Segreti Svelati (1)

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Gentile Sig. Kuroyuuki,

La presente La informa della necessità della Sua presenza presso il Primo Distretto (Sede Centrale della Commission Counter Ghoul, District One) per il giorno 30 settembre p.v., ore 19.00.
La si prega di venire provvisto di documento d'identità in corso di validità.

- Segreteria CCG,
25/09

La breve missiva era chiara e concisa, lapidaria nella sua essenzialità: Iram si rendeva conto del vero significato che avevano quelle parole scarne, non si faceva illusioni su quello che sarebbe successo.
Sarebbe stato scansionato, e ucciso.
Non poteva rifiutarsi di andare... Ma non aveva compiuto la sua vendetta.

Scappare lo avrebbe portato a vivere nella spazzatura, proprio come Shiro, e in seguito un ghoul più forte di lui l'avrebbe trovato, sbranato, lasciato in mezzo ad una strada...

In quel momento, il suo cellulare squillò: era la settima volta che Airashi lo chiamava, forse per confessargli che non aveva davvero tenuto la bocca chiusa, forse per avvisarlo di quello che già aveva intuito.

"Potrei sentire la sua voce ancora una volta, dopotutto".

<< Iram! Ti ho cercato... Non posso venire da te, mio padre me lo proibisce! Hanno trovato vuota la bara di tuo padre, hanno le registrazioni di una telecamera di sorveglianza del cimitero... I nastri non vengono mai visionati e sono presto cestinati, ma mio padre è molto preciso nelle indagini, non lascia mai nulla al caso, io... >>

<< Airashi, calmati. Se tuo padre è così in gamba, allora so che il mio sarà vendicato, prima o poi, anche se non sarò io ad uccidere quella donna... Va tutto bene. Digli soltanto che è veloce quanto un ukaku, che è piena di sé, lasciva, tanto bella quanto brutale... Tende a giocare con il proprio avversario e a sottovalutarlo se non si dimostra alla sua altezza sin da subito. Consiglio un bikaku per combatterla, ma probabilmente questo tuo padre lo sa già... >>

<< Sì, lo so già >>.

La voce all'altro capo del telefono...

<< Aspetti! >>

La linea rimase muta e Iram fu sicuro che non avrebbe mai più risentito la voce di Airashi, a meno che i morti non sentissero la voce dei vivi.

Era una cosa abbastanza curiosa: Iram, in pericolo di vita dopo aver rivelato ad una colomba la sua natura di ghoul, si stava in quel momento preoccupando per la figlia di questa colomba. Chissà come veniva punita una disobbedienza, in casa di un ispettore del CCG...

Era rimasto nell'appartamento, davanti allo specchio del corridoio principale: ammirava le sfumature cobaltine delle sue ali, bordate di blu scuro e percorse da venature d'indaco, un capolavoro che nemmeno un grande stilista avrebbe saputo imitare. Non sarebbe stata la loro bellezza a mancargli: avrebbe rimpianto di non essere riuscito a volare, per lo meno a provare la teoria che la sera precedente gli era balenata nella mente... Sarebbe stato bello vedere Tokyo dall'alto, come dovevano vederla gli angeli, forse sua madre, un piccolo punto luminoso sulla Terra alla quale non appartenevano più.

<< Mi dispiace... >>

Non sapeva nemmeno con chi si stesse dispiacendo: con sua sorella, la gemella mai conosciuta da lui uccisa nel ventre della madre? Con i genitori, morti entrambi a causa sua? Perché, in fondo, suo padre non avrebbe dovuto procurarsi delle scorte di cibo, se fosse stato solo al mondo. Quella carne era soprattutto destinata a lui, cucciolo di ghoul incapace di badare a se stesso.

Forse, dopotutto, si stava dispiacendo per quell'immagine che lo specchio gli rimandava, il riflesso di un ragazzo giovane e forte cui la vita aveva appena iniziato a mostrarsi. Non era triste?

La porta venne sfondata con un calcio, come se l'intruso si aspettasse una certa resistenza da parte sua.

Ma... A che pro continuare a vivere? Per la vendetta? Sarebbero dovuti passare degli anni, prima che il rivestimento kakuja eguagliasse anche solo la metà di quello dell'assassina, sempre che fosse riuscito davvero a cacciare i propri simili per fortificarsi. Doveva fortse uccidere il padre di Airashi? Provare a lottare contro un investigatore di prima classe, sul serio? Avrebbe soltanto reso più dolorosa la propria morte e la vita dell'unica persona che, senza essere cercata da lui, gli aveva teso una mano fraterna e l'aveva accettato per quello che era, compatendolo non per carità cristiana o per dovere, ma per empatia.

Il quinque koukaku gli spezzò le gambe, mentre il padre di Airashi si riparava dietro ad uno scudo che sembrava un pezzo di muro RC. Forse pensava che le ali spiegate servissero ad attaccarlo.

Iram continuò a farle fremere lentamente, muovendole con semplicità, come una vera farfalla, continuando a guardarle riflesse nel grande specchio.

Stava piangendo silenziosamente. Non si sarebbe ribellato a quello che sarebbe venuto in seguito.

Sentì il quinque a forma di spada appoggiarglisi sulla cervice, il freddo filo della lama a contatto con la pelle...

Chiuse gli occhi e attese, perché l'ultima cosa che si sarebbe aspettato dalla colomba era un gesto di clemenza.

<< Puoi anche smettere di pregare, se è quello che stai facendo. Mi servi come esca per il ghoul Armadillo >>.

Ecco, questa era una seconda possibilità a cui Iram non aveva pensato.

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