Capitolo 18

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Sono circondata dal buio, ma non riesco a capire se l'ambiente in cui mi trovo è effettivamente immerso nell'oscurità o se sono io che non ci vedo.

Provo a muovermi ma sono completamente intorpidita. Le braccia e le gambe non rispondono ai miei comandi. Rimangono immobili a discapito dei miei sforzi.

Inizio ad innervosirmi. Non riesco a muovere niente, solo i miei pensieri e il mio cervello reagiscono.

Dove cavolo sono?

Il cuore corre come un pazzo e sento i suoi battiti accelerati rimbombarmi nelle orecchie, che peggiorano la situazione cominciando a fischiare fastidiosamente. L'adrenalina entra in circolo.

Rimango ferma per un po' ad aspettare che accada qualcosa. Sono confusa, non dovrei star dormendo ora?

Il tempo passa, scandito da un ticchettio distante che fino a prima non sentivo. È ripetitivo, ridondante, e non fa che accrescere la mia ansia.

Finalmente inizio a prendere sensibilità alle mani e alle gambe, che, formicolando, si muovono appena.

Ma ecco scoperto l'arcano: sì, ho ripreso a muovere gli arti, ma di pochi centimetri. E perché? Perché sono incatenata ad uno schifo di parete!

La rabbia e il panico cominciano a scorrermi nelle vene. Che diavolo faccio ora? Come mi libero? Che cazzo mi invento?

Comincio a scuotermi in modo disordinato e convulso, anche se so che è inutile. La mia calma e la mia razionalità sono andate a farsi benedire!

E infatti, come volevasi dimostrare, dopo aver passato dieci minuti a dimenarmi sono ancora incatenata alla parete e più stanca di prima. Inutile. Tutto inutile.

Grugnisco, arrabbiata con chiunque mi abbia fatto finire qui, che sia un sogno o meno.

È tutto così reale! Reale come il bacio che ho ricevuto involontariamente stamattina, reale come le mie chiacchierate con Meredith e Alek, reale come la "Mutations' Academy", la scuola più strana che io abbia mai visto e frequentato.

La disperazione si impadronisce di me. Perché, perché devo sempre essere così curiosa? Perché non do mai ascolto alla parte razionale del mio cervello? Sono un disastro... 

Una calda lacrima che non sono riuscita a trattenere cala giù dalla mia guancia, fino ad arrivare alla gola ed essere poi asciugata dai miei capelli lunghi. Non so se sia per la paura, per la disperazione, o semplicemente per la delusione. Delusione verso me stessa. Insomma, io sono una lottatrice, non dovrei mollare e farmi abbattere!

Ed è con queste parole in testa che ricomincio a tirare i polsi e le caviglie. Io sono forte, io sono Cat e sono una lottatrice, io non mollo mai.

Me lo ripeto, più volte. Forse così potrebbero avere una parvenza di verità.

Ci provo, ci riprovo, ce la metto tutta, ma niente. Neanche sforzandomi al massimo riesco a combinare qualcosa. La voglia di piangere si fa di nuovo strada in me, ma la ricaccio indietro.

Sospiro forte e mi calmo un po'. La fatica si sente.

Ed è in questi pochi istanti di silenzio che sento dei passi, che probabilmente prima non avevo udito per il baccano che io stessa causavo.

Tendo le orecchie. Il sudore mi cala giù per la schiena e mi si accappona la pelle.

Il ticchettio lontano è ancora presente, i passi, invece, si fanno sempre più vicini. Sono leggeri, come se la persona che li compie non volesse farsi sentire.

Mutations' Academy (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora