"Devo parlare con tuo fratello."
Eravamo sole, io e Giada, camminavamo sul lungomare di una città che, anche a prima mattina, pareva magica. La limpidezza di quell'acqua mi portava alla mente l'infanzia, quando mia madre mi portava a prendere il sole, in quei momenti pareva così felice, e io le somigliavo così tanto..."Sophie, ma che ti prende? Sai che mio fratello non è più con noi da quando..."
La vidi soppesare le sue parole, come se non sapesse nemmeno lei, come definire il suo sangue."...quando si è alleato con i Basile?"
Conclusi per lei.
Sgranò gli occhi e mentalmente mi scusai con lei per la durezza dei miei modi."Lui non è più mio fratello."
Confessò.
Soffriva molto per quella situazione, lo leggevo nei suoi occhi tristi.
Quei suoi capelli rossi parevano spegnersi solo pensando a quel fratello perduto, come se fosse un morto da piangere per sempre e non un essere vivo e vegeto, condannato alla malavita."Ti prego, devo vederlo. Non te lo chiederei se non fosse importante."
La guardai mentre cercava di prendere una decisione.
La mia Giada, la mia migliore amica.
Negli anni ci eravamo fatte forza a vicenda, l'una la roccia dell'altra.
C'erano stati grandi crolli nelle nostre vite, io, con l'abbandono di mia madre e gli eccessi di mio padre e lei, con l'amore verso suo fratello spezzato dalla mafia, da sogni che Graziano non avrebbe mai raggiunto davvero.
Sua madre non fu più la stessa dal giorno in cui il figlio decise di arruolarsi nel reggimento della morte, cominciando ad assumere farmaci sempre più potenti, che con il passare del tempo l'avevano assuefatta alla vita. Non provava più dolore, né gioia, non provava alcunché."Segnati il suo numero."
Cedette, prendendo il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans attillati."Ancora non capisco perché metti jeans rotti."
Cercai di sdrammatizzare."Cosa vuoi saperne tu, sei nata vecchia!"
Ridemmo insieme, mentre il vento gelido cominciava a fare la sua comparsa, pizzicando le guance e seccando le labbra.
Mi misi sottobraccio della mia piccola Giada, riempiendomi i polmoni di aria salmastra e di lei.🔸
"Cosa vuoi mocciosa?"
Cretino.
Aveva la mia stessa età ma si sentiva un Dio solo impugnando una pistola o un coltellaccio arrugginito.
Era così stupido da non capire che non sarebbe stato altro che un soldatino nella grande guerra dei clan.
Lui aspirava ad altro, voleva diventare un grande boss, ma non ne aveva le capacità.
Da piccoli ne ero anche stata innamorata, una di quelle cotte di bambini che ti passano dopo un'estate.
Mi sembrava così imponente e bello, ma ero stata troppo bassa allora, tanto quanto stupida, per non capire che Graziano era un 'senza anima'.
La prima volta lo constatai quando picchiò Rocco, il cane dei vicini.
L'aveva legato a un palo e lo prendeva a calci in bocca così forti che il povero animale non riusciva nemmeno a mugolare.
Ricordo che vomitai nella siepe accanto.
Da allora non avevo mai più voluto avere a che fare con un tipo del genere."Devo sapere dove si trova Vito Caruso."
Dissi a bruciapelo.
Lo vidi sorridere, sapeva chi era."Minchia, che ha combinato stavolta quel diavolo di tuo padre?"
Cominciò a ridere e io guardai altrove.
Il vicolo buio nel quale mi trovavo avrebbe dovuto intimorirmi, dato che mi trovavo lì con un assassino, ma non avevo paura di lui, non ne avevo mai avuta."Sai dov'è o devi farmi girare a vuoto per tutta Trapani?"
Sbuffai.
Vidi chiaramente la sua rabbia renderlo paonazzo."Cosa ti fa credere che lo conosca? Solo perché sono un soldato non vuol dire che li conosca tutti."
Sorrise beffardo.
Un soldato, pensai cinica."Grazia', chi pensi di prendere per il culo?"
Mi incazzai di rimando.
Lui sorrise e insieme scoppiammo a ridere.
Per un po' feci il suo gioco."È a via delle rose, spero tu sia fortunata, ha molte case anche a
Pizzoluongo, Erice e Paceco. Per non parlare di quelle fuori dalla Sicilia e dall'Italia."
Era più che informato, il bastardo."Non voglio un elenco dettagliato dei suoi immobili sporchi di sangue, mi basta sapere dove si trova ora."
Sbottai."La maggior parte del tempo la passa al primo indirizzo. Dice che si vede il mare."
Storse la bocca.
Il mare?"Grazie per l'informazione."
Mi congedai."E no, io cosa ne ricavo da questa informazione?"
Mi tirò a sé e mi mise una mano sotto la maglia.
La bile mi salì dritta in gola."Ah, non saresti buona nemmeno per una botta e via, sei una stecca da biliardo!"
Improvvisamente mi lasciò andare e io ringraziai mentalmente mio padre per avermi fatto fare intere settimane di digiuni."Sei abituato alle top model."
Cercai di assecondarlo.
Infatti il porco rise di gusto."Già." poi scosse la testa e sparì nel buio.
🔸
"So che... Il signore, non mi attende, ma devo davvero parlare con lui, è questione di vita o di morte."
Guardai quel cameriere dritta negli occhi, facendogli intendere che non era solo un detto buttato nel discorso per caso, ma andava preso alla lettera.
Quel piccolo omuncolo dai capelli grigi doveva sapere molti, degli sporchi segreti del suo padrone, perché sparì senza dire nulla, tornando poco dopo e facendomi accomodare in una sala a dir poco pomposa.
Il color oro dominava ogni cosa.
Non c'era un mobile, una poltrona o un suppellettile che non portasse anche in minima parte quel colore odioso.
Pareva una gara a chi faceva pipì più lontano quell'ostentare le proprie ricchezze.
L'omuncolo mi fece sedere su una di quelle pompose e per niente eleganti poltrone e anche in quel caso non riuscii a poggiare i piedi a terra: sembravo proprio una bambina su di un sediolone.
Poco dopo dei brusii mi fecero voltare, distogliendo l'attenzione dalle mie mani sudate, strette sulle ginocchia.Sapevo che era lui anche senza presentazioni.
Quell'uomo incuteva timore solo provando a sostenere il suo sguardo. Pareva sfidarti per farti capire chi comandava e chi doveva stare al suo posto, ma non cedetti.
Anzi, mi alzai da quel ridicolo accessorio e porsi la mano al mafioso."Salve, sono Sophie, lei deve essere l'uomo che vuole uccidermi, molto piacere."
Del sano sgomento si dipinse sul suo volto, che visto da vicino mi parve quello di Lucifero: bellissimo e malvagio.
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Respiro.
Mystery / ThrillerSicilia, anni '80. Sophie è solo una ragazzina quando decide di mettersi tra suo padre e le avversità della vita. Questa volta il demone di Giacomo non è l'alcool o le scommesse nei locali malfamati, ma ha un volto e un nome: Vito Caruso. La ragazz...