10.

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Louis abbassò lo sguardo imbronciato sulla sua scrivania e si rese conto che per gli ultimi dieci minuti aveva scribacchiato disordinatamente la frase 'mi sto annoiando' su di essa. Sfregò distrattamente il legno malconcio, e poi si allungò verso lo schedario. Aprendo velocemente l'ultimo cassetto, afferrò una barretta di cioccolato e se la infilò in bocca senza entusiasmo. Manteneva quel cassetto sempre ben fornito; i suoi biscotti continuavano a scomparire – forse era colpa di Niall, ma probabilmente li aveva fatti sparire da solo continuando a mangiarne uno dopo l'altro senza farci caso – e voleva assicurarsi di avere la quantità di biscotti che aveva promesso a –

"Harry!"

Il grido di accoglienza di Niall nel corridoio fu abbastanza forte da farsi sentire fino nell'ufficio di Louis. Saltando improvvisamente in piedi, facendo volare il suo caffè ovunque e sparpagliando scartoffie per tutta la stanza, Louis spinse indietro la sedia, cercò di oltrepassare il casino che aveva fatto a terra e arrivò con difficoltà alla porta, che spalancò così forte che non si sarebbe sorpreso se fosse uscita dai cardini. Sporse fuori la testa; nel corridoio, Liam stava guardando speranzoso in direzione dell'urlo del ragazzo irlandese.

Louis lo guardò. "C'è davvero?"

"Spero di sì!"

Percorsero di fretta il corridoio insieme, cosa che probabilmente è stata inappropriata in entrambi i casi; essendo Liam una guardia e Louis uno psicologo non avrebbero dovuto correre ad abbracciare un prigioniero che era tornato dopo essere stato rilasciato dall'ospedale – ma il punto era che Harry stava simpatico ad entrambi, e non avevano intenzione di perdere l'occasione di dargli il benvenuto solo perché essere amici con lui non rientrava nel loro contratto di lavoro.

Fecero irruzione nella sala principale per trovare Harry sdraiato allegramente sul suo solito divano, che sorrideva a tutti con le braccia fasciate a penzoloni ai lati del suo corpo. Sembrava molto più felice di quanto non fosse stato nei giorni precedenti; nei suoi occhi era tornata quella scintilla, e il suo sorriso sfacciato non mostrava alcun segno di esitazione. I suoi riccioli erano morbidi e appena lavati, non come erano l'ultima volta che Louis era andato a fargli visita; ricorda Harry lamentarsi di quanto fossero disgustosi i suoi capelli e del tempo che era passato da quando li aveva lavati l'ultima volta. Le sue guance erano del loro colore naturale, rotonde e leggermente colorate di un porpora, e le sue fossette brillavano ogni volta che sorrideva. Accanto a lui c'era Niall e stavano avendo una conversazione vera e propria, cosa che Louis trovò un po' strano; non sapeva che Harry e Niall erano amici. In realtà non si era mai accorto che Harry avesse amici in generale; era un ragazzo solitario, e non perché la gente lo evitava, ma perché non sembrava mai interessato a fare lo sforzo di parlare con qualcuno.

"Hey, Harry!" lo salutò Liam. "Ti vedo in forma."

"Mi sento in forma. Come sta il mio psichiatra preferito?" Harry guardò Louis e sorrise calorosamente.

"Sommerso da una montagna di lavoro ... il che comprende anche te. Sei in ritardo per la tua prossima sessione."

Harry lo guardò contrariato. "Disorganizzato."

"Stiamo parlando di me, lo sai. Dai, fatti trascinare lontano dai tuoi ammiratori, abbiamo cose di cui discutere."

Roteando gli occhi, Harry si alzò a fatica dal sofà e diede un colpetto al braccio di Niall. "Ci vediamo più tardi, ok Nialler?"

"Certo, amico. Ci becchiamo in giro."

Harry sorrise al ragazzo biondo e gli diede una pacca sul ginocchio, poi seguì Louis, attraversando la stanza e raggiungendo l'ufficio.

"Nialler, eh?" mormorò Louis mentre camminavano.

Harry scrollò le spalle consapevolmente. "Già. Non è un cattivo ragazzo, penso. Credo sia giunto il momento di farsi qualche amico qui dentro."

Imprisoned In My Heart - Larry Stylinson (BOOK 1)  // ITALIAN TRANSLATIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora