15.

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"Io non ci vado lì dentro! Non ho niente da dirgli."

"Andiamo, Adam, sii ragionevole. Sono solo venti minuti!"

Louis aggrottò la fronte e guardò la porta del suo ufficio. Era chiusa, ma riusciva a sentire dall'altra parte il suono inconfondibile di una voce estremamente irritante lamentarsi amaramente. Il momento che aveva temuto per ore era arrivato. Allungò la mano sotto la scrivania e sfiorò il pulsante d'emergenza per cercare di rassicurarsi.

La porta sì aprì e Adam entrò imbronciato, delicatamente spinto da Liam. Louis era stupito dal fatto che Liam fosse abbastanza forte da spingere l'uomo enorme oltre la soglia; non appena Adam entrò, la stanza sembrò restringersi. Non era un grande ufficio, e lui sembrava riempire tutta la stanza. Sedendosi un po' più dritto, come se non fosse stato totalmente terrorizzato dall'uomo accigliato di fronte a lui, Louis annuì.

"Accomodati, Adam." disse educatamente, indicando il posto vuoto di fronte alla sua scrivania.

L'unica risposta fu un grugnito arrabbiato. Louis pensò malinconicamente al sorriso sfolgorante che Harry gli avrebbe fatto se fosse stato lui ad occupare quella poltrona in quel momento. Adam lo guardò assente, il suo silenzio era un evidente rifiuto riguardo a fare quello che gli era stato detto.

"Adam ..." disse Liam in avvertimento.

Con un sorriso un po' forzato, Louis si strinse nelle spalle. "Puoi stare in piedi se vuoi. Non fa alcuna differenza per me."

In realtà non era sicuro di volere che Adam si sedesse sulla poltrona di Harry. Non gli dava fastidio far sedere tutti gli altri prigionieri, perché o gli erano simpatici o li tollerava – ma avere qualcuno che non gli piaceva già dal principio seduto sulla poltrona del suo fidanzato, la poltrona sulla quale Harry si sedeva così spesso che aveva iniziato ad avere il suo profumo, la poltrona sulla quale Louis a volte si rannicchiava quando era solo, il luogo in cui si sentiva più vicino a Harry che in qualsiasi altro posto eccetto quando erano realmente insieme ... l'idea lo riempiva di terrore. Realizzò di odiare il pensiero di vedere un uomo enorme buttarsi a peso morto sulla poltrona che, stranamente, era come una specie di rifugio per Louis e che gli dava tanti ricordi felici di Harry.

Adam guardò Louis con sguardo assassino, analizzando il suo sorriso rigido. Realizzando che Louis non voleva che si sedesse, lui sorrise odioso – e si lasciò cadere sulla poltrona. Ovviamente.

In quel momento Louis decise che Harry aveva sicuramente ragione – quel ragazzo stava implorando di essere preso a pugni. Sfoggiando un sorriso dolorosamente falso in modo da non rendere soddisfatto Adam, lanciò uno sguardo rassicurante a Liam e poi portò nuovamente la sua attenzione su Adam, così Liam tossì silenziosamente e se ne andò dalla stanza.

Prendendo un lungo respiro per calmarsi, Louis aprì la bocca. "Bene, beh, ho pensato che potremmo cominciare a parlare di-"

"Non ti dirò niente!" sbottò Adam. "Non ho problemi mentali!"

Chiaramente ne hai, altrimenti non mi staresti urlando contro per cercare di avere una conversazione normale. "Nessuno ti sta dicendo che sei pazzo. Riteniamo solamente che sia costruttivo parlare dei tuoi sentimenti e delle tue ragioni, di modo che non sarai più tentato di infrangere la legge una volta che tu-"

"Non ho nemmeno bisogno di aprire la bocca. Chiedilo al mio avvocato!"

"Aiuta a riconoscere le proprie emozioni; tutti gli altri hanno concordato sul fatto che parlare con uno psicologo gli ha fatto molto bene; a loro piace sapere che c'è qualcuno lì per loro se hanno bisogno di-"

Adam lo interruppe bruscamente un'altra volta. "Non ha alcun senso! Tu non vuoi stare qui, io non voglio stare qui – quindi perché diavolo siamo ancora qui?"

Imprisoned In My Heart - Larry Stylinson (BOOK 1)  // ITALIAN TRANSLATIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora