Capitolo 9

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9.


Appisolarmi sulla poltrona, che tenevo vicino al letto dal materasso ad aria di papà, fu quasi scontato.

Avevo dormito pochissimo, nelle ultime settimane, e luglio era stato foriero di giornate così stranamente belle e soleggiate che, nonostante la stanchezza, ero rimasta alzata fino a tardi.

Dopo quella prima serata a casa dei nonni, Ronan era venuto un altro paio di volte e, una mattina, mi si era presentato innanzi con un paio di guantoni e un caschetto imbottito.

L'avevo fissato dubbiosa, chiedendomi se fosse impazzito, ma alla fine lui si era spiegato.

Aveva voluto togliersi lo sfizio di capire quanto fossi brava a boxare, ma senza rischiare di farmi male.

Io, naturalmente, avevo accettato la sfida e, dopo essermi infilata i guantoni e il caschetto, lo avevo affrontato dietro casa, un sorriso sghembo a illuminarmi il viso.

Lui allora aveva cominciato a danzare sui piedi, muovendosi con la stessa agilità di una libellula, tanto da sorprendermi per la sua bravura.

Aveva tirato qualche fendente, giusto per regolarsi sulla distanza e, mentre io avevo schivato con abilità i colpi, lui mi aveva sorriso.

Da quel momento, ogni momento libero lui lo aveva passato a migliorare la mia postura e le mie mosse, neanche avesse fatto quel mestiere per una vita intera.

Mi era parso evidente fin da subito quanto, quello sport, fosse affine al suo carattere e, quando gliene avevo chiesto spiegazioni, lui aveva riso.

Aveva accennato a dei fratelli e al fatto che, tra loro, avessero sempre boxato per diletto.

Alla fine, era saltato fuori che anche la sorella gemella si era dilettata in quello sport, prima di passare ad altre attività ludiche.

Scoprire alle sue spalle una famiglia così numerosa mi aveva sorpresa, soprattutto in considerazione del fatto che mai, uno di loro, si era preso la briga di fargli visita.

O semplicemente, di chiamarlo.

Come sempre, non avevo indagato per non angustiarlo.

Se parlare di Mairie era divenuto, di giorno in giorno, più semplice e meno doloroso, l'argomento tabù era rimasto la famiglia.

In tutta onestà, non me l'ero mai sentita di scavare così a fondo nel suo passato.

Mi era bastato vederlo rasserenarsi a ogni giorno passato assieme e capire il perché, ormai, stare assieme a lui era diventato indispensabile come respirare.

Nonostante tutto, Ronan mi piaceva. E molto.

Era bello stare in sua compagnia, anche se spesso litigavamo come cane e gatto.

Non avevo idea se quel dolce sentimento sarebbe sfociato in qualcosa di più forte, ma era già bello sapere di poter provare ancora qualcosa del genere per qualcuno.

Ovviamente, non ne avevo fatto menzione con lui, perché ero più che sicura che sarebbe ammattito, scacciandomi per sempre dalla sua vita.

Era ancora troppo impegnato a capire cosa fare della sua nuova esistenza, per avere a che fare con i miei personali problemi di cuore.

Già il fatto che avesse accettato con un sorriso il pudding di una vicina, deponeva a favore della sua rinascita.

Soprattutto, pensando che si era sdebitato aggiustandole la staccionata. Gratuitamente.

The Dream of a Dolphin - Irish Series Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora