Stringo il cuscino contro il viso, certe volte penso che sia meglio morire così, inconsapevole delle vere azioni degli esseri umani, dei loro lati oscuri.
Ricordo un compleanno con papà, i miei undici anni.
Ero tornata correndo da scuola, sicura che avesse preparato qualcosa per me; di solito lo faceva.
Spalancai la porta di casa con un sorriso smagliante e il cuore che palpitava fortissimo.
Cercai di riprendere fiato ma quello che trovai dopo mi rattristò.
Papà era steso per terra, sbronzo come non mai, con una foto di mamma tra le dita bagnate di alcool.
Penso che quello sia stato il compleanno più triste della mia vita, superava anche quello dopo l'abbandono di mamma; di gran lunga.
Ero stata dimenticata.
Lasciata in un angolo della stanza tra i vestiti da stirare e il divano, lì, per terra.
Peggio del pulviscolo.Accantonai quei pensieri perché stavo soffocando nel cuscino, ancora premuto contro la faccia.
Mi alzai e guardandomi allo specchio vidi una ragazzina sola.
Completamente.
E cosa fanno le persone sole?
Fanno la faccia dura e cercano di salvarsi, in un modo o nell'altro.🔸
Dopo aver passeggiato per la stanza, letto un libro che avevo portato con me, fatto una doccia e acceso per poi spegnere subito dopo il televisore, non sapevo più che fare.
Vito mi aveva praticamente reclusa in quella gabbia dorata, l'ennesima.
Sospirai afflitta, sperando che non ci volesse ancora molto per il suo ritorno.
Due ore dopo sentii aprire la porta della stanza, erano ormai le dieci di sera.
Avevo piluccato un po' di cibo che mi avevano portato in camera ma niente che potesse chiamarsi cena.
Guardando Vito notai le rughe intorno agli occhi e i solchi che gli contornavano il viso; che vecchio, pensai.
Eppure non aveva nemmeno trent'anni compiuti.
Non mi salutò, si tolse la giacca e la fascia in cui portava la pistola, gettandola sul letto.
Avrei potuto ucciderlo in men che non si dica.
Guardai a lungo quell'oggetto freddo e portatore di morte, osservai come la luce della lampada lo rendeva ancora più sinistro.
Accarezzai l'impugnatura e mi tremarono le dita, se avessi saputo usarla e non fossi stata una codarda probabilmente Vito sarebbe morto sul pavimento della stanza.
Rischiò di scoprirmi perché uscì senza preavviso dal bagno, con solo un asciugamano in vita e con i capelli ancora grondanti d'acqua.Mi guardò come se si rendesse conto solo in quel momento di non essere solo nella stanza, facendomi sentire per l'ennesima volta un'inutile suppellettile.
"Ciao."
Dissi, cercando di rompere la tensione che cercava di soffocarmi.
Vito non disse nulla, non si mosse nemmeno, ma continuò a fissarmi assorto.
Cercai di sedermi composta sul letto ma non mi riuscì.
Lo sguardo di lui scese sulle mie gambe scoperte."Sai, è strano."
Cominciò lui, interrompendo quel singolare mutismo.
Chinai la testa di lato e lo vidi sorridere, i gesti infantili scatenavano strane sensazioni in lui."Non c'è stato mai nessuno ad aspettarmi a casa la sera."
Confessò e per qualche strana ragione mi si bloccò la salivazione.
Per lui era difficile parlare del suo intimo e per me quasi impossibile capirlo, ma in quel caso..."Nemmeno a me."
Risposi di rimando, come se mi avesse ipnotizzata ma sapevo di essere la mosca che era appena entrata nella tela del ragno.
Un ragno che in quel momento si stava avvicinando a me.🔸
Lasciai scorrere liberi i pensieri, mentre Vito provava a intimorirmi.
I suoi occhi erano fissi nei miei, provava a sfidare la mia forza di volontà, a vincerla.
Restai ferma anche quando si sedette sul letto, proprio di fronte a me, tanto vicino che non riuscivo a distinguere i nostri respiri.
Lasciò spazio al suo lato più nascosto, più temuto; si addolcì.
E come lo vedi un mafioso vulnerabile? Come ti comporti?
Interdetta, decisi di lasciargli spazio, di poter decidere come sempre la prossima mossa.
Mi accarezzò una guancia e socchiudendo gli occhi mi parve di vederlo bambino, piccolo e solo in una grande casa piena di color oro e di sangue.
Lo vidi correre su per le scale per abbracciare suo padre, che aveva ancora la pistola che fumava in tasca.
Com'è il bambino di un mafioso?
Come la vede la vita?
Riaprendo gli occhi lo trovai molto vicino a me, troppo.
Cercai di aprire bocca per protestare ma mi chiuse le labbra con le sue.
Pareva così stanco, così afflitto... Forse le mie parole avevano toccato qualche tasto dolente?
Mi baciò a lungo, prima di lasciarmi andare, tornò in bagno per vestirsi, pose i vestiti della giornata appena trascorsa sulla poltrona accanto al finestrone e senza dire una parola si mise a letto, nel mio letto, in fondo, nel suo.
Lo guardai di sottecchi, ancora seduta e lo vidi triste."Che hai Vito?"
Chiesi a bruciapelo.
Mi guardò per un attimo che mi parve durare mille anni.
Eravamo nel futuro, persi ancora uno nello sguardo dell'altro.
Cuore mio, non tradirmi proprio ora, pensai.
Vito spense la luce e mi attirò a sé.
Annusò i miei capelli e ringraziai il cielo per averli lavati con cura, con quei tipici oli orientali che ti si attaccano addosso e il loro profumo ti invade le narici; chissà che provava lui."Ti scotterai Sophie, ma vorrei tanto che qualcuno mi facesse compagnia in questo inferno."
Confessò.
Per la prima volta provai compassione per lui, per l'uomo che era diventato e dal quale nemmeno lui riusciva a fuggire.
Ormai era troppo dentro il marciume per riuscire a respirare aria pura."Bruceremo insieme allora."
Risposi di getto.
Non avevo ancora idea di quanto in là la sua anima si fosse incancrenita ma il mio istinto protettivo mi spingeva verso di lui, sempre più vicino al baratro e sperai che Vito avesse avuto il coraggio di saltare con me, un giorno.🔸
Quando mi svegliai, Vito era ancora aggrappato a me.
Eravamo un groviglio di anime e sudore, tenute insieme dalle lenzuola bianche.
Mi concessi il lusso di osservarlo dormire, non succedeva spesso che Vito Caruso abbassasse la guardia.
Visto da qui, con i capelli scomposti e il viso sereno pareva una persona qualunque, un qualsiasi uomo che incontri per strada, che trovi affascinante.
Ma Vito era molto più di questo.
'Un angelo bianco in un'anima nera' mentalmente citai.Dopo dieci minuti aprì gli occhi.
Mi parvero così limpidi da potermici tuffare.
Non sapevo dare un nome a quello che provavo per lui e forse non avrei saputo farlo mai, ma era forte, se mi lasciava senza parole.
Mi strinse più forte a sé, mettendo la faccia nell'incavo del mio collo."Buongiorno."
Dissi sorridente, anche se non poteva vedermi da quella posizione."Mhm." Rispose assorto lui.
Mi baciò sul collo e il mio corpo rispose a quell'antico richiamo.
Non cercai nemmeno per un momento di combatterlo, perché Vito non sarebbe mai più tornato così vulnerabile. Nemmeno con me.
Lo strinsi a mia volta e lo sentii rilassarsi sotto le dita, sembrava che il mio tocco fosse un balsamo per la sua anima torturata, afflitta.
Avrei tanto voluto che le cose fossero state diverse, più pure, accessibili, ma la vita non ti fa piacere mai le cose facili, i rapporti statici, gli amori infiniti.
Tutto finisce, anche quella bolla di pace sarebbe finita per sempre tra qualche minuto, così cercai di mettere a tacere le voci della mia coscienza che mi spingevano verso la pistola sul comodino e lo baciai senza esitazione.Quella mattina arrivai a provare cose mai provate, sentii nuovi odori, nuovi sapori e nuovi sensi si affacciarono al mio corpo.
Abbandonai ogni riserva quando il silenzioso Vito mi spogliò, nuda corpo e anima.
Cercai di respirare in modo regolare e lo vidi sorridere.
Mi disse di stare tranquilla, che non mi avrebbe mai fatto del male e in quel momento gli credetti davvero.
Fu tutto quello che disse, poi le sue parole diventarono fatti, lo spazio tra le sue dita diventò il mio spazio, l'universo intero diventò il nostro letto.
Nemmeno per un momento provai paura e questo mi sorprese molto; era la prima volta che mi sentivo al sicuro con lui.
Un'ora diventò un minuto, un suo respiro divenne il mio benessere, la mia forza.
Lasciammo che il tempo scorresse via come le pagine di un libro che appassiona un lettore accanito.🔸
Restammo a lungo abbracciati dopo.
Guardavamo entrambi il soffitto, tenendoci stretti per la paura che la bolla scoppiasse, che non tornasse mai più.
Lui giocò con i miei capelli e io sorrisi, per la prima volta in vita mia spensierata.
Mi parlò della sua infanzia, dei regali infiniti sotto l'albero di Natale e mi venne spontaneo paragonare la sua infanzia alla mia.
Non gli dissi nulla, lo ascoltavo soltanto parlare perché solo con il suono della sua voce tutti i miei rimorsi interiori si placavano, tacevano finalmente.
Tornai sulla Terra quando mi strinse più forte una ciocca, convinto che non lo stessi ascoltando.
Lo guardai.
Tutto si ridusse alle sue dita che giocavano con i miei capelli.🔸
Quando rimasi sola, nel letto ancora disfatto e caldo, la bolla era ormai scoppiata, Vito l'aveva portata con sé.
Per tutto il tempo eravamo stati in silenzio, mentre si vestiva e mentre la porta della stanza si chiudeva, ma quante cose ci eravamo detti con gli occhi.
Ci eravamo urlati mille promesse che ora erano nella sua bolla, chiuse nel cuore dell'uomo di ghiaccio.
Aveva preso la maschera da mafioso e se l'era infilata; chissà cos'altro avrebbe pesato su quella coscienza.
STAI LEGGENDO
Respiro.
Mystery / ThrillerSicilia, anni '80. Sophie è solo una ragazzina quando decide di mettersi tra suo padre e le avversità della vita. Questa volta il demone di Giacomo non è l'alcool o le scommesse nei locali malfamati, ma ha un volto e un nome: Vito Caruso. La ragazz...