Sguardo perso nel vuoto

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Lo seguo in silenzio, ma nella mia testa in questo momento c'è una confusione disumana.
La consapevolezza di essere indifesa, il sapere che l'unico a interessarsi a me è Tom, colui che mi ha derisa e umiliata fino a ieri, tutto ciò risulta essere davvero destabilizzante.

I miei genitori se ne fregano di me, mio fratello è tanto bravo con le  parole, ma alla fine rimane sempre un codardo che ha troppa paura del giudizio degli altri. In questo maledetto mondo, sono da sola, sono sola con Tom è questo mi uccide dentro.

Cosa diamine ho fatto di male nella mia vita?

"Perchè devo soffrire così, a quale scopo sopportare tutto questo se tanto prima o poi dovrò morire per forza?" parlo sovrappensiero.

Tom si gira verso di me un po' spiazzato, i suoi occhi mi guardano con uno sguardo tanto compassionevole quanto irritante. La mia pelle brucia, i miei sentimenti mi urlano di essere liberati, ma io li voglio reprimere, voglio ucciderli.

"Dimmi a che cosa serve vivere se poi diventiamo niente?" chiedo con le lacrime agli occhi.

Mesi e mesi di parole di autoconvincimento per cercare di recuperare quella poca autostima che avevo di me stessa, ma alla fine è l'esistenza stessa ad essere un illusione.
Non ha senso convincersi di qualcosa che alla fine non esiste. 

Non ha senso vivere questa vita.

Le parole di un monologo di Shakespeare mi vengono in mente quasi come una rivelazione: 
"La vita è un'ombra che cammina, un povero attore che si agita e pavoneggia la sua ora sul palco e poi non se ne sa più niente. È un racconto narrato da un idiota, pieno di strepiti e furore che non significano niente".

 Ecco cosa sono, un vaquo ricordo che svanirà senza lasciare traccia.
Sto recitando una parte e questa a breve finirà, perché non ne posso più, non riesco più a vivere in questo maledetto mondo.

Non riesco più a trovare la forza per esistere.

"Alissa, ascoltami un attimo non so cosa stia pensando in quella tua testolina bacata, ma ti prego cerca di calmarti un attimo".

Sorrido e chiudo gli occhi, mi sento distrutta interiormente e la cosa divertente è che a rendersene conto è proprio il mio bullo.
Alla fine però sono felice, felice di aver raggiunto la consapevolezza di essere il mio stesso problema.

Le mani di Tom mi si poggiano sulle guance, mi scuote leggermente, ma io continuo a tenere gli occhi chiusi.
Nella mia testa solo la melodia di una canzone dolce e malinconica che mi culla.

"Alissa?!"

"Mi senti?!" continua.

"La vita è solo un ombra che cammina" ripeto.

Mi guarda confuso, ma io non riesco a farlo, non ne trovo la forza.

Mi fa male lo stomaco, mi sento come soffocare. Inizio a sentire freddo, poi caldo, mi siedo per terra cercando di calmarmi, ma inizio a sentire come un qualcosa opprimermi il petto.

Pov Tom:

Alissa si è appena seduta a terra ed è scoppiata a piangere, mi avvicino subito preoccupato, non è un pianto normale questo. Si tiene i capelli e respira in modo agitato, si tocca il petto e io non so che fare, vorrei cercare di aiutarla in qualche modo, ma lei sembra star soffocando.

"Non respiro" si lamenta lei disperata.

Le tocco la schiena e la massaggio alcuni secondi, le raccolgo i capelli e la cerco di riassicurare. 

"Che cos'hai dannazione?" impreco in preda alla preoccupazione.

"At- attac-attacco di" balbetta.

INNAMORATA DEL BULLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora