Scontro in palesrra 3 pt.

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Mi sento morire, non voglio essere qui con lui e non voglio sentire le sue labbra così vicine alle mie, mi manda in confusione.

"Se vuoi che qualcuno ti soffochi, basta chiederlo" sputa spietato.

I suoi occhi scuri mi stanno penetrando l'anima, le sue dita si stringono con forza sul mio collo.

Mi manca subito il fiato, la sensazione di questa mattina mi torna in mente e non riesco a trattenere le lacrime.
Stringe di più, sento la pressione farsi sempre più opprimente, le sue dita grandi mi stanno lentamente uccidendo.
Ho il suo respiro addosso, il suo corpo mi sovrasta, mi sottomette, mi fa sentire fragile.

"Hai voglia di morire?" chiede con fermezza.

"Basta chiedere è ti sarà dato".

Aumenta la presa e il senso di sopravvivenza prevale, inizio a stringere il suo polso cercando di liberarmi e lui mi lascia subito dopo.

Tossisco e cerco di riprendere fiato, ma faccio davvero fatica.
Sono senza parole, come posso commentare quello che è appena successo.
Non l'ho mai visto così serio, è così arrabbiato che sembra quasi un altra persona...

Tom è il tipo di sadico che si diverte a schernire la propria vittima, è il tipo di persona che fa le peggio cose sorridendo allegramente, ma ora lui non sorride affatto.
Non mi prende in giro, mi guada solo con espressione adirata...

"Se davvero vuoi morire hai sprecato un occasione buona per crepare".

Si mette le mani in tasca ed esce dallo spoiatoio, lasciandomi confusa, spaventata e profondamente ferita nell'orgoglio.

Deglutisco faticosamente, mi fa così dannatamente male la gola.
Mi avvicino allo specchio, l'impronta della sua mano è ancora vivida, chiudo gli occhi e delle nuove lacrime scendono senza freni.

Mi sento così male, così delusa da me stessa.
Sono una povera stupida, un idiota senza speranza incapace sia di continuare a vivere sia di morire.

Mi risistemo come meglio posso ed esco.

I ragazzi della mia classe giocano con la palla come bambini senza controllo, le ragazze si limitano a far comunella e io sono nuovamente isolata.

Sono fuori posto, lo sono sempre stata d'altronde.

Le parole di Tom sono come dei pugnali conficcati nel mio cuore, in questo momento non c'è parte di me che non sanguini.

Per quanto uno si abitui a sentirsi dire cattiverie ci sarà sempre una che faccia più male delle altre.

"Ecco un esemplare di psicopatica dai capelli bianchi che fa esattamente quello che le riesce meglio, ovvero essere inutile" un ragazzo mi riprende con il cellulare.

"Hai da commentare psicopatica?" chiede ridendo.

Non rispondo.

Lui insieme a un suo amico scoppiano a ridere prendendosi ancora gioco di me, mi punta ancora il suo cellulare addosso così decido che il mento dell'umiliazione è finito.

Mi allontano spostando i capelli per coprire i segni, ma il professore mi si avvicina e senza rivolgermi nemmeno la parola mi indica solo di mettermi a correre.

Io però non voglio correre, non voglio stare qui, non faccio ciò che mi dice e mi siedo su una panchina libera.
Mi porto le gambe al petto e sospiro sconsolata.

I miei occhi incontrano quelli di Tom per un istante, ci scambiamo uno sguardo fugace, ma poco dopo torna a sorridere con i suoi amici come se non fosse successo niente.

******

L'ora di educazione fisica finisce ed io sono l'ultima che si deve ancora fare la doccia, le altre ragazze hanno già finito, ma per il mio stupido complesso sono costretta ad aspettare.

Prendo il mio asciugamano e mi dirigo alla docce, ma a quanto pare non ero l'ultima come credevo; di fronte a me mi si presentano Kassandra e le sue amiche perfettamente vestite e truccate.

"Oh guardate chi c'è la piccola Alissa Scott.
Cosa c'è psicopatica?
Stai sempre in silenzio solo perché ti senti superiore?"

"Tsk sei così odiosa.
Credi non abbia notato come fai con il più bello dei gemelli Kaulitz ?
Lui è mio quindi gira alla larga autolesionista di merda" mi intima la puttana regina.

Le parole non scivolano come al solito queste feriscono.
Perché mi infastidiscono così tanto?

"E qui che ti sbagli lui vuole solo la galleria che hai tra le gambe" sputo acida, scatenando una risata da parte delle sue amiche.

"Intanto vuole qualcosa che solo io ho"dice indispettita

"E anche qui ti sbagli lui vuole una cosa sola e non gli importa di chi é" dico inviperita.

"Beh guarda un po' lui però non ti vuole" dice piena di sé.

"Questo dovrebbe rallegrati un paio di corna in meno" azzardo.

La vedo irrigidirsi e fare una risatina isterica.

"Certo, certo come no" ribatte.

Vittoriosa mi allontano e quando tutte se ne sono definitivamente andate, apro il getto della doccia.
Mi svesto con calma e guardo i miei tagli ormai troppo profondi per scomparire.
Ho cicatrici sia sulle braccia che sulle gambe, per questo non faccio la doccia con le altre, mi vergogno da morire di tutti i segni che ho.

Sono uno pezzo di carta pallido e tutto tagliato, nessuno lo vorrebbe se non per rovinarlo ulteriormente.
Esempio perfetto per descrivere la mia intera esistenza: un pezzo di carta rovinata che non aspetta altro che essere strappato e gettato via, così da non sentire più dolore nel essere usato e rovinato maggiormente.

Lascio che l'acqua lavi i miei problemi, ma sono consapevole che questa non può trascinarmi con se cancellando quello più grande, me stessa.

Sento la porta aprirsi di colpo, così in fretta e furia spengo il getto d'acqua e mi copro con l'asciugamano.

L'unica persona che mai mi sarei aspettata di trovare qui ora è proprio davanti a me.

Spazio autrice :

Questo capitolo è stato praticamente riscritto da zero, però spero lo stesso che possa venir apprezzato.
Un bacio ❤️

INNAMORATA DEL BULLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora