A Londra il tempo non era diverso dal solito: il freddo non mancava di certo, il cielo aveva la solita sfumatura grigia mattutina, ma perlomeno mancava la pioggia. Mi strinsi addosso il cappotto camminando più velocemente verso il Music Empire, il negozio musicale in cui lavoravo. O meglio, che possedevo.
Entrai dentro e, come tutti i giorni, Lorenzo-il mio assistente-era già li.
"Buongiorno Hope," pronunciò con il suo adorabile accento italiano, rivolgendomi un sorriso altrettanto adorabile.
"Ciao Lorenzo," risposi ricambiando il sorriso, prima di appoggiare sul bancone i caffè e le ciambelle che avevo in mano.
Io e Lorenzo ci eravamo presi l'abitudine di fare colazione insieme prima di iniziare il lavoro, era un modo piacevole di iniziare la giornata ecco.Dopo aver finito la colazione, iniziammo il lavoro. Accordammo gli strumenti che si erano scordati e rimpiazzammo quelli che erano stati venduti il giorno prima con altri.
Una mezz'ora più tardi il negozio iniziò a riempirsi di clienti, si avviò così il vero e proprio lavoro.La giornata passò abbastanza veloce e alle 19:00 eravamo già pronti a chiudere.
"Uhm...Hope, ti posso chiedere un consiglio?" Parlò improvvisamente Lorenzo mentre io spazzavo.
"Dimmi."
"La prossima settimana Janine compie gli anni, quando eri giovane cosa ti piaceva avere?" Domandò Lorenzo timidamente. Risi per la sua domanda buffa.
"Quando ero giovane? Ho ventiquattro anni Lorenzo, okay sono più grande di te di sei anni ma non sono così vecchia dai!" Lo corressi facendolo arrossire. Ero sicura che se non fossi stata mamma di un bimbo di quattro anni Lorenzo mi avrebbe vista come una sua coetanea.
"Comunque...portala ad una cena romantica ma non regalarle le solite smancerie come anelli o braccialetti eccetera...potresti regalarle il completo di Calvin Klein, ad esempio," proposi e la sua espressione si rallegrò immediatamente.
"È veeeero! Me lo aveva pure detto che se lo voleva prendere!" Esclamò. "Grazie Hope," aggiunse poi.
"Di nulla," risposi arruffandogli i capelli.Quando chiudemmo il negozio ci salutammo, poi ognuno se ne tornò a casa.
Mentre camminavo verso casa mia mi ritrovai a ripensare agli ultimi anni della mia vita. Erano cambiate così tante cose in così poco tempo....
Ero felice però. Questo è ciò che contava.
"Mamiiiii!" Gridò Christian correndomi contro insieme a Simba appena entrai in casa. Mi inginocchiai e presi i miei piccoli fra le braccia: era cosí bello essere sempre accolta con tanto affetto ogni volta che entravo in casa.
Chiusi la porta alle mie spalle poi presi Christian in braccio, che allacciò le gambe attorno alla mia vita appoggiando la testa al mio petto.
Mio figlio era il bambino più dolce e affettuoso del mondo, non avrei potuto chiedere di meglio.
Accarezzai i suoi soffici capelli biondi e andai a sedermi sul divano.
"Dov'è papi?" Domandai guardandomi attorno.
"È in cucina," rispose Christian. Lo appoggiai sul divano, gli posai un bacio sulla fronte poi andai in cucina, dove trovai il mio uomo cucinare di spalle.
"Ehi," sussurrai circondando il suo corpo con le mani.
"Ma ciao," rispose lui prima di appoggiare il coltello e voltarsi verso di me, per poi darmi un lungo bacio.
"Tutto bene?" Chiesi allungando la mano per rubare una patatina fritta.
"Sì, tu ?" Annuii infilando la patatina in bocca. Lui si abbassò su di me e me ne rubò metà sogghignando.
"Ehi!" Lo rimproverai e lui ridacchiò.
Poco dopo le sue mani trovarono la mia, per poi portarla alle labbra e baciarla.
Il luccichio del diamante al mio dito attirò la mia attenzione, dando vita ad un vivido flashback .
~Avevo rotto con Blake da poco, e-come ci si poteva aspettare- ero caduta in depressione e niente, neanche la nascita di mio figlio, sembrava riuscire a guarire la ferita.
Avevo così scaricato tutta la responsabilità su Luke. Avevo incolpato lui di tutto ciò che era successo, gli avevo urlato contro che lo odiavo, che avrei preferito morire piuttosto che avere suo figlio. Avevo usato tutte le sue insicurezze e i suoi punti deboli per farlo soffrire...stranamente questo però non mi faceva stare meglio.
Fu così che quando nostro figlio nacque io -che mi ero rifiutata anche solo di vederlo- avevo detto all'infermiera di darlo a suo padre o a chiunque altro se Luke non l'avesse voluto.
Tuttavia Luke lo volle eccome. Si era preso cura di lui meglio di quanto avrei potuto fare io. ...
Io nel frattempo ero a Seattle dai miei , che dopo aver scoperto la verità avevano avuto la decenza di starmi accanto invece che giudicarmi. Ovviamente mio padre non poteva non procurare da Seattle una tata professionista Londinese che potesse dare una mano a Luke, io gli avevo lasciato fare. Non perché tenessi alla salute di mio figlio, ma perché non me importava di lui.
Già, ero arrivata a quel punto e solo il pensiero mi fa venire voglia di piangere ininterrottamente...
Comunque, era passato circa un mese ed io ancora non avevo visto mio figlio.
Passò un altro mese , e ancora nulla.
Un altro mese ancora, ma niente....Nel frattempo io mi ero trasferita nell'appartamento in cui avevamo vissuto io e Blake dopo il suo incidente.
Iniziavo a stare meglio...
Piano piano rimisi su qualche chilo, iniziai a uscire più spesso con Sam e Vicky e dopo un altro mese ancora mi potevo considerare "normale" di nuovo.
Facevano quindi cinque mesi.Un giorno, mentre scorrevo la home di un social network, mi imbattei in una foto-la prima foto- pubblicata da Luke: c'era la sua grande mano aperta, poi c'era un seconda mano minuscola che circondava il suo pollice.
Era bastata quella foto a farmi volare a Londra quella stessa notte, per poi trovarmi il mattino seguente faccia a faccia con Luke sulla soglia del nostro appartamento.
Incontrai mio figlio per la prima volta.
Luke mi disse che lo aveva chiamato Christian perché pensava che mi avrebbe fatto piacere chiamarlo come mio padre, il che era giusto.
Avevo temuto che Luke mi avrebbe urlato in faccia, che mi avrebbe vietato di vederlo o di avvicinarmi a lui....ma Luke non aveva fatto questo. Lui aveva fatto l'opposto, mi aveva accolto in quella che era diventata la sua famiglia e mi aveva insegnato a prendermi cura di Christian.
Da quel momento in poi avevamo vissuto insieme, diventando una vera e propria famiglia.
L'anno successivo Luke mi chiese di sposarlo ed io, che a quel punto avevo imparato ad amarlo, dissi di sì.
Perché sposare Luke quando avevo sempre rifiutato l'idea del matrimonio a quell'età? Per il semplice fatto che se non avessi sposato Luke- che amavo e con il quale condividevo un bambino- non avrebbe avuto senso sposare qualcun altro.~
"Ti amo Luke, grazie per tutto," sussurrai abbracciandolo con forza.
Lui ricambiò l'abbraccio stringendomi tra le braccia.