Incontrarsi, scontrarsi (3)

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Il cielo era...bello.
Le stelle e la luna erano ben visibili, tanti punti luminosi e ammiccanti, come se rispondessero al sorriso del satellite: di quando in quando una luce intermittente si spostava nel firmamento, e Iram deduceva che si trattava di un aereo, chiedendosi come fosse volare. Non aveva mai viaggiato.
D'un tratto, si sentì esplodere una gamba: guardando in basso, scoprì che metà della coscia gli era stata asportata da una lingua squamosa, una specie di serpente dalla livrea rosso fuoco.
Aveva trovato un ghoul.
<<Cibo...>>

Come se non avesse altro a cui pensare, stette a guardare la ferita rimarginarsi con incredibile rapidità, e sentì la fame crescere: allora voleva dire questo, essere un ghoul?

<<Mio!>>
Sentì i vestiti lacerarsi, la carne tendersi e modificarsi all'altezza delle spalle: qualcosa gli si parò davanti e il tentacolo squamoso s'infranse contro quella barriera nata dal nulla, il suo scudo, il suo kagune.
"Ali...?"
<<Cibo cattivo, cibo cattivo!>>
<<Ehi, aspetta!>>
Il ghoul stava strisciando via, trascinandosi la coda appresso: era un bikaku, ma caracollava come un vecchio umano, usando l'arto di cellule RC come stampella.
Era ferito.
Il colpo in testa lo distrasse dalla fuga.

"Cerca riparo, riparo... Ahi."
L'involto aveva un buon odore.
"Fame."
Divorò l'intero pacco, senza scartarlo: sputò la carta in seguito, rigettandola come i gatti espellono le palle di pelo.

<<Altro?>>
Quel ghoul sembrava davvero un animale. In che cosa gli sarebbe stata utile quella carcassa ambulante?
Iram fece cenno di no, masticando: aveva tenuto della carne per sé, a compensazione della ferita infertagli dal ghoul malandato.

Terminò il misero pasto, cercando di pensare a quali domande sarebbe stato utile porre: come ti procuri il cibo? Uccidendo, era ovvio. Come usi il tuo kagune? Goffamente, senza precisione, perché con gli umani non serve essere particolarmente abili.
Quel rottame era inutile, ma forse c'era qualcos'altro che poteva chiedergli...

<<Chi ti ha ridotto così?>>
L'uomo si fece piccino, come se rivivesse il dolore patito: il suo kagune si ritirò e il suo corpo prese a tremare, una foglia d'autunno in più.
<<Male...>>
Cielo, gli era stato insegnato a parlare?
<<Se mi risponderai, forse potrei darti altro da mangiare...>>
L'uomo rialzò la testa, spalancando gli occhi:
<< Te? >>
Iram annuì. Avrebbe pensato in seguito a come risolvere la cosa.
<< Altro ghoul, kakuja, sì? Corazza. Cattivo. >>

Iram sospirò. Non era il tipo che cercava...

<< Cannibale. Io fuggito. Inseguito fino a bidoni, poi lasciato perdere. Mangia altri ghoul, sì? Molto male. Male, male... Ahhh... >>
Il ragazzo si avvicinò, guardingo: l'altro ghoul aveva smesso di muoversi, si era accartocciato su se stesso come un sacco. Era svenuto, probabilmente: lo fece rotolare fino a raggiungere un lampione, in modo da poterlo esaminare al meglio.

<< Mio Dio... >>
Aveva una voragine aperta al posto dello stomaco. Gli mancava parte di entrambi i polpacci, aveva molti graffi in viso e morsi sulle braccia, eppure era ancora vivo: lentamente, ogni ferita si stava rimarginando, ma il ritmo di guarigione era davvero lento. Non c'era da stupirsi che non riuscisse ad articolare un pensiero coerente, in quelle condizioni.

<< E ora cosa faccio di te? >>

Storia di un GhoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora