Capitolo 14

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Per tutte le settimane successive non feci altro che pensare alle parole di Lola.
Dopo quel giorno non avevamo più aperto l'argomento, ma la sua frase mi rimbombava in testa.
"La risposta la troverai solo affrontando il passato"...
Stavo cercando di tenere insieme tutte le mie uniche certezze rimaste, tipo quella di amare Daniele e di voler costruire insieme a lui il mio futuro, se anche lui l'avesse voluto, ma ormai niente mi sembrava più che avesse un senso.
La Stella che avevo costruito in quei due anni, quella pentita e desiderosa di ritrovare il ragazzo che amava, sembrava stesse piano piano svanendo, lasciando spazio ad una Stella del tutto nuova che in quel momento voleva solo restare da sola e pensare a sé stessa.
Mi meritavo un po' di pace, avevo dato tanto agli altri, gli avevo dedicato tanto di quel tempo, e forse era stato tutto inutile.
Daniele aveva preferito la recitazione a me, Michele aveva trovato la ragazza perfetta per lui.
Michele...
Che fosse lui il ragazzo dal viso d'angelo ed i capelli biondo miele, di cui aveva parlato Lola? Che fosse lui l'uomo che vedeva accanto a me nel futuro?
Decisamente impossibile.
Si era sistemato con la donna dei suoi sogni, che da lì a pochi mesi l'avrebbe reso padre.
Lui ormai mi aveva dimenticata, ero stata solo una brevissima parentesi nel suo percorso di vita.
Mentre pensavo a tutte queste cose, continuavo a pulire tavoli ed apparecchiare come un'automa.
Il mio lavoro al Pub andava bene, piacevo molto al titolare e mi elogiava spesso.
Non avevo più pensato alla mia missione, non avevo più visto foto di Daniele sui Social.
Poteva essere ovunque, ed io non lo sapevo, avevo perso ogni sua traccia.
Ma il destino aveva capito che quello era per me il momento di regolare i conti in sospeso...
Lo vidi entrare al Mayflower insieme a degli amici, per poi accomodarsi ad uno dei tavolini vicino al bancone.
Rideva e scherzava come se fosse il ragazzo più felice ed appagato del mondo.
Poi si girò ed il suo sguardo incontrò il mio. Rimase a bocca aperta vedendomi, per cui si scusò con gli amici e si avvicinò lentamente al bancone.
-Stella...- sussurrò una volta che mi fu davanti- che cosa ci fai qui?-
Le parole mi morirono in bocca, non sapevo che cosa dire.
Tante volte in quell'ultimo anno avevo sognato quel momento e mi ero preparata in testa un sacco di discorsi, uno per ogni occasione, ma in quel momento il mio cervello era una tabula rasa, avevo resettato tutto.
-I-io- provai a dire- Io qui ci lavoro- risposi con ovvietà, e mi accorsi subito dell'assurdità delle mie parole, infatti Daniele rise.
-Questo l'avevo capito, ma quello che mi interessa è che cosa ci fai a Londra-.
Non sapevo che cosa rispondergli.
-Senti Daniele puoi aspettare venti minuti che finisco il turno?- gli chiesi- poi parliamo. E questa volta sul serio- conclusi.
Lui annuì e poi tornò a sedersi insieme ai suoi amici, lanciandomi di tanto in tanto delle occhiate confuse.
Quei minuti passarono veloce, poi mi tolsi il grembiule e gli feci cenno di seguirmi in una stanza sul retro, dove avremmo parlato con calma e lontano da sguardi indiscreti.
Mi chiusi la porta dietro le spalle e ci sedemmo in una piccola panca di legno, l'uno di fronte all'altra.
Fui io a rompere il silenzio, andando dritto al sodo.
-Perché sei sparito?- gli chiesi a bruciapelo.
Daniele si passò una mano tra i capelli. Era decisamente nervoso, si vedeva.
-Dovevo realizzare il mio sogno...- rispose flebilmente, e a me venne da ridere.
-E sei sparito per questo?-
Si guardò intorno sbuffando, poi si decise a dirmi ciò che realmente pensava.
-Stella, il nostro tempo era finito-.
-Che cosa vuoi dire?- ero confusa.
-Un vaso che si rompe è inutile che provi a riaggiustarlo, avrà sempre delle crepe. La minestra riscaldata non è mai buona- lo guardai alzando un sopracciglio, quel giorno era decisamente in vena di proverbi- Hai capito adesso?-
-Credo di sì, ma pensavo che la nostra storia stesse procedendo abbastanza bene. Tra alti e bassi certo, ma quale coppia non li ha?-
Daniele si stava seriamente innervosendo.
-Dopo che mi hai tradito ho capito tantissime cose, come per esempio il fatto che tra te e Michele non fosse mai realmente finita. Mi costa dirlo perché in quel momento tu stavi con me, ma devo ammetterlo, tra di voi c'era e sicuramente ci sarà sempre quello che molte persone cercano per anni, quello che io credevo di aver trovato con te, una chimica tutta vostra, un'intesa speciale, sia fisica che mentale che non finirà mai e vi farà rimanere, in un modo o nell'altro, sempre uniti nonostante la lontananza- spiegò lasciandomi a bocca aperta, poi concluse- ho letto molto in quest'ultimo anno, ed ho viaggiato altrettanto. Sono stato in giappone, dove un'anziana coppia mi ha raccontato una loro leggenda locale, che mi ha fatto aprire gli occhi su noi due e su te e Michele.
La leggenda narra che ognuno di noi nasce con un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati: il grande amore, per noi occidentali la nostra anima gemella.
Le due persone così unite, sono destinate a incontrarsi, non importa il tempo che dovrà passare, le circostanze o le distanze che le separano.
Perché, il filo rosso, sarà lunghissimo e fortissimo e non si spezzerà mai.
Sarà lo stesso destino a tenerlo saldo e unito finché esse non s’incontreranno-.
Continuò a fissarmi, come in attesa di una mia risposta.
-Anche quella tra me e Michele sarebbe una minestra riscaldata- risposi semplicemente, guardando il pavimento e torturandomi un'unghia della mano per il nervoso.
Daniele scosse la testa sorridendo, poi mi alzò il viso mettendo due dita sotto il mio mento, in modo da potermi guardare negli occhi.
-No- disse- la vostra sarebbe una minestra che non si è mai freddata- rispose, rifacendosi alla mia precedente affermazione.
-I-io non so che dire-.
Non so se avesse ragione o meno, fatto sta che non trovai la forza di negare ciò che lui stesse dicendo.
-Ti ho amata, Stella, e forse qualcosa per te lo provo ancora. Ma proprio per questo devo lasciarti andare, devo permettere che tu faccia la scelta migliore, quella che non farà soffrire nessuno, anzi che potrà fare solo del bene-.
Si alzò ripulendosi i jeans dalla polvere, poi mi prese la mano e mi fece alzare, per poi abbracciarmi forte.
Mi lasciai andare e piansi contro il suo petto, mi liberai di un peso che opprimeva il mio petto da ormai due anni.
-Ti voglio bene, Daniele- dissi tra le lacrime.
-Anche io, Stella, tantissimo- sussurrò al mio orecchio- come ti dissi quella volta in ospedale, sarai sempre la mia bambolina, qualunque cosa accada, e ti vorrò sempre un bene dell'anima-.
Mentre parlava accarezzava i miei lunghi capelli rossi con una mano, e con l'altra la mia schiena.
Ci staccammo e lui mi accompagnò fuori dal locale, dato che dovevo correre a casa, quella sera era il mio turno di preparare la cena per me e per le mie coinquiline, Lola ed Alexis.
Una volta fuori, Daniele mi posò un leggero bacio sulla fronte, poi io mi allontanai lentamente.
Mi girai e lui era ancora lì, mi fece un cenno di saluto con la mano, poi tornò dai suoi amici dentro al Pub, con le mani in tasca.
"La risposta la troverai solo affrontando il passato".
In quel momento, quella frase mi apparì un po' più chiara.

Piccola stella senza cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora