Capitolo 1

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Capitolo 1
HOPE
Era notte fonda, mi muovevo lentamente sulla mia tavola da Skate su una delle tante strade di Londra, deserte e fredde come sempre. Nel frattempo stringevo la mia amata Marlboro tra le labbra, risucchiandone fumo, giusto per riscaldare i miei polmoni. Le cuffie cacciate nelle orecchie mi trasmettevano Back In Black degli Ac Dc , non lasciando altri rumori infiltrasi.
Finalmente vivevo la vita che volevo, ero libera, indipendente dal resto del mondo. Tornavo a casa mia quando ne avevo voglia, ci portavo chi volevo, dormivo con chi mi pareva e piaceva, vivevo a Londra...tutte cose che mi erano vietate fino a un anno prima.
Il fatto era che stavo lentamente riprendendo il mio equilibro, stavo guarendo dalle mie ferite. Mi ero lasciata alle spalle una vita piena di bugie, dolore e sofferenze , nella speranza di trovarmi meglio in questo posto, dove quasi nessuno aveva idea di chi fossi, o di quale sia la mia storia. E ci stavo riuscendo.
Girai l'angolo che mi avrebbe portato a casa mia e venni subito travolta da un'enorme ventata di aria fresca, che fece svolazzare indietro il ciuffo di capelli insieme al cappuccio.
Una volta arrivata davanti alla soglia del palazzo del mio appartamento Scesi dalla tavola, tolsi la sigaretta ormai consumata dalle labbra e la buttai per terra , pestandola con il piede.
Richiamai l'ascensore e aspettai qualche secondo prima che le porte si aprissero. Entrai , trovandolo ovviamente vuoto. Certo, chi era così pazzo da uscire alle tre del mattino in un mercoledì a Londra, a parte me?
Appena si chiuse l'ascensore mi voltai verso lo specchio per darmi una sistemata. Come sempre i miei lunghi capelli ,ora azzurri come il cielo, andavano da tutte le direzione.
Il mio viso privo di trucco era bianco quasi come la neve, con qualche piercing in più rispetto all'anno prima e il naso leggermente rosso per il freddo.
Tuttavia ero fiera del mio aspetto, la mia autostima era alle stelle, come sempre in fondo.
Quando l'ascensore arrivó al mio piano uscii , dirigendomi verso il mio appartamento.
Mi fermai nel posto appena sentii rumori proveniere proprio da lì.
"Più veloce! Oh...sì! Proprio lì !" Gesù...non che fosse la prima volta che quel coglione scopava alle tre del mattino, ma almeno poteva chiedere alla troia che si era portato quella notte di abbassare il volume.
Entrai nell'appartamento irritata, appoggiando prima il mio skate , poi dirigendomi verso la stanza del coglione con cui condividevo la casa.
"Abbassate quel cazzo di volume! Sono le tre del mattino porca troia!" Urlai battendo sulla porta.
"Cazzo, è arrivata...." Gli sentii mormorare, prima di iniziare a ridacchiare in modo infantile.
Per la ottocentesima volta mi chiesi perchè tra tutte le persone al mondo, avevo scelto proprio lui per viverci insieme. Ah giusto, lui era l'unico con cui potevo avere una santa scopata senza trovarmi drammi d'amore in seguito, come succese con Alex poi...
Qualche secondo dopo, il cretino spalancó la porta, completamente nudo, con un ghigno sulla faccia.
"Ti vuoi unire a noi, per caso?" Chiese con tono provocante.
"No Luke, ma giuro che se non abbassate il volume castreró te e la tipa che ti sei trovato!" Gli urlai contro. Come era successo tutto? Come ero finita a vivere con Luke? Lunga storia.
"Avanti Hopes, Anita ha delle bocce che non ti dispiacerebbero affatto," sussurró cercando di convincermi.
Ci pensai un attimo. Non facevo sesso da neanche una settimana, e sembravano essere passati anni...
"È figa?" Chiesi cominciando a prendere in considerazione la cosa.
"Anita vieni un attimo quì tesoro," la chiamó lui e dopo neanche due secondi la ragazza fu già davanti a me, anche lei completamente nuda.
Era una tipica bionda tinta, occhi azzurri, corpo magro senza curve, tette enormi, chiaramente rifatte...era figa dai.
Anita si leccó le labbra passandosi la mani in mezzo ai capelli, guardandomi in modo seducente, non mi ci volle altro per sogghignare e farmi trascinare dentro la stanza dai due.

* * * * *

Un'ora più tardi mi ritrovai stesa accanto al biondino, completamente nuda, con una sigaretta tra le labbra, svuotata dall'orgasmo appena avuto. Anita era dall'altra parte del letto, con la testa appoggiata sul petto di Luke, come se fossero amanti, mentre io avevo la testa messa sull'appoggia testa, a godermi la vita.
Sentii Luke tossire appena feci uscire il fumo soffiandolo dalla loro parte, apposta.
"Metti via quella merda!" Disse muovendo le mani in aria, per togliere le nuvole di fumo. Risi per la sua esagerata reazione e gli passai l'oggetto.
"No, sai che io quella roba non la tocco..." Oh già, mi dimenticavo sempre del fatto che Luke si ubriacava fino a vomitare l'anima, ma non toccava mai il fumo. O almeno da quando sua madre morì di cancro...
"E tu dovresti fare lo stesso," mormoró strappandomi la sigaretta dalle dita e alzandosi dal letto, per poi gettarla nella finestra.
"Va bene papà, non lo faró più scusa," alzai gli occhi al cielo. Avevo la testa un pó pesante, ma questo non fermó i pensieri che avvolsero la mia mente appena pronunciai la parola "papà."
Non vedevo mio padre dal giorno del diploma di Phoebe e Ric, e nemmeno mia madre, Theodore...e Blake.
Erano tutte persone con cui non volevo più avere a che fare ed infatti misi fine ad ogni contatto che avevo con loro.
Dopo aver visto Blake quel giorno, e dopo avergli detto che lo tradivo in continuazione , per ferirlo, per averlo visto con quella ragazza dal viso famigliare, sapevo che era arrivato il vero momento di voltare pagina. Il dolore non era sparito del tutto, ma ci feci l'abitudine, e diventó una cosa normale per me. Pensavo ancora a lui, non lo avevo dimenticato, anzi, capitavano ancora le volte, anche se sempre più rare, in cui urlavo il suo nome mentre ero in un rapporto con un altro, ma non era più come prima. Con l'aiuto di un'altro pó di tempo sarei finalmente riuscita a dimenticarlo del tutto, ne ero certa.
Per quanto riguardava i miei e Theodore, non avrei mai dimenticato ció che avevano fatto. Mi avevano mentito, si erano presi tutti giochi di me e non mi avevano detto la verità. Non ne volevo più sapere nulla di loro, e anche se mio fratello faceva di tutto per contattarmi, rifiutai ogni sua chiamata, cancellai tutte le sue mail senza nemmeno leggerle, e lo stesso facevo con i messaggi.
Per quando riguardava Phoebe, beh lei si stava godendo la vita con il ragazzo dei suoi sogni in uno dei college più costosi del mondo, già lei ed Eric erano stati accettati alla Hardvard, la stessa università di Theodore. Parlavamo spesso, ci raccontavamo le cose e quando avevamo l'occasione ci riunivamo tutti, chiamando anche il nostro vecchio gruppo.
Non era andata come temevo, anche se eravamo tutti sparsi per il mondo, trovavamo sempre l'occasione per stare insieme, per fare qualche giro insieme in moto e ridere dei nostri vecchi ricordi. Quelli erano la mia vera famiglia. Quelli, e il biondo steso accanto a me...
"Ehm...io ora devo andare..." Mormoró all'improvviso La ragazza dalle tette gommose , della quale non ricordavo neanche più il nome.
"Vuoi un passaggio?" Chiese Luke sollevandosi di nuovo dal letto, insieme a lei.
"Non abito molto lontano da quì, ma sarebbe gentile da parte tua..." Rispose mentre iniziava a vestirsi.
"Okay, ti riaccompagna Hope con la sua moto . Non ti preoccupare."
"Te lo scordi. Sono appena rientrata," ribattei, senza la minima voglia di uscire di nuovo fuori.
"Va beh dai, non fa nulla. Torno a piedi..." disse la ragazza, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe.
"Hope, sai che ho appena messo a riparare la moto, e che il mio ginocchio non è ancora del tutto guarito dall'ultimo incidente!" In realtà era solo scivolato dalla moto e si era sbucciato il ginocchio...
"Non vuoi che il grande amore della tua vita finisca sotto una macchina per colpa tua, vero?" Stavo per rispondergli, quando mi bloccai. Il grande amore della mia vita. Sarah. Sarah era stata presa sotto da una macchina.
Scossi la testa, scacciando quel pensiero dalla testa mentre dicevo, "okay okay, ti accompagno io..."
Luke sembró leggermente sorpreso dalla mia decisione, ma non disse nulla.
"Potremmo andare a piedi? Ho paura delle moto..." Chiese la ragazza, leggermente in imbarazzo per la sua fobia. Sbuffai, poi rimisi le chiavi a posto.

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