L' antico compito

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  Tutti erano scettici sulla decisione di Kagome di lasciare la principessa in mano alla signora madre.

- Non sappiamo nemmeno se ci permette di lasciarla al castello, in più non abbiamo un mezzo per raggiungerlo - disse Inuyasha.

La sacerdotessa diventò cupa - Non ci avevo pensato - sospirò.

- Quindi resta con noi per ora? - chiese Mari, emozionata.

- Credo di si - rispose la madre.

La piccola esultò di gioia - Si! - gridò, correndo vicino a Ryuchibi - Vuoi venire a giocare con me? - aggiunse.

La principessa la guardò intimidita - Vuoi giocare con me? - chiese, imbarazzata.

Mari annuì con la testa.

- Però non vi allontanate troppo - spiegò Kagome, severa.

- Si, mamma - esclamò la piccola, portando la nuova amica fuori di casa, per mano.

La sacerdotessa fissò il marito senza fiatare.

- Non preoccuparti, qui sarà al sicuro per qualche tempo, ma dobbiamo trovare il modo per portarla al castello il prima possibile - disse Inuyasha, guardando l' amata.

La piccola correva nel bosco, tenendo stretta la mano di Ryuchibi. Attraversavano il bosco tra i verdi alberi, saltellando sulle radici e tra i cespugli. La principessa guardava Mari correre spensierata in quella terra a lei sconosciuta.

- Vieni, voglio farti conoscere un amico - esclamò Mari, arrivando alla radura.

Ryuchibi si guardò attorno - Va bene - bisbigliò.

- Guarda un pò chi si vede - esclamò Satoruosamu, muovendo i suoi rami, mostrando il volto.

- Oddio! - urlò la principessa, coprendosi gli occhi.

Mari si avvicinò a lei - Non devi avere paura, è un amico - la rincuorò.

- Esatto, sono fin troppo vecchio per fare del male a qualcuno - spiegò il vecchio demone albero - Aspetta, sei una mezzodemone? Al villaggio non sapevo ci vivessero altri demoni - aggiunse, sorpreso.

- Non è del villaggio, è una amica - ridacchiò la piccola.

Satoruosamu la guardò con attenzione - Avvicinati - allungando un ramo.

Ryuchibi guardò Mari - Cosa devo fare? - chiese.

- Afferra il ramo - rispose Mari, sorridendo.

La principessa si avvicinò a lui, allungando la mano. Appena toccò il ramo, il volto del demone albero diventò serio.

- Cosa succede? - bisbigliò Ryuchibi.

La piccola restò in silenzio.

Satoruosamu sgranò gli occhi - Oddio, sei sua figlia? Non pensavo che i Ryu provassero sentimenti del genere. Non hai ricordi di questo mondo, la tua vita appartiene a un passato che ti è stato portato via, sei l' unica mezzodemone Ryu vivente e questo ti spaventa - esclamò.

La principessa tirò indietro la mano - Come lo sai? - domandò, sbalordita.

- Ho letto i tuoi pensieri, però c' è qualcosa nella tua mente che anche io non posso vedere, qualcosa che sembra sigillato li dentro, ma non ho idea di cosa sia - spiegò il demone albero.

- Non vi avevo detto di non allontanarvi troppo? - le rimproverò Kagome, arrivando col marito.

- Scusa mamma - disse Mari, abbassando la testa.

Satoruosamu li guardò arrivare - Ahah, non temete. Piuttosto, da quando è nata non siete più venuti a trovarmi. Vedo che siete cambiati molto entrambi - ridacchiò.

- Abbiamo avuto molti contrattempi - spiegò il mezzodemone, mentre si avvicinò con la moglie.

I due toccarono il tronco, chiudendo gli occhi.

- Cosa succede? - domandò Ryuchibi a bassa voce, all' amica.

- Parlano con lui, loro lo fanno così - rispose Mari, sorridendo.

Il vecchio demone albero ansimò - Quante cose sono successe, sono lieto che siete ancora in vita. Dovete molto anche a suo padre - esclamò.

La principessa li guardò.

- Si, tuo padre ci ha salvato la vita - spiegò Kagome, voltandosi verso Ryuchibi - Ci ha donato il suo cuore, ci ha permesso di continuare a vivere per salvarti e noi vogliamo mantenere la promessa fatta - aggiunse.

Satoruosamu si schiarì la voce - Voi prendete il suo dono con leggerezza, il cuore di un Ryu è tra le cose più pure che esistano. Vivono per millenni, ma purtroppo quello di Ryukioshi era già vecchio, perciò la sua essenza si spegnerà in qualche secolo. Comunque un tempo ben maggiore di quello concesso dal comune cuore di qualsiasi umano o mezzodemone. Ma non vi ha concesso solo quello, vi ha concesso anche il suo tempo, il suo posto nell' equilibrio di questo mondo. Il suo spirito, la sua parte guerriera ha lasciato il suo corpo per passare nei figli, ma il suo cuore contiene le sue emozioni, i suoi sentimenti, la forza che lo ha spinto a opporsi al dominio di questo mondo per amore di una donna umana. Nessun Ryu nella storia ha mai fatto una cosa del genere, vi ha donato la cosa che custodiva con maggiore gelosia, ma forse perchè il suo cuore era già rivolto altrove. Vi ha permesso di prendere il suo posto per proteggere ciò che amava di più, sua figlia, l' unico ricordo mortale della sua amata. Avete l' obbligo di mantenere quella promessa, con ogni mezzo, dovete proteggere Ryuchibi dal male - esclamò.

Inuyasha lo guardò con aria seria - Lo capiamo, infatti stiamo cercando un modo per portarla al sicuro - replicò.

- Deve esistere un modo per arrivare al castello? - disse la sacerdotessa, pensierosa.

Restarono a lungo a pensare, Satoruosamu piegò i suoi rami per fare ombra ai suoi cari amici. La piccola Mari portò Ryuchibi vicino allo stagno, giocando con lei, schizzandosi con l' acqua.

- Ahah! Ferma, ferma - ridacchiò la principessa, giocando con Mari.

La tenue luce del sole, verso il tramonto, scaldava ancora l' acqua dello stagno. Inuyasha era seduto accanto all' amata, guardando sereno la figlia che dormiva vicino a loro, sfinita dalla lunga giornata a giocare. Ryuchibi era appoggiata con la schiena contro il demone albero a guardare il tramonto, quei colori erano un lontano ricordo per lei, erano passati secoli dall' ultima volta che li aveva visti.

Kagome si avvicinò alla figlia - Credo sia meglio tornare a casa - prendendola in braccio.

La piccola restava appoggiata alla spalla della madre, dormendo tranquilla. Muoveva ogni tanto le orecchie, avvertendo dei rumori attorno a lei, ma senza svegliarsi.

- Forza Ryuchibi, è ora di tornare a casa - disse il mezzodemone, facendole segno con la mano.

La principessa si avvicinò a loro - Va bene - replicò, guardando con la coda dell' occhio il tramonto.

- L' ultima volta che abbiamo affrontato i Ryu abbiamo avuto numerose perdite, ho timore per la prossima battaglia - sospirò Kagome, preoccupata.

Inuyasha le appoggiò una mano sulla spalla, accarezzando la testa della piccola - Non dobbiamo permettere alla paura di vincere, li abbiamo sottovalutati l' ultima volta, ma l' errore non si ripeterà - esclamò.

A pochi passi dal villaggio, videro Rin parlare con Sota, seduti sulla staccionata. Alla sacerdotessa venne come un illuminazione.

- Ma certo! - esclamò lei, accelerando il passo.

Il mezzodemone la fissò, perplesso - Cosa? - domandò.

- Rin può farci arrivare al castello! - rispose Kagome.

I due ragazzi videro la sacerdotessa arrivare a gran velocità - Sorellona! - esclamò Sota, sgranando gli occhi.

- Ciao Sota - disse Kagome, poi si voltò verso la ragazza - Scusa Rin, sai se Sesshomaru è passato di qui recentemente? - aggiunse.

- Certo, è da Kaede adesso. Ha detto che dovevano parlare da soli, così sono venuta a fare un giro qua fuori - spiegò Rin.

Alla sacerdotessa gli si illuminarono gli occhi - Perfetto! Presto vieni, devo parlargli - prendendo per mano la ragazza, correndo verso la capanna della vecchia miko.

Sota restò immobile.

Inuyasha arrivò subito dopo, assieme a Ryuchibi - Perchè quella faccia? Non stavi facendo nulla di male, vero? - esclamò, con aria maliziosa.

Il ragazzo lo guardò - Non stavo facendo nulla, parlavamo soltanto - borbottò.

- Si, si - sospirò il mezzodemone, seguendo la moglie.

TOC TOC!!

- Kaede ci siete? - chiese Kagome, entrando.

La vecchia miko si voltò - Si, sono qui - poi guardò Sesshomaru - Continueremo il discorso più tardi - aggiunse.

Il demone cane fissò la sacerdotessa con il suo sguardo di ghiaccio.

Kagome si avvicinò a lui - Ti devo chiedere un favore? Dobbiamo arrivare da Mizuki, ci puoi aiutare? - domandò.

Sesshomaru restò a fissarla per alcuni secondi - Per quale motivo? - replicò.

- Permesso? Ci siamo anche noi - disse Inuyasha, entrando con la principessa.

Appena il demone cane la notò, scattò in piedi - Quello è un Ryu! Riconosco il suo fetore! - impugnando Bakusaiga, balzando contro di lei.

- No, no! Fermati! - urlò Kagome, mettendosi in mezzo, svegliando anche la piccola Mari.

Sesshomaru si fermò di colpo, arrestando il fendente a pochi centimetri dalla sacerdotessa - Non vi siete accorti di quello che è? - ringhiò.

- Lo sappiamo perfettamente, ma lei è diversa - replicò Kagome.

- Diversa? - chiese Kaede, guardando Ryuchibi nascosta dietro Inuyasha.

Si sedettero tutti, la sacerdotessa spiegò ogni cosa. La vecchia miko restò sbalordita dal loro racconto, al contrario di Sesshomaru che si dimostrò quasi scettico alle loro parole.

- Così Ryukioshi è suo padre? E vi ha salvato la vita a entrambi donando metà del suo cuore a ciascuno. Davvero sorprendente, non mi sarei mai sognata di incontrare un Ryu in tutta la mia vita e ancora meno una mezzodemone con il loro sangue, non percepisco alcuna aura maligna da lei, sembra quasi in armonia con ogni cosa - disse Kaede.

Kagome si voltò verso il demone cane - Allora? Ci aiuterai a raggiungere il castello? - domandò.

Sesshomaru spostò lo sguardo da loro - Non credo di avere scelta, ma non aspettatevi un caloroso benvenuto con quella cosa - rispose, uscendo dalla capanna.

Lo seguirono fuori - Cosa vuole fare? - pensò Kagome.

Il demone cane fissava il cielo, il suo sguardo sembrava perso. Alcuni minuti dopo, una serie di versi e rumori di campanelli rimbombava in aria. Un carro arrivava a gran velocità verso di loro, fermandosi davanti a Sesshomaru.

- Eccomi padron Sesshomaru - esclamò Jaken, alla guida del carro.

- Portali al castello - ordinò, voltandosi.

- Ma padrone? - replicò il piccolo demone.

Il demone cane lo fulminò con lo sguardo, per poi tornare nella capanna di Kaede.

Jaken rabbrividì - Come volete. Forza salite, non perdiamo tempo - disse, rivolto a loro.

Appena saliti, schioccò le briglie, facendo salire il carro verso il cielo.

- Non preoccuparti, vedrai che andrà tutto bene - sospirò Kagome, vedendo la principessa preoccupata.

Arrivarono al castello, scendendo dal carro. Jaken si allontanò senza proferire parola. Loro invece salirono la lunga scalinata, arrivando a pochi passi dal trono.

- Signorina Kagome è sempre bello vedervi - disse uno dei servi, inchinandosi.

La sacerdotessa sorrise - Siamo qui per parlare con Mizuki, comunque è un piacere anche per me rivedervi - replicò, sorridendo.

Il piccolo demone alzò lo sguardo - La signora madre sta facendo il bagno, vi accompagno nelle sue stanze, appena sarà pronta vi raggiungerà lei - spiegò, invitandoli a seguirlo.

Passarono tra i corridoi, Kagome camminò quasi davanti a tutti, conoscendo a memoria il posto.

- Entrate pure - fermandosi davanti al shoji delle sue stanze - La informerò della vostra presenza - aggiunse, allontanandosi dopo un profondo inchino.

- Che bello! - esclamò Mari, entrando.

La sacerdotessa sorrise alla figlia - Siamo già venuti qui, ma eri troppo piccola per ricordatelo - ripensando ai momenti passati al castello.

- Non credo conosca la modestia, ogni stanza è più lussuosa della precedente - borbottò Inuyasha, sedendosi.

Kagome si sedette accanto a lui - In fin dei conti è il suo castello, è giusto lo tenga come voglia lei - replicò.

CRASH!!

Vetri in frantumi.

- Che cosa? - esclamò il mezzodemone, voltandosi.

Mari era salita sopra un ripiano, toccando accidentalmente un vaso, facendolo cadere.

Kagome balzò in piedi - Non devi salire così! Non siamo a casa nostra! - gridò, prendendo giù sua figlia dal ripiano.

La piccola la guardò con i suoi grandi occhi - Non volevo - piagnucolò.

La sacerdotessa sbuffò - Già siamo qui per chiedere un favore, se poi gli rompiamo anche le stanze - borbottò.

Una serie di passi, provenienti dall' altra stanza, attirò la loro attenzione. Udirono il fischiettare di una melodia, seguita da diversi passi.

- Credo sia lei - bisbigliò Kagome.

Inuyasha notò la veste della regina cane appesa vicino alla parete.

Il shoji si aprì - Portatemi la mia veste - disse Mizuki, entrando nella stanza completamente nuda, con solo il ciondolo al collo.

Il mezzodemone restò immobile a fissarla.

A CUCCIA!!

Urlò Kagome, tenendo la testa del marito ferma a terra con un piede.

- Siete già qui - sospirò la regina cane, sorridendo compiaciuta.

- Non si vergogna neanche un pò? Se ne sta li immobile, completamente nuda davanti a noi e sorride anche! - pensò tra se e se Kagome, tenendo sempre l' amato con la testa nel pavimento.

- Forza, mi hanno detto che mi cercavate - esclamò Mizuki, ancora in piedi davanti a loro.

- Vi potete coprire? - domandò la sacerdotessa, rossa dall' imbarazzo.

La regina cane sbuffò divertita, prendendo la sua veste - Così va meglio? - replicò, vestendosi.

Kagome spostò il piedi dalla testa di Inuyasha - Cosa ti è saltato in mente? - borbottò lui, adirato.

- Non vi chiedo neanche se volete accomodarvi, vedo che ci avete già pensato voi - disse Mizuki, notando il vaso rotto.

- Sono stata io - sospirò Mari, abbassando lo sguardo.

La regina cane scattò come un fulmine, fermandosi faccia a faccia con la piccola - Non devi preoccuparti, ho sempre detestato quel vaso - esclamò, guardandola per bene.

- Siamo venuti qui per chiederti un favore, puoi ospitarla per qualche tempo? - domandò Kagome, mostrando la principessa nascosta dietro di lei.

Mizuki sgranò gli occhi - Spero abbiate un buon motivo per portarmi quella cosa qui! - gridò, mostrando gli occhi rossi.

- Non è come pensi! - urlò la sacerdotessa, mentre lei si trasformò.

- Non ragiona più! - sbraitò Inuyasha, afferrandole per portarle fuori.

La regina cane trasformata, sfondò la parete, lanciandosi al loro inseguimento.

- Perchè reagiscono tutti così? - borbottò la sacerdotessa, stretta al marito.

Il mezzodemone uscì dal palazzo, fermandosi davanti al trono - Presto, allontanatevi! Provo a farla ragionare io! - estraendo So'unga.

- Stai attento! Cerca di non farle del male! - lo raccomandò sua moglie, mentre si allontanava con Mari e Ryuchibi.

Mizuki non tardò a raggiungerli, ma Inuyasha balzò verso di lei puntando la spada.

- Sono io la responsabile di tutto questo, dovevo restare nella gabbia - piagnucolò la principessa.

La regina cane iniziò a ringhiare, mostrando i denti davanti a loro.

- Non costringermi a farti del male! - esclamò Inuyasha.

Mizuki saltò verso di loro, cercando di mordere il mezzodemone, ma lui salì lungo il suo grande corpo, arrivando sulla schiena.

- Stai buona! Non voglio farti del male! - urlò lui, mentre la regina cane si dimenò per farlo scendere.

Con un possente sobbalzo, scaraventò Inuyasha a terra, bloccandolo con una zampa e mostrando i denti.

- Lascialo! - sbraitò Mari, correndo verso di loro.

Kagome cercò di fermarla - No! Aspetta! - gridò.

La piccola saltò sul naso di Mizuki, mordendolo. Lei guaì dal dolore, agitando con forza la testa in aria.

- Non fare del male al mio papà! - borbottò Mari, affondando ancora di più i denti.

Con un agile scatto della testa scagliò via la piccola, staccandola dal suo naso. Mari volò lontano, fuori dal bordo del castello.

- No! - gridò Kagome, con le lacrime agli occhi.

- Lasciami! - ringhiò Inuyasha, affondando gli artigli nella zampa di Mizuki.

La regina cane la alzò dal dolore, permettendo al mezzodemone di raggiungere il bordo del castello.

Anche Kagome, assieme a Ryuchibi, si avvicinò a lui - Non è possibile - scoppiando a piangere tra le braccia del marito.

Inuyasha guardò di sotto - Non piangere, guarda - sorridendo.

Sesshomaru stava volando verso il castello, appoggiata sulla sua morbida spalla c' era la piccola Mari, che piangeva dallo spavento. Saliva lentamente, ignorando del tutto le lacrime che colavano lungo la sua spalla.

Appena in cima, Kagome si fiondò verso di loro - Grazie al cielo! - prendendo in braccio la figlia.

A Sesshomaru scappò un leggero sorriso.

- Grazie! Grazie davvero! - gridò la sacerdotessa, abbracciando il demone cane, che si irrigidì sgranando gli occhi.

Le lacrime della madre e della figlia colavano sulla armatura di Sesshomaru, mentre Inuyasha lo fissò sorridente.

La regina cane tornò alla carica, ma suo figlio, staccandosi dall' abbraccio, si lanciò davanti a lei - Fermati - disse, impassibile.

Mizuki arrestò la sua corsa, fermandosi a pochi passi da lui.

- Calmatevi madre, ascoltateli - replicò, mentre lei tornò alla sua forma normale.

Il naso della regina cane era rosso e una delle sue mani sanguinava.

- Perchè reagite tutti con tanta violenza? - sbraitò Kagome.

- Hai portato un Ryu al mio castello, come puoi anche solo pensare che io la ospiti? - ringhiò Mizuki.

La sacerdotessa, prendendo per mano Ryuchibi, si avvicinò a lei - Provate a guardarla, non è come gli altri. Ha sangue umano nelle vene, è solo per metà un Ryu. Gli altri la stanno cercando per ucciderla, suo padre in punto di morte ci ha fatto promettere di proteggerla - spiegò.

- Voi la dovete proteggere, non è un mio compito - esclamò la regina cane, con disprezzo.

Qualcuno arrivò di corsa dalla cima della scalinata.

- Siete voi, splendido giglio! - disse Sirin, arrivando con gli altri due.

- M-mizuki - balbettò Gynkai, davanti al suo perduto amore.

La regina cane gli voltò le spalle, senza rispondere.

Kagome si avvicinò a loro - Come mai siete qui? - domandò.

- Abbiamo aiutato a sistemare l' arena, è una fortuna trovarvi qui. Domani volevamo partire, ma visto che siete qui, restiamo ancora qualche tempo - rispose Kugio, saltando contento.

- Ci mancavano solo loro - borbottò Inuyasha a braccia conserte.

Il demone airone notò la principessa - Aspetta! Guardate! - avvicinandosi a lei.

- Non può essere! - esclamò il demone scimmia.

- Presto, prendi la tiara! - gridò Sirin all' amico.

Kugio prese il diadema, allungando le mani verso di lei.

Ryuchibi li guardò perplessa.

- Non ci riconoscete? Non possiamo sbagliarci, la principessa dei demoni è unica, non ne esistono altre - sospirò il demone airone.

- Mi dispiace, ma non ho idea di chi siete - replicò Ryuchibi.

Gynkai si avvicinò, strappando la tiara dalle mani dell' amico - Esiste un solo modo per capire se è davvero lei - mostrandola il diadema alla principessa.

- Coraggio, indossatelo - la incitò Sirin.

Ryuchibi restò alcuni istanti immobile, poi si decise e prese la tiara. La allungò sopra la sua testa, appoggiandola lentamente tra i suoi capelli. Appena il diadema toccò la sua testa, una brillante e accecante luce azzurra uscì da esso.

- Siete voi - sospirò il demone airone, commosso.

La principessa si guardò attorno, vedendo il trio inchinarsi davanti a lei - Ancora non capisco, cosa succede? - domandò.

L' accecante luce della tiara si attenuò - Siete la sovrana perduta - rispose il demone toro.

Tutti sgranarono gli occhi - Quindi è lei la principessa che avete protetto? - chiese Kagome.

