17.

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Harry resistette sei giorni, prima di sbottare.

Era stato lentamente tentato giorno dopo giorno, privato della compagnia di Louis, desiderandolo per sé. Quel loro abbraccio nell'ufficio aveva fatto esattamente quello che era destinato a fare; lo aveva calmato, in prima istanza. Tuttavia, aveva avuto un effetto collaterale; la sensazione della sua pelle contro quella di Louis si era dimostrata stranamente coinvolgente, e ad ogni risveglio – o ogni volta che andava a dormire – Harry era invaso da una tortuosa nostalgia. Questo lo aveva reso facilmente irritabile, e quindi non tollerava nessuno. Harry era come un elastico che veniva lentamente tirato più che poteva; inevitabilmente, ad un certo punto si sarebbe spezzato, e non sarebbe stato bello.

Tutto lo infastidiva. Le quattro pareti della sua cella lo infastidivano. Le gente che incontrava quando lasciava la cella lo infastidiva. L'ambiente familiare e la dolorosa monotonia della vita carceraria lo infastidiva. Le persone miserabili lo infastidivano; le espressioni cupe aggravavano solamente il suo malumore. Detto questo, anche la gente allegra lo infastidiva; quale scusante avevano per essere così felici? Essere solo con i propri pensieri come compagnia lo infastidiva – ma lo infastidiva anche dover cercare di avere una conversazione con qualcun altro. Anche Louis lo infastidiva, semplicemente perché era se stesso, ed agitava questo disperato desiderio primordiale nella profondità dell'addome di Harry, rendendolo affamato in modi che non aveva mai pensato di sperimentare sulla propria pelle, causandogli, ogni pochi secondi, pensieri legati a cosa lui e Louis avrebbero dovuto fare in quel preciso momento. Non riusciva a concentrarsi a causa della sua attrazione nei confronti di Louis - un pensiero in più che si aggiungeva a tutto ciò che faceva. Persino il minimo pensiero terminava con il nome di Louis; Harry si chiedeva che cosa ne avrebbe pensato Louis di una determinata cosa, o di che cosa avrebbe detto Louis in una tale occasione, o gli veniva in mente un'idea che avrebbe potuto rendere felice Louis. Niente sembrava attirare sufficientemente la sua attenzione per respingere questi piccoli pensieri - il che, ancora una volta, era fastidioso. Tutto era fastidioso.

Harry strinse i denti. Non era abituato ad essere di un umore del genere; finchè Adam non era spuntato in quel carcere, aveva passato tutte le sue giornate ad essere felice, e l'umore nero che non riusciva a scrollarsi di dosso era poco gradito.

Parli del diavolo – ed ecco Adam, buttato pesantemente sul divano che fissava la gente. Rude. Harry lo guardò torvo, desiderando di avere un laser negli occhi per poter staccare la testa di quell'uomo. Il solo pensiero lo divertiva; aveva trascorso diversi minuti meditando su quale tipo di abilità sovrannaturale sarebbe stata la migliore per vendicarsi sulle persone, e su cosa avrebbe esattamente fatto loro se avesse potuto. Quando riemerse nel mondo reale, trovò il brusio delle conversazioni irritante, e fu tentato di tapparsi le orecchie con le dita. Avrebbe tranquillamente potuto sognare ad occhi aperti per il resto della giornata – se il sesso in persona non fosse appena passato attraverso la doppia porta e cominciato ad attraversare la stanza velocemente. Appoggiando il mento sulla sua mano, Harry poggiò il gomito sul bracciolo della sedia e si chinò a guardare in silenzio, con un piccolo sorriso sul volto, mentre il sesso gli passava accanto senza rivolgergli lo sguardo.

Il sesso in persona – o come la maggior parte delle persone lo chiamava, Louis – era appena passato davanti ad Adam, quando si fermò e si girò a guardare l'uomo muscoloso sdraiato sul divano. Un'espressione di shock attraversò il suo volto, seguito subito dopo da dolore. Un improvviso moto di rabbia, come un lampo, si fece strada dentro lo stomaco di Harry e gli fece afferrare i braccioli della sedia con entrambe le mani, graffiando il tessuto per trattenersi dal saltare su e correre in aiuto di Louis.

Qualsiasi cosa Adam stesse dicendo, evidentemente era orribile: anche se Harry non riusciva a vedere bene il volto triste di Louis, Adam era così feroce che ogni volta che apriva bocca, nove volte su dieci era per dire un insulto. Con una sensazione terribile che gli si stava contorcendo nelle viscere, Harry fissò Louis preoccupato, il quale stava forzando un'espressione indifferente ma era chiaramente molto ferito; Harry riusciva a vedere il suo labbro inferiore tremare per lo sforzo di trattenere ogni parola che avrebbe voluto urlargli in faccia. Poi, Louis sbiancò, e il dolore si fece strada sul suo volto, stravolgendolo mentre fissava, sgomento, Adam. Harry lo stava guardando con una tale feroce intensità che quando la bocca di Louis si aprì con orrore, non solo lo notò – ma ciò che si ritrovò a fissare fu l'inaspettata e terribile lacrima che scendeva lungo la sua guancia sinistra.

Imprisoned In My Heart - Larry Stylinson (BOOK 1)  // ITALIAN TRANSLATIONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora