Capitolo 6

1K 75 5
                                    



6.


Ero seduta sulla panchina dinanzi a casa.

Peccato non fosse mia, la casa, ma di Ronan.

Alla fine, dopo aver rimuginato a lungo sulle parole di Fynn, mi ero decisa a recarmi lì come al solito e, come al solito, avevo trovato il cancelletto aperto.

Ero entrata in punta di piedi, quasi aspettandomi di essere cacciata a pedate e, furtiva, mi ero sistemata sulla panchina di sasso.

Ne avevo saggiato l'asperità sotto i polpastrelli, neanche quella fosse stata l'ultima volta in cui l'avrei vista, dopodiché mi ero decisa a mettermi al lavoro.

Dopotutto, ero andata lì per liberarmi la mente, non per riempirla con altri problemi, con altri dubbi.

Ticchettavo veloce sulla tastiera del portatile, la testa bassa, il berretto della Guinness in testa e la coda di cavallo che scivolava sulla mia schiena diritta.

Fu così che mi trovò Ronan, quella mattina, sul tardi.

«Tieni.»

Non mi salutò – non lo faceva mai – perciò non ci vidi niente di strano.

Quando, però, sollevai lo sguardo per capire cosa dovessi prendere, rimasi basita di fronte alla tazza fumante, e profumata di fiori, che mi porse.

«Ehm... grazie?»

«Bevila.»

Ovviamente, non lo feci.

Quando mai facevo quello che mi si chiedeva di fare, e al primo colpo?

Poggiai la tazza fiorata su una gamba e, scrutandolo da sotto l'aletta del berretto, gli domandai: «Tendenzialmente, non bevo nulla senza sapere cos'è. Soprattutto, se a darmi qualcosa da bere è uno sconosciuto.»

Ronan sbuffò, ma mi rispose. Cercò anche di mascherare un sorrisino, ma non vi riuscì.

«E' un infuso d'erbe. Serve per sistemare l'intestino.»

«Oh» esalai, lanciando una seconda occhiata alla bevanda dalla colorazione verdastra.

La tastai perciò con la punta della lingua, arricciando subito le labbra, ma la bevvi.

Sorprendentemente, quel calore benefico rilassò i muscoli del mio addome e, quando l'ebbi terminata, riconsegnai la tazza a Ronan.

«Perché?»

Quella mattina, tra tutti e due, eravamo molto ciarlieri.

Più o meno.

Lui, sorprendentemente, si sedette al mio fianco sulla panchina e, avambracci poggiati sulle cosce robuste, mormorò: «Ieri sera, sembravi sull'orlo di un baratro.»

Non ricordavo praticamente nulla della serata passata al bar, ma non faticavo a credere alle sue parole.

Il fatto stesso che mi fossi ubriaca era sintomo di un grande disequilibrio, almeno per me. Non ero solita tracannare alcol per divertimento.

Anzi, ero praticamente astemia.

«Lite furiosa coi miei.»

Non volli scendere nei particolari.

Io e Ronan non eravamo così in confidenza perché io spifferassi tutto con lui, eppure, il fatto stesso che si fosse preoccupato per me, mi fece piacere.

The Dream of a Dolphin - Irish Series Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora