4. SETTORE M

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Sabato, 28 febbraio 1931 – ore 05:01

Alla fine, è risultato che il Dr. Irwin non avesse tutti i torti riguardo al riportare su carta i miei stati d'animo. Mi sento decisamente meglio.

Sono stato svegliato di soprassalto dall'infermiere Aigar. Da queste parti è normale amministrazione. Oggi niente doccia fredda, però. E' una giornata speciale. Oggi si conclude il mio primo mese al Rosemary Asylum.

E' incredibile che sia passato un mese. Solo un mese. Mi sembra di essere qui da anni. Credevo che essere rinchiusi in un ospedale psichiatrico servisse ad aiutare i pazienti a recuperare i numi della ragione, a riprendere il contatto con la realtà. Allora perché mi sento sempre più solo e confuso?

Stare in questo posto ha fatto crollare molte delle mie certezze. Un mese fa non mi sentivo così. Non ho mai messo in dubbio la mia sanità mentale prima di entrare in questo posto. E se fossi davvero pazzo? Può un mese di prigionia determinare così tanti cambiamenti nella mia vita e nel mio stesso essere?

Di questo passo, tra un mese potrei aver perso completamente la ragione. Sedie a rotelle, camicie di forza, aghi, lamette insanguinate. Cosa mi riserva il futuro? Quanto altro tempo dovrò passare qui dentro? La mia vita avrà mai un lieto fine?


Ore 09:34

Il Dr. Irwin ha condiviso con me i progressi ottenuti in 28 giorni. Certo... progressi. Non ho bisogno di lui. Non ho bisogno che sottolinei i miei "progressi". Non c'è nulla per il quale dovrei progredire, fatta eccezione per il superamento della morte di Joyce.

Sono sano. Non sono né schizofrenico, né un molestatore, né un criminale come gli altri pazienti (con i quali non vorrei avere nulla a che fare, nemmeno se ci permettessero di interagire).

Fare buon viso a cattivo gioco. E' così che vado avanti. Ecco una delle grandi e numerose contraddizioni della vita: fingere di essere uno schizofrenico in via di guarigione ti rende più affidabile e sano, piuttosto che ammettere di non essere pazzo. Ho percepito l'antifona e l'ho resa parte di me.

28 giorni di isolamento dal mondo reale. Quante cose sono cambiate in questo breve – ma intenso – lasso di tempo. Il mio primo giorno al Rosemary non fu affatto male. Non avevo ancora capito quanto fosse grave la situazione. Le mie prime impressioni erano decisamente diverse rispetto a quelle che ho maturato dopo un mese di prigionia.

Ricordo che, appena arrivato, dovetti percorrere un lungo e buio corridoio insieme a tante altre persone pronte per essere internate. Eravamo carne da macello. Ci misero in fila indiana e, uno per uno, ci confiscarono i beni personali. Dopodiché, in base alle cartelle cliniche pervenute al Direttore dell'Istituto, il Dr. Albert Kilgate, smistarono ognuno di noi nei rispettivi reparti.

Le Origini Del Male (A Stanley Prequel)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora