Cap.16

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Harry

Quel giorno mi trovavo, come mio solito, disteso sul divano nel mio ampio soggiorno. In quel posto sempre scuro e deserto non c'era mai gran che da fare.
Avevo passato i giorni precedenti a piangere e disperarmi, rigirandomi nel letto nella speranza che almeno il sonno potesse lenire le mie ferite, ma niente sembrava avere effetto. Ed io ero  stanco, così dannatamente stanco...

Non volevo più stare lì.
Non volevo più osservare la mia pelle schiarirsi come fosse stata lavata con la varichina,
Non volevo più osservare le mie labbra perdere vitalità e diventare di un insano color porpora... Non volevo più guardarmi allo specchio e vedere i miei occhi abbandonare il loro colore, scurendosi e diventando lentamente un'ampia pozza di colore corvino, ma se c'era una cosa di cui ero davvero stanco era che Louis continuasse a maltrattarmi.

Quel calore, quella lieve sensazione di benessere che avevo provavo la prima volta che lo avevo visto in quell'inferno stava svanendo, insieme a  quasi ogni altra cosa mi rendesse ancora umano. Sembrava che tutto venisse inghiottito dalla noia e dalla inconsolabile tristezza che avvolgeva quel luogo nelle tenebre e io non volevo che accadesse, ma non potevo oppormi.
Le fossette del mio sorriso sembravano ormai un lontano ricordo, esattamente come il blu acceso dei suoi occhi che ancora non riuscivo a togliermi dalla testa. Avevo ascoltato per disperazione tutti i cd che avevo in casa, nella speranza che potessero ancora trasmettermi qualcosa: i miei preferiti li conoscevo a memoria e cantavo il testo di ogni singola canzone con tutta la forza che avevo in corpo. Farlo mi faceva sentire un po meglio, mi faceva sentire per qualche secondo ancora il solito ragazzo dagli occhi luminosi e dalla pelle tiepida, quando il mio cuore batteva ancora e le mie giornate non erano quasi mai segnate dal dolore e dal rimorso.

Poi avevo ascoltato anche gli altri, sorprendendomi del fatto che mi piacessero se possibile anche di più.
In vita avevo considerato Ed Sheeran un cantante per ragazzine, troppo sdolcinato e sentimentale per un duro come me. Invece, ascoltando la sua musica, mi ero dovuto ricredere. Quell'uomo riusciva a cogliere perfettamente il mio stato d'animo, a capirmi come mai nessuno mi aveva capito prima di allora. E le sue parole..  beh, ogni sua parola mi colpiva dritta come un pugno nello stomaco.
Se solo fossi stato ancora in vita, probabilmente avrei acconsentito ad accompagnare Christine al suo concerto come mi aveva chiesto...

Già, Christine... Come mi mancava.

A distrarmi dai miei pensieri fu il rumore della porta d'ingresso che sbatteva, mentre il solito passo lento e misurato di Louis preannunciava il suo ingresso nell'enorme soggiorno. Sbuffai, preparandomi a subire per l'ennesima volta il suo umore altalenante e mi sistemai meglio sul divano.

"Buongiorno Mon petit" mi salutò con il suo solito impeccabile francese, girando intorno al divano e sedendosi al mio fianco. Lo ignorai, speravo solo che si sfogasse in fretta e che se ne andasse il prima possibile dalla mia casa. Non avevo ne la voglia ne la forza per discutere, volevo solo restare solo.

"Che c'è? Non si saluta più?" Chiese sfacciatamente e mi osservò con i suoi occhi neri e profondi. Avevo smesso di respirare per non lasciarmi sedurre dal suo profumo e stringevo forte i denti per impedirmi di rispondere alle sue provocazioni. Era come se tutte le mie emozioni si fossero spente, lasciando dentro di me un enorme, lacerante  vuoto che riuscii a colmare solo con l'odio.
Un odio così profondo che a stento riuscivo a tenerlo dentro di me senza provocare danni.

"Perché dovrei salutarti? Non sei il benvenuto qui..." Ringhiai con voce bassa mantenendo lo sguardo sulle mie mani giunte. I miei occhi erano diventati quasi totalmente neri ormai ed avevo iniziato a detestare quel maledetto colore.
Lui mise il broncio "Dai, non farai mica lo scontroso, vero?" mormorò e la voce con cui lo disse mi fece digrignare i denti dalla rabbia. Lo osservai mentre si avvicinava lentamente al mio viso e prendeva i miei capelli fra le dita, tirandoli. Di solito rimanevo impassibile davanti a questo tipo di comportamento ed aspettavo passivamente che quel bastardo si sfogasse a dovere, ma quella volta no. Quella volta non l'avrei lasciato fare.
Mi scostai bruscamente da lui, alzandomi il piedi e "Voglio che tu la smetta" sussurrai guardandolo serio,
occhi pece in occhi pece. 

La rabbia dentro di me che spingeva per uscire.

Lui ridacchio appena alle mie parole e si alzò a sua volta, lisciandosi accuratamente i pantaloni classici che aveva indosso. "Perché dovrei?" Mi chiese di rimando, guardandomi con un leggero ghigno sarcastico ad incorniciargli il viso.
Strinsi i pugni.
"Perché sono stanco di essere il tuo maledetto giocattolino! Ho dei sentimenti anche io, bastardo!" risposi a denti stretti e la mia voce si ruppe appena sull'ultima sillaba mentre un leggero velo di lacrime mi appannava la vista.
Mi stavo lentamente lasciando andare. Per la prima volta dopo quelli che mi erano sembrati mesi, provai qualcosa di diverso.. qualcosa che non fosse il solito lacerante odio contro il mondo e contro me stesso.

Per la prima volta dopo tanto, provai dolore.

"Sentimenti?" Domandò Louis quasi ridendo, guardandomi con entrambe le sopracciglia inarcate. Probabilmente dovette notare i miei occhi lucidi perché poco dopo scoppio definitivamente a ridere, con una risata gelida, cattiva.
"Oh, Harry... piccolo, ingenuo Harry. Credevi davvero che mi interessassi dei tuoi sentimenti?" Domandò con lo stesso tono con cui si parla ai bambini ed io sentii il mio cuore dolere improvvisamente, mentre un profondo squarcio sembrò spaccarlo a metà. Le lacrime adesso scendevano dai miei occhi senza alcun controllo ed una profonda sensazione di malessere mi assalì, facendo si che il mio stomaco si contorcesse in una morsa ferrea che mi dette la nausea.

In quel momento, con Louis davanti a me che continuava a ridere della mia debolezza, decisi che no, Non potevo più continuare a stare a quel modo, non per lui; Così raccolsi tutta l'integrità che mi era rimasta e lo guardai dritto negli occhi con tutta la rabbia che avevo in corpo.

"Sai cosa? Hai proprio ragione..." dissi con voce tremante. Lui smise di ridere e mi guardò attentamente, il  suo ghigno svanì all'istante.

"Sono solo un ragazzino ingenuo..." lo dissi con disprezzo, fissandolo in quegli occhi che erano tutto fuorché amichevoli. Poi corsi verso la porta d'ingresso ed uscii dalla casa quanto più velocemente potessi. Sentii i suoi passi veloci dietro di me, forse mi aveva anche chiamato ma non mi importava più. In meno di un secondo oltrepassai la piazza, non sapevo dove andare, ero scosso, confuso e arrabbiato.
Poi il mio sguardo finí sul fitto bosco che circondava il paese ed in quell'istante capii cosa avrei dovuto fare.
Se quel bosco mi aveva condotto al villaggio poteva anche sicuramente riportarmi a casa.
Mi ci vollero una manciata di secondi per prendere la mia decisione, nemmeno me n'ero reso conto che già stavo correndo verso la logora staccionata in legno grigiastro.

"Harry! Non farlo!" Sentii la voce di Louis urlarmi dietro con una strana intonazione. Non era il suo solito tono autoritario, sembrava preoccupato.. quasi impaurito. Non me ne curai molto, infondo ero solo un ragazzino ingenuo per lui.

In meno di un secondo avevo già scavalcato la vecchia palizzata di legno e mi ero inoltrato fra le fitte ed oscure fronde del bosco. Bastarono due passi e la voce di Louis divenne più debole e in men che non si dica mi trovai di nuovo solo, perso fra gli alberi nel più completo ed inquietante silenzio.

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