19.

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da ascoltare con 'not about angels'

erano le 11:11 della notte quando Brooklyn decise che il mondo era troppo per lei e che una vita terrena non sarebbe mai stata il posto in cui avesse piacere di permanere.

una notte piovosa, triste e scura era quella dell' 11 novembre. una notte che più andava a braccetto con lo stato d'animo di Harold Edward. un giovane che aveva visto passare davanti la vita della sua amata.

sedeva proprio sulla sedia scomoda, con la grande mano infilata in quella della ragazza, mentre con l'altra le accarezzava i lunghi e mossi capelli.
era tranquillo, in pace con se stesso e decisamente felice ora che sapeva che brook era lì, con lui.

«avresti mai immaginato di incontrarmi, di nuovo?» chiese la ragazza mentre fissava il soffitto.

«sono tutta la vita che ti aspetto» harry posò le sue labbra sulla fronte di Brooke, che in questo momento scottava.

«ti senti bene?» domandò preoccupato. la mora fece segno di no con la testa, mentre sentiva piano piano l'energia vitale scorrere via dal corpo.

vedeva sempre più sfocato e aveva sempre più freddo. sapeva, anzi sentiva che piano piano il suo cuore avrebbe cessato di battere e il suo cervello di pensare.

«h-harry, io..io ti amo» quel bagliore di forza che riusciva a tenerla ancora in vita si esaurì non appena si lasciò scappare quelle tre parole.

«brooklyn, brook. dottore! mi serve aiuto!» la macchina che controllava i battiti della ragazza, ormai inerme sul lettino bianco, aveva iniziato con il suo assordante rumore piatto.
«ti prego, no. cazzo cazzo, qualcuno venga qui! ho bisogno di un fottuto dottore» urlò il riccio con le lacrime agli occhi.

come poteva succedere questo? si chiese. lei stava bene, lei era contenta e salva, lei era viva.

con il petto singhiozzante e il cuore a pezzi, non s'accorse nemmeno dell'arrivo di niall e del dottore di cui ora non ricordava il nome.
«piastre!» urlò un infermiera.
il panico era presente nella stanza.
rumore assordante che si sentiva ovattato nelle orecchie di harold.

«harold devi uscire.» disse niall posando una mano sulla spalla del ragazzo.

«no, io non la lascio!» urlò con voce strozzata.

tentò di fare forza mentre due medici lo portavano fuori dalla stanza, seguito da niall.
urlava, si muoveva, mentre piano piano vedeva il suo amore andarsene per sempre.

solo una cosa lo fece fermare, alla fine.
una cosa che mai e poi mai una persona vorrebbe sentire.

«ora del decesso 11:11»

11:11 p.m.→h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora