Scontro in palestra 2 pt.

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La lezione finisce e io non sono affatto contenta.
Ora c'è l'ora di educazione fisica  e sono molto agitata, non ho alcuna intenzione di aspettarlo lì da sola però ho il terrore di ciò che mi accadrà dopo.

Tutti i  ragazzi si accalcano alla porta iniziando a parlare e a saltare esaltati. Non li capisco proprio...
Io sono ancora seduta a guardare il vuoto assorta tra i miei pensieri, ma vengo interrotta: Tom batte una mano sul banco facendomi letteralmente saltare, di nuovo.
Lui ridacchia e io lo guardo male, mi fa un occhiolino e dopo si avvicina spostandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

"Aspettami nello spogliatoio, altrimenti ti ci trascino dentro con la forza" dice con prepotenza.

Soffia nel mio orecchio e io rabbrividisco.
Maledetto bullo sadico.
Si allontana da me come se nulla fosse con un sorriso stampato sulle labbra.

Sospiro sonoramente mentre mi alzo e mi  dirigo al  piano inferiore, dove c'è la palestra.
Arrivata in spogliatoio aspetto che tutte le altre se ne siano andate per cambiarmi, non mi va di farmi vedere senza vestiti dagli altri.
Quando tutte sono ormai uscite mi cambio per poi sedermi sulla panchina in attesa che Tom arrivi.

Che senso ha provare a combatterlo, tanto mi verrebbe a prendere lo stesso, ormai mi ha presa di mira, non mi lascia un attimo di tranquillità...
Mi sento così avvilita, devo accettere, la mia vita, devo accettare di farmi picchiare e umiliare da lui e devo perché lui condiziona la mia esistenza.
Come altri prima di lui, tutti non mi lasciano in pace da quando ho messo piede in questa maledetta scuola.

Non ho una ragione per continuare a respirare, vivo solo aspettando la mia morte e questo non è giusto.
Non è giusto che io mi debba sentire così, non è giusto che alla mia età io sia già arrivata a toccare il fondo della depressione.
Purtroppo più ci penso più mi rendo conto che io voglio solo questo ,voglio morire e non dover sopportare più niente.
Mi basterenne solo lasciarmi andare e avere il coraggio di rifare quello che ho fatto sei mesi fa.
Tuttavia ogni volta che ricordo quel momento rivedo ogni cosa: vedo quando presi quella lametta e la portai sul braccio, ricordo il dolore lancinante, la confusione, la paura e l'infinita tristezza che ho causato sia a me che alla mia famiglia.

Mi rendo conto che questi ultimi abbiano preso le distanze e che può sembrare che non mi vogliano bene, ma la colpa non è loro.
Sono io che li ho fatti soffrire, sono io che non sono perfetta, sono io che non sorrido più e per questo gli creo dolore.
In cuor mio però so che  loro in qualche modo mi vogliono ancora bene.
Forse sono costretti a volermene visto che sono comunque loro figlia.

Fredde lacrime rigano il mio viso, d'altronde come potrei trattenerle, come potei ignorare questa opprimente tristezza.
Cado a terra sulle ginocchia e inizio a singhiozzare silenziosamente .

Vglio solo morire!
Non voglio più soffrire in questo modo.

"Alissa?"una voce mi chiama.

Strofino gli occhi e vedo Tom poco più lontano che mi fissa.

"Voglio solo morire "sussurro debolmente.

Mi si avvicina e si inginocchia alla mia altezza, mi prende il viso tra le mani e lo stringe. 
Mi guarda con aria preoccupata...
Non c'è la faccio a sopportare i suoi cambi di umore improvvisi, non ora.

"Perchè piangi?"sbraita.

Ecco appunto.
Certo che é strano questo ragazzo, io piango e lui  si arrabbia.

Lo guardo dritto negl'occhi e continuo a piangere disperata.
La colpa è solo sua, mi sta peggiorando l'esistenza.
Lo odio e odio tutti quelli come lui.
Mi maledico perché nonostante mi fossi ripromessa di non farmi vedere debole di fronte a lui, proprio ora sono in lacrime.
Mi sarei aspettata di tutto in questo meomnto, davvero di tutto, ma non che le sue mani si posassero sul mio viso per asciugarmi le lacrime.

"Solo io posso farti piangere, quindi smettila subito" dice irritato. 

"È colpa tua" mi lamento.

"Beh non mi interessa, non ho fatto ancora niente per farti piangere quindi smettila subito".

Lo guardo stranita e cunfusa, diciamo che é molto bipolare come ragazzo.
Rimango di sasso a questa sua ultima affermazione, di certo questo non mi fa stare meglio, ma mi fa sorridere.

Mi guarda un pó confuso a sua volta.
Mi alzo subito in piedi e asciugo le  lacrime rimaste.
Lui si alza con me e mi scruta attentamente.
Provo a sorpassarlo per uscire, non ho voglia di parlare con lui sicuramente vorrà sapere che cos'ho sul collo, ma ovviamente mi ferma.

"Dove pensi di andare?"chiede. 

"io..io..."balbetto.

Bene ora inizio anche a balbettare. 

Fantastico.

Mi tira verso di se e mi imprigiona tra il suo petto e il muro dove mi fa sbattere la schiena.
Una sua mano finisce nei  miei capelli, spostandoli nota con piacere i suoi segni e con meno entusiasmo guarda i miei.

"Chi ti ha stretto la gola?"chiede diretto, senza giri di parole.

Non rispondo, perché dovrei?
Non deve sempre sapere tutto.

Inizia ad accarezzare la mia pelle con le sue mani grandi e fredde e la cosa mi stupisce.
Poi, la sua mano si posiziona perfettamente come la mia questa mattina e stringe leggermente.

"Lasciami" strepito impaurita.

"Sei stata tu vero?" chiede già consapevole della risposta.

Cerco di divincolarmi, non voglio che lui lo sappia, penserà che sono pazza.
Lui si spinge su di me facendo in modo che i nostri corpi aderiscano perfettamente.
Lascia la presa sulla mia gola e con la stessa mano afferra la mia portandola proprio dov'era la sua poco fa.

"Si vede chiaramente che sei stata tu a  farlo..."

"Anche se fosse, qual'é il tuo problema?"

Mi spinge con forza contro il muro, è arrabbiato.
Afferra saldamente un mio fianco e lo stringe così tanto da farmi male, mi da un pizzicotto ed io emetto un gemito di dolore.

"Perché l'hai fatto?"

"Perché dovrei dirtelo?" chiedo acutamente.

Mi mette un ginocchio in mezzo alle gambe e preme sulla mia intimità, strabuzzo gli occhi.
Il mio petto inizia a battere in maniera irregolare, questa situazione non mi piace.

"O me lo dici o ti faccio piangere" afferma.

Cosa?
Ma che gli prende a questo?

"Non lo so neanch'io" rispondo distogliendo lo sguardo.

"Non mentire" mi ammonisce.

Non voglio dirglielo, non voglio!

Lui si avvicina pericolosamente a me e io non so come provare a scappare, cerco di muovermi ma mi tiene stretta saldamente.
Le sue labbra sono a qualche millimetro dalle mie...
Ma che vuole fare?

INNAMORATA DEL BULLODove le storie prendono vita. Scoprilo ora