Sei mesi dopo ero di nuovo nella rimessa delle auto.
Ormai avevo preso dimestichezza con le armi, anche se non ero pronta alla nuova prova di Pietro.
Quando entrammo sentii una forte puzza di sudore, il tanfo pestilenziale mi inondò le narici.
L'odore proveniva da un uomo legato e imbavagliato a una sedia e, piangeva, forse da ore.
Pietro mi mise la pistola nelle mani e mi chiuse le dita sul grilletto, incitandomi ad ammazzarlo.
"Ma nemmeno lo conosco!"
Piagiucolai e la delusione si dipinse sul volto del mafioso.
"La fermezza della mano è data dalla tua freddezza, perché tremi Sophie?"
Notai che aveva ragione, ma come potevo... uccidere?
"Maledizione come puoi chiedere di diventare un soldato quando non riesci nemmeno a sparare a qualcuno? Come puoi vendicare mia sorella, come puoi vendicare tuo padre?"
Sobbalzai alle sue ultime parole.
Sulla sedia l'uomo scalpitava, Pietro gli tolse il bavaglio e l'uomo chiese pietà, implorò il signore in francese, così da quella lingua e dal colore della sua pelle intuii essere algerino.
Pietro gli era accanto, immobile, guardandomi con aria di sfida.
Avrei potuto mirare a lui, a entrambi.
Si fidava così tanto di me da lasciarsi prendere di mira?
Poco dopo lo vidi storcere la bocca e camminare come per andarsene.
Poco prima che mi superasse partì uno sparo.
Ero stata io, avevo appena ucciso un uomo.
Pietro mi sorpassò e, da quella prospettiva, riuscii a scorgere un suo sorrisino compiaciuto.🔸
"Come ti senti?"
Mi chiese la sera stessa.
Morta, delusa da me stessa, vuota.
Mi sentivo una mafiosa.
"Non lo so, provo così tanto che non riesco a sentire nulla. Come quando ti si intorpidisce un arto."
Nel salone della villa le luci erano spente, solo il camino era acceso e i miei demoni li vedevo tutti uscire dal fuoco.
Non sapevo chi avessi ucciso, se un trafficante, un ladro o un povero innocente, ma poco cambiava, ero sempre l'assassina di un uomo.
Ucciso per darmi coraggio, per rendermi vuota.
Quell'uomo era morto per il piacere della mia vendetta.
Fu l'attimo in cui cambiai per sempre, che parve distante dalla vera me di un solo respiro.
"So come ti senti. Lascia che tutto ti scorra addosso, lascialo passare."
Come poteva minimizzare così un assassinio?
"Come fai a dormire la notte?"
Chiesi a bruciapelo.
Una domanda che avrei sempre voluto rivolgere a Vito, ma che non avevo mai detto a parole, per paura di irritarlo; con Pietro era tutto così diverso, si poteva parlare di tutto con lui, mi accettava così com'ero.
"Prego."
Mi rispose.
Inizialmente pensai fosse la risposta a un ringraziamento, ma poi compresi che parlava di religione.
Un mafioso che prega?
"Perché non sei sposato?"
Chiesi ancora.
Volevo chiedergli tutti i dilemmi del mondo, perché era l'unico che si fosse mai aperto con me.
"Perché se ne avessi sarei morto.
Poi perché amo la solitudine, il non dover spartire le lenzuola, la vita, con nessuno.
Non mi piace ricevere ordini."
Sorrisi.
Una regola di fondo accomunava tutti quegli uomini potenti e sanguinari: niente veri legami, se non per interesse.
Niente ordini, a meno che non uscissero dalle loro labbra.
In quei mesi avevo conosciuto Pietro meglio di quanto avessi fatto con Vito, così mi venne spontaneo stringermi a lui, così tanto più vecchio di me, ma così tanto protettivo.
E forse era questo che cercavo da tutta la vita, un porto sicuro, un camino e una casa dove restare, non una nave per attraversare l'Oceano.
Per tutta la vita avevo protetto le persone che amavo ma solo con Pietro riuscivo a sentirmi protetta e al sicuro.
Stretta nel suo abbraccio ricordai un episodio di poche settimane prima..."Polipe' che dici della bella Sophie?"
Un ragazzino di poco più di quindici anni mi guardò come un affamato.
L'uomo che aveva parlato invece, doveva avere sui venticinque anni.
Ero sola nel retro della villa, avevo deciso di prendere una boccata d'aria prima di cena, ma mi ero ritrovata in mezzo alle sentinelle di Pietro, che a quanto pareva si sentivano in diritto di mettermi le mani addosso e usarmi.
Quando si avvicinarono cercai di indietreggiare, ma un terzo uomo mi venne alle spalle, ridendo sguaiatamente e bloccandomi."Addu vai, bedda?"
Chiese in dialetto.
Cercai di essere impassibile ma provai un gran sollievo quando vidi Pietro."Molla la ragazza Augu', é robba mia."
Intimò Pietro all'uomo alle mie spalle.
Il pezzente lasciò subito la presa mentre Basile si rivolgeva agli altri due: *"Vui siti nuddu ammiscatu cu nenti, u capisti?"
I ragazzi annuirono e scapparono via, mentre tiravo un sospiro di sollievo."A che pensi?"
Mi chiese proprio lui, riportandomi alla realtà.
Gli dissi dell'aneddoto e lo vidi storcere la bocca sottile, proprio sopra la mia testa.
*"Quannu si cunta è nenti."
Mi disse.
Che verità in quelle parole.
Mi strinsi ancora di più a lui, che mi accarezzò la schiena.
"Insegnami tutto quello che sai, solo di te mi fido."
Confessai improvvisamente, facendolo sobbalzare.
Mi prese il viso nelle mani e mi guardò fissa.
"La prima regola è proprio non fidarsi di nessuno, soprattutto di me."
Bene, mi dissi.
Ma nonostante ciò io mi fidavo di lui, proprio come lui si fidava di me.
L'aveva dimostrato accogliendomi in casa sua, sebbene per un suo tornaconto.
Inoltre quando avevo ucciso quel povero diavolo, si era affiancato a lui, dandomi una fiducia che nessuno mi aveva mai dato. Tanto potere nella canna di una sola pistola.
Mi spinsi verso di lui e stavolta fui io a prendergli il viso tra le mani.
Aveva profonde cicatrici ai lati del volto ed ero abbastanza sicura che ne avesse su tutto il corpo.
Aveva più del doppio della mia età, ma in quel momento vendetta e morte ci concessero un po' di
sollievo, giusto quell'attimo che usano gli amanti per amarsi, per conoscersi.
Come giovani innamorati dietro a un muretto o nascosti da una siepe.
Ci eravamo conosciuti nel peggiore dei momenti, affidandoci l'uno all'altra per motivi sbagliatissimi e proibiti, prede dello stesso enorme dolore, due anime che ora si leccavano le ferite e cercavano un po' di pace.*nuddu ammiscatu cu nenti:
"Siete nessuno mischiati con niente."
(Si usa per colui che non conta nulla, che esiste come corpo ma che non conta nulla come soggetto.)*quannu si cunta è nenti.
"Quando si racconta è niente"
(Si usa dopo disavventure che non hanno avuto conseguenze.)
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Respiro.
Mystery / ThrillerSicilia, anni '80. Sophie è solo una ragazzina quando decide di mettersi tra suo padre e le avversità della vita. Questa volta il demone di Giacomo non è l'alcool o le scommesse nei locali malfamati, ma ha un volto e un nome: Vito Caruso. La ragazz...