Capitolo 6

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Passarono due settimane, durante le quali il rapporto tra me e Daniele divenne sempre più stretto e fraterno.
Diventò il mio migliore amico, il mio punto fermo, il fratello maggiore che non avevo mai avuto.
Con lui stavo bene, parlavamo di tutto senza mai annoiarci ed eravamo molto simili, molto più di quanto lo fossimo io e Michele.
Il nostro rapporto appariva ambiguo agli occhi degli altri, e spesso i comportamenti ed i gesti di Daniele apparivano ambigui anche a me.
Cercava sempre il contatto fisico, anche solo una carezza o un abbraccio, mi mandava sempre il buongiorno e la buonanotte, il che mi faceva pensare che io fossi il suo primo pensiero una volta sveglio ed il suo ultimo pensiero la sera prima di addormentarsi.
Da due settimane a quella parte lui c'era sempre stato, anche solo per una semplice chiacchierata.
La situazione al Campino era sempre la stessa, fatta eccezione per Celeste e Riccardo, che avevano cominciato a "studiarsi" e lui la corteggiava assiduamente.
Per quanto riguarda Ilaria beh, lei ci provava spudoratamente con Daniele, a volte mettendosi persino in ridicolo per farsi notare da lui, che non la calcolava proprio.
Secondo tutti gli altri lui non aveva occhi che per me, ma io non la pensavo così.
Una sera però dovetti ricredermi.

-Dani, ti devo parlare- singhiozzai al telefono.
-Stella, che succede?- mi chiese seriamente preoccupato, poi aggiunse- ma dove sei?-
-A Chiani- risposi sempre continuando a singhiozzare disperata.
-Ma che cavolo ci fai là alle 11 di sera?-
Daniele era sempre più preoccupato.
Si preoccupava molto per me, non voleva che mi accadesse nulla di male.
-Dani, non farmi domande e vieni a prendermi ti prego, sono davanti al circolo- conclusi.
Lo sentii sospirare pesantemente, per poi dire.
-Aspettami lì, non ti muovere per nessun motivo al mondo-.
Dieci minuti dopo ero nella sua Ford Fiesta nera a raccontargli tutto, mentre lui mi ascoltava arrabbiato e preoccupato.
Avevo accettato l'invito ad uscire di un ragazzo con cui mi sentivo da poco, che mi aveva portata in un posto appartato.
Voleva spogliarmi, voleva che io facessi sesso con lui, ma naturalmente io non volevo. Quando aveva capito non ci sarebbe stato niente da fare, che non avrei ceduto, mi aveva sbattuta fuori dalla sua auto.
-E così, quando gli ho chiesto come avrei fatto a tornare a casa, lui mi ha risposto "Arrangiati puttana!"- conclusi tra le lacrime.
Daniele scosse la testa adirato.
-Ma perché sei uscita con uno sconosciuto? Eh, me lo dici?- era rosso dalla rabbia, sembrava più geloso che altro.
Mi appiattii contro la portiera dell'auto e continuai a singhiozzare forte, cosa che gli fece addolcire lo sguardo.
-Mi sento sola Dani. Sono passati più di due mesi dalla fine della mia storia con Michele. Sentivo il bisogno di vedere qualcuno- poi ci pensai un attimo e mi decisi a chiedere ciò che volevo sapere- ma non è che sei geloso?-
Vidi Daniele arrossire di colpo e passarsi una mano tra i capelli, nervosamente.
-Non è questione di essere geloso, Stella, è che è pericoloso. Poteva accaderti qualsiasi cosa-.
Annuii pentita e lui continuò a guardarmi.
-Comunque a questo infame non gliela faccio passare liscia- affermò- come si chiama?- mi chiese.
-Che vuoi fare?- avevo paura, non avevo mai visto Daniele così.
-Tu dimmi come si chiama-.
Gli dissi nome e cognome, ma non ero convinta.
-Lo conosco, e se è quello che penso che sia, so anche dove trovarlo ora- concluse.
-Si, ma cosa vuoi fare?- chiesi di nuovo, preoccupata.
Mi sorrise dolcemente, poi mise in moto l'auto, partendo.

Daniele accostò di fronte ad un bar con dei tavolini all'aperto e, come aveva previsto, quel ragazzo era lì.
Scese dalla macchina ed io lo seguii, tenendomi però a distanza di sicurezza.
Si ritrovarono faccia a faccia.
-E te che cazzo vuoi? Chi cazzo sei?- chiese il ragazzo con un sorriso di scherno stampato in faccia.
-Io sono quello che ora ti spacca la faccia- rispose Daniele a muso duro, con sicurezza.
Provò a dargli un pugno, ma quello era decisamente piazzato meglio ed allenato, per cui lo schivò e lo colpì a sua volta, per poi tornare a ridere con i suoi degni compari, mentre il mio amico era sdraiato a terra, dolorante e semi- incosciente.
Corsi verso Daniele impaurita.
-Dani, Dani!- lo scossi forte- Dani dai, rispondimi!-
Sfiorai il suo zigomo ormai viola e lui sobbalzò per il dolore, aprendo gli occhi.
-Sono stato bravo, bambolina?- sussurrò con un filo di voce.
Scossi la testa sorridendo.
-Oh, Dani...- non riuscii a finire la frase e lo abbracciai stretto.

Venti minuti dopo ero sul retro di quel bar, con un cubetto di ghiaccio tra le dita, che stavo passando sullo zigomo di Daniele.
-Ahy, fa male- sobbalzò.
-Ssh, buono dai- sussurrai piano.
-Prova con un bacino, forse passa-.
Sorrisi scuotendo la testa e posai delicatamente le mie labbra sulla sua guancia, vedendolo chiudere gli occhi, con il respiro accellerato.
Ad un tratto cambiò espressione e divenne serio.
Abbassò la mano che stava passando il ghiaccio sulla sua guancia e la strinse tra le sue.
-Ma che cosa mi stai facendo, Stella?- mi chiese in un sussurro.
-Che cosa vuoi dire?- i battiti del mio cuore erano aumentati a dismisura.
Mi guardò intensamente.
-Intendo che non mi fa male solo l'occhio, ma anche qui-.
Mi prese una mano e la posò sul suo petto, all'altezza del cuore.
Non capivo, ma lui non mi dette il tempo di replicare, perché in un attimo si sporse verso di me e fece combaciare le nostre labbra.
Fu un bacio dolce e disperato allo stesso tempo, che lasciò entrambi senza fiato e con mille domande in testa.
-Sei stupenda, dio mio- sussurrò contro le mie labbra, riprendendo fiato tra un bacio e l'altro- è da quando ti ho vista la prima volta che ho una voglia matta di baciarti-.
Sorrisi imbarazzata e lui mi accarezzò una guancia, per poi posarmi un leggero bacio sulla fronte.

Sorrisi imbarazzata e lui mi accarezzò una guancia, per poi posarmi un leggero bacio sulla fronte

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Ci staccammo guardandoci ed io lo guardai, forse per la prima vera volta.
Era bellissimo, mi piaceva da matti e poi aveva uno sguardo che mi faceva battere il cuore come un martello pneumatico. Aveva la capacità di capirmi, di leggermi dentro come pochi. Nemmeno Michele aveva questa capacità.
Però non ero pronta, ero confusa.
È vero, volevo vedere altri ragazzi, ma il mio rapporto con Daniele era troppo ambiguo e stretto per poter iniziare una storia così, di punto in bianco. Per questo tornai seria di colpo.
-Questa cosa non succederà più!- affermai perentoria.
Daniele mi guardò e rimase sbigottito, ma si limitò ad abbassare lo sguardo, rimanendo in silenzio.
Era ferito, ed io lo notai subito, per questo mi si strinse il cuore.
Mi riaccompagnò a casa in macchina, ma non ci parlammo per tutto il viaggio.
Una volta arrivati davanti al mio portone lo guardai: aveva le mani tese sul volante e lo sguardo basso, per cui scesi velocemente dall'auto e chiusi la portiera.
Lo vidi guardarmi e poi scuotere la testa.
Solo quando lo vidi girare l'angolo mi lasciai andare e, portandomi le mani sul viso, scoppiai a piangere.

Piccola stella senza cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora