Capitolo 12

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«Quattro fratelli?» chiedo con lo sguardo spalancato. Mantengo un tono bassissimo, ma si riesce a percepire comunque il mio stupore. Ok che nella mia famiglia siamo tre figli, ma cinque! Sono tanti, davvero.

«Mh, mh» annuisce ridacchiando.

È da circa un' ora che io e Aleksey chiacchieriamo seduti per terra e con la schiena appoggiata al muro. Non so come abbia fatto, ma con il suo carattere logorroico è riuscito a farmi aprire. Mi ha contagiata. Con Meredith parlo, sì, ma medito sempre sulle informazioni da condividere. Con Alek, invece, è bastato un quarto d'ora di conversazione per farmi partire come un treno. Gli ho parlato delle mie paure e dei miei dubbi, anche se sempre responsabilmente. Non ho accennato al lago, credo che gliene parlerò più avanti. Ho comunque infranto una delle regole più importanti dell'istituto e non so ancora se è un tipo rigido che non le infrange mai.

Gli ho parlato della mia famiglia, di quello che voglio dalla vita e di come mi sentivo un mostro all'inizio. Abbiamo conversato su tanti ambiti diversi, mi ha descritto il suo paese, la Russia, il suo stile di vita e i suoi ideali. Aleksey sta davvero imboccando la strada per diventare il mio migliore amico. È un ragazzo serio, ma non troppo. Parla tanto e a volte dice cose stupide giusto per alleggerire la tensione. Ha un bel senso dell'umorismo e ho dovuto più volte mordicchiarmi il labbro per evitare di scoppiare a ridere. Sa quel che dice e mi capisce. Non avrei mai pensato che questa giornata mi avrebbe portato lui.

Gli ho anche parlato della mia crisi, raccontandogli solo dell'abbraccio e della mia reazione.

«Non è che avevi il ciclo?» dice grattandosi la nuca.

«Ma sei serio?». Rido con la mano davanti alla bocca per evitare di far casino. «Sono sicura che se lo avessi avuto me ne sarei accorta». Ah questi ragazzi inesperti!

«Ah... beh forse sì».

«Come forse sì! Non è che inizio a perdere sangue da lì e non me ne accorgo. Ah, voi maschi e la vostra poca conoscenza sul corpo femminile!» dico alzando gli occhi al cielo? Ignoranti e zotici.

Lui ride per la mia reazione.

«Siamo permalosette, eh?» ridacchia ancora vicino al mio orecchio.

Rido anche io, perché a dire il vero non lo sono, non mi faccio mai troppo trasportare dalla emozioni, neanche dalla rabbia. Sto per tirargli uno schiffetto sulla spalla quando una voce sibilante fa fare un infarto a tutti e due.

«Che state combinando voi due? Andatevene subito nelle vostre rispettive stanze, stupidi incoscienti!» dice prepotentemente. Non riesco a vedere da dove arriva la voce e abbraccio Alek senza pensarci due volte, troppo impaurita per fare altro. Proprio io, che so combattere da anni e non mi faccio mai schicciare del tutto dalla paura, non riesco a fare altro se non tremare. Mi sento le gambe di gelatina. Alek mi tiene stretta, e in questo momento non posso far altro se non volergli bene.

Ma come è arrivato, il proprietario della voce se ne va. Un vortice d'aria ci investe e mi sale l'istinto omicida.

Aryan! Brutto angioletto dei miei stivali!

Vorrei corrergli dietro e tirargli un pugno su quel bel faccino. Che stava facendo qui? Che cosa vuole? E perché nascondere la propria voce in quel modo?

Aleksey si accorge del mio cambio d'umore e cerca di farmi rilassare.

«Ma cosa crede di fare quel piromane?» grugnisco stringendo i pugni.

«Non ti seguo».

«Aryan! Era lui!». Ne sono più che certa. Cos'altro può provocare uno spostamento d'aria in mezzo a un corridoio deserto?

Mutations' Academy (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora