Una figlia ribelle

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  Inuyasha camminava guardando la sua piccola raccolta tra le sue braccia. Kagome lo seguiva, sorridendo.

Arrivarono nelle loro stanze - Spiegami un pò, come hai fatto a rinsavire quell' arpia? - domandò il mezzodemone, appoggiando sua figlia sul futon.

- Diciamo che ho fatto leva sull' unico punto di forza di ogni madre - rispose lei.

- Sarebbe? - replicò suo marito, inginocchiato vicino alla piccola.

La sacerdotessa indicò il futon - Un figlio, per un genitore non esiste nulla di più importante - spiegò.

Inuyasha guardò Mari - Lo credo anche io - sospirò, vedendola addormentarsi - Forse è meglio se ci riposiamo anche noi - aggiunse, alzandosi in piedi.

Kagome lo afferrò per la veste - Abbiamo tempo - sussurrò, tirandolo nell' altra stanza.

- Dai, si potrebbe svegliare - borbottò lui, facendo resistenza.

La sacerdotessa ridacchiò, tirandolo dentro la stanza - Stanotte sei solo mio - chiudendo il shoji col piede.

Nel frattempo, Sesshomaru era seduto sopra una terrazza, a guardare il cielo. Una figura si avvicinava alle sue spalle.

- Madre - disse lui, impassibile.

- Si, figliolo - replicò Mizuki, fermandosi a pochi passi da lui.

Il demone cane la guardò di sfuggita - La servitù è contenta che siete tornata voi stessa - spiegò.

- E tu? Lo sei? - chiese la regina cane.

Sesshomaru non rispose, si limitò a sorridere leggermente, voltandosi verso lo sconfinato cielo.

- Ora capisco perchè difendevi quella ragazza - disse Mizuki, allontanandosi.

- Non l' ho mai difesa, ho solo permesso alla vita di fare il suo corso - replicò il figlio.

La regina cane lo guardò con la coda dell' occhio - Ha proprio ragione, sei il suo lascito - sospirò, continuando ad allontanarsi.

Alla mattina molti iniziarono a lasciare il castello.

Kagome si alzò presto, vestendosi e aprendo la finestra - Guarda, c'è tuo fratello - bisbigliò al marito, ancora mezzo addormentato.

- Dove? - domandò lui, alzandosi.

La sacerdotessa indicò in alto - Sopra quella terrazza - rispose.

Sesshomaru era rimasto tutta notte seduto sulla terrazza. Era a occhi chiusi, come addormentato, ma il suo corpo restava rigido e immobile.

WUAAAH!!

Il pianto di Mari attirò l' attenzione dei genitori - Eccomi, eccomi - esclamò Kagome, correndo a prendere in braccio la figlia.

Il demone cane aprì di colpo gli occhi, con la mano sull' elsa di Bakusaiga, vedendo la sacerdotessa con la piccola Mari dentro casa. Sorrise leggermente, poi si allontanò.

- Credo si stia affezionando a Mari - disse Kagome, avvicinandosi al marito vicino alla finestra.

- Ora che me lo hai fatto notare, lo credo anche io - replicò Inuyasha.

In pochi minuti si prepararono, uscendo dal palazzo. Arrivando alla scalinata, notarono il trio fermo al bordo del castello.

- Guarda un pò chi si vede! - esclamò Kugio.

Il mezzodemone sbuffò - Sono come la peste questi qui - pensò.

Gynkai si avvicinò a loro - Aspetta, sento un odore - annusando l' aria davanti a loro.

- Cosa stai facendo? - sbraitò Inuyasha, infastidito.

Il demone toro sgranò gli occhi - Vi siete divertiti stanotte, vero? I vostri odori si sono mescolati per bene - gridò, con un sorriso malizioso.

- Credo se ne sia accorto - ridacchiò Kagome col marito, rossa dall' imbarazzo.

- Gynkai smettila di dargli fastidio - sospirò Sirin, avvicinandosi al bordo del castello.

La sacerdotessa li fissò - Come fate a scendere? - domandò.

Il demone airone la guardò con la coda dell' occhio - Così! - esclamò, avvolgendosi di fiamme celesti, diventando una enorme fenice di fuoco azzurro.

Gynkai e Kugio salirono sulle spalle dell' amico - Volete un passaggio? - chiese il demone scimmia, allungando una mano verso di loro.

- Non serve - borbottò Inuyasha, a braccia conserte.

Kagome afferrò la mano di Kugio - Forza, non fare lo scortese - disse all' amato, salendo su Sirin.

- Esatto! Ascolta la tua mogliettina! - urlò Gynkai, afferrando Inuyasha per la veste, tirando su anche lui.

- Tenetevi forte! - gridò il demone airone, lanciandosi dal bordo in picchiata.

Kagome si aggrappò alle fiamme - Mah? Non bruciano, sembrano quasi piume - esclamò, sbalordita.

- Le fiamme purgatrici feriscono solo chi possiede un animo malvagio, tu splendido giglio sei la cosa più pura che conosca - la lusingò Sirin.

Inuyasha restò tutto il viaggio seduto in fondo alla coda a braccia conserte, brontolando, mentre il trio chiaccherò e scherzò con Kagome.

- Eccoci - esclamò il demone airone, atterrando davanti la loro casa.

- Esatto, abito proprio qui - replicò la sacerdotessa, aiutata da Kugio a scendere.

Il mezzodemone saltò giù - Comunque non era necessario, potevamo prendere uno dei carri - borbottò.

- Non te la rubiamo, se volevo sarebbe già mia ora - sghignazzò il demone toro.

- Non sai proprio tenere la bocca chiusa - sospirò Sirin - Arrivederci dolce musa, che i giorni a seguire siano lieti fino al nostro nuovo incontro - aggiunse, sbattendo un paio di volte le ali, alzandosi in volo.

Kagome alzò la mano per salutarli - Grazie di tutto, speriamo di vederci presto - gridò, sorridente.

- Hai finito di civettare con quei tre? - chiese Inuyasha, visibilmente scocciato.

La sacerdotessa si avvicinò a lui - Non devi fare il geloso ogni volta che ci sono loro, non devi dimostrarmi nulla. Sono già tua, lo sai, questa notte mi sembrava di averti dato la prova - rispose, baciandolo.

- Eccovi finalmente - esclamò Hisashi, interrompendo quel momento magico.

- Nonno - sospirò Kagome, staccando le labbra dall' amato.

Inuyasha prese per mano la moglie, rientrando in casa.

I mesi passavano, la sacerdotessa aveva aiutato la madre ad aprire una piccola bottega di profumi e rimedi, ricavati dalle erbe coltivate da Jinenji. Il mezzodemone, aiutato da Miroku perlustrava le regioni una per una, alla ricerca dei Ryu, senza trovarne traccia. La fresca brezza primaverile lasciava il suo posto ai primi caldi estivi. La piccola Mari iniziava a camminare quasi da sola e a parlare, seguita e sostenuta da tutta la famiglia. Molti rimanevano sbalorditi nel vederla crescere così in fretta, ma non troppo, sapendo che era una mezzodemone. Ormai troppo grande per stare nella fascia, aveva iniziato a seguire la madre ovunque, la guardava curare i malati e coltivare le erbe medicinali.

- Questa serve per curare? - chiese Mari.

- No, amore mio, quella è erbaccia. La togliamo per far crescere più forti le altre piante - rispose Kagome, sorridendo alla figlia.

La piccola si divertì a strappare le erbacce indicate dalla madre, ad un tratto alzò la testa - Papà! - esclamò, muovendo le orecchie.

- Dove? - domandò la sacerdotessa, guardandosi attorno.

Non vide nessuno, restando alcuni istanti ad ascoltare.

In lontananza una figura si avvicinò a gran velocità - Eccovi qui - disse il mezzodemone, saltando vicino a loro.

- Papà - gridò Mari, correndo ad abbracciarlo.

- Ecco qui la mia campionessa - esclamò lui, prendendola in braccio.

Kagome si alzò in piedi, avvicinandosi anche lei - Li avete trovati? - chiese, con aria preoccupata.

Il mezzodemone diventò serio - Ancora no, ma non si nasconderanno ancora a lungo. Prima o poi li troverò - rispose.

La sacerdotessa si sforzò di sorridere - Vedrai che ci riuscirai - replicò.

Inuyasha prese sottobraccio l' amata, incamminandosi verso casa con anche la figlia in spalla. Passarono davanti alla statua, Mari si incantò a guardare i volti scolpiti dei suoi nonni.

- Cosa ti succede? - chiese Kagome alla figlia.

La piccola piegò la testa da un lato - Nonnini - piegandola dall' altro lato - Perchè sorridete senza parlare? - aggiunse.

- Quelle sono statue, amore mio, i nonni non sono più con noi da tempo. Sarebbero stati orgogliosi di vederti ora - replicò la sacerdotessa, mentre una lacrima gli sfuggì lungo la guancia.

- Mamma piangi? - domandò la piccola, vedendola.

Kagome si asciugò la lacrima - No, no. Mi è solo entrato qualcosa nell' occhio - cercando di nascondere la nostalgia.

Inuyasha guardò la moglie - Lo sai che loro sono felici, anche dove sono ora - disse, continuando a camminare con lei.

Le straordinarie capacità della piccola mezzodemone erano venute fuori molto presto. Si cacciava spesso nei guai, arrampicandosi lungo le pareti rocciose o saltando da ramo in ramo sopra un fiume in piena. Anche sotto i continui rimproveri della madre, Mari continuava a disobbedire, scappando di nascosto appena poteva. Cercava di imitare il padre scontrandosi con piccoli demoni e a volte attaccando alle spalle Shippo, si costruiva rudimentali spade con pezzi di legno, per le sue "battaglie" nel rigoglioso bosco, alle spalle del villaggio.

Una mattina, tutta la famiglia organizzò una tranquilla giornata nel grande villaggio vicino al loro, per festeggiare il Tango no Sekku, la tradizionale festa con i koinobori, tipiche bandierine a forma di carpa - Mari! - gridò Kagome, cercandola per casa.

- Che succede cara? - domandò Hitomi, vedendo la figlia agitata.

- Ha tagliato di nuovo la corda! - sbraitò la sacerdotessa, stringendo i pugni - ha la testardaggine di suo padre! - aggiunse, continuando a cercarla anche attorno casa.

- Perchè urli? - chiese Inuyasha, sbucando alle spalle dell' amata.

Kagome afferrò il marito per la veste - Vai a cercarla - con sguardo assassino.

Il mezzodemone rabbrividì - Corro - disse, uscendo di corsa.

Attraversò il bosco, sopra le folte chiome degli alberi rigogliosi. Guardò in ogni insenatura, in ogni tana, in ogni radice sollevata - Dove ti sei nascosta questa volta? - pensò tra se e se.

GRRRAUGH!!

Un ruggito gli fece rizzare le orecchie.

- Non ancora - sospirò Inuyasha, scattando in quella direzione.

- Prendi questo! E questo! - sbraitò Mari, puntando la sua spada di legno contro un orso.

L' animale ringhiò più volte, alzando le zampe per colpirla, ma la piccola schivò i suoi colpi, punzecchiandolo con l' arma.

- Siamo alle solite - pensò il mezzodemone, atterrando silenzioso, alle spalle della figlia.

L' orso alzò lo sguardo verso di lui, restando alcuni secondi a fissarlo, poi fuggì spaventato - Ahah! Scappa codardo! - sghignazzò Mari, esultando orgogliosa.

- Mari - la richiamò il padre, con aria seria.

La piccola rabbrividì - P-papà - balbettò, voltandosi lentamente.

Inuyasha la afferrò per la cintura, sollevandola - Lo sai che dopo se la prende con me se scappi! - la sgridò.

- Ma io volevo solo... - facendo gli occhi dolci.

Il mezzodemone la fissò, senza fiatare per alcuni secondi - Va bene, ma non farlo più, intesi? - replicò.

- Si, si - esclamò la figlia, sorridente.

Inuyasha si mise la piccola in spalla, saltando tra gli alberi. Scattò veloce, ma qualcosa nel folto del bosco attirò la sua attenzione.

- Papà? Cosa succede? - chiese Mari.

- Zitta - rispose lui, coprendole la bocca, scendendo dietro un cespuglio per spiare.

Tra gli alti alberi, in una piccola radura, dall' altro lato dello stagno di Satoruosamu, Sota stava parlando seduto con Rin. Il ragazzo muoveva in cerchio un dito nell' acqua, mentre lei lo guardava sorridente.

- Eccolo dove va, poi racconta a Kagome che si va ad allenare con gli altri ragazzi - bisbigliò Inuyasha, spiando da dietro il cespuglio.

- La mamma dice che non è bello origliare! - esclamò Mari.

Il mezzodemone coprì di nuovo la bocca alla figlia - Aspetta, voglio capire cosa succede - sussurrò.

Rin si alzò in piedi, salutando il ragazzo. Sota la fermò per una mano, si alzò anche lui, donandole un fiore che lei accettò. La ragazza annusò il fiore, poi baciò sulla guancia Sota. Lui arrossì, toccandosi la guancia con la mano, Rin si allontanò, salutando con la mano. Sota restò immobile, a bocca aperta.

- Ahah! Furbo il ragazzino! - sghignazzò a bassa voce Inuyasha.

Sota si guardò attorno, poi si allontanò anche lui.

- Uffa - borbottò la piccola, a braccia conserte, col viso imbronciato.

Il mezzodemone la prese di nuovo in spalla - Dai, ora andiamo a casa che ci aspettano - esclamò, partendo come un fulmine.

- Si! - gridò Mari, tenendosi al padre, col vento in faccia.

I due arrivarono davanti casa. Kagome uscì dalla porta, appena li vide scattò verso di loro - Dove si era cacciata? - urlò.

La piccola si nascose dietro la testa del padre - Non sgridarla, non ha fatto nulla di male in fondo - cercò di scusarla Inuyasha.

- Sei tu che fai da cattivo esempio! Non la devi perdonare ogni volta! - sbraitò la sacerdotessa, adirata, guardando il marito.

- Eccomi - disse Sota, arrivando a casa.

Kagome si voltò verso il fratello - Allora come è andato l' allenamento? - domandò.

- Benissimo, sto facendo grandi progressi - rispose il ragazzo, sorridendo.

- Immagino - ridacchiò Inuyasha.

Sota e Kagome lo guardarono - Lo hai visto allenarsi? - chiese lei, sotto gli occhi spalancati del fratello.

Il mezzodemone alzò le mani - No, no! Era tanto per dire - rispose.

Hisashi e Hitomi uscirono di casa con due grossi borsoni - Abbiamo preparato tutto, possiamo partire - esclamò la signora Higurashi.

La famiglia si mise in marcia, Inuyasha portò i borsoni, mentre la piccola Mari restò obbligatoriamente vicino alla madre. Camminarono attraverso il villaggio, salutando i loro amici e conoscenti. Il nonno iniziò a sventolare i koinobori da subito, uscendo dal villaggio.

- Come mai non lo festeggiamo al nostro villaggio? - domandò Inuyasha.

Hisashi tirò fuori diverse bandierine - Devi sapere che nel villaggio qui vicino vengono esposti i più grandi koinobori esistenti, voglio che anche il mio sia ricordato tra quelli, così tra qualche secolo sarà nei libri di storia - ridacchiò, mostrando una bandierina gigante.

- E quello? - chiese Kagome, vedendo il koinobori di suo nonno.

- L' avevo messo nella borsa, quando sono venuto in quest' epoca. Non mi ricordavo neanche di averlo, ma ora mi tornerà utile - rispose lui.

Camminarono per un oretta, attraversando le campagne coltivate. La gente salutò l' allegra famiglia, senza destare preoccupazioni per i demoni tra loro. Alcuni offrirono loro dell' acqua, vedendo la piccola Mari assetata.

Inuyasha prese sulle spalle la figlia - Guarda, siamo arrivati - indicando il villaggio davanti a loro.

- Si! - esclamò di gioia Mari, alzando le braccia in segno di vittoria.

Il villaggio era addobbato per la feste, molti koinobori erano sistemati ai margini, sopra lunghe aste. Tutta la gente vestiva con abiti eleganti, colorati kimono e splendide vesti lavorate a mano. I bambini correvano spensierati, tirando le bandierine, per farle muovere col vento.

Alcuni si voltarono verso la famiglia - M-mah... Ma voi siete... - avvicinandosi a loro.

Kagome si irrigidì - Oddio, hanno notato che sono demoni - pensò, preoccupata.

- Siete la divina Kagome! - esclamarono le donne avvicinandosi.

La sacerdotessa sospirò profondamente - Si, esatto - replicò, con un sorriso forzato.

- Le vostre gesta sono diventate leggendarie, lottare contro dieci Ryu da sola, non avrei mai il coraggio! - gridò una donna.

- E quando ha purificato il loro capo, colpendo a occhi chiusi? - gridò un altra.

Kagome si guardò attorno, perplessa - Ma chi va in giro a raccontare certe storie? - si domandò a bassa voce.

Hisashi prese la nipote sottobraccio - Forza, dobbiamo trovare un posto dove mangiare, con tutta questa gente sarà dura - borbottò, portandola lontano dalle ammiratrici.

Il mezzodemone guardò la moglie - Chi erano quelle pazze? - domandò.

- Non saprei, ma qualcuno ha marciato sopra alla storia della battaglia e non di poco - rispose lei, pensierosa.

Girarono per il villaggio, ammirando le tante bancarelle con souvenir e cibi vari. Inuyasha e sua figlia si abbuffarono con ogni genere di assaggio, sotto gli occhi di Kagome. Sota comprò alcune spille, raccontando di regalarle ai suoi amici, mentre il mezzodemone lo guardò, ridacchiando con malizia.

- Ecco - disse Hitomi, notando un izakaya, un piccolo ristorantino tipico della zona.

- Si mangia! - esclamò Mari, correndo dentro.

Anche Inuyasha esultò.

- Non vi sembra di aver già mangiato abbastanza? - chiese sua moglie, guardandolo con aria seccata.

La signora Higurashi si avvicinò a lei - Coraggio, siamo in festa, no? - spingendo la figlia dentro il locale.

Appena dentro, notò Mari parlare con una signora - Vi prego di perdonarla, non è sempre così maleducata - si scusò la sacerdotessa, correndo da loro.

La signora guardò Kagome, perplessa - Non ha nulla da farsi perdonare, non ho mai visto una bambina tanto educata e gentile - spiegò, sotto gli occhi increduli della sacerdotessa.

La piccola sorrideva, dondolandosi con le mani dietro la schiena.

La signora accompagnò la famiglia ad un tavolo, lasciando loro alcuni piccoli asciugamani umidi - Ora vi mando qualcuno a prendere le ordinazioni - disse, sorridendo a Mari.

Kagome continuò a fissare la figlia - Allora quando vuoi sei gentile - esclamò.

La piccola guardò la madre - Mi ha regalato questo - mostrando un dango, un piccolo bastoncino con delle palline dolci.

- Non fa niente per niente - pensò la sacerdotessa.

La famiglia consumò un lauto pasto, restarono quasi un ora. Inuyasha e sua figlia continuarono a mangiare, mentre gli altri li guardarono, ormai disgustati dal troppo cibo mangiato.

BURP!!

Mari ruttò.

- Mari! - gridò Kagome, voltandosi verso di lei.

BUAAARGH!!

Ruttò, senza contegno, anche Inuyasha.

- Allora! - urlò la sacerdotessa, seccata.

La gente nel locale si voltò verso di loro - Hai sentito? Che maleducazione - borbottarono, guardandoli con disprezzo.

Kagome afferrò per un orecchio sia il marito, che la figlia - Che vergogna - sospirò, visibilmente imbarazzata, mentre li trascinò fuori.

- Ti chiedo scusa - disse Inuyasha, seguendo la moglie ad alcuni passi da loro.

La sacerdotessa accellerò il passo.

- Certo fratellone che sei proprio bravo a farla infuriare - esclamò Sota, accanto a lui.

HIIII!!

Il nitrito di un cavallo.

- Attenta! - urlò il mezzodemone, afferrando l' amata con un balzo.

Alcuni cavalli imbizzarriti passarono a gran velocità, a pochi passi da loro.

- Ma che? - borbottò Kagome, vedendoli.

- Venite qui! - gridarono alcuni uomini, correndo dietro agli animali.

La sacerdotessa abbracciò forte il marito.

- Non preoccuparti, è passato - sospirò lui, accarezzandole la testa.

Il resto della famiglia si avvicinò di corsa, preoccupati per lei. Vederla rialzarsi senza neanche un graffio, rincuorò Hitomi. Il nonno notò molta gente radunata attorno alla piazza ad indicare ed esclamare.

- Eccoli, li stanno sistemando ora. Devo trovare qualcuno che me lo fissa in alto - replicò Hisashi, guardandosi attorno con la bandierina in mano.

Molti uomini fissavano i koinobori in alto, sopra lunghe aste, sollevandole poi in piedi. La gente acclamava i tanti colori delle bandiere, sventolate dal vento. Alcune erano grandi e decorate, altre più piccole, ma sempre stupende.

- Guarda amore mio - disse Kagome alla figlia - Mari? Dove sei? - aggiunse dopo pochi secondi, non vedendola.

- Cosa fai? - chiese Inuyasha.

- Non trovo più Mari! Non ho idea di dove sia! - rispose lei, preoccupata.

- Eccola! - urlò Hitomi, coprendosi la bocca.

La piccola era salita sopra l' asta più alta, portando con lei il koinobori di Hisashi. L' asta dondolava a causa del suo peso sulla cima, ma lei si teneva con tutte le sue forze, fissando la bandierina in cima.

- Qualcuno faccia qualcosa! Andate ad aiutarla! - gridò la gente, vedendola.

Mari si voltò verso la madre, in basso - Ho messo la bandierina! - esclamò, alzando le mani in segno di vittoria.

- Stai attenta! - sbraitò Kagome, con le lacrime agli occhi.

La piccola si dondolò troppo, perdendo la presa e precipitando di sotto.

Inuyasha scattò verso l' alto, spingendosi contro una delle aste per raggiungerla - Presa! - gridò, afferrandola per la veste.

La folla scoppiò in delirio, applaudendo ed esultando per la sua prontezza di riflessi.

Il mezzodemone atterrò davanti all' amata - Per un pelo - sospirò, appoggiando la figlia a terra.

Mari si guardò attorno, vedendo la madre in lacrime - Mamma...

SCIAF!!

Un sonoro schiaffo di Kagome.

Mari strinse gli occhi, per soffocare le lacrime.

WUAAAH!!

Poi scoppiò a piangere.

- Non devi fare certe cose! Potevi morire! - la sgridò Kagome.

Sua figlia si asciugò le lacrime - Volevo aiutare il nonno - bisbigliò, con voce rauca.

La sacerdotessa si inginocchiò - Lo capisco, ma non devi fare certe cose da sola. Sei ancora piccola, devi stare più attenta, intesi? - domandò.

- Si - rispose Mari.

Kagome prese in braccio la figlia - Coraggio, non piangere. Non sono arrabbiata - replicò.

- Comunque ha fatto un ottimo lavoro - sospirò Hisashi, guardando il suo koinobori sventolare, spinto dal vento.

Restarono ad ammirare lo spettacolo a lungo. Mari tornò a sorridere, così come Kagome. Il nonno si esaltò per il suo koinobori, pensando ai futuri libri di storia col suo disegno sopra.

- Credo sia meglio tornare a casa - esclamò Hitomi, vedendo il sole scendere.

- Aspetta - replicò il nonno, intento a guardare una bancarella.

Si avvicinarono a lui - Cosa hai comprato? - chiese Sota, vedendolo.

- Questo! - lo mostrò.

Era un libro, vecchio e rilegato. La copertina era consumata, ma si vedeva chiaramente l' immagine di una bambina seduta sopra un trono.

- Non ne abbiamo già abbastanza di libri? - domandò Inuyasha, pensando alla montagna di libri tenuti dalla biblioteca di Mizuki.

Hisashi iniziò a sfogliare il libro - Questo non l' ho visto tra quelli, è la leggenda della principessa dei demoni - disse.

- La principessa dei demoni? - esclamò Kagome, guardandosi con suo marito.

Il nonno continuò a sfogliarlo - Esatto, dicono che la principessa un giorno tornerà. Aspetta... Ecco qui! - leggendo.

"Ella li getterà nell'abisso. Loro saranno perduti a causa della loro cattiveria. Diverranno come vulcani e si consumeranno l' un l' altro finchè non periranno per mano del primo padre. Quando questi li avrà distrutti, si rivolgerà contro se stesso e si distruggerà finchè non cesserà di esistere. Ed i loro spiriti precipiteranno uno sull'altro e le loro schiere saranno consumate dal fuoco. Anche i loro reami eterni saranno rovesciati. Ed il suo spirito precipiterà e si spezzerà in due. Essi precipiteranno nell'abisso e l'abisso sarà rovesciato. La luce vincerà sull'oscurità e sarà come qualcosa che mai fu prima."

- Impressionante - esclamò la sacerdotessa, sentendo.

Inuyasha si avvicinò al nonno - Parla di distruzione e morte, ma non spiega di chi? - domandò.

Il nonno guardò meglio - No, non spiega questo particolare. Il libro è rovinato, è già buono che questa parte sia intera - rispose.

La sacerdotessa diventò perplessa - E sulla principessa non c' è scritto nulla? - replicò.

- La leggenda vuole che la principessa dei demoni nasca da un demone redento, libero dalla ossessione del potere e da una donna umana, pura di cuore - spiegò Hisashi.

Kagome si voltò verso sua figlia - Non è possibile, sarà una coincidenza - guardandola.  

Il filo rosso del destinoWhere stories live. Discover now