Capitolo 3

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3.


Il vento batteva la costa con violenza, scivolando ribelle sulle rive della baia, increspando le sue acque scure, sommovendo l'erba verde e rigogliosa.

I capelli legati in una coda di cavallo e un cappello da baseball in testa, inforcai la mountain bike del nonno – da sempre un appassionato ciclista – e me ne andai in giro per la campagna.

Avevo sempre amato gironzolare nei dintorni di Portmagee, spingermi fino alle scogliere e al faro sulla costa e lì, sola, sdraiarmi sui prati battuti dal vento.

Quel giorno, con me, avevo solo la mia Canon Eos 1Dx, una bottiglietta d'acqua e un panino, casomai avessi deciso di fermarmi in giro, invece di rientrare.

Lo zaino ben saldo sulle spalle, mi aggirai come una turista per vecchie strade che conoscevo a menadito, salutando di quando in quando vecchi amici di un tempo.

I muretti a secco di quando ero bambina erano ancora in piedi, mantenuti in perfetto ordine dai padroni dei terreni.

L'erba alta, sui bordi della stradina che stavo percorrendo, danzava leggera al ritmo del vento, che portava con sé il sentore dell'oceano e lo stridio dei gabbiani.

In lontananza, i pescherecci stavano rientrando dopo la pesca mattutina, silenziose macchie bianche su uno sfondo blu scuro punteggiato di onde.

Una barca da diporto, proprietà della Kerry Ocean Adventure, stava portando dei turisti a visitare le scogliere limitrofe e la bellezza selvaggia di quei luoghi.

Era aspra, priva di vegetazione ad alto fusto, erba ed erica erano le uniche piante abbastanza forti da resistere, oltre ai licheni.

Eppure, a me pareva bellissima.

Così come la sagoma bianca e nera che, imponente, svettava all'orizzonte.

Il faro di Reencaheragh, nei pressi di Portmagee, mi era sempre piaciuto.

Giaceva imponente sulla scogliera più occidentale di tutta l'Irlanda, e si allungava verso il cielo con la sua linea affusolata, come una lancia sormontata di luce.

Mi ero sempre avvicinata quasi in punta di piedi, piena di reverenziale timore e affascinato stupore.

Ogni volta, il vecchio guardiano del faro mi aveva fatto salire fino in alto, laddove nasceva la magia del suo bagliore perenne.

In realtà, quando avevo scoperto trattarsi solo di una serie infinita di specchi, oltre a qualche lampada a incandescenza piuttosto grossa, parte del mio entusiasmo era scemato.

La me stessa bambina aveva immaginato bacili ricolmi di fiamme, o cose simili.

Scoprire che la mera energia elettrica faceva funzionare tutto, mi aveva abbattuto.

Il faro, però, era comunque rimasto il mio porto sicuro, il luogo in cui tornare a ogni nuovo tumulto in famiglia.

E anche quel giorno, mi diressi lì piena di speranza.

Mi accorsi subito che qualcosa era cambiato, però.

La casa del custode era stata allargata, ridipinta di un bel bianco candido, e le finestre erano state dotate di serramenti in legno scuro.

Un giardino ben tenuto era riparato da un muro di cinta intonacato grossolanamente, anch'esso con una tinta bianco latte.

Scesi dalla bicicletta, lasciandola contro un vicino masso ricoperto di licheni e, fotocamera alla mano, mi apprestai a fare qualche foto.

The Dream of a Dolphin - Irish Series Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora