Anche se il pensiero della guerra rimaneva vivo nei cuori di tutti, la vita continuava. Durante l' estate Inuyasha addestrava sua figlia, lo faceva sembrare quasi un gioco, così da non farlo pesare alla piccola. Kagome era diventata famosa nei villaggi vicini, doveva spostarsi per giorni a curare i malati, anche se suo marito spesso non era d' accordo. Miroku e Sango portavano spesso i figli da loro, quando uscivano per fare scorte per il villaggio, Hisashi era il più esaltato avendo a disposizione dei bambini a cui raccontare molte delle sue tante storie. I mesi passavano, arrivando coi primi inverni al giorno del compleanno di Mari, era cresciuta a vista d' occhio, sembrava una bambina di quattro anni a vederla. Tutti erano in movimento per la festa, verso sera il mezzodemone era andato da Satoruosamu con la figlia, per distrarla e tenerla lontana dal villaggio. Solo la sacerdotessa non si vedeva, rendendo molto nervoso il marito.
- Si può sapere quanto ci mette? - borbottò Inuyasha, sbattendo velocemente un piede.
- Sei arrabbiato papà? - chiese sua figlia, vicino a lui.
Il mezzodemone si voltò verso di lei - No, no! Stavo solo pensando - rispose, sorridendo.
Il vecchio demone albero agitò i rami - Coraggio Mari, proviamo ancora - allungando un ramo.
La piccola toccò con un dito il ramo. I suoi occhi cambiarono colore, passando dal suo solito dorato ad un rosso acceso. Satoruosamu strinse gli occhi, mostrando un certo sforzo.
- Riesce a farlo? - domandò Inuyasha, fissando l' amico e la figlia.
Il demone albero spostò lo sguardo su di lui - Per il momento ci riesce, sta diventando molto forte - rispose.
- Papà, guarda! - replicò la piccola.
I denti di Mari diventarono aguzzi, le sue sottili unghie si allungarono, i tipici segni di demone cane apparvero sul suo volto. La piccola si concentrò, una tenue luce si sprigionò da lei, formando un traballante scudo di energia tra il suo dito e il ramo di Satoruosamu.
- Basta - sospirò il demone albero, togliendo il ramo.
Lo scudo si frantumò, facendo perdere la concentrazione a Mari, che tornò al suo normale aspetto.
Il mezzodemone sorrise - Stai migliorando molto - esclamò, prendendo in braccio la piccola.
- Ora riesce a padroneggiare lo scudo, nemmeno i miei poteri mentali lo possono penetrare. Forse non può ancora fermare i colpi demoniaci, ma con un giusto allenamento ci riuscirà - replicò Satoruosamu, sorridente.
- Sono fortissima! - esultò Mari, alzando le braccia in segno di vittoria.
Inuyasha la baciò sulla fronte - Sei la mia piccola guerriera. Però non dobbiamo dirlo a mamma sennò si preoccupa e non ci fa più allenare così - disse, sollevandola sulle spalle - Come mai riesce a controllare la sua forza demoniaca con tanta semplicità? - aggiunse, rivolto all' amico.
- Non saprei, forse il suo sangue misto di demone e miko equilibria i poteri, così come quando era dentro Kagome i loro diversi tipi di sangue vivevano in equilibrio - spiegò il demone albero.
Lenti, ma sicuri passi arrivarono dal bosco - Eccoti finalmente - esclamò il mezzodemone, vedendo l' amata.
- Non è colpa mia, la gente si ammala di continuo in quest' epoca - replicò Kagome.
Salutarono il loro vecchio amico, tornando poi verso il villaggio. Inuyasha guardava di sfuggita l' amata, ammiccando con l' occhio, mentre Mari saltellava alcuni passi davanti a loro.
- Si, è già tutto pronto - bisbigliò lei, ammiccando a sua volta.
Il mezzodemone sorrise - Meno male, non sapevo più come trattenerla qui - sussurrò.
A pochi passi dal villaggio la piccola notò diverse torce accese e molta gente in gran movimento.
- Cosa stanno facendo? - chiese Mari ai genitori.
- Vedrai - rispose Kagome, sorridendo.
Tutto il villaggio era radunato al centro, quasi tutti i loro amici erano venuti per la festa. Avevano preparato diversi tappeti distesi sull' erba per formare un unico tappeto, molto grande. Le donne portavano il cibo, sorridendo tutte quando vedevano la piccola.
Inuyasha prese in braccio sua figlia - Auguri, è per te tutto questo - spiegò.
Mari sgranò gli occhi dalla gioia - Davvero? - replicò, felice più che mai.
- Stiamo crescendo vedo - esclamò Koga, guardando Mari.
Il mezzodemone diventò serio - Come poteva mancare - borbottò.
- Ayame non c' è? - domandò Kagome, guardandosi attorno.
Il demone lupo si appoggiò ad un albero, sorridente - Sta aspettando un altra cucciolata, dobbiamo ridare vita al clan - rispose, orgoglioso - Voi invece? Non mi dite che dopo di lei vi siete fermati? - aggiunse.
- Ma cosa dici? - sbraitò Inuyasha.
- Non devi agitarti botolo, volevo solo dire che molti smettono di... Come dire... Incrociarsi, dopo il primo figlio - replicò Koga.
La sacerdotessa si coprì la bocca, nascondendo il sorriso - Non preoccuparti, Inuyasha non ha perso il suo tocco - ridacchiò.
- Forza! Forza! Venite tutti qui! - esclamò Hisashi, attirando l' attenzione di tutti.
- Credo voglia fare un annuncio, spero sia veloce, ho una certa fame - bisbigliò Totosai a Myoga.
Il nonno si schiarì la voce - Devo ringraziare tutti i presenti, questa sera festeggiamo il compleanno della mia bellissima nipotina Mari. Già al suo primo anno di vita dimostra di essere una fortissima bambina, sono orgoglioso di lei e ancora di più di Kagome - indicandola - Che mi ha donato la possibilità di vivere questa vita accanto a lei e a tutta la sua famiglia - aggiunse, commosso.
- Sono io a doverti ringraziare - disse la sacerdotessa, commossa anche lei.
Hisashi tirò fuori un libro - E ora vi leggerò questo testo tratto da...
- No, basta così! - esclamò Hitomi, spingendolo via.
Tutta la famiglia si sedette con i loro amici accanto. La piccola si divertì molto, tra i regali e i complimenti. Inuyasha e Koga continuarono il loro bisticciare sotto gli occhi divertiti di tutti.
- Quindi ora hai ereditato il posto di tuo padre? - domandò Totosai.
Il mezzodemone diventò pensieroso - Credo di si, ma qualcosa dentro di me continua a ripetere che non sono ancora alla sua altezza - rispose, abbassando lo sguardo verso So'unga.
Il demone fabbro si avvicinò a guardare la spada - Forse non sarai ancora al suo livello, ma sei riuscito a perfezionare la zanna. Percepisco il suo potere più forte che mai, senza però la rabbia e la malvagità che la rendevano instabile - replicò.
- Non credere che mi sia rammollita - esclamò So'unga.
- Non lo penserei mai, solo che ti trovo più umana, diciamo - spiegò Totosai.
Inuyasha toccò l' elsa della spada - Ora che si è unita con Tessaiga prova le sue stesse sensazioni, ha provato il dolore per la perdita e ora capisce il valore della vita - replicò.
BROOM!!
Un tuono.
- Cosa succede? - ringhiò il mezzodemone alzando lo sguardo.
In cielo una luce azzurra correva tra le nuvole.
Kagome sorrise - Allora siete venuti - sospirò.
Una gigantesca fenice di fiamme celesti uscì dalle nubi, scendendo a gran velocità. Atterrò a pochi passi da loro, avvolgendosi con le sue stesse fiamme. La sfera di fuoco bruciò alcuni istanti poi sparì, lasciando il suo posto a quattro figure.
- Guarda quanta gente! - esclamò Kugio.
Da dietro Gynkai si mostrò una figura esile, a loro famigliare.
La sacerdotessa scattò in piedi - Ryuchibi? Sei venuta anche tu? - chiese.
- Si, non posso abbandonare il castello, ma per questa occasione speciale abbiamo fatto un eccezione - rispose, avvicinandosi.
La principessa era leggermente più alta, i suoi lunghi capelli erano legati in una lunga coda alta, le unghie curate e il trucco sul viso ricordavano molto quelli di Mizuki. Indossava la veste reale, rosa con rifiniture gialle, sulle spalle aveva uno scialle azzurro lungo fino alle ginocchia.
- Ti trovo benissimo! - disse Kagome, abbracciandola.
Ryuchibi sorrise emozionata - Devo ancora ringraziarti per avermi dato la possibilità di vivere questa vita - abbracciandola anche lei.
- Su forza! Siamo qui per festeggiare o cosa? - esclamò il demone toro.
Sirin sbuffò - Non cambi mai - sospirò, lasciandosi sfuggire un sorriso.
Una volta tutti riuniti, festeggiarono seduti attorno alla famiglia di Kagome, tra le varie battute di Gynkai e gli scherzi di Kugio. Sesshomaru restò sempre in disparte a guardare, assieme a Rin e Jaken. La festa proseguì per ore con danze e balli, Inuyasha fece resistenza dal ballare, ma alla fine si lasciò andare in una lenta danza abbracciato alla moglie.
- Posso? - chiese Sota, allungando la mano a Rin.
La ragazza si voltò verso il demone cane, che la guardò col suo sguardo di ghiaccio.
Lei sorrise.
Sesshomaru girò lo sguardo verso il cielo - Come vuoi - disse, impassibile.
Rin afferrò la mano del ragazzo - Va bene - andando a ballare con lui.
- Ma padrone? - borbottò Jaken.
- Zitto - il demone cane lo fulminò con lo sguardo.
Il piccolo demone abbassò la testa - Mi perdoni, non volevo impicciarmi - piagnucolò.
Sirin si avvicinò a Kagome e Inuyasha - Mi permettete questo ballo? - inchinandosi.
Lei guardò il marito visibilmente scocciato senza parlare.
Il mezzodemone restò alcuni istanti in silenzio - E va bene - borbottò, lasciando l' amata a lui.
- Ne avrò cura più della mia stessa vita - disse il demone airone, prendendo le mani della sacerdotessa.
Inuyasha si sedette lontano, restando a guardare a braccia conserte.
- Non devi essere così geloso - esclamò Miroku, vicino a lui.
Inuyasha sbuffò - Non sono geloso, solo che quei tre mi danno fastidio, Kagome sembra fidarsi di loro quasi più di me - replicò.
Il monaco si sedette accanto - Ho notato anche io questa cosa, ma ti devo dire che anche io percepisco un certo senso di protezione da quando sono arrivati. Non riesco a spiegartelo, come se fossero nati per difendere gli altri. Come se la loro semplice presenza sia sufficiente a rasserenare l' animo di tutti, Kagome compresa - spiegò.
- Sei davvero bravo - esclamò la sacerdotessa, notando la leggiadria dei movimenti di Sirin.
Il demone airone accelerò il passo - Mio padre non mi ha solo insegnato la via del guerriero, era anche un eccellente ballerino. Tra il sacro ordine era noto reclutare uomini di alto rango, lui era uno di quelli - mostrando una certa maestria nella danza.
La festa continuò a lungo, molti tornarono a casa, ma altri restarono, festeggiando fino a tardi. Tra loro Sesshomaru e Kaede, che si allontanarono tra i fitti alberi del bosco.
- Così hai deciso - disse la vecchia miko.
Il demone cane la guardò con la coda dell' occhio.
Kaede sorrise - Capisco cosa provi, ma io la penso come te - continuando a camminare accanto a lui.
- Prendi - allungandole una stoffa avvolta.
La vecchia miko la guardò perplessa - Cosa sarebbe? - domandò.
- Un pezzo della sua vecchia veste - rispose lui.
- L' hai conservata per tutti questi anni? - replicò Kaede.
Sesshomaru restò in silenzio.
La vecchia miko la mise nella sua borsa - La terrò con me al momento, ma quando dovrò dargliela? - chiese.
- Un giorno, quando avrà trovato il suo posto in questo mondo - rispose, impassibile.
Kaede sorrise leggermente - Credo tu stia facendo la cosa giusta, Rin avrà una vita piena e felice. Lei vivrà al massimo un secolo, tu invece passerai per molte ere su questa terra, non potrò mai dissuaderti dalla tua scelta - disse.
Il demone cane si fermò di colpo, fissando un punto in mezzo al bosco.
- Cosa succede? - replicò la vecchia miko, fermandosi anche lei.
Nel folto del bosco videro Rin e Sota parlare. Il ragazzo le prese una mano, guardandola negli occhi, Sesshomaru restò immobile, continuando a fissarli senza quasi battere ciglio. La ragazza diventò rossa, avvicinandosi lentamente a lui, scambiandosi un rapido bacio a stampo sulle labbra.
- Non farlo Sesshomaru - pensò Kaede, voltandosi verso di lui.
Il demone cane si girò verso il bosco, continuando a camminare nella direzione opposta alla loro. La vecchia miko sospirò, seguendolo, lasciando i due ragazzi da soli.
- Non lo ammetti, ma questo ti ha lasciato il segno - pensò tra se e se Kaede, fissandolo.
Sesshomaru la guardò con la coda dell' occhio - Questa è la sua vita - disse, camminando impassibile nel bosco.
Nel frattempo al villaggio restavano solo pochi a festeggiare. Mari continuava a saltellare e ballare, mentre i suoi genitori si erano seduti a riposare. Il trio era già pronto a tornare al castello, ma Ryuchibi cercava in ogni modo una scusa per restare anche un secondo di più con Kagome.
- Mi protetti che verrai a trovarmi? - domandò la principessa, prendendo le mani dell' amica.
La sacerdotessa sorrise - Certo, verrò il prima possibile - rispose.
- Anche voi siete i benvenuti - replicò Ryuchibi, rivolta a Inuyasha e Mari.
Il mezzodemone annuì con la testa.
- Dobbiamo andare, non possiamo restare così tanto lontani dal castello - esclamò Sirin, avvicinandosi a loro.
La principessa lasciò le mani dell' amica con maliconia - Grazie di tutto Kagome - sospirò, salendo sopra il demone airone trasformato, assieme a Gynkai e Kugio.
- Grazie a te! Te lo prometto, verremo a trovarti! - gridò la sacerdotessa, salutandoli con la mano.
Sirin salì in cielo, sparendo tra le nubi in un lampo di fuoco celeste.
- Credo sia meglio andare - disse Inuyasha, appoggiando una mano sulla spalla dell' amata.
Lei si voltò - Ma dove è andata? - cercando sua figlia.
- Eccola! - esclamò il mezzodemone.
La piccola era inginocchiata ai piedi della statua, parlava con loro sorridendo.
Kagome si avvicinò - Stai salutando i nonni? - chiese.
Mari la guardò - Si, sono felici per noi - rispose.
- Lo immagino anche io - replicò la sacerdotessa, unendo le mani in preghiera.
Arrivò anche Inuyasha - Forza che è tardi, dobbiamo tornare a casa - sollevando in piedi sua figlia.
La piccola partì di corsa, ridendo contenta per la festa. Seguita dai genitori.
- A cosa pensi? - domandò il mezzodemone, guardando l' amata perplessa.
Kagome diventò cupa - Sono mesi che non abbiamo notizie sui Ryu, stanno progettando qualcosa sicuramente. Ho paura di una loro mossa improvvisa, quando meno lo sospettiamo - spiegò.
Inuyasha la prese sottobraccio - Non temere, non potranno mai coglierci di sopresa - cercando di consolarla.
- L' altro giorno sono andata in un villaggio vicino, alcuni uomini parlavano di un demone nascosto in una foresta vicina a loro. Credo che domani andrò a vedere, per sicurezza - esclamò la sacerdotessa.
- Non ci vorrai andare da sola? - sbraitò lui.
Kagome lo fissò - Non puoi venire. Mia mamma domani ha la bottega da gestire e non posso lasciare Mari da sola col nonno, gli scappa appena la perde d' occhio - replicò.
- Allora la portiamo con noi - spiegò Inuyasha.
- Può essere pericoloso! Resti a casa! - ordinò lei.
Il mezzodemone allungò il passo - Non ci penso nemmeno, se ci vai, veniamo con te - incrociando le braccia.
Kagome sbuffò - Testardo che non sei altro! Se Mari si fa anche solo un graffio me la prenderò con te! - borbottò scocciata.
Inuyasha la guardò con la coda dell' occhio - Non preoccuparti - lasciandosi sfuggire un leggero sorriso.
Tornarono a casa a riposare, si fiondarono nel futon stanchi per la lunga serata con Mari stretta alla madre, ormai troppo grande per la culla. Si addormentarono subito, ma la mattina arrivò presto, costringendoli a partire ancora stanchi. Solo la piccola si dimostrò stranamente energica.
- Chi prenderà il tuo posto oggi? - chiese Inuyasha alla moglie.
Kagome sbadigliò - Il nonno, tanto per curare qualche malanno è perfetto anche lui - rispose.
Mari camminava davanti a loro, contenta per la giornata insieme. Avanzavano con calma, attraversando il bosco, raggiungendo il villaggio nel primo pomeriggio.
Il mezzodemone si voltò verso l' amata - Fai tutta questa strada a piedi per curare i malati tutti i giorni? - sgranando gli occhi.
- Certamente, sono l' unica miko rimasta che può raggiungere tutti i villaggi della regione. Non posso sottrarmi ai miei compiti, poi camminare fa bene al fisico - ridacchiò Kagome.
- Divina Kagome siete tornata? Ci sono altri malati? - domandò una donna con la figlia accanto.
La sacerdotessa si voltò verso di lei - No, no! Siamo venuti per la storia del demone nella foresta - spiegò.
La donna sorrise - Ah il demone, potrebbe essere anche una leggenda, nessuno lo ha mai visto. Solo alcuni anziani raccontano di lui, ma ne dicono così tante che non sappiamo più cosa è vero o falso - replicò.
- Siamo venuti qui per una diceria? - borbottò Inuyasha.
- Non ho mai detto che l' informazione era sicura, però è sempre meglio che saltellare tra gli alberi cercando di vedere qualche Ryu che passeggia, o sbaglio? - sbraitò Kagome.
Qualcuno si schiarì la voce dietro di loro - Molti prendono alla leggera la leggenda del demone, alcuni hanno anche provato a cercarlo senza mai tornare per raccontarlo - spiegò un vecchietto.
- Padre! Dovete smetterla di raccontare questa storia, spaventa i passanti - esclamò la donna, prendendo per un braccio il vecchio - Scusatelo, è fissato con questa storia - aggiunse, portandolo via.
Inuyasha guardò la moglie - Hai sentito? Sono i racconti di un vecchio pazzo - la schernì.
- Allora io vado a cercare il demone, puoi anche tornare a casa tanto non ci sarà nulla di pericoloso, no? - sbraitò Kagome, incamminandosi.
- Testarda che non sei altro - sospirò lui, seguendola con la figlia.
Passarono attraverso il villaggio, raggiungendo i margini della foresta.
Era luminosa, gli alti alberi permettevano ai raggi del sole di passare. La terra era pulita, con solo qualche cespuglio ogni tanto, sembravano i primi a metterci piedi da anni.
- Aspetta, restami vicino - disse Inuyasha, mettendosi davanti all' amata.
Kagome sorrise - Ma se hai detto che non ci sono demoni, perchè mi devi proteggere? - sghignazzò.
Il mezzodemone diventò serio - Silenzio - coprendo con un dito la bocca della moglie.
La sacerdotessa prese per una mano la figlia - Senti qualcosa? - chiese.
- Come un respiro - rispose lui, tenendo l' elsa della spada.
So'unga iniziò a brillare - Non siamo soli, ma non riesco a percepire nessuno - spiegò.
Le fronde degli alberi iniziavano a muoversi, un debole vento soffiava tra esse. Non c' erano animali o uccelli e la cosa insospettiva molto Inuyasha e Kagome.
AHHH!!
La sacerdotessa urlò.
Lui si voltò - Kagome! - vedendo una gamba dell' amata sanguinare.
- Non l' ho visto - sospirò lei, tenendosi la gamba.
Il mezzodemone sfoderò completamente la spada - Fatti vedere bastardo! - puntandola verso gli alberi.
Qualcosa passò tra di loro, lacerando un braccio di Kagome, facendo schizzare fuori del sangue.
- Ora mi hai stancato! - ringhiò Inuyasha, ruotando la spada.
KONGOSOHA!!
Le punte di smeriglio squarciarono gli alberi, sradicando quelli più piccoli. Sollevando un grosso polverone.
- Quella spada è davvero forte, peccato che la impugna uno stupido! - una voce attorno a loro.
- La dobbiamo prendere, vedrai come ci divertiamo con quella - un altra voce.
Il mezzodemone strinse i denti - La volete? Provate a prenderla! - ruotandola di nuovo.
CICATRICE DEL VENTO!!
Il colpo aprì lunghe ferite nel terreno, spazzando via i resti dei poveri alberi colpiti in precedenza.
- Mamma alzati! - esclamò la piccola, cercando di aiutarla.
Kagome cercò di alzarsi in piedi, ma la ferita alla gamba sanguinò ancora di più.
- Non agitarti, tra poco non sentirai più niente! - una terza voce.
- Ma quanti sono? - ringhiò Inuyasha, restando davanti all' amata.
Tre rapide e quasi impercettibili figure si lanciarono verso di loro, muovendosi agilmente in aria. Passarono tra loro, facendo sanguinare un braccio a Inuyasha e aprendo una ferita al collo di Kagome.
- No! - urlò il mezzodemone, afferrando la moglie con un braccio.
Lei cadde tra le sue braccia, quasi priva di sensi.
- Mamma! - piagnucolò Mari, stringendo la veste della madre.
- Accidenti! L' abbiamo mancata! - ancora la prima voce - Ora! - aggiunse, partendo di nuovo alla carica.
La piccola rizzò le orecchie - Non toccate la mia mamma! - voltandosi a mano aperta.
L' egida di luce si generò dal palmo della sua mano. Una delle figure si schiantò contro di essa, frantumandola, cadendo all' indietro. Il volto di Mari tramutò in quello di demone, mostrando gli occhi rossi di rabbia e i denti accuminati.
- Dannazione - sospirò il piccolo demone, toccandosi la testa.
Era un kamaitachi, un demone donnola. Era magro e bianco, portava una piccola spada curva sulla schiena. Una profonda ferita segnava il suo occhio destro.
Inuyasha puntò la spada sotto la sua gola - Preparati a morire - disse, furioso.
- No! Fermati per favore! - le altre due voci, che scesero vicino a loro.
Erano anche loro dei kamaitachi. Il primo era grasso, con una sacca legata sulle spalle. Impugnava una piccola ascia affilata. Il secondo era il più piccolo dei tre, sembrava un cucciolo. Indossava un elmo simile a quello dei samurai, con due sottili e appuntite spade strette nelle mani.
Il kamaitachi bianco appoggiò la mano sulla lama di So'unga - Se ci lasci vivere ti diciamo come salvare la donna - spingendola via dalla sua gola.
- Chi siete? Perchè ci avete attaccato? - sbraitò il mezzodemone, puntando ancora la punta della spada.
Il kamaitachi grasso si avvicinò - Siamo dei demoni nomadi, giriamo per il mondo alla ricerca di tesori e ricchezze. Io sono Daisuke, questo piccolino è Toshi e lui è Atsushi, il nostro fratello maggiore. Chiedo perdono se vi abbiamo attaccato, ma quando abbiamo visto la spada abbiamo pensato di prenderla, perdonaci - abbassando la testa.
Inuyasha rinfoderò So'unga - Ora ditemi come salvarla! - esclamò.
Il kamaitachi bianco balzò indietro, vicino ai suoi due fratelli - Sei proprio uno stupido! Non puoi salvarla, nessun umano può sopravvivere a questo veleno - mostrando la sua lama curva intrisa di veleno.
Una freccia colpì l' elmo di Toshi, esplodendo in un lampo di energia, facendolo saltare via dalla sua testa.
- Non basta di certo un pò di veleno per togliermi di mezzo! - gridò Kagome, seduta con l' arco in pugno.
Atsushi strinse i denti - Una miko - borbottò - Andiamo via! - aggiunse, scattando tra gli alberi assieme agli altri due, sparendo in un attimo.
La sacerdotessa cadde di nuovo, ma Inuyasha la afferrò con un braccio - Come ti senti? - chiese.
Kagome sorrise leggermente - Te lo avevo detto che c' erano i demoni - rispose.
- Mamma! - esclamò Mari, saltandole in braccio.
- Attenta - sospirò la sacerdotessa, guardando la figlia - Quello che hai fatto prima? - aggiunse.
Inuyasha si schiarì la voce - Volevamo farti una sorpresa, ma è venuto fuori da solo. Sono mesi che la sto allenando a sviluppare i suoi poteri - spiegò.
Kagome guardò il marito - Stai facendo allenare una bambina? Non ci pensi mai che si può fare male? - sbraitò.
Lui restò in silenzio a fissarla.
- Non hai niente da dire? Non è come te! Non puoi metterla in pericolo ogni volta che non ci sono! - continuò a gridare la sacerdotessa.
SMACK!!
La baciò con passione.
Kagome si tranquillizzò - Inuyasha - sospirò, lasciandosi alleviare dalle sue labbra.
La piccola fissava i genitori.
- Riesci ad alzarti? - domandò il mezzodemone, staccandosi dal bacio.
La sacerdotessa cercò di alzarsi, ma il dolore la fermò.
Inuyasha la prese sulle spalle - Per fortuna che sono venuto anche io - ridacchiò.
- Per fortuna che siete venuti entrambi - esclamò Kagome, stringendo le braccia attorno al marito.
Mari seguì i genitori attraverso la foresta, diretti a casa.
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Il filo rosso del destino
FanfictionChi non vorrebbe che la storia dopo la sconfitta di Naraku continuasse? Chi non ha sentito un colpo al cuore pensando che non avremmo mai saputo cosa sarebbe successo dopo? Con questa ff sequel spero di darvi una degna risposta a queste domande.