."
"Non sei arrabbiato perché ti ho mentito?"
"Vorrei che tu me lo avessi detto, ma non è questa la mia preoccupazione in questo momento..."
"Cosa tu preoccupa allora?" Domandò avvicinandosi a me.
"Il fatto che continuerai a stare con questo bastardo," mormorai riportando lo sguardo sulle ferite.
"Non è male come sembra...lui ha solo problemi a gestire la rabbia, non mi farebbe mai-"
"Cosa?" Ora non potei più stare calmo. Lei arretrò spaventata dal cambio del tono.
"Non mi dire che non ti farebbe mai del male perché la prova che sbagli è proprio quí!" Urlai indicando le ferite.
"Abbassa la voce," sibilò fulminandomi con lo sguardo. Ricordai il fatto che era ossessionata dalla paura di essere espulsa e allora decisi di calmarmi.
"Non ti riguarda comunque. Se vuoi continuare a divertirti con me devi accettare-"
"A divertirmi con te?" La interruppi offeso.
"Sai cosa intendo,"
"No, non so niente...non so proprio niente a quanto pare," e poi, stufo di cercare di capire cosa volesse veramente da me, lasciai la stanza e andai al mio dormitorio.

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