Capitolo 7

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Finalmente è sabato. Oggi le lezioni non ci sono e ovviamente quasi tutti i ragazzi rimangono a letto fino a tardi.

Io no, il sabato è il giorno degli allenamenti. A casa ci pensavano i miei fratelli ad aiutarmi, anche perché era tutta un'idea loro, mentre ora devo arrangiarmi.

Ho chiesto a Meredith se la palestra si può usare e lei mi ha risposto che sì, a parte durante le ore di lezione e durante la notte, è sempre disponibile. Io sinceramente non sono tanto d'accordo con questa regola del coprifuoco (che è anche presto, uffa), ma vedo che qui tutti la rispettano.

Ma io sono un caso a parte, si sa. Lo so che non posso andare in giro per la scuola quando è scattata l'ora del coprifuoco, ma quei tonfi lontani che sento ogni notte hanno la forza di schiodarmi dal letto. Ieri sera mi sembravano persino più potenti, ed è per questo motivo che me ne sono infischiata delle regole un'altra volta. Ho seguito quei suoni continui stando più attenta e silenziosa possibile, e stavolta nessun ragazzo che vede al buio è venuto a disturbarmi. Sono scesa fino al primo piano, poi non ho sentito più niente. Aspetto con eccitazione che arrivi questa notte.

Per ora, però, penso solo all'allenamento che mi aspetta. Cole e Caine sarebbero fieri di me.

Arrivo in palestra che ovviamente trovo aperta e deserta. Sono solo le sette di mattina. Comincio con un po' di corsa, giusto per riscaldarmi i muscoli, e poi passo allo stretching, agli addominali e agli sqot.

Finalmente inizio il vero e proprio allenamento. Mi infilo i guantoni a mezze dita e raggiungo il sacco da box messo da parte su un angolo. Non lo devono usare molto, è piuttosto impolverato. E un po' mi dispiace perché questa è davvero una palestra con i fiocchi. È gigante, con il soffitto di legno e i campi appositi per giocare a calcetto, a pallavolo e a pallacanestro. Cioè, davvero tanta roba.

Mi preparo a colpire il sacco stando attenta ai polsi, mi è capitato spesso di storcerli perché li tenevo troppo fiacchi. E, beh, ho imparato la lezione.
Tiro qualche pugno e saltello, schivo e colpisco ancora. Lo adoro. È un modo per lasciare fluire i pensieri. Tutte le cose a cui non ho voluto pensare prima mi ritornano in mente e finito l'allenamento mi sento più leggera.

La conversazione avuta con Meredith è ancora impressa a fuoco nella mia mente. Certo che quell'Aryan sia un tipo strano... Lei mi ha confidato che c'è chi crede sia bisessuale, cosa che mi ha stupita al quanto. Girano voci sul fatto che addeschi anche i ragazzi, ma sinceramente non mi sembra il tipo. Non che abbia qualcosa contro i bissessuali o gli omosessuali, ma non ce lo vedo proprio.

Mi ha anche messa in guardia: sono nuova, verrà da me. Lo fa sempre, mi aveva detto.

Tiro pugni per una buona mezz'ora, finché non sento le braccia pesanti. Sono solo le sette e trequarti, così decido di andare a passeggiare un po' per il parco della scuola. Non ho ancora avuto l'occasione di esplorarlo.

Metto i guantoni e l'asciugamano dentro la sacca, bevo un po' d'acqua ed esco dalla porta laterale della palestra che porta direttamente all'esterno. L'aria ancora abbastanza tiepida di fine settembre mi accarezza il viso, il sole non è altissimo ma il suo calore è piacevole, il cielo è completamente limpido e sgombro da comulinembi che potrebbero presagire la pioggia.

Comincio a camminare lungo il sentiero, passando vicino alle panchine ancora un po umide di rugiada.

Il parco è situato dietro la scuola, delimitato da un bosco piuttosto fitto che a quanto ne so è chiuso agli studenti.

Cammino per un bel po'. Passo vicino alla pista di atletica, al campo esterno da pallacanestro e arrivo alla parte di parco più "selvaggia". L'erba non è ancora stata tagliata, mi arriva a metà polpaccio. Mi bagno un po' i pantaloni ma è una sensazione piacevole. È un posto adatto per un pic-nic, lo proporrò a Meredith. Sarebbe una cosa carina.

Guardo l'orologio. Sono già le otto e mezzo, ma tanto la mia nuova amica dormirà fino a minimo le dieci. Decido che ormai visto che sono qui, mi conviene continuare a camminare. Il sole si è alzato ancora e mi tolgo la felpa perché inizio ad avere caldo. Respiro l'aria pulita, così diversa da quella di città. Mi sarebbe sempre piaciuto vivere in campagna. Non so, mi affascina. Mi da quel senso di libertà che a volte mi manca. E inoltre non è trafficata, il che è una cosa molto importante, almeno per me.

Continuando a passeggiare arrivo al limitare del bosco "proibito" senza neanche accorgermene. Gli alberi sono alti e verdi e verso destra si vede un piccolo sentiero. È proibito, ma forse non per tutti...

Mi guardo intorno per essere sicura che non ci sia nessuno in giro. Non ho neanche dovuto pensarci: andrò là dentro a vedere chi o cosa c'è. E anche se è contro le regole, non credo che muoia nessuno se le butto fuori dalla finestra un'altra volta.

Mi armo di determinazione e mi inoltro tra gli alberi, seguendo il sentiero. L'odore di muschio mi entra nelle narici, e mi piace. Sotto i rami carichi di foglie il sole non passa, cosa che rende l'ambiente fresco e un po' cupo.

Un'albero non molto distante segnato di rosso richiama la mia attenzione. Mi avvicino e vedo che quella macchia non è altro che una freccia. Indica avanti, ed è proprio dove vado. Il sentiero che avevo visto prima di entrare sotto questa coperta di rami e foglie, ormai non c'è più. Forse non è un posto così trafficato come avevo pensato.

L'orologio segna le nove, ma non me ne preoccupo più di tanto. Ora tutti i miei pensieri sono su questo luogo.

Uno squittio mi fa girare verso un albero alla mia sinistra. Uno scoiattolo mi sta fissando incuriosito, una ghianda in mano e la coda folta che si muove appena. Un altro suono lo fa scappare, mentre io mio giro preoccupata verso un punto non indefinito davanti a me. Iniziano a sudarmi le mani. Penso a tutte le cause che possono esserci dietro a quel rumore ed arrivo ad una sola conclusione: devo andare via. Se mi trovano qui mi sbattono fuori e posso dire ciao ciao alla Mutations's Academy.

Ma prima che possa fare un qualche movimento, un coniglietto esce saltellando da un cespuglio. Tiro un sospiro di sollievo, me la sono vista brutta. L'idea di tornare nella mia stanza sta ancora girando nella mia testa, ma decido di ignorarla e continuare a camminare. 

Non devo farlo per molto, visto che ad un tratto gli alberi finiscono. Un secondo prima ero dentro il bosco, quello dopo sono in uno spiazzo di erba alta fino al ginocchio. Mi guardo intorno un po' stranita. Tre lati su quattro sono limitati dal bosco, ma la parte davanti a me è completamente libera. Come al solito la mia curiosità non vuole saperne di tacere, così mi ritrovo a correre verso il "quarto lato".

Dopo un po' di corsa sono costretta a fermarmi di botto. Davanti a me c'è un lago. L'acqua è azzurra e completamente immobile. Sgrano gli occhi quando mi rendo conto di averlo già visto. Sì, questo è il lago del mio sogno.

Mutations' Academy (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora