Capitolo 8

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Sono rimasta un po' sconvolta da quello che ho visto... come ho fatto a sognare questo lago? È la prima volta che lo vedo!

Mi avvicino di più alla riva e tocco appena l'acqua con la mano. È fresca e mi far venire voglia di tuffarmici. Prendo in considerazione la mia idea, quando noto qualcosa che mi fa cadere con il sedere per terra: il lago non riflette! 

Cerco di nuovo la mia immagine e ho la conferma del fatto che questo lago è strano. Anche se dire strano è un eufemismo, forse questo non è neanche un lago! Eppure l'acqua sembrava normale...

«Ah, ecco qui l'intrusa».

Mi giro di scatto riconoscendo la voce che avevo sentito poco tempo fa. Aryan. Non l'ho neanche sentito arrivare.

«Non ho ancora avuto l'opportunità di presentarmi, zuccherino. Sono Aryan ma credo che tu lo sappia» continua guardandomi con un sorrisetto malizioso. Mi fa l'occhiolino. Ok è sexy, ma Dio santo mi sta salendo il vomito.

Mi alzo in piedi. Oh, ora si che sarà divertente.

«Sì in effetti so già chi sei, zuccherino. Io sono Catherine» dico facendo il suo stesso sguardo. Si avvicina a me con gli occhi che luccicano.

«Piacere, tesoro».

Mi viene ancora più vicino, appoggia il naso sul mio collo, annusa e poi mi mordicchia il lobo dell'orecchio. Una sensazione piacevole si irradia dal mio collo, ma non devo lasciarmi distrarre. Sto giocando, alla fine. Devo rimanere concentrata. Mio Dio, chissà quante ragazze sono cadute ai suoi piedi...

Mi lecca il collo e io decido che ho sopportato anche troppo. Lo prendo per i capelli e anche se sono bassa riesco a farlo torcere indietro. La sua faccia sbigottita sarebbe da foto, mi viene quasi da ridere.

«Prova a toccarmi, a parlarmi e a guardarmi solo un'altra volta e ti sistemo io, hai capito zuccherino?» gli sussurro all'orecchio. Ah, non vedevo l'ora di fargliela vedere a questo sbruffone. Gli mordicchio anche io il lobo, prima in modo sensuale, poi molto molto più forte. Lui grugnisce e facilmente si stacca dalla mia presa.

«Ah, ho capito, ti piace giocare. Sappi che piace anche a me, sarai mia tesoro, molto presto». Mi accarezza una guancia e in un battito d'ali è già sparito.

E così l'angioletto vuole sedurmi, eh? Che si accomodi, troverà pane per i suoi denti. Sarà anche bellissimo e sensuale, ma lui non conosce la mia determinazione. Gliela farò pagare per come si comporta con tutti i nuovi studenti, vedremo poi se lo farà ancora.

Se qualcuno mi vedesse in questo momento probabilmente scapperebbe, la mia faccia malefica fa davvero paura, Cole me lo diceva sempre.

Decido di tornare verso il parco, non sia mai che Aryan decida di voler ritentare quello che ha fatto prima.

Ripenso a lui e a ciò che fa. Perché voler avvicinarsi a tutti in questo modo? Carenza d'affetto? Bah, non lo capisco. Se è questo il motivo, perché allora allontanare tutti, dopo? Ci rifletto su mentre cammino prima tra gli alberi e poi tra l'erba del parco.

Mi siedo su una panchina. La mattinata non è andata come avevo previsto, ma è stata interessante. Oltre che scioccante. Cosa può essere quella pozza d'acqua? E che cosa avrà in mente l'angioletto? Mi prometto che cercherò di rispondere almeno alla prima domanda. Devo cominciare ad investigare. Troppo cose non mi quadrano.

Primo: i tonfi che sento ogni notte.

Secondo: questo strano lago dall'acqua pressoché normale.

Terzo: il motivo che spinge Aryan a fare quello che fa.

Spero di trovare delle risposte, almeno questa notte.

Alzo il viso verso il sole, che ormai si è alzato parecchio. Forse dovrei tornare in camera mia.

Vedo in lontananza qualche ragazzo che raggiunge la pista di atletica, ormai la scuola si sta svegliando.

Mi alzo e con studiata lentezza torno verso l'entrata della scuola, facendo finta di essermi svegliata da poco. Passo per la mensa e rubo un muffin al cioccolato e poi salgo le scale fino alla stanza numero 27.

Non so che fare per rispondere alle domande che mi vorticano in testa. Mi siedo sul letto, pensierosa. Ho bisogno di risposte, ma non posso parlare con nessuno, qui sono tutti bravi ragazzi che rispettano le regole, chi potrebbe aver visto il lago o sentito i tonfi? Per un attimo l'immagine di un ragazzo alato mi passa davanti agli occhi. Oh, no no no. Non se ne parla neanche. Con quel tipo non voglio averci niente a che fare. Ma allora come vuoi fare a scoprire il motivo del suo comportamento se fai così? La vocina nella mia testa chiamata buon senso mi dice di stargli il più lontano possibile. L'altra vocina, la curiosità mista a determinazione e senso di pericolo, però, fa scattare un'allarme nel mio cervello che faccio fatica ad ignorare. Devo parlare con lui.

Mi prendo la testa fra le mani, e decido di pensarci un'altra volta. Tipico, quando non riesco a decidermi su qualcosa faccio sempre così, metto da parte e aspetto di vedere che succede senza che io mi impicci. Forse me ne pentirò e mi sentirò in colpa, o forse la situazione si sistemerà da sola. Forse tra qualche giorno un'insegnante vedrà il fantomatico lago e deciderà di risolvere il mistero, e io non dovrò fare niente e quindi eviterò di fare i miei soliti casini.

Decido che sì, la soluzione migliore è aspettare e vedere che succede. Poi ci penserò, ma più avanti.

Ovviamente stanotte uscirò di nuovo dalla mia stanza per seguire i tonfi lontani e sconosciuti, ma solo per mia curiosità personale. Non perché fa parte di una strano mistero un po' inquietante. No no.

Decido di farmi una doccia, stamattina ho comunque sudato, e poi vorrei che i miei allenamenti rimanessero "segreti". Sì insomma, non vorrei che qualcuno cominciasse a rompere e ad impicciarsi degli affari miei. Sono una persona riservata, un altro effetto del mio essere uscita dal mondo.

Vado verso il bagno quando sento qualcuno bussare alla porta.

«Chi è?» dico senza raggiungerla. Non ho intenzione di aprirla.

«Sono io! Apri devo dirti una novità che ti piacerà molto!». Meredith ovviamente. E chi sennò?

«Fammi indovinare... mi hai trovato un ragazzo. Ti avevo detto che non mi interessa!». Continuo ad avere l'intenzione di lasciare chiusa quella porta. Ho davvero bisogno di una doccia.

«Ma no, sciocca! Allora, ti decidi ad aprirmi sì o no? Vuoi che invecchi qui fuori?». Uffa, che stress. Apro la porta di malavoglia.

«Che vuoi?» dico con un sbuffo. «Stavo per andarmi a fare una doccia».

«Come sei noiosa. Comunque stavo dicendo, il preside domani ci lascia uscire! Andremo a New York!». Dire che ho una faccia da idiota è poco. Non me lo aspettavo!

«Davvero? È fantastico!» dico abbracciandola. È davvero una notizia fantastica.

«Sì! Era da tre mesi che non ci faceva uscire! Te lo prometto, farò in modo che domani sia il giorno più bello della tua vita».

Mutations' Academy (#Wattys2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora