Capitolo 11

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I giorni passarono e Daniele non dava nessun segno di volersi svegliare da quel coma.
La situazione era stabile, ma i dottori erano stati assolutamente sinceri con i suoi genitori.
"Potrebbe risvegliarsi domani, come potrebbe non risvegliarsi. Non vogliamo darvi false speranze, l'unica cosa da fare in questi casi è aspettare e sperare" aveva detto il medico che seguiva Daniele ed io mi ero sentita morire quando Davide, suo fratello maggiore, mi aveva riportato quelle parole.
Avevo spiegato a mia mamma tutta la situazione e, forse per la prima volta in tutta la mia vita, mi ero sentita capita da lei. Tornavo a casa solo per mangiare, dormire e lavarmi, per il resto della giornata ero praticamente fissa all'ospedale, con i genitori di Daniele, che avrei preferito conoscere in un'altra situazione.
Un giorno Riccardo si decise a chiedermi ciò che voleva sapere da quella sera, da quella maledetta sera dell'incidente.
-Stella, forse è ora che tu mi spieghi un po' di cose, non credi?- disse una volta sedutosi accanto a me in sala d'aspetto.
-Che intendi dire?- gli chiesi, ma in realtà sapevo benissimo che cosa intendeva.
Sospirò piano.
-Intendo dire, che cosa è successo quella sera?-
Lo guardai con occhi lucidi e presi un grosso respiro, poi parlai.
-Io ho tradito Daniele, Riccardo- confessai pentita- l'ho tradito con il mio ex ragazzo. L'ho confessato a Daniele la sera stessa perché non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia per ciò che avevo fatto. Lui per prima cosa ha picchiato Michele, poi è andato via. Era molto agitato, quindi l'incidente è colpa mia, è tutta colpa mia. Sono un casino, la mia vita è un completo disastro...-
-Ehy Stella, calmati- mi interruppe Riccardo vedendomi piangere disperata- di certo non hai fatto una bella cosa, ma chi non sbaglia nella vita? Hai comunque 17 anni, agisci di impulso come ogni ragazza della tua età. Hai sbagliato, però sei qui, ciò vuol dire che dentro di te hai fatto la tua scelta, che è Daniele-.
Annuii lentamente.
-Già, però tanto lui non mi perdonerà mai...- affermai sconsolata.
-Questo non puoi saperlo. Daniele ti ama tantissimo, fidati Stella, non ha mai amato un'altra ragazza come ama te. Ti ricordi quando eri confusa e non sapevi se volevi stare con lui?- mi chiese, ed io annuii guardandolo con sguardo interrogativo- Beh, mi chiamava ogni giorno per parlarmi di te e dicendomi che avrebbe fatto di tutto per averti e non lasciarti andare mai. Questo dovrebbe farti capire la paura che ha di perderti. Lui ha fatto veramente di tutto per conquistarti, adesso tocca a te fargli capire che non ha fatto un errore a sceglierti, ad innamorarsi di te quel giorno-.
Abbassai lo sguardo facendo scendere dai miei occhi alcune piccole lacrime, e Riccardo mi abbraccio timidamente per consolarmi.
-Grazie, sei veramente un amico- gli dissi grata e lui sorrise.
-È il minimo che posso fare per la ragazza che ha rubato il cuore del mio migliore amico- affermò facendomi ridere- adesso devo proprio andare, Celeste mi aspetta-.
Mi guardò ammiccando ed io sorrisi, per poi salutarlo e dirigermi verso la stanza di Daniele.

Aspettai che i genitori di Daniele uscissero per andarsi a riposare un po', come gli aveva consigliato il medico, ed entrai in quell'orribile ed asettica stanza dalle pareti bianche.
Ho sempre odiato il bianco e lo odio tutt'ora. Le cose bianche mi sembrano tutte irreali, troppo pure, troppo candide.
Avanzai piano fino al letto dove Daniele dormiva e mi sedetti sul bordo.
-Ciao, amore mio- gli dissi baciandogli una guancia dolcemente. Era calda e morbida, ed io fremetti- che silenzio che c'è in questa stanza, mettiamo un po' di musica- affermai sicura.
Accesi la radio e mi bloccai.
Stava passando "Gabriel" di Lamb, la nostra canzone.
Quella canzone aveva accompagnato il nostro primo bacio dato che risuonava nel locale, mentre io stavo passando il ghiaccio sullo zigomo di Daniele.
Poi ci aveva seguiti anche al mare, durante la nostra prima volta in quel casottino sulla spiaggia, dove la sentivamo in lontananza, o perlomeno ci sembrava di sentirla.
Quella canzone ci aveva scelti, ci aveva seguiti e ci aveva fatti innamorare. Ed ora eccola lì, ad accompagnare uno dei momenti più brutti e difficili della mia vita.

"I can fly
But I want his wings
I can shine even in the darkness
But I crave the light that he brings
Revel in the songs that he sings
My angel Gabriel
I can love
But I need his heart
I am strong even on my own
But from him I never want to part
He's been there since the very start
My angel Gabriel
My angel Gabriel"

Era lui il mio angelo, l'Angelo Gabriele di cui la canzone parlava.
Era lui ed in quel momento stavo capendo il vero significato della canzone per la prima volta. Compresi appieno che cosa volesse dire.
Avevo bisogno del suo cuore per amare.
Avevo bisogno di lui per vivere.
Lui era la mia metà, se da sola valevo qualcosa, con lui valevo il doppio.
Mi completava ed io non potevo pensare di poter stare senza di lui.

"Bless the day he came to be
Angel's wings carried him to me
Heavenly
I can fly
But I want his wings
I can shine even in the darkness
But I crave the light that he brings
Revel in the songs that he sings
My angel Gabriel
My angel Gabriel
My angel Gabriel".

Dovevo ringraziare il cielo per avermi donato lui, per averlo messo sulla mia strada.
Il ragazzo giusto al momento giusto, l'unico che avrebbe potuto salvarmi dal disastro che ero.
-Ti amo, Daniele- sussurrai tra le lacrime, abbassando lo sguardo e chiudendo gli occhi.
Ad un tratto sentii delle dita dal tocco delicato, sfiorarmi la mano che avevo poggiato sul letto.
Non avevo il coraggio di alzare il viso per paura di essermi immaginata tutto, non volevo muovere un solo muscolo, per cui rimasi immobile.
Quella mano si posò a fatica sulla mia, per poi provare a stringerla nei limiti del possibile.
-Stella...- sentii la voce roca di Daniele sussurrare il mio nome.
Alzai lo sguardo e lui aveva aperto gli occhi e si stava guardando intorno.
-Ma dove sono?- chiese con fatica.
Non potevo credere ai miei occhi.
-Sei all'ospedale, amore mio- gli risposi emozionata- Hai avuto un incidente. Ma ora stai bene finalmente, vado a chiamare il medico-.
Corsi a chiamare il dottore, che subito avvisò i genitori di Daniele.
Tutti erano increduli, ma ormai il pericolo era passato.
Dopo che tutti ebbero appurato che Daniele si era veramente risvegliato, ci ritrovammo di nuovo da soli.
-Il tuo viso è stato l'ultima cosa che ho visto prima di finire in quel fosso, quella notte- esordì Daniele all'improvviso, lasciandomi senza parole.
Alzai il viso verso di lui e lo sorpresi a guardarmi.
-Mi dispiace tanto, Daniele- sussurrai- ho capito di aver sbagliato, sono stata una vera stupida. Però ora sono qui, ti amo e...-
-Io non sono pronto per tornare con te, Stella- mi interruppe lasciandomi completamente a bocca aperta.
Abbassai lo sguardo, ferita.
-Me l'aspettavo, anche se speravo che  tutto potesse tornare a posto- ammisi.
-Io ti amo, Stella, ti amo più di quanto ami me stesso, e l'incidente ne è la prova. Nei miei pensieri quella sera c'eri solo tu. Non ti sto dando assolutamente la colpa di quello che è successo, ero agitato e mi sono distratto, per questo è colpa mia, ma questo deve farti capire che io tengo a te più di ogni altra cosa-.
-Ma allora...- provai a parlare.
-Allora non sono pronto, è difficile, non sono sicuro di riuscire a passare sopra quella cosa- continuò a spiegare- ho bisogno di tempo, ho bisogno di capire tante cose, e solo tu puoi dimostrarmele-.
Annuii piano, a testa bassa ed una lacrima cadde sul lenzuolo bianco ed immacolato del letto di Daniele.
-Non riesco a vederti così- disse nervoso, passandosi una mano tra i capelli- e, dio mio, non so resisterti-.
Afferrò un mio polso e mi attirò a lui, facendo scontrare le nostre labbra.
Dopo tanto finalmente eravamo di nuovo uniti, ma a me non bastava.
Con molta fatica mi staccai, mentre il ragazzo davanti a me mi guardava confuso.
-Se tu non sei sicuro di voler stare con me ma mi baci, complichi solo le cose Dani- asserii- Io farò di tutto per toglierti ogni dubbio, ma fino a che non sarai completamente sicuro, è meglio mantenere una certa distanza di sicurezza-.
Daniele annuì guardandomi.
-Certo- disse poi- è giusto-.
Poi mi alzai dal letto e afferrai la borsa.
-Tornerò a trovarti domani, ora riposati-.
Gli lasciai un leggero bacio sulla guancia e mi allontanai, sentendo il suo sguardo bruciarmi addosso.
-Stella- mi sentii chiamare da Daniele e mi voltai verso di lui, incastrando il mio sguardo con il suo- rimarrai sempre la mia bambolina, comunque andrà-.
Sorrisi e gli feci un cenno di saluto con la mano, poi mi voltai ed uscii dalla stanza senza voltarmi indietro, per non far vedere a Daniele che le lacrime stavano rigando veloci le mie guance.

Piccola stella senza cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora