Londra, 26 novembre 1902
Mio carissimo Sherlock,molti dei miei problemi sono finiti. Il Dottore ha dato segni di vita. Ok, non si è presentato di persona, ma mi ha lasciato un pacco ed una lettera all'osteria di ieri sera. C'era scritto che non poteva farsi vedere perché, come ha detto lui, noi siamo nell'occhio del ciclone: io, tu, lui. Forse vederci avrebbe causato qualcuno di quei disastri... e ne sono già accaduti parecchi, quindi meglio così.
Nel pacco ho trovato le mie nuove referenze, ma probabilmente il Dottore sapeva già che avrei voluto tenere il mio vero nome, dato che l'ho trovato scritto sul mio documento. Ho un conto in banca con un bel po' di soldi, e adesso posso presentarmi in qualche ospedale e lavorare normalmente come medico.
Ho una casa, sono andato a vederla subito dopo che l'ho scoperto. La cosa buffa è che il mutuo sembra già saldato. Non so come diamine abbia fatto il Dottore a comprarla, né a fare tutto il resto, ma gli devo la vita. Non avrei saputo proprio cosa fare senza il suo aiuto.
Mi ha spiegato anche cosa è successo. Il fatto che anche l'immagine o la foto di un Angelo possa diventare tale è una storia un po' inquietante, no? Come una di quelle favole che si raccontano ai bambini per spaventarli.Questa notte l'ho passata al freddo, sul retro di una sartoria. Avevano buttato via delle stoffe, sono stato fortunato perché ho potuto utilizzarle come letto provvisorio. Non immagini il freddo, nonostante le coperte di cui stavo usufruendo. Ho battuto i denti tutta la notte, non ho riposato per niente, e sono dovuto scappare via prima che il negozio aprisse, non volevo essere cacciato malamente e ho deciso di evitare il disastro.
Adesso sono su una carrozza. È difficile scrivere qui sopra con i sobbalzi dovuti alla strada malmessa. Ho ritirato alcuni dei soldi in banca e adesso mi sto dirigendo nella mia nuova casa per sistemarmi. Ovviamente ho dovuto cambiarmi d'abito. Attiravo fin troppa attenzione con i vestiti del 21esimo secolo.
Ti farò sapere come andranno le cose, quindi per qualche giorno non ti scriverò, ho abbastanza cose da fare.
Mi manchi.
Lo so, l'ho già scritto nella lettera di ieri, ma mi sento vuoto senza di te.
Sono solo adesso.
E mi manchi.
Con immenso affetto,
Tuo John
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- La situazione è questa. - Si interrompe un attimo e sorseggia il tè che poco prima si è preparato, in attesa che io cominciassi a mangiare ciò che aveva ordinato al telefono. Il pasto comprende un primo, un secondo, ed una fetta di dolce come ciliegina sulla torta. Mi aveva minacciato di non spiegarmi nulla se non avessi ingurgitato tutto. Quindi, con molta moltissima calma e decisamente controvoglia, ho cominciato a mangiare. - Dopo che mi hai cacciato mi sono sbrigato a preparare le cose di cui John avrebbe avuto bisogno, poi le ho lasciate in un'osteria nel suo tempo. Non potevo vederlo perché siamo tutti e tre nell'occhio del ciclone e avrebbe causato un paradosso. Adesso ha una casa, la sua identità, un conto in banca ed un lavoro. Non ho voluto cambiasse il suo nome, anche perché secondo me, John non avrebbe voluto farsi chiamare diversamente. Ho fatto bene? - Poggia la tazza vuota sul ripiano in legno e si siede proprio di fronte a me, dall'altra parte del tavolo. Io sto in silenzio, accennando un leggero movimento della testa per annuire e giocando con la forchetta sul cibo parecchio invitante nel mio piatto semivuoto. Sono ancora al primo. Immaginavo che John non avrebbe voluto una nuova identità, è fin troppo sentimentale per distaccarsi dal suo nome. - Questo perché pensavo che non avrei mai più potuto risolvere le cose. -

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The wrong side
Fanfiction[ Wholock | Johnlock ] [ Seguito di "The side of the Angels", per capire questa storia bisogna leggere la precedente ] "I tuoi occhi. Al solo pensiero che non potrò rivederli mai più sento come una stretta al petto che mi impedisce di respirare. Dop...