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"Stai bene?"
Un suono lontano fu percepito dalle mie orecchie, anche se Vito mi era tanto vicino che non riuscivo a distinguere il mio respiro dal suo.
Eravamo in albergo e per qualche momento pensai di aver sognato tutto, che le mie mani non si fossero appena sporcate di sangue, ma guardando gli occhi di Vito venni smentita immediatamente.
Ero seduta sul letto, guardando lo skyline, lui mi sedeva accanto.

"Cerca di superarlo."
Mi disse a un certo punto.
Ma come potevo?
Avevo tolto il respiro a un uomo che seppur malvagio era pur sempre un essere umano. Avevo preso il posto di Dio nella sua vita, avevo deciso per tutti.
Un nuovo conato mi arrivò alla gola e corsi in bagno a rigettare. Andava avanti così da ore ormai; non sapevo più da quanto tempo il mio stomaco fosse vuoto, quanto tempo era passato dal mio primo omicidio.
Quando tornai nel mondo mi chiesi che fine avrebbe fatto il corpo di quel disgraziato, morto per causa mia.
Quando uscii dal bagno cominciai a tremare, tanto forte che Vito venne da me e mi prese per le spalle, scuotendomi per un tempo indefinito, poi mi alzò il mento con due dita e chiese ancora:
"Non è stata colpa tua, maledizione!"
Era serissimo, mentre la sua immagine cominciava a offuscarsi per colpa delle lacrime che mi stavano inondando gli occhi.
Avevo ucciso un uomo.
L'avevo ucciso.

🔸

Quando tornammo a Trapani mi sentii diversa, come se in America avessi lasciato un pezzo di me, il più importante.
L'innocenza.
Per tutto il viaggio di ritorno Vito mi aveva ignorata, concentrandosi sugli affari puliti.
Poco prima di partire mi aveva informata sulla sparizione del corpo del malfattore, buttato chissà dove e sfregiato a tal punto che nemmeno i famigliari lo avrebbero mai riconosciuto.
Cercai di dissimulare l'angoscia e gli sorrisi, in fondo stava solo cercando di rassicurarmi, in qualche modo aveva provato a proteggermi, mettendo a repentaglio perfino i suoi affari americani.
Sospirai, una volta atterrati.
Avevo deciso di ricominciare daccapo, di lasciarmi il continente oltreoceano alle spalle, per sempre.
Chiesi a Vito di portarmi al mare e stranamente me lo concesse, probabilmente qualcosa gli rimordeva la coscienza.
Quando arrivammo sulla costa corsi sulla sabbia, togliendomi le scarpe.
Mi tuffai in acqua con tutti i vestiti, dimentica del cellulare che avevo in tasca.
Restai in apnea per diverso tempo, sperando che il mare cancellasse i miei peccati, che li rendesse più accettabili.
Mi aggrappai con le unghie alla sabbia sul fondale, perché il mare voleva espellermi, buttarmi fuori dal suo ambiente.
Quando riemersi presi grandi respiri, non mi ero resa conto di star soffocando.
Voltandomi notai che Vito era a riva.
Mi guardava sorridendo, uno dei suoi rari sorrisi.
Quando quel piccolo accenno di vulnerabilità gli affiorava sul volto sembrava più giovane, più sereno.
Perché non fai pace con il mondo, Vito?
Gli chiesi con gli occhi.

🔸

Quando arrivammo a via delle rose tirai un insospettabile sospiro di sollievo, cosa che notò anche lui.
Gli avevo inzuppato la macchina ma parve completamente indifferente alla cosa.
In effetti tutti i suoi averi gli erano indifferenti, allora perché ci teneva tanto a far soldi?
Ricordai quando mi disse che lo faceva per la sua famiglia e mi crucciai.

"Ti fumano le orecchie; quando sei troppo silenziosa non è mai un buon segno."
Mi disse, mentre mi aiutava a scendere dall'auto.
Il grande difetto di Vito era la saccenza, il suo più grande pregio, capire le persone con un solo sguardo.
Entrammo nella sua casa e fummo accolti da un uomo anzianotto, molto somigliante all'uomo che avevo accanto, così ne dedussi che fosse suo padre.
"Che hai fatto alla ragazza?"
Chiese l'uomo, stranito.
"L'ho portata al mare." alzò le spalle Vito, oltrepassandolo.
"Minchia, ti avevo detto di sposarla, mica di farla ammalare!"
Strabuzzai gli occhi, a quell'affermazione.
Guardai i due uomini nella stanza, soffermandomi su quello più giovane.
"Non dare retta a questo vecchio pazzo!"
Rispose Vito.
Contrariamente alle aspettative di tutti, sorrisi.
Quell'uomo mi sembrava solo un vecchio signore che voleva vedere suo figlio sposato.

🔸

"Ha ingannato anche te, devo dire che è un grande attore."
Mi disse Vito poco dopo, rimasti soli in salone.
"È solo un padre preoccupato."
Gli dissi.
Non l'avessi mai fatto.
Cominciò a sbraitare senza senso, aprendo una bottiglia di whisky e tornando a essere il mafioso arrogante di sempre.
"Sai cosa mi disse? Sposala, così suo padre morirà di dolore nel saperla maritata a un mafioso. Fagli sapere che ora è tua, voglio vedergli sputare gli occhi a quel bastardo."

Non risposi, non raccolsi minimamente la provocazione, ero sicura che Vito lo facesse solo per vedermi soffrire, ma ogni giorno in più con lui era un muro più alto per me, alzato per proteggermi dal mafioso e per accogliere solo il vero Vito.
"

Non mi crederai mai eh? Contatta tuo padre allora, i nostri genitori erano buoni amici una volta."

Mi confessò.
Mio padre amico di un mafioso?
"Come faccio a crederti se mi racconti pezzi di questo e quello?"
Chiesi tranquilla, arrabbiarsi non sarebbe servito a nulla, soprattutto se volevo conoscere la verità.
"Avremmo potuto essere fratelli, io e te. Tuo padre si è indebitato con tutta Trapani e papà gli saldò tutti i debiti, poi tuo padre gli chiese altri soldi.
Pensavo davvero che papà volesse aiutarlo, ma tuo padre è solo un pezzente."
Si avvicinò e sentii indistintamente la puzza di alcool. Ciò nonostante lo reggeva benissimo, quindi non pensai nemmeno per un attimo di aver sentito male.
Fratelli.
Vito mi lesse l'implicita domanda negli occhi e sorrise cinico.
"Sai perché tua madre è scappata, piccola Sophie? Perché prima di tuo padre era stata con il mio, per un po' si è nascosta molto bene, ma poi mio padre l'ha trovata."
Ormai il suo sorriso era diventato un ghigno e io cominciai a tremare visibilmente.
Vito mi prese tra le braccia ma non lo fece per confortarmi, anzi.
Era una trappola fatta di articolazioni e costole.
"Quando tutto questo sarà finito mi odierai e io spero davvero che accada presto, perché mi stai facendo credere in una via che non potrà mai esistere per me."
Mi lasciò andare, mentre annaspavo in cerca d'aria.
L'unica mia domanda era: e se fosse tutto vero?



NOTE:

Vorrei fare delle precisazioni, che forse nel corso dei capitoli possono esservi sfuggite.
Il padre di Sophie era un uomo realizzato, con un'attività commerciale una moglie che amava e sua figlia.
Il padre di Vito era stato il primo uomo di Annie (madre di Sophie) così quando la donna scappò da caruso (padre) conobbe Giacomo.
Quando caruso (sempre padre) lo scoprì lo indusse al fallimento, chiedendo un pizzo sempre maggiore, che alla fine Giacomo rifiutò di pagare. Da lì si accumularono i debiti e per questo Annie sparì, scatenando l'azzardo e gli eccessi nel marito.

Spero di essere stata abbastanza chiara, nel caso è tutto spiegato nei capitoli precedenti.
-cartesparse.

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