Wake up

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Inevitabilmente i giorni passavano con una lentezza maledettamente surreale in quell'ospedale.

Marie Belle ogni tanto andava a casa, riluttante, per fare una doccia e cambiarsi obbligata da Grag e da sua madre. Giusto il tempo di un'ora ed era di nuovo fuori dalla stanza di Niall. Iniziava ad odiare il numero 245 inciso sulla sua porta, come odiava la sedia affianco al letto su cui si sedeva sempre in quei giorni, per stargli il più vicina possibile.

Aveva subito un intervento di otto ore. I medici hanno precisato che la quantità di sangue persa dal ragazzo era veramente tanta e per questo aveva rischiato di morire. Ma ora, nonostante i tanti lividi sul corpo, Niall era vivo. Certo, in coma, ma vivo.

Poteva andare peggio, questo Marie lo sapeva benissimo e non voleva nemmeno pensarlo, ma desiderava così tremendamente tanto tornare tra le braccia del ragazzo che amava, piuttosto di vederlo su un lettino, circondato dal bianco dei muri e dall'odore di ammoniaca. Le spezzava il cuore.

E lo odiava perché la stava facendo morire tra preoccupazione e pianti isterici. Lo odiava, ma lo amava altrettanto. Per quanto quella situazione fosse insostenibile, sperava di poterla ricordare tristemente, dopo qualche anno, con Niall al suo fianco.

Diamine, perché ci metteva così tanto a riprendersi? Non poteva lasciarla ora che aveva capito quanto la sua vita fosse inutile senza di lui, incolore e fredda.
Non poteva abbandonarla a se stessa ora che aveva capito il motivo del batticuore ogni volta che lo vedeva anche da lontano, del perché il suono delle sue parole la calmasse e tranquillizzasse, del fatto che si sentiva persa quando lui non era suo fianco. Lui le dava forza, lui l'ha tenuta in piedi. Lei lo amava, ne era perdutamente innamorata, ma ci voleva una disgrazia per farla ragionare.

"Niall, cristo, svegliati. Ho bisogno di te." sussurrò afferrandogli la mano e appoggiando la testa sul bordo le letto su cui era sdraiato.

Era persa nel buio e la sua unica luce si stava per spegnere.

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