Sirin si alzò in piedi - Si - porgendo uno dei suoi pugnali alla principessa.

- Cosa dovrei fare? - esclamò Ryuchibi, imbarazzata.

- Vi prego, ristabilite il nostro antico compito di guardiani, permetti di proteggerti da ora in futuro - replicò Kugio, porgendo il suo bastone.

- E di difenderti dal male, riconquistando il nostro onore perduto - disse Gynkai, porgendo la sua ascia.

La principessa continuò a fissarli - Non capisco cosa succede, non vi ho mai visti prima di oggi. Continuate a ripetere di avermi vista, ma io non conosco nessuno di voi tre - esclamò.

Il demone airone la guardò - Eravate molto piccola, camminavate appena. Un giorno siete sparita e vi abbiamo creduta morta, perdonateci - spiegò, abbassando la testa.

La sacerdotessa si avvicinò a lei - Coraggio - sospirò, appoggiandole una mano sulla spalla.

Ryuchibi allungò una mano verso di loro, la tiara iniziò a brillare - Ho paura - gridò, tirando indietro la mano.

- Non temere, se è questo il tuo destino devi essere forte - la incitò Kagome.

La principessa respirò profondamente, poi riprovò ad avvicinare la mano, il diadema iniziò a brillare di nuovo. Dalla sua mano uscì dell' aura demoniaca che si divise in tre parti, raggiungendo il trio. La luce si intensificò, scoppiando in un lampo celeste.

- Cosa succede? - sbraitò Inuyasha, coprendosi gli occhi.

Appena la luce tornò normale, il trio ripose le armi - Lo sento - sospirò Sirin.

Lungo i loro corpi erano apparse delle profondo cicatrici, il loro aspetto era rimasto immutato, sembravano solo più grandi come se il tempo si era fermato per loro fino a quel momento. I loro occhi brillavano di una luce di passione e forza, mentre si guardavano tra di loro.

- Siamo tornati noi stessi! - ridacchiò Gynkai.

Il demone airone si avvicinò alla principessa - Grazie infinite, finalmente siamo tornati i guardiani. Dopo l' esilio dal nostro antico compito, il tempo si era fermato, sigillando i nostri poteri. Abbiamo atteso per secoli il vostro ritorno, mentre il mondo ci scorreva davanti, cambiando in continuazione - spiegò.

- Quindi non eravate al massimo del vostro potere? - domandò Kagome, incuriosita.

Kugio si voltò verso di lei - Paragonare il nostro potere a prima è come paragonare un demone ad un essere umano - rispose, ruotando appena il bastone verso una parete lontana.

Lo spostamento d' aria frantumò la parete, lasciando tutti a bocca aperta.

La regina cane si schiarì la voce - Quindi posso sperare che pensiate voi a lei - disse, impassibile.

- Certo! - esclamò Gynkai, guardandola infoiato.

- Ora sembri quasi... Interessante - sospirò Mizuki, sorridendo leggermente.

La sacerdotessa diventò pensierosa - Sul libro non parlano dei guardiani - esclamò.

- Nessun libro parla di noi, ogni riferimento sulla nostra esistenza è stato cancellato da Touga al momento dell' esilio - spiegò Sirin - Speriamo che in futuro qualcuno scriverà di noi, per lasciare un ricordo del nostro passaggio in questo mondo - aggiunse.

Mari sbadigliò.

- Credo sia meglio riposare - disse Inuyasha, prendendo in braccio la figlia, guardando il cielo stellato.

Tutti tornarono nelle loro stanze. Ryuchibi si sistemò in una stanza all' interno del palazzo, sorvegliata dal trio nella stanza accanto.

Kagome abbracciò il marito - Sono felice per loro - sospirò.

- Anche se non li sopporto, devo ammettere che sono felice anche io per loro - replicò lui, stringendola nell' abbraccio.

- Non ne sono sicura, ma nell' istante che hanno liberato i loro poteri, anche solo per un attimo, ho percepito una forza così grande da superare anche quella di tuo padre - disse lei, pensierosa.

Il mezzodemone la fissò - Non dire sciocchezze, quei tre saranno forti, ma mio padre era molto più forte di loro - ridacchiò.

Kagome alzò lo sguardo al cielo fuori dalla finestra - Non mi riferivo a loro - pensò.  

Il filo rosso del destinoWhere stories live. Discover now