Cap.10

706 51 4
                                    



Harry

Girovagavo per l'enorme salotto della casa senza meta.
Non sapevo quanto tempo fosse passato dalla mia morte e probabilmente non l'avrei mai saputo. Ore, giorni, settimane... rimanevano ormai dei semplici concetti perché Il tempo, per me, era diventato ormai un'unità di misura senza significato. La mia anima avrebbe vagato per l'eternità senza alcuna meta, e allora a cosa mi serviva il tempo? nessun orologio sarebbe mai riuscito a tenerne il conto in ogni caso..
Sbuffai sonoramente dopo il ventesimo giro della stanza e mi lanciai sul divano con uno schianto rumoroso. La pelle grigia era morbida e calda a contatto con la mia e mi riportò per un'attimo alle fredde giornate d'inverno passate davanti al camino ad osservare la neve cadere nel mio piccolo giardino. Guardai fuori dall'enorme finestra, sperando per un'attimo di scorgere di nuovo quel piccolo, disordinato appezzamento di terra...
ma l'unica cosa che vidi fu la solita piazza totalmente vuota e niente più di quello.

Osservai la sua forma regolare dall'ampia vetrata e notai che ogni parte di essa era totalmente anonima e fredda: le pietre erano tutte uguali, i lampioni, neri ed alti, sprigionavano una fioca luce giallastra che a malapena riusciva ad illuminare il passaggio. Al centro, era affisso un semplice piedistallo in pietra, privo di qualsiasi scritta o decorazione, ma quale utilità poteva avere all'interno di una piazza perennemente vuota?
qual era il suo vero scopo?
Non trovando risposta alle mie domande sbuffai ancora una volta, prendendo a mordicchiarmi le unghie e picchiettando il piede sul liscio pavimento in parquet di mogano, quando ad un tratto un leggero rumore di passi attirò la mia attenzione ed in un attimo, mi ritrovai ad osservare la figura minuta di Louis che, a corsa, usciva dal bosco, spazzolandosi con le mani la candida camicia bianca che aveva indosso. Mi avvicinai incuriosito alla vetrata, osservando la chioma color caramello del ragazzo risplendere sotto la luce dei lampioni e non potei far a meno di chiedermi: "Cosa diavolo ci faceva lui nel bosco se mi ha esplicitamente vietato di entraci? Perché lui si ed io no?"

Il ragazzo si sistemò lentamente il ciuffo di capelli sulla fronte e, con una calma estenuante, si andò a sedere sul piedistallo al centro della piazza. Il mio corpo venne mosso da una curiosità incontrollabile ed infatti, dopo pochi secondi, mi ritrovai alle sue spalle mentre mi torturavo le mani, indeciso sul da farsi.
Avrei dovuto avvicinarmi? Schiarirmi la gola? Sedermi al suo fianco e Parlargli? Oppure rimanere fermo alle sue spalle, continuando ad osservare quanto apparivano muscolose e forti le sue braccia viste da dietro?

Nonostante fossero coperte da quella leggerla camicia di cotone, potevo chiaramente osservare la pelle pallida delle sue spalle quasi risplendere sotto alla luce dei lampioni e quella pelle, così liscia e fredda... Dio, era così dannatamente invitante! Doveva essere estremamente morbida e vellutata al tatto ed il profumo che emanava...Oh, anche una sola punta di quel profumo paradisiaco sarebbe stata sufficiente per farmi girare la testa come una trottola.

Ma... cosa mi stava succedendo? E Perché adesso anche pensare a Christine non riusciva a togliermi il viso del ragazzo dalla testa?
Perché ripensare a quei lisci e morbidi capelli biondi non aveva lo stesso effetto che immaginare di toccare quelli ruvidi ed arruffati di Louis?
E Perché adesso avevo l'ardente desiderio di baciare e mordere quella pelle fredda, quando fino a poco prima avevo bramato il calore delle braccia della mia ragazza?

"Hai intenzione di rimanere a fissarmi  ancora per molto?" Domando Louis con la solita voce acuta e subito mi riscossi dai miei pensieri tornando alla realtà.

"N-no, Scusami... È che-"

"Per Favore..." mi interruppe subito con un sospiro annoiato "non dire niente. Ho altri pensieri per la testa e il tuo balbettare mi disturba." Lo disse con una freddezza glaciale, di quelle che ti congelano l'anima e Non capii perché, ma quel affermazione da sola riuscì a ferirmi come mai niente mi aveva ferito nella mia vita.

'Fanculo, nanerottolo' fu la prima risposta che mi venne in mente... e lo pensai davvero, ad alta voce, mentre mi giravo e mi incamminavo verso il mio appartamento.
Nemmeno un secondo dopo avvertii una fredda presa chiudermi in una morsa ferrea la gola, togliendomi il respiro ed impedendomi qualsiasi movimento. In meno di quattro secondi mi ritrovai appeso per il collo i al muro della mia abitazione con un Louis decisamente arrabbiato a qualche centimetro da me.
"Ripetilo" ringhiò mostruosamente spingendomi con forza contro la parete in cemento; La voce più bassa di qualche ottava e gli occhi di onice nero puntati sui miei.

"Avanti ragazzino, ripeti" mi intimò mentre stringeva la presa sulla mia gola. Cercai di prendere un respiro, emettendo solo un mezzo rantolo strozzato, e portai le mie mani sulla sua, gelida e marmorea, cercando con tutte le mie forze di fargli allentare la presa.

"L-Louis... Per favore.." Sussurrai mentre facevo leva con le mani per sottrarmi alla sua presa di ferro.
"Oh, adesso non fai più tanto lo smargiasso, vero?" Domando digrignando i denti ed io alzai gli occhi verso l'oscuro cielo nero, cercando di respirare quanta più aria possibile. La gola bruciava e la testa aveva preso a pulsare, ricordo che Pensai che se fosse stato possibile morire due volte sarei morto li, in quell'istante, per mano di uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto... eppure, In un attimo, la presa sulla mia gola scomparve ed io caddi a terra con un tonfo, tossendo rumorosamente per recuperare aria.

"Non osare mai più rivolgerti in quel modo a me o giuro che ti stacco le palle e me le mangio per colazione" ringhiò con cattiveria ed io rabbrividii.
"E diavolo, smettila con questa scenata, se non respiri non ti succede niente."
A quelle parole corrucciai leggermente le sopracciglia e lui sembrò intenerirsi per un attimo.
"Sei morto, Mon petit. A cosa può servirti respirare?" Lo disse quasi in un sussurro con quell'impeccabile pronuncia francese che mi fece perdere il lume della ragione, per poi aggiustarsi il colletto della camicia e, lentamente, allontanarsi da me. Mi rimisi in piedi a fatica e mi massaggiai il collo che ora doleva spaventosamente.
"Vai in casa a darti una sistemata" mi ordinò ed il secondo dopo la sua imagine era già scomparsa dalla mia vista.

"Woah.." Mormorai sconcertato mentre mi passavo una mano sul collo, per poi aprire la porta del mio appartamento ed entrare, più confuso e frustrato di prima.

Gloomy Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora