Persistenza (3)

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L'acqua, in quel tunnel, scorreva come un vero fiume: Iram sapeva nuotare, ma la corrente lo spaventava, carica di rifiuti com'era.
Passò una testa recisa.

Le ali lo infastidivano, nello stretto camminamento che il torrente sotterraneo lasciava libero, un margine di pochi piedi di larghezza, umido e scivoloso come se fosse stato ricoperto appositamente della bava di milioni di lumache.

<< Davvero un bel... posto... >>

Scosse la testa. Non doveva sentirsi male.

Era un ghoul, era un mostro, quella era casa sua...

Casa sua.

<< Ehi, piccolino ~ Si dà il caso che questo sia il mio territorio di caccia, pulcino-ino-ino ♥ Ahh, quanto adoro la carne morbida! >>

Una donna dai lunghi capelli rossicci gli si parò davanti con un sorriso smagliante, gli occhi ancora umani, verdi come la giada: era stupenda, snella come un felino, era...

L'assassina di suo padre.

<< Tu... Tu... >>

Sentì la rabbia montargli in petto, furiosa come un uragano, come la corrente che trascinava via i rifiuti di quella donna: gli occhi di Iram bruciarono di quella rabbia, e l'attacco con cui tentò di staccare quel bel viso da quel bel corpo non andò a segno.

Il rinkaku fu più veloce di lui.

<< Sai, bocconcino, somigli a qualcuno che ho già incrociato, mmm? >>

Un secondo tentacolo nero gli si conficcò tra le gambe, senza ledere l'inguine ma scorticando la stoffa dei jeans, impietoso.

<< Ho forse fatto merenda con tuo fratello? No, era più vecchio di te, non era così tenero, come bocconcino... Ah! Ora ricordo... Ho dovuto lasciarlo ad aspettare, perché aveva carne di qualità migliore nella saccoccia che si portava appresso... >>

Iram tentò di divincolarsi, ma il primo rinkaku gli aveva perforato l'addome, com'era successo a Shiro...

<< Dove vuoi andare, mmm? Mi vuoi lasciare tutta sola, così presto, tesoro? >>

Il secondo rinkaku si svelse dalla parete con uno schiocco, avvolgendosi intorno alle sue gambe e strappandogli via i pantaloni, mentre il primo si spostava all'interno della ferita, impedendole di rimarginarsi.

Incapace di emettere un suono, Iram riuscì a concepire un semplice pensiero, annaspando alla ricerca di un brandello di lucidità, di uno spazio nella sua mente che non gridasse: soffri!

"Piume... Pugnali"

L'ala di destra si smaterializzò in una pioggia di proiettili, piccole stalattiti bluastre che colpirono la ghoul in pieno petto. Senza apparente danno per la donna.

<< L'altro non ha nemmeno combattuto, uhu... Era un cavaliere, al tuo confronto, farfallina... >>

Il primo rinkaku lo lasciò cadere a terra, mentre il secondo sferzò dal basso verso l'alto il petto di Iram, strattonando il tessuto della felpa perché rimanesse scoperto il torace: ridendo, la ghoul continuò a giocare con la sua nuova bambola, prendendole una mano e appoggiandosela sul cuore.

<< Senti? Questo è il mio kagune prediletto, la mia corazza: ancora non è completa, ma tu, oggi, aggiungerai un'altra placca alla mia armatura, cucciolo mio, non sei felice? >>

Iram aveva ritratto le ali, inutili in quello spazio troppo stretto per spiccare il volo: fece scivolare la mano lungo l'involucro rigido che avvolgeva il corpo della ghoul, percorrendone il profilo lentamente, come godendosi la sensazione di quelle curve che scorrevano sotto i suoi polpastrelli, come se non stesse sanguinando tanto da non riuscire a ragionare, come se non avesse altro fine che assaporare quell'attimo che gli veniva concesso.

<< Iram, ti ho detto che un bikaku non è per natura superiore all'ukaku, ma se partirai da questo presupposto non farai niente per vincere. Credere di essere in vantaggio sull'avversario prima di averlo dimostrato sul campo non è una buona cosa, perché porta ad essere incauti, a sottovalutare l'esperienza del nostro nemico. Quindi, pensa sempre di doverti guadagnare il predominio, perché non l'avrai mai davvero in tasca, parola di Shirohato! >>

Scivolò tra le gambe divaricate della ghoul, tuffandosi nella corrente che lo soffocò immediatamente, togliendogli il respiro:

"Fa' che non sappia nuotare, fa' solo che non sappia nuotare..."

S'immerse, rasentando il fondo del torrente, lasciandosi sospingere dall'ingente flusso d'acqua senza tuttavia perdere il controllo della direzione da seguire, sentendo ogni sorta di rifiuti attraversargli il foro aperto nell'addome, che si stava rimarginando nonostante lottasse contro il freddo e la fatica di tenersi al centro del flusso d'acqua, per non urtare le pareti del canale e dare un segnale della sua presenza alla superficie. Non aveva idea di dove sboccasse la conduttura, ma per il momento la priorità restava allontanarsi il più possibile dal ghoul "facile da catturare".

Quegli agenti non sapevano un accidenti di niente.

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