Capitolo 15

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La lezione di matematica è più noiosa che mai. La signora Kestol continua a blaterare a proposito dei logaritmi, argomento che ho già fatto con mio padre, e non ho nessunissima voglia di concentrarmi sulla parole che le escono dalla bocca sottile ricoperta da un rossetto color carne. Sbuffo e faccio almeno finta di seguire.

Sono sempre stata abbastanza brava a scuola. Anche quando poi dovetti studiare a casa, il mio impegno non era affatto calato, anzi, sapere di non essere sotto pressione per i vari test obbligatori, mi rendeva molto più tranquilla e concentrata. Studiavo per me, non per un voto. I miei non mi mettevano affatto fretta, anzi. Se loro non riuscivano a spiegarmi un argomento o semplicemente quest'ultimo non faceva parte delle loro competenze, mi affiancavano ad un insegnante privato per un po'. La cosa non mi ha pesato eccessivamente. Sì, ero in imbarazzo, ma loro non sapevano il motivo del mio nascondermi dagli altri, cosa che riusciva sempre a farmi mantenere la calma. Inoltre rimanevano solo per poche ore al giorno, quindi dopo essermi abituata non mi facevo problemi.

Sbuffo e inizio a tirare palline di carta sui riccioli del ragazzo seduto di fronte a me. È orami da due settimane che stresso l'anima a questo ragazzo senza saperne il nome, ormai anche lui ci ha fatto l'abitudine alle mie palline. Cerco di centrare il ricciolo sporgente in alto a destra ma continuo a mancarlo. Accidenti.

«Signorina Purity, mi auguro stia seguendo». Oh merda, ma sta parlando con me?

«Certo prof.» dico tirando fuori il quaderno dal sottobanco. Non l'avevo neanche tirato fuori, che errore da principiante.

«Bene, allora non le dispiace venire alla lavagna per svolgere un esercizio, dico bene?». Dio che palle.

«Oh, sì, dice benissimo prof.» rispondo ironica. Che poi me le vado anche a cercare, eh.

Mi alzo tranquillamente e raggiungo la lavagna tenendo le mani in tasca. Non mi farò sottomettere da questa gente. Non mi farò sottomettere da delle regole insensate. Non mi farò sottomettere da questo istituto.

Sì, ok, chi voglio prendere in giro? Qui ci hanno tutti in pugno. Devo stare attenta ai miei movimenti, a non mostrare il mio animo ribelle che fino a qualche tempo fa non pensavo neanche di avere. Ma non mi schiaccieranno mai completamente. Io svelerò i misteri che avvolgono questo posto, con o senza il loro permesso. Scoprirò ciò che i vertici della direzione vogliono tenere nascosto. Perché io so che c'è qualcosa sotto. E non vedo l'ora di ficcare il naso, come al solito.

Arrivo davanti alla lavagna bianca e prendo il pennarello nero. Guardo la prof. con un sopracciglio alzato. "Allora? Vediamo che sai fare."

Mi assegna uno degli esercizi più difficili nonostante siamo ancora agli inizi delle spiegazioni. "Ah, e così cerchi anche di fregarmi?"

Mi giro verso la lavagna e sogghigno senza farmi vedere. Poverina, crede di potersi prendere gioco di me.

Ci metto un po' a svolgere l'esercizio, in effetti non è proprio facile, ma arrivata alla fine mi giro e le sorrido gentile. "Beccati questa!" Lei mi guarda dubbiosa, i miei compagni, invece, mi guardano come se avessero davanti un miraggio. Sì, ok, ammetto di essere stata brava, ma calmi, eh, non sono mica onniscente.

Alzo gli occhi al cielo tornando verso il mio banco con solo il quaderno chiuso appoggiato sopra.

«Bene ragazzi, continuiamo» sento dire dalla cattedra. Almeno adesso posso farmi tranquilla gli affari miei. Appoggio le braccia sul banco e la testa sopra di esse. Ho anche sonno da morire, devo smettere di andare in giro di notte. Anche se quella appena passata è stata una notte importante per me. Ho conosciuto Alek, e rimarrei sveglia anche per tre giorni di seguito se il risultato è questo.

Mutations' Academy (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora