Apology

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La forza per prendere il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans, Niall, non sapeva proprio dove l'avesse trovata, e tanto meno quella per comporre il numero. Era sempre steso sul pavimento con il telefono poggiato vicino al viso in vivavoce, aspettava e sperava in una risposta, mentre i dolori si facevano sempre meno sopportabili.

"Niall? Non è passata neppure un'ora, già ti manco?" la risata di Marie Belle gli alleggerì il cuore per qualche secondo, facendogli dimenticare quelle fitte che venivano da ogni parte del corpo dove il padre l'aveva pugnalato. Iniziò a piangere ancora una volta quella sera, interrompendo il suo sorriso per lasciar spazio a dei singhiozzi e ai lamenti per cui si faceva pena da solo, ma non riuscì a resistere.

"Mi dispiace Marie" disse tra un sussulto e l'altro, facendo gelare il sangue nelle vene alla ragazza che abitava a qualche isolato di distanza.

"Cosa ti è successo? Ti dispiace per cosa?" chiese ed era evidente, stava pensando al peggio, ma cercò di mantenere la calma, magari era uno scherzo stupido e poco divertenti.

"Per non averti detto quanto io mi sia innamorato di te prima che accadesse tutto questo casino nella mia vita. Volevo solo un po' più di tempo, ma credo che per me non ce ne sia più molto, ora come ora." farfugliò guardando il soffitto. Magari quello non era il modo e il momento giusto per dirgli una cosa di tale importanza, ma quando lo sarebbe stato?

Dal cellulare non si sentì più alcun nessun suono per qualche secondo, forse perché Marie non se l'aspettava quella dichiarazione, perché forse era un miscuglio di emozioni che sfumavano tra la felicità e la preoccupazione.

"Niall, per favore, dimmi dove ti trovi" tremò, non capiva il perché di quella dichiarazione arrivata dal nulla.

"A casa mia, anche se avrei preferito essere ancora con te ora, starei sicuramente meglio" tentò di alzarsi, capendo poi quanto fosse stupida come idea. Poté comunque notare quanto sangue lo circondasse in quel momento ed ebbe veramente paura.

"Stai bene?"

"Mio padre.." sospirò affaticato "io.. no, fa male Marie"

"Cristo, Niall, cosa ti ha fatto?" chiese e poi si sentì solo il trambusto e delle urla di Marie che chiedevano ai genitori di chiamare un'ambulanza e di farla andare all'indirizzo di casa sua al più presto.

"Non arriveranno in tempo" sussurrò il ragazzo a se stesso, quasi per accettare che ormai era finita. Non avrebbe resistito, se lo sentiva.

"Fanculo, si che ce la faranno, tu ce la farai. Non puoi dirmi di amarmi e morire, non puoi!Devi lasciarmi il tempo di correre a casa tua e dirti che ti amo pure io, e devo pure avere il fottuto tempo di baciarti. E noi due insieme abbiamo molto altro da fare quindi, cazzo, tu resisti e lo fai per me" sorrise stanco lui: non l'aveva mai sentita parlare così, usando tutte quelle parolacce all'interno di un unico discorso.

"Marie?" disse dolcemente.

"Dimmi, Nì" pianse in silenzio, non volendo nemmeno pensare che il ragazzo che le stava parlando fosse in condizioni di vita o di morte.

"Cosa stavi facendo prima di questa chiamata?" chiese prendendola alla sprovvista per la seconda volta in poco tempo.

"Cosa? Oh.. stavo leggendo quel libro che mi hai consigliato. Ma perché questa domanda, ora?" prese tra le mani l'oggetto che era stato lasciato sul comodino prima della telefonata e ne sfiorò la copertina plastificata con le sfumature azzurre, e successivamente fece lo stesso anche con la foto che faceva da segnalibro e che le aveva stampato Niall giorni prima, una loro foto per la precisione.

"Non voglio che la nostra ultima chiamata sia un ricordo triste per te, voglio che sembri una normale chiaccherata delle nostre, capisci? Quando ripenserai a questa chiamata non voglio saperti triste."

"Niall, piangerò in ogni caso e questa non è la nostra ultima telefonata, Cristo."

"E perché? Io non voglio che tu lo faccia."

"Non mi interessa cosa vuoi o non vuoi, quando ripenserò a tutto questo casino non potrò far a meno di diventare un lago di lacrime dato che ho quasi rischiato di perdere il mio migliore amico."

"E' una friendzone, Marie?" disse, ma iniziava a sentirsi veramente debole. Probabilmente stava perdendo troppo sangue.

"Non mi hai mai chiesto di essere la tua ragazza" sottolineò con fare ovvio.

"Vuoi diventare vedova a diciassette anni?" scherzò, ma il silenzio che seguì le sue parole gli fece capire che forse tutta quella situazione non si sarebbe potuta alleggerire con una delle sue frasi stupide. Proprio in quel momento sentì le sirene dell'ambulanza e non pote fare a meno di rassicurarla un'ultima volta, anche se in realtà non ci credeva nemmeno lui: "Starò bene, okay? Devo chiederti di diventare la mia ragazza, ricordi?" sentì un lieve si, detto tra i singhiozzi prima di riagganciare e di essere portato via su una un'ambulanza. Le sue condizioni erano decisamente critiche.

Fu in quei minuti interminabili che entrambi capirono l'importanza del loro tempo che avevano vissuto insieme. Sperarono entrambi  di poterne avere ancora di quei momenti, perché se non erano insieme non vedevano motivi per cui essere felici nuovamente.

Bus stop.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora