Epilogo.
Sette anni dopo.
«Oh, no, mio caro, non pensarlo neppure! Ho ragione io, punto!»
La mia voce si librò alta nella casa, riverberando tra le pareti ritinteggiate di fresco mentre Ronan, tenendo in mano il pennello, mi fissava livido di rabbia.
E, forse, pronto a spaccarmi in testa lo stesso pennello che ora stava subendo la sua ira, solo a stento trattenuta.
«Non posso credere che tu sia così testarda da non capire! Ti facevo più intelligente!»
Ronan intrecciò le braccia sul torace, fissandomi bellicoso, ma io non mi diedi per vinta.
La libreria sarebbe rimasta esattamente dove l'avevo sistemata.
Il fatto che lo amassi più di me stessa, e che fosse il padre dei nostri tre figli, non voleva certo dire che avrei fatto un passo indietro sulle mie decisioni.
Il mobilio sarebbe stato sistemato secondo il mio senso estetico.
La discussione si protrasse a lungo, senza vincitori né vinti, finché dal divano non giunse un sospiro lungo e pesante. Quasi dolente.
All'unisono, ci voltammo verso il nostro ospite e, ringhianti come leoni, esclamammo: «Non una parola, Stheta!»
Lui, per contro, levò le mani in segno di resa e si limitò a dire: «E chi apre bocca? Con voi non si può parlare, quando urlate come due aquile spennate.»
Lo fissammo parimenti infuriati, ma una risatina ci fece calmare subito.
Il nostro primogenito, Kevin, appollaiato sul bracciolo del divano, borbottò pacifico: «Litigate sempre, quando dovete fare i lavori in casa, ma poi finisce sempre allo stesso modo...»
Stheta ridacchiò complice e diede una carezza sul capo al nipote, che stava fissando i genitori con aria spudoratamente maliziosa.
Avendo compreso subito cosa intendesse dire il nipote, Stheta dichiarò serafico: «E dire che pensavo che, dopo tutti questi anni, i vostri animi si fossero un po' pacificati. A quanto pare, sbagliavo di grosso. Dovrò dare ragione a Krilash, appena lo vedo. Lui è stato più testimone di me delle vostre sfuriate.»
Quest'ultimo, quasi richiamato dal suo nome, comparve sulla porta di casa ed esclamò: «Ho portato il gelato! Venite fuori! A Keely e June l'ho già dato.»
Tutti noi lo fissammo esasperati – ogni volta che veniva sulla terraferma, mangiava solo gelato, e in quantità quasi imbarazzanti – e Stheta, levandosi in piedi dal divano, prese in braccio il nipote e disse: «Facciamo così. Voi proseguite pure nella vostra battaglia verbale. Noi, invece, andremo in giardino a mangiarci il gelato e... Kevin, non dovevi presentarmi il tuo cucciolo?»
«Oh, sì. La zia me l'ha portato la settimana scorsa, ed è bellissimo! Un bovaro bernese, ha detto che si chiama.»
«E' più esperta di me, in tal senso, quindi lo chiederemo direttamente a lei» dichiarò Stheta, accompagnandolo verso la porta d'ingresso prima di strizzare l'occhio a me e Ronan.
Kevin assentì in direzione dello zio e, mentre la porta veniva chiusa alle loro spalle, io e Ronan restammo soli a fronteggiarci.
Non sapendo che altro fare, lanciai uno sguardo dispiaciuto a Ronan e mormorai: «Scusa. Non avrei dovuto alzare la voce a questo modo. Specialmente davanti a Kev'.»
Lui mi raggiunse, prendendomi il viso tra le mani per baciarmi teneramente e, sorridendo, replicò: «E' colpa mia. Ho sempre avuto la tendenza ad alzare la voce.»
«Perché? Io no?» ironizzai, baciandolo.
Ronan mi accarezzò con le labbra e le mani, approfondendo il bacio e facendolo diventare una richiesta, cui io risposi con impegno.
Sollevai una gamba per avvolgerla attorno alla sua vita stretta e lui, con un movimento repentino, mi prese per le natiche e mi condusse verso la camera da letto.
Senza mai scostare le labbra da me.
Chiudendosi la porta alle spalle con un calcio, disse tra un bacio e l'altro: «Impiegheranno... un sacco... di tempo, a giocare col piccolo Thor. E noi... possiamo usarlo... al meglio... Inoltre, le bambine vogliono... vogliono sempre stare in giardino,... quando c'è mia sorella.»
«Possiamo litigare un'altra volta» assentii, quasi strappandogli di dosso la camicia sporca di vernice.
Lui rise, annuendo e, con aria lasciva, mi denudò prima di farmi sdraiare sul letto.
Nuda sotto di lui, sorridente e fiera di averlo lì con me, pronto per me, lo attirai verso di me e mormorai contro il suo collo: «La libreria rimane lì.»
«Vedremo...»
«Cosa mi daresti in cambio, se decidessi di fare a modo tuo?» gli proposi a quel punto.
Ronan mi baciò i seni, uno dopo l'altro e, alitandovi sopra aria calda, mormorò: «Questo. E questo. O quest'altro.»
Mi inarcai al suo passaggio, sempre più eccitata e, più il suo peregrinare si faceva eccitante, più concessioni gli diedi.
Era ingiusto che lui facesse così... ma era così bello cedere a quel modo...
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E qui si concludono - per ora - le avventure di Ronan e Sheridan che, comunque, ritroveremo anche nel prossimo racconto - The Cross of Changes - che vedrà come protagonista Stheta mac Lir, erede del trono di Mag Mell e maggiore dei quattro figli di Thetra e Muath.
Come avete potuto vedere, la nostra spumeggiante coppietta non ha perso il vizio di beccarsi con un certo mordente...
Naturalmente, le vicissitudini passate da Ronan hanno lasciato degli strascichi a palazzo, e l'onta per la fuga del figlio minore non è passata inosservata, né dimenticata dai due reali.
Stheta, comunque, è ben deciso a non farsi più mettere in scacco dai genitori, pronto a tutto per portare avanti le sue idee rinnovatrici... e deciso a tutto pur di avere la stessa felicità che il fratello minore ha trovato con Sheridan.
Da The Cross of Changes faranno la loro ricomparsa i licantropi conosciuti nella mia Trilogia Werewolves, e incontreremo di nuovo Brianna e Duncan, oltre a lupi nuovi di zecca.
Vi aspetto perciò lunedì, con l'inizio di questa nuova avventura tra mare e terra! ^_^
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The Dream of a Dolphin - Irish Series Vol. 1
FantasíaSheridan O'Connell è una figlia ribelle e selvaggia della campagna irlandese, fuggita a soli diciotto anni per raggiungere Dublino con il suo ragazzo. Dopo una vita travagliata e sofferta, è infine diventata fotoreporter per il National Geografic; s...