Capitolo 10

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Sono sbalordita. Com'è possibile che uno studente sparisca così, per magia?

Ieri è stato traumatico. Abbiamo preso parte alle ricerche, ma di Jason, così si chiama il ragazzo, neanche l'ombra. È come se si fosse volatilizzato. Eppure tutti i suoi effetti personali erano in camera sua, quindi è da escludere che sia scappato. Ma come si fa a pensare all'eventualità di un rapimento? In una scuola poi, sotto gli occhi di alunni e professori?

Abbiamo girato in lungo e in largo, io e altri dodici studenti siamo stati tre ore sotto la pioggia a cercarlo per il parco, mentre il resto dei ragazzi l'hanno cercato per la scuola. Ma di Jason nemmeno l'ombra. Avevo pensato di andarmene di nascosto verso il lago e di provare a cercarlo lì, ma non mi sono potuta allontanare dal gruppo. Poi mi era venuto in mente che nessuno sa della sua esistenza, a parte me e, in teoria, Aryan, e in quel momento non ho più saputo che pensare.

Ancora adesso la mia mente non vuole sapere di stare un po' tranquilla. Continua a sfornare teorie su teorie, alcune anche troppo fantasiose.

Oggi è lunedì, e, visto l'accaduto, il preside ci ha lasciato un giorno per smaltire la cosa. Meredith era a dir poco sconvolta, ci mancava solo che svenisse là in atrio. Poverina, è così sensibile...

Visto che è ancora mattina presto e in giro non c'è nessuno, decido di anticipare, se così si può dire, l'abituale allenamento di sabato. Proprio non ce la faccio a rimanere a letto.

Così prendo la mia roba e mi dirigo con passo spedito verso la palestra. Cammino per i corridoi deserti con passo deciso, guardandomi in giro. Insomma, non si sa mai. L'eco dei miei passi rimbalza da una parete all'altra e la fioca luce del sole che entra dalle finestre rende il tutto un po' inquietante.

Raggiungo velocemente la mia meta, e trovo il silenzio ad accogliermi. Mi metto velocemente i guanti. In questo momento, la voglia di colpire qualcosa per la frustrazione accumulata è più forte che mai.

Faccio qualche saltello, mi metto in posizione e comincio a colpire senza uno schema preciso. Di solito penso sempre a dove indirizzare il colpo, ma in questo momento ho solo voglia di sfogarmi, di togliermi questo peso dallo stomaco.

Pugno.

Pugno.

Calcio.

Schivata.

Pugno.

Calcio.

Pugno.

«Frustrata, tesoro?» sento dire da qualche parte dietro di me. Oddio, ci mancava solo lui. In questo momento sono fuori controllo, se fa qualcosa per me fastidioso potrei saltargli addosso e colpirlo, cosa che non voglio fare.

Non mi è mai piaciuto colpire la gente, a meno che non fosse solo un allenamento o un gioco. Ma ora non so cosa potrei essere in grado di fare. Ha ragione, sono frustrata.

Faccio un respiro profondo, perché devo assolutamente evitare di fargli del male. Sarà anche Aryan, ma non se lo merita, per ora.

«Che vuoi?» gli dico volgendogli ancora le spalle.

Lo sento sbuffare e il suono mi arriva più vicino rispetto a quello di prima. Si sta avvicinando, non lo doveva fare.

«Mi sembra chiaro. Te, sciocchina». Sciocchina, eh? Dio santo lo strozzo con la sua stessa lingua.

«Fermo. Dove. Sei. Non provare ad avvicinarti ancora» gli dico stringendo i pugni e gli occhi. Sento ancora i suoi passi. Figurarsi se mi dava retta. Che fastidio.

«Altrimenti?» dice. È sempre più vicino.

Penso al caos che ho in testa, alla tristezza per la mancanza delle persone che amo, alla rabbia per il ragazzo scomparso, alla frustrazione dovuta al non riuscire ad avere le risposte che cerco. Tutto mi travolge come un uragano. Tutte le emozioni represse esplodono con un boato assordante che mi destabilizzano. Tutto è accentuato, e non mi trattengo più. Mi giro e mi fiondo addosso all'essere più fastidioso che io abbia mai conosciuto. Lo colpisco alla ceca, con gli occhi pieni di lacrime che non mi permettono di vedere niente. Sfogo tutto su di lui.

Le lacrime cominciano ad uscire, ma io non smetto di colpirlo. So che non gli sto facendo male veramente, sono fiacca, ma mi aiuta a sfogarmi.

Colpisco e colpisco e colpisco. Le lacrime mi bagnano il collo e faccio fatica a respirare per lo sforzo.

Cado a terra in ginocchio, mi appoggio le mani ancora dentro i guantoni sugli occhi, e continuo a piangere, fregandomene di mostrarmi debole. Non ce la faccio più.

Singhiozzo forte, mentre Aryan non fiata. Probabilmente nota che non riesco più a fermarmi, così inaspettatamente, si inginocchia davanti a me e mi abbraccia.

Piango sulla sua spalla, mentre lui mi accarezza la schiena per calmarmi, incurante delle lacrime che gli stanno bagnando la maglietta blu.

Me lo godo, il suo abbraccio, me lo godo davvero. Non ho mai abbracciato un maschio oltre ai membri della mia famiglia. E, inoltre, so che questo non capiterà mai più. So già che tra qualche secondo mi renderò conto di quello che sto facendo e mi incazzerò a morte con me stessa. Non dovevo lasciarmi andare, proprio non dovevo.

Annuso il suo buon odore, e finalmente esaurisco le lacrime.

«Shh, tranquilla... lo so, questa scuola è un gran casino, mi dispiace piccola» dice sussurandomi all'orecchio.

E sono proprio queste parole a farmi uscire dal mio trans mentale. Che sto facendo? Per l'amor di Dio, lui è Aryan! Il seduttore!

Apro gli occhi di scatto e lo allontano spingendolo con tutta la forza che ho. Lui mi lascia andare, e sono finalmente libera di darmela a gambe.

Aryan Sword mi ha abbracciata. Dio mio, sono un'idiota.

Corro velocissima per la scuola, impaziente di raggiungere la mia stanza. Ho ancora i guanti alle mani e ho lasciato la mia borsa in palestra, ma per ora non mi importa. Voglio solo allontanarmi da lui.

La mia meta sembra non arrivare mai e quando finalmente arrivo davanti alla porta della mia stanza mi concedo di prendere fiato. Respiro profondamente ed entro.

Chiudo la porta a chiave per sicurezza e mi butto sul letto. Mi copro la faccia con le mani e ricomincio a piangere. Piango forte e per molto tempo, faccio uscire tutto. Ma stavolta il motivo è un altro. So che quello che è successo in quella palestra non succederà mai più. Quell'abbraccio sarà l'unico e l'ultimo. Ed è proprio questo che mi fa stare male. Perché quell'unico segno di affetto che c'è stato fra noi mi mancherà. Ed il rimpianto di quello che avrebbe potuto esserci stato tra noi se solo lui fosse stato diverso, mi accompagnerà fino a quando lui uscirà dalla mia vita.

Mutations' Academy (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora