Capitolo 5

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Ho appena finito le lezioni pomeridiane e sono distrutta. L'insegnante a cui sono stata assegnata è il mio professore di storia, Mr. Greyson e ho scoperto che nel mio gruppo c'è Zack. Ogni insegnate ha un gruppo, Meredith è in quello della professoressa di biologia.

Mr. Greyson mi ha aiutata molto visto che sono nuova, e ci siamo allenati sulla respirazione sott'acqua. Sono abbastanza brava, respirare con le branchie è difficile e al momento sono riuscita a rimanere sommersa per due minuti e quarantatre secondi.

Vado verso la mia stanza trascinandomi dietro lo zaino ed i libri, quando sento qualcuno corrermi incontro. Meredith.

«Allora, com'è stato?» mi dice guardandomi con gli occhi luminosi. Ci tiene al fatto che mi senta bene in questo posto. E in effetti è così. Sono passati solo tre giorni e ho conosciuto tre persone, ho imparato a mantenere la calma quando sono tra la gente e sto scoprendo i vantaggi della mia mutazione. Cosa posso volere di più?

«È stato strano perché non ho mai fatto una cosa del genere, però anche molto...» divertente? Interessante? «...soddisfacente». Non era l'aggettivo che volevo usare, ma sì è stato anche soddisfacente. È stato una figata. Lei raggiunge la sua camera, a tre porte di distanza dalla mia, e mi da appuntamento per cena.

Io vado nella mia, decisa a farmi un lungo bagno tra la schiuma. Non vedo l'ora.

Entro ed inizio a spogliarmi mentre apro l'acqua, che profumo con dei sali che dovrebbero aiutare il rilassamento. Anche se non credo servano a molto, il bagno in sé è già sufficiente. Mi immergo nella vasca ed è talmente una bella sensazione che mi si chiudono piano gli occhi.

Il cellulare che squilla mi sveglia all'improvviso e mi allungo per prenderlo. È un messaggio da Meredith: Ma dove sei finitaaa? Oh, merda. 

Ehm.. oooops, mi sono addormentata in vasca.

Il messaggio che mi manda un risposta mi fa scoppiare a ridere.

Brutta pigrona! Sbrigati e porta subito il tuo culo fuori da quella stanza.

Quando esco dalla vasca e inizio ad asciugarmi, mi cedono le gambe. Il bagno mi ha rilassata, ma sono davvero sfinita. Scrivo a Meredith che sono troppo stanca per scendere e lei mi capisce. È pur sempre stata la prima volta che ho allenato il mio "dono".

Mi metto subito a letto, stanca ma felice, e mi addormento come un sasso.

Sono immersa nel buio. Tutto intorno a me è nero e l'unico rumore che sento è il mio respiro. Non so dove sono e mi concentro per captare qualcosa: un suono, un fruscio, una pulsazione. So di essere in un sogno perché mi ricordo di essermi addormentata con la luce accesa, a meno che io non sia sonnambula, ma non credo. Cioè, non mi è mai capitato. Non so che fare, quindi inizio a camminare. Faccio solo pochi passi perché è davvero buio, non riesco neanche a vedermi la mano. E ammetto di avere paura, paura dell'ignoto.

Una goccia mi cade sul collo e brividi di freddo e spavento si irradiano dalla mia schiena fino alla punta delle dita dei piedi. Forse sono in una caverna, la goccia è caduta dall'alto. E poi qui dentro l'umidità è altissima, mi sento i capelli bagnati sulle spalle. Mi viene un'illuminazione: sono in un sogno di sicuro, ero andata a dormire con un asciugamano in testa, ed ora non ce l'ho. Mi tocco i vestiti. No, non sono in pigiama. Tutto questo è solo lo scherzo della mia mente affaticata.
Cammino verso destra. Ora che so che niente di tutto questo è reale ho molta meno paura. Cerco di raggiungere la parete che in teoria dovrebbe esserci. Faccio circa venti passi e finalmente sento qualcosa sotto le dita. Ma non mi pare una parete. Tocco ancora. Sembra quasi... un braccio?!? Tolgo di scatto la mano e inciampo. Cado indietro e non faccio neanche in tempo a mettermi ad urlare che sbatto la testa.

Mi alzo di scatto dal letto. Sono in pigiama, l'asciugamano che prima avevo in testa è a terra. La luce è ancora accesa e tiro un sospiro di sollievo. Sono al sicuro. La testa che avevo sbattuto in sogno fa un po' male, ma di sicuro è solo un'impressione. Mi stiracchio e mi alzo per spegnere la luce. La sveglia sul comodino segna le tre di notte, posso dormire altre quattro ore.

Mentre cammino verso il letto più che contenta di tornare a dormire, sento un tonfo. È debole quindi è distante dalla mia camera, ma mi preoccupo lo stesso. Il sogno mi ha lasciato addosso una finissima patina di paura. Decido di prendere coraggio e andare a vedere cosa può essere successo. Insomma, può essere qualcuno che è caduto dalle scale, chissà. Esco da camera mia in punta di piedi e vado verso il rumore che continua a ripetersi. Il suono si fa più forte quindi sono sicura di essere sulla strada giusta. Mi muovo veloce e sicura sul parquet, i piedi nudi e il braccio destro appoggiato alla parete. Il tonfo si ferma ed io scendo le scale verso il dormitorio maschile, dove l'ho sentito per l'ultima volta.

Cammino senza far rumore e all'improvviso quello che penso sia un corpo mi sbatte contro una parete.

«Cosa stai facendo, ragazzina?» mi dice una voce all'orecchio. Il fiato della persona sconosciuta mi solletica la guancia e il collo. Mi vengono i brividi, anche se non so per quale motivo. Ma di una cosa sono certa: qualcuno mi ha scoperta. Avrei dovuto fare più attenzione. Cazzo, adesso sono fregata. Come farò a scoprire l'origine di quei tonfi continui?

«Io... ecco, io...». Non ho le palle di rispondere. Non riesco a vedere molto bene chi mi abbia incastrato su questa parete, ma è di sicuro qualcuno di molto alto. Forse più alto anche di Lucas. Cazzo. Questa cosa non va bene. Fortunatamente anche io, come lui, sono protetta dal buio. Questo gioca a mio favore. Anche se domani mattina lo incontrassi nessuno dei due saprebbe l'identità l'uno dell'altra.

Sento lo sconosciuto ridacchiare.

«È meglio che torni a fare la nanna, piccolina». Piccolina a chi, brutto stronzo? Ride ancora. Che nervi. Mi inchioda qui e inoltre mi insulta. Non sono piccola, ho 17 anni, sono solo bassetta. Un bel pugno sul suo faccino lo potrebbe zittire alla grande, ma forse è meglio tenere le mie doti da lottatrice al sicuro ancora per un po'. Non sia mai che i miei due fratelli vengano qui a sgridarmi per aver scoperto subito le mie carte.

«Buonanotte Catherine» dice poco prima di sparire velocemente senza lasciare nessuna traccia dietro di sé. Coooosa? Come ha fatto a vedermi? È buio pesto! E come fa a sapere il mio nome? Ok che sono la ragazza nuova, ma di sicuro non sono così famosa. Sono un po' confusa. Che quel ragazzo abbia una mutazione particolare che gli permette di vedere al buio? Se è così sono prorpio stata sfigata! Proprio lui doveva scoprirmi?

Decido di tornare nella mia stanza prima che mi becchi qualcun'altro. Per fortuna lo sconosciuto non era un professore, altrimenti sarei finita nei casini. Mi è anche andata quasi bene pensandoci. Speriamo solo che quel tipo non faccia la spia.

Salgo le scale di corsa. Raggiungo la mia stanza e mi ci chiudo dentro. Vado verso il letto e mi ci distendo  sopra. Come cavolo ha fatto a vedere chi sono? Voglio dormire, ma non riesco a fare a meno di pensare ed a rimuginare su quel tipo protetto dal buio. Lui per me rimarrà un caso aperto, un caso che non troverà mai colpevole.

Mutations' Academy (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora