Passarono giorni, settimane, e il tempo sembrava volare.
Lasciavo che la vita mi passasse davanti e rimanevo inerme, non avevo la forza e la voglia di starle al passo, preferivo trascorrere i miei pomeriggi su di un letto a fissare il vuoto per ore.
Pensavo a Michele, che se n'era andato nonostante mi avesse promesso che non mi avrebbe mai lasciata sola, che sarebbe stato sempre accanto a me.
Non poteva avermi presa solo in giro, non credevo a questa possibilità.
Lui era stato il mio primo bacio, la mia prima volta. In pochi mesi, con lui, mi ero sentita pronta a bruciare tutte le tappe.
Finalmente iniziavo a capire veramente i limiti veri della nostra storia, la differenza d'età era tanta e di conseguenza erano diverse anche le esigenze che avevamo.
Forse non avremmo mai dovuto dare inizio a quella storia che era destinata a finire fin dal principio.
La situazione stava facendo iniziare a preoccupare seriamente mia mamma, che mi vedeva solo andare a scuola e studiare. Non uscivo più, mangiavo poco ed ero sempre di pessimo umore.
Un giorno finalmente ebbi la scossa che mi serviva a ricominciare, quando qualcuno suono il campanello.
-Stella, è Celeste- disse mia mamma entrando in camera mia.
-Falla entrare- risposi impassibile, fissando il nulla.
Celeste entrò velocemente in camera mia.
-Ciao Stella, ho saputo di Michele- iniziò a parlare a bassa voce.
Rimasi stupita, ma non lo diedi a vedere.
-Oh, come l'hai saputo?-
-Me l'ha detto il figlio del proprietario del bar accanto al Campino, ti aveva visto con lui ogni tanto e voleva sapere come stessi- rispose lentamente, facendomi annuire in modo quasi impercettibile.
-Capisco- risposi con gli occhi lucidi- Beh, come vuoi che stia? Sto da cani, penso di non essere mai stata così-.
-Mi dispiace, Stella-.
Celeste mi abbracciò di slancio ed io scoppiai a piangere disperata.
-Proprio ora che andava tutto così bene!- ripetevo tra i singhiozzi.
Celeste mi guardò contrariata.
-Hai 16 anni, Stella, e tutta una vita davanti! Ancora magari è troppo presto, ma più avanti troverai sicuramente un altro ragazzo e lo amerai, come lui amerà te-.
Scossi la testa decisa.
-No, non amerò mai più nessun'altro ragazzo. Nessuno potrà più spezzarmi il cuore, non lo permetterò-.
Celeste prese le mie mani.
-Nemmeno io permetterò che qualcuno faccia di nuovo male alla mia migliore amica-.
-Menomale che ci sei tu- risposi emozionata, facendola sorridere.
-E ci sarò sempre. Fidati di me- mi guardò e poi continuò a parlare- adesso usciamo, non è giusto che tu vegeti su questo letto!-
Ridemmo ed io mi lasciai coinvolgere dall'entusiasmo della mia migliore amica.
-Hai ragione, andiamo!- risposi risoluta, per poi vestirmi ed uscire da casa mia con lei.
Andammo al parco, dove ad aspettarci c'erano tutti gli altri nostri amici. Tutti sapevano, ma nessuno osò chiedermi di Michele, ed io ringraziai il cielo per questo.Nel periodo in cui ero mancata, si erano aggiunti due ragazzi nuovi al gruppo, avranno avuto vent'anni più o meno: Daniele e Riccardo.
Erano veramente due bei ragazzi, dovevo ammetterlo.
Riccardo aveva sicuramente un debole per Celeste, in quanto a Daniele, beh io e lui proprio non ci sopportavamo per il momento.
La sua prima domanda per rompere il ghiaccio il primo giorno era stata
"Ehy, ma tu sei quella che è stata mollata dal suo ragazzo?" frase che aveva fatto ammutolire tutti gli altri attorno a noi e che gli era costata un'occhiataccia da parte di Celeste.
Né un minimo di tatto, né un po' di delicatezza. Niente di tutto questo, non erano sicuramente parole presenti nel vocabolario di Daniele.
Con quella domanda si era dato la zappa sui piedi da solo, l'avrei odiato per sempre.Tornai a casa in lacrime per ciò che mi aveva detto e corsi in camera mia.
Afferrai il cellulare e composi il numero di cellulare di Michele.
Non so nemmeno io perché lo feci, semplicemente ne sentivo il bisogno.
Chiudendo più volte i miei occhi colmi di lacrime, premetti il tasto verde.
Mi rispose una voce assonnata.
-Pronto, Stella?-
-Si, sono io- risposi semplicemente tutto d'un fiato.
-Che succede? Sono le due qua a New York- disse preoccupato.
-Lo so. È che non ce la faccio più, devo dirti tutto ciò che penso.
Io ti odio, ti odio da matti. Ti odio perché sei partito dopo avermi promesso che non mi avresti mai lasciata.
Odio la nostra foto, che ancora domina il mio comodino, e che non riesco a togliere.
Odio la tua lettera d'addio che non riesco a strappare, quella rosa appassita che non riesco a buttare, e quella collana con il tuo nome, che porto sempre con me in tasca, perché non riesco a separarmene mai
Ti odio perché basta un niente per farmi tornare in mente i ricordi più belli che ho.
E soprattutto odio il fatto che non è vero che ti odio, ma ti amo ancora da morire. Questa è la verità!-
I miei occhi erano pieni di lacrime, è dopo un imbarazzante silenzio, un singhiozzo mi uscii spontaneo.
Sentii Michele sospirare pesantemente.
-Stella io...non so che dire...-.
-E allora non dire niente, dimmi solo che...- le parole mi morirono in bocca- niente, lascia stare-.
-Ti penso sempre, mi manca la mia piccola Stella senza cielo...-
Ormai piangevo, le lacrime scendevano da sole, senza che io lo volessi.
Intuii che lui sapeva che cosa avrei fatto di lì a poco, perché mi disse.
-Buonanotte piccola Stella senza cielo-.
Chiusi la chiamata e mi buttai sul letto con la faccia sul cuscino sussurrando "Buonanotte Michele".Il pomeriggio seguente, un pomeriggio come tutti gli altri, arrivai al parco, e trovai Daniele seduto sulla panchina davanti al campo da calcio, completamente da solo.
Appena mi vide mi venne incontro.
-Ciao, Stella- già la sua voce mi faceva saltare i nervi- mi hanno detto gli altri che non possono venire. Riccardo ha chiesto a Celeste di uscire, Marco e Leonardo hanno un compito in classe domani e Ilaria deve andare ad equitazione. Ergo ci siamo solo noi due oggi-.
Alzai un sopracciglio e lo guardai.
-Beh, se ci siamo solo noi due, me ne vado a casa- mi girai e feci per andarmene, ma lui mi trattenne tirandomi per un braccio.
-Ma no dai, rimani-.
Per poco non gli scoppiai a ridere in faccia, dovetti trattenermi a fatica.
-Rimanere qui con te da sola?- lo guardai e lo vidi seriamente dispiaciuto, ma lo ignorai e mi avviai verso il cancello d'entrata del parco. Daniele mi inseguì.
-Dai, Stella, rimani. Ti prego-.
Quelle ultime due semplici paroline mi fecero tornare in un attimo Michele in mente. Quel ragazzo era proprio un disastro.
Mi girai di scatto e lo fulminai con lo sguardo, ma lui rimase impassibile.
-Senti, io e te siamo partiti con il piede sbagliato. Quando ci siamo presentati ho detto una vera cavolata, lo so, ma non ci ho pensato, non mi è proprio passato per l'anticamera del cervello il fatto che potesse farti stare così male- affermò.
-Beh, tu non pensi mai- dissi per poi mordermi la lingua.
-Ti prego, ricominciamo da capo, dammi la possibilità di rimediare-.
Lo guardai alzando un sopracciglio, scettica.
-E come?- chiesi sarcastica.
-Beh, magari facendo una passeggiata- propose- che ne dici?-
-Ho scelta?- roteai gli occhi esasperata.
-No- Daniele rise- ci siamo solo io e te qui. O stai con me o torni a casa a deprimerti. Lo so di non starti molto simpatico, ma non ti sto chiedendo la luna. Ti sto solo chiedendo di fare una passeggiata con me-.
Sembrava tenerci davvero molto, e mi dispiaceva sinceramente dirgli di no, per cui accettai.
-E va bene- sospirai rassegnata- facciamo questa passeggiata-.Camminammo un sacco, facemmo lo stesso giro un sacco di volte.
-Dai parlami un po' di te- disse all'improvviso- non so quasi nulla-.
Ci pensai un attimo e poi cominciai a parlare.
-Beh, non c'è molto da dire. Mi chiamo Stella, ho 16 anni e frequento il Liceo Artistico, indirizzo Audiovisivo e Multimediale , anche se non so bene che strada prenderò dopo il diploma, ma ancora c'è tempo per fortuna. E come ben sai- marcai l'ultima frase- è finita da poco una storia molto importante per me, la mia prima, vera, relazione-.
-Com'è finita?- chiese interessato- Ti va di parlarne?-
-Beh, lui ha accettato un lavoro a New York, in uno studio di grafica- tagliai corto, non volevo parlarne in realtà, ma era giusto spiegare tutto ormai che me l'aveva chiesto- e tu? Tu che cosa mi dici di te?-
Sorrise, per poi sedersi in una panchina.
-Allora, mi chiamo Daniele ed ho 20 anni. Vivo qui ad Arezzo da poco, sono di Roma. Faccio l'Università a Firenze, Giurisprudenza, perché questo è quello che vuole mio padre. Dice che così potrò continuare la tradizione di famiglia facendo l'avvocato nel suo studio-.
Scosse la testa, per poi passarsi una mano tra i capelli.
-Ed invece cosa vorresti fare tu?- chiesi curiosa.
-L'attore- gli si illuminarono gli occhi- la recitazione è la mia più grande passione. Quando sono sul palco di un teatro, o davanti ad una telecamera, mi sento me stesso. Non come quando studio quegli enormi manuali di Diritto Privato, o il Codice Civile-.
Lo guardai.
-E parlane con tuo padre, spiegagli tutto-.
Lui sorrise comprensivo.
-Pensi che non l'abbia già fatto? Non vuole nemmeno sentire nominare la parola "recitazione", la vede solo come una stupida passione che non mi permetterà di portare il pane in tavola in futuro-.
-Sarai sicuramente più fortunato in amore- scherzai.
-Magari!- rise di gusto- mi sono lasciato da poco. Lei un giorno è venuta da me insieme al mio migliore amico dicendomi "Ci siamo innamorati". Ho chiuso con entrambi naturalmente-.
Rimasi senza parole, non sapevo che dietro il suo atteggiamento a volte troppo leggero si nascondessero tali sofferenze.
-Mi dispiace- ma non riuscii a guardarlo negli occhi- siamo proprio due sfigati- pensai ad alta voce, con tono di rassegnazione, facendolo ridere di gusto.
Non riuscii a guardarlo negli occhi nemmeno quando mi riaccompagnò sotto casa.
Mi diede un bacio sulla guancia.
-Ciao bambolina, buonanotte- mi disse dolcemente, fissandomi intensamente e accarezzandomi il viso con il dorso della sua mano.
Aveva deciso di chiamarmi così perché diceva che il freddo mi faceva diventare le guance rosse, nonostante la mia pelle fosse pallida, e quindi sembravo una bambola di porcellana.
Quegli occhi, comunque...gli stessi occhi a cui pensai tutta la notte.
Ogni volta che mi fissava sembrava che potesse esplorarmi dentro.
Mi faceva sentire esposta, troppo esposta.
Quella sera, appena rientrata in casa, corsi a chiudermi in camera mia e riposi la catenina con scritto "Michele" in fondo ad un cassetto.
Era giunto per me il momento di voltare pagina e provare ad andare avanti.
STAI LEGGENDO
Piccola stella senza cielo
Teen FictionStella ha 16 quando conosce Michele, un bellissimo ragazzo che vede sempre quando porta fuori il suo cane. I due si innamorano, ma c'è un problema non indifferente: tra di loro ci sono 11 anni di differenza. Michele ha infatti 27 anni, e la loro sto...