Capitolo 3

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Passò un mese ed io e Michele continuammo a vederci praticamente ogni giorno.
Trascorrere il Capodanno divisi per me fu quasi un trauma, ma riuscii a superare anche quello.
Ricominciò la scuola e, nonostante durante le lezioni fossi mentalmente assente, il mio rendimento salì. Stranamente...
Quella con Michele era la mia prima, vera relazione, anche se ancora lui non mi aveva presentata a nessuno come la sua fidanzata.
La cosa mi indispettiva, ma da una parte lo capivo, chissà cosa avrebbero pensato i suoi amici.
In fondo nemmeno io avevo parlato di lui alle mie amiche, forse avevamo paura a lasciarci andare del tutto data la differenza di età.

-Stella, ma mi stai ascoltando?-
Ilaria interruppe bruscamente il flusso libero dei miei pensieri.
-Si certo. Di cosa parlavi? Di Maometto, giusto?- risposi sfogliando velocemente il libro di storia, per cercare la pagina giusta.
-Veramente siamo passate ad italiano mezz'ora fa- alzò un sopracciglio- Stella, ma che hai?- chiese poi preoccupata.
Io ed Ilaria eravamo amiche, cioè non migliori amiche, litigavamo spesso ed avevamo due caratteri completamenti diversi. Lei era aperta, troppo aperta per i miei gusti, spesso decisamente sopra le righe, ingigantiva ogni cosa. Io invece ero timida e chiusa, preferivo rimanere nell'ombra.
Comunque sia, io ed Ilaria ci conoscevamo dalle elementari ed avevamo scelto lo stesso Liceo.
Alla fine le avevo sempre raccontato tutto e quindi decisi che anche quella volta era giusto renderla partecipe della mia felicità.
-Tranquilla, non ho niente- sospirai, poi la guardai e capii che non era per niente convinta- cioè, qualcosa c'è, ma è una cosa bella intendiamoci!-
-Non tenermi sulle spine, racconta dai!- disse piena di curiosità.
I pettegolezzi erano pane per i suoi denti, sapeva praticamente tutto di tutti e difficilmente riusciva rimanere zitta. Ma ormai avevo buttato il sasso ed era inutile nascondere la mano.
-Ecco io...mi sono innamorata, e questa volta è importante- dissi tutto d'un fiato.
-Cosa? Wow!- esultò Ilaria- Chi è lui? Quanti anni ha? È bello? Oh devi raccontarmi tutto-.
Mi guardò impaziente ed io cercai di tagliare corto.
-Calma, calma. Si chiama Michele, è del mio quartiere, abita proprio di fronte a me. Ed è stupendo- risposi con aria sognante ed occhi innamorati.
-Beh, non hai risposto alla domanda "quanti anni ha"- aggiunse.
Sospirai, ormai dovevo dire tutto.
-Ecco- cominciai timorosa- questa è la cosa più complicata da dire. È più grande-.
-Quanto più grande?- alzò un sopracciglio.
-Abbastanza- chiusi gli occhi e presi fiato- ha 27 anni.
Ecco, era andata!
Ilaria rimase letteralmente a bocca aperta.
-Cosa? Stella, ma sei impazzita?- gridava come una pazza.
-Cosa urli? Qui mi conoscono! Lo so è strano, ma io e lui ci vogliamo bene, lui mi vuole bene!- esclamai- Io non ho mai conosciuto qualcuno che mi facesse stare così. Mi fa sentire speciale nonostante gli anni che ci dividono, mi fa sentire la ragazza più bella di questo mondo. Quando lo vedo sento quelle famose farfalle nello stomaco di cui tutti parlano.
Quando mi abbraccia, quando mi bacia, mi sembra di volare. È stupendo, Ila-.
Ilaria sospirò guardandomi.
-Questo è tutto molto bello, Stella, ma pensaci bene, non fare cose azzardate. La gente è cattiva, non si fa mai i fatti suoi, e tu devi capire se sei davvero innamorata oppure sei semplicemente attratta ed incuriosita dal fatto che lui sia così tanto più grande- mi guardò preoccupata, poi guardo l'orologio sul suo cellulare e continuò- ora devo proprio andare, ciao Stellina-.
Uscì da casa mia ed io mi sdraia sul letto pieno di libri e pensai a quello che mi aveva detto Ilaria.
"La gente è cattiva..."
Quelle parole così dure mi rimbombavano in testa, ed io fui costretta a chiudere gli occhi, stringendoli forte.
Era tutto impossibile, quella era la mia storia impossibile.
Scese una lacrima ed io afferrai il cellulare e mandai un messaggio a Michele.

A Michele
Ho bisogno di parlarti, tra cinque minuti davanti al Campino

La sua risposta arrivò praticamente subito.

Da Michele
Okay amore mio

Afferrai sciarpa, borsa e cappotto ed uscii velocemente di casa.

Arrivai di fronte al cancello del piccolo parco del quartiere e lui era lì ad aspettarmi, bello come sempre.
Indossava un cappotto e dei jeans chiari, con delle Lumberjack marrone chiaro ed al collo una sciarpa grigia.
Il ciuffo biondo dei suoi capelli era sempre perfettamente apposto, e lui ci passò una mano prima di vedermi, per poi venirmi incontro.
-Piccola, mi sei mancata- disse accogliendomi tra le sue braccia.
Rimasi in silenzio e ricambiai l'abbraccio, affondando il viso nel suo  cappotto.
-Che hai? Non parli oggi?- chiese con un misto di preoccupazione e dolcezza, poggiando le sue labbra sui miei capelli.
-No, no, va tutto bene- risposi ostentando una tranquillità che in realtà non c'era- è che...volevo parlarti- conclusi provando a reggere il suo sguardo, sempre troppo magnetico.
-Beh, io sono qui- affermò sorridendo, allargando le braccia.
-Camminiamo, ti prego-.
Girovagammo per il parco mano nella mano.
Aveva nevicato altre volte nelle ultime settimane, ma ormai la neve si era quasi tutta sciolta.
-Allora? Cosa volevi dirmi?- esordì spezzando quell'orribile silenzio che si era creato tra di noi.
-Ecco, volevo parlarti di noi, cioè volevo chiederti...ma tu stai bene con me?- chiesi fermandomi e mettendomi di fronte a lui.
-Ma certo che sto bene con te, scema, altrimenti non ci starei, non credi?- esclamò prendendo le mie mani tra le sue- ma non era questo che volevi dirmi, vero?- mi chiede abbassando il viso in modo da potermi guardare negli occhi.
-Hai ragione...è che...è tutto così difficile- i miei occhi si riempirono di lacrime- tu hai undici anni più di me, io sono minorenne, è immorale, è impossibile!-
Scoppiai a piangere, mi sentivo ridicola in quel momento.
-Sicuramente adesso penserai che io sia solo una ragazzina scema- dissi tra i singhiozzi.
-Ma che dici! Io non penso assolutamente niente- prese il mio viso pieno di lacrime tra le sue mani e lo alzò- Ehy, dai basta, non riesco a vederti così-.
Mi abbracciò ed io affondai il mio viso nel suo petto, perdendomi tra le sue braccia e lasciandomi inebriare dal suo profumo, dal suo odore di uomo.
-La gente giudica, non fa altro che parlare, parlare e parlare- sussurrai chiudendo gli occhi e lasciandomi coccolare da lui e dai battiti accellerati del suo cuore.
Appoggiò il mento sulla mia testa e mi strinse a lui più forte, mentre mi accarezza la schiena dolcemente.
-A me non frega niente di quello che pensa la gente. Tu sei la cosa più bella che mi sia capitata nella vita e non ti lascerò andare via tanto facilmente- alzò il mio viso, costringendomi a guardarlo negli occhi- capito, amore mio?-
Annuii con gli occhi ancora rossi e gonfi, e lui mi posò un leggero bacio sulla fronte, che mi fece perdere un battito.
-Dai, fammi un sorriso- aggiunse sorridendo dolcemente.
Sorrisi forzatamente.
-Brava la mia piccolina- concluse poi baciando mi con passione- sai che facciamo ora? Per tirarti su il morale ti porto a cena in un bellissimo ristorante.
-E dove?- chiesi curiosa.
-È in centro, il proprietario è un mio amico, quindi non c'è bisogno che prenoti-.
Il ristorante era bellissimo, e per la prima volta Michele mi presentò come la sua fidanzata.
Non so che cosa volesse dimostrare, forse voleva farmi capire che per lui ciò che la gente pensava non era importante, contava solo quello che pensavamo e volevamo noi due.
Quella fu la nostra prima, vera cena insieme, una delle serate più belle della mia vita.

Piccola stella senza cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora