- Sherlock, sono tornato! - Non stacco gli occhi dal microscopio e mugolo in risposta mentre John poggia la sua spesa sul ripiano della cucina, dato che il tavolo è totalmente ricoperto di provette, sostanze e attrezzatura adatta al mio esperimento. Poco dopo avverto la vicinanza del viso di John al mio e non esito a girarmi per far incontrare le nostre labbra in un piccolo e veloce bacio a stampo. - Quella è pelle umana? - Mi chiede poi, lanciando un veloce sguardo a ciò che sto studiando al microscopio. Mugolo di nuovo per rispondere. - Perché studi la pelle umana? - Mi chiede mentre inizia a mettere a posto ogni cosa che ha appena acquistato.
- L'ho immersa in una sostanza che mi ha dato Molly e sto verificando cosa succede quando una persona ne viene a contatto. - Lui annuisce interessato mentre ripone il barattolo di marmellata nello scaffale. Ormai sono due mesi che siamo sposati, e non è cambiato molto. Credevo che con il matrimonio una coppia cambiasse stile di vita, modo di pensare, ma la nostra situazione sembra non essere mutata affatto (a parte, ovviamente, i baci, le avventure sotto le lenzuola, le effusioni durante la giornata, le coccole sul divano quando mi annoio troppo per la mancanza di casi da risolvere). Sono felice che il nostro rapporto sia così, non avrei voluto che le cose tra di noi cambiassero. E poi... lo amo.
- Da quanto ci stai lavorando? -
- Qualche ora. -
- Qualche ora o da stamattina? - Io faccio spallucce. Non voglio dargliela vinta ed ammettere che sono più di otto ore che non smetto di lavorare su quel campione di pelle. Emette una leggera risata e porta entrambe le mani sulle mie spalle, cominciando a massaggiarle con dolcezza. Ero teso e con la schiena dritta, ma il tocco delle sue mani mi scioglie e mi fa incurvare le spalle rilassato. Mi distolgo dal mio esperimento e chiudo gli occhi, godendomi le sue dita che lentamente distendono ogni mio nervo e mi regalano quella tranquillità di cui ho bisogno. - Che ne dici di un bagno caldo? - La sua bocca è pericolosamente vicina al mio orecchio, quel sussurro sprigiona migliaia di brividi che si sparpagliano per tutto il corpo, riuscendo addirittura a farmi tremare i polsi mentre lascio andare il microscopio. Il campione di pelle perde del tutto la sua importanza e sollevo la testa in modo da incontrare gli occhi di John, che brillano di quella luce maliziosa che mi fa sentire quelle maledette farfalle fastidiose allo stomaco.
- Beh... io... - La voce mi muore in gola. Sto cercando in tutti i modi di trattenere il rossore sulle guance. - Va... va bene. - Mormoro alla fine, rendendomi conto che non desidero altro che giacere nella vasca tra le sue braccia forti. Mi sorride di rimando e mi lascia un bacio sulla fronte.
- Ti aspetto in bagno. - E poi sparisce oltre il corridoio, non prima di avermi scompigliato scherzosamente i capelli. Deglutisco a vuoto più volte. Dopo tutto questo tempo insieme non mi sono ancora abituato a vedere i nostri due corpi nudi che si sfiorano e il solo pensiero mi fa rabbrividire. Lui ha un fisico ben messo, asciutto, è forte, un soldato. Io sono così goffo, così magro, così alto... non mi è mai importato del modo in cui il mio corpo si presentasse, ma quando mi ritrovo davanti a John divento vulnerabile. Il suo giudizio è la cosa più importante e rispetto a lui mi sento così inappropriato... anche se non la pensa come me, mi trova attraente. Dice che ama la mia schiena, il mio petto, le mie gambe slanciate e le mie mani dalle dita lunghe e sottili. Da come ha detto, sono quelle che lo fanno impazzire di più.
Oh, John...
Sento lo scrosciare dell'acqua che riempie la vasca ed abbandono del tutto il campione di pelle per incamminarmi verso il bagno, quando un rumore mi fa sobbalzare e girare verso la finestra del salotto, da dove credo provenga. È stato un botto forte, talmente tanto che anche John è uscito allarmato dal bagno per seguirmi di fronte alla finestra. In strada vediamo la gente correre spaventata e urlante in tutte le direzioni. Non capiamo proprio che cosa sia successo. Poi due individui si fanno spazio tra la folla ed iniziano a guardarsi intorno: la prima è una ragazza dai capelli rossi, potrebbe avere circa vent'anni. Attorno al collo una sciarpa rosso sangue nella quale si nasconde, ma non per la paura, piuttosto per il freddo pungente. Sembra impavida, non ha paura di nulla. Il secondo individuo si avvicina correndo e urlando: "Amy, per l'amor del cielo! Hai per caso visto dove sono andati?", ed è lì che lo riconosciamo: la giacca marrone che svolazza e lascia intravedere le bretelle rosse, il cravattino rosso ben annodato al collo, i capelli stravagantemente pettinati, il mento evidente e gli occhi piccoli. John si aggrappa al mio braccio e strattona la manica della mia camicia con evidente entusiasmo ed un sorriso a trentadue denti. Io mi limito a sollevare un angolo delle labbra.
Dice qualcosa alla ragazza che inizia a correre dall'altra parte della strada, per poi sparire tra la folla, poi estrae quello che sembra un cacciavite sonico nuovo di zecca, molto più grande del precedente argentato dalla punta blu. Inizia ad ispezionare la zona, poi punta il dispositivo verso la finestra e, non appena i suoi occhi si puntano su di noi, si immobilizza sorpreso. Sa che abitiamo in questa strada, ma per colpa del caos non ci aveva fatto caso. Resta a fissarci per un po' mentre rimette il cacciavite in tasca, poi solleva leggermente gli angoli della bocca e si aggiusta il cravattino con entrambe le mani. Ancora mi chiedo come sia possibile che sia lui, che sia ancora vivo, che abbia cambiato faccia come dal giorno alla notte. Questa deve ancora spiegarcela...
- John, forse è un po' tardi per il bagno, non credi? -
- Già, hai ragione. - Rimane un po' in silenzio mentre osserviamo il Dottore che con quel sorriso intenerito incrocia le braccia al petto e attende, senza staccarci gli occhi pieni d'aspettativa di dosso. - Secondo te come ha fatto, chirurgia plastica? -
- Ne dubito. -
- Andiamo a chiederglielo? - L'iniziativa di John mi sorprende. Era d'accordo con il fatto che il Dottore ci avesse lasciato soli per vivere tranquillamente la nostra vita, per fare in modo che non avessimo problemi o che non ci causasse guai. L'ultima avventura con lui è stata abbastanza... snervante per noi, in effetti. Ma mai in tutta la vita avevo provato un'adrenalina del genere, ed è lo stesso anche per John, e so che è così, perché sento che non vede l'ora di buttarsi nella mischia.
Al diavolo il pericolo!
- Buona idea! - Mormoro, per poi precipitarmi giù dalle scale, seguito dai passi svelti di... posso dirlo finalmente, di mio marito.
Note autrice:
Beneeee, questo è l'epilogo, come avevo promesso!Si dia il via alle comunicazioni:
1. Questa serie era pensata come trilogia, ma data la mancanza di idee per un terzo capitolo direi che forse è meglio farla finire così, anche perchè il lieto fine non guasta mai. (Nel caso dovesse venirmi in mente qualche seguito ve lo farò sapere).
2. Se volete essere informati di un eventuale continuo, lasciatemi una recensione e provvederò ad avvisarvi.
3. Ho appena iniziato una long sulla Johnlock, niente crossover stavolta. Si chiama Recovery, mi piacerebbe che la leggeste.
4. Grazie a tutti per aver seguito questa storia ed anche la precedente fino all'ultimo!Alla prossima, ci sentiamo su Recovery, se la leggerete.
Un bacio!
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The wrong side
Fanfikce[ Wholock | Johnlock ] [ Seguito di "The side of the Angels", per capire questa storia bisogna leggere la precedente ] "I tuoi occhi. Al solo pensiero che non potrò rivederli mai più sento come una stretta al petto che mi impedisce di respirare. Dop...