Una mattina uscimmo insieme.
Vito mi disse che gli servivo per una 'faccenda importante'.
All'inizio non capii a cosa si riferisse e nel tragitto in macchina, verso la misteriosa meta, mi spiegò che doveva trattare con un importante mercante d'armi, che gli servivo come bandiera bianca, segno che non ci sarebbero stati conflitti durante la trattativa.
Mi disse inoltre che quando vi erano donne di mezzo gli uomini non si sparavano, che preferivano tenere privati i loro affari, soprattutto con gli stranieri.
Mi parve stranissimo.
Tutto mi suonava male, dalla cadenza della sua voce alle motivazioni che l'avevano spinto a portarmi con lui.
Avevo una pessima sensazione.🔸
Arrivammo nelle periferie della città, nei quartieri dove le gang controllavano tutto, dallo spaccio alle armi, al commercio di vite umane e alla prostituzione.
Mi venne naturale spaventarmi.
"Sei con me, non devi avere paura. Se crollo io, crollano loro... Conosci il domino?"
Scrollai la testa, in segno di diniego."Nel domino ogni tassello è importante, tutti hanno un ruolo preciso ma è solo il primo pezzo a spezzare la catena, a smontare tutto."
Mi spiegò, sorridendo.
Lui era il primo pezzo.Quel tassello troppo importante per crollare.
In poche e significative parole mi aveva rivelato la sua intera esistenza.
Annuii per fargli intendere che avevo capito tutto, anche se in realtà cercavo di dissimulare l'angoscia; era la prima volta che vedevo il mafioso nudo e crudo e sperai che la mia anima non ne restasse troppo impressionata, sperai tanto di non odiarlo.🔸
Due uomini ci aspettavano all'entrata di un vecchio casale immerso nel verde, abbandonato alle intemperie.
La mia mano tremò e Vito la strinse, come per dirmi di essere forte.
Quei due tipi avevano brutte facce, ma si vedeva chiaramente che erano solo pedine: il grande capo ci attendeva all'interno.
Attraversammo il grande casale in un ostentato silenzio, spezzato solo dal canto degli uccellini, inconsapevoli di quello che stava per accadere di lì a breve.
Alzando la testa vidi che parte del soffitto era crollato e pezzi di cielo entravano in quel mucchio di detriti.
Chissà a chi era appartenuto, chi aveva abitato quelle mura, che ora davano uno spettrale spettacolo di un passato ormai perduto.
"Well Vito, very well!"
Esclamò un uomo compiaciuto e corpulento, spuntato fuori dal nulla.Applaudiva come uno spettatore silenzioso dopo una scena teatrale; sorrideva.
Doveva essere messicano, pensai, aveva i capelli pieni di gel ed era vestito in modo elegante.
Malgrado ciò la giacca non riusciva a contenere l'enorme pancia a cocomero.
Era piuttosto basso ma negli occhi aveva l'argento vivo, un po' ne fui intimidita.
Osservai a lungo i due uomini, mentre si accomodavano su delle poltrone sgangherate, così diverso dal lusso sfrenato delle loro ville.
Vito un po' cozzava con quell'ambiente, come un diamante nero in una pozza di catrame.
Mi resi conto che egli stesso era il lusso, l'ostentazione e la sicurezza che non smetteva mai di esibire.
Caruso, l'uomo dai mille volti, tutti completamente marci.
"Lei è Sophie."
Introdusse lui, dopo alcuni convenevoli davvero superflui per degli uomini nelle loro posizioni.
L'uomo mi scrutò a lungo, mentre sentivo le guance calde, segno che stavo andando a fuoco per l'imbarazzo."Salve, signore."
Dissi, un po' intimidita.
L'uomo sorrise e si batté su una coscia."Forza tesoro, vieni qui a farmi compagnia."
Mi invitò, e istintivamente mi voltai verso Vito, che aveva la mascella tesa dalla rabbia.
Stai calmo, pensai.
Mi avvicinai al trafficante e gli porsi la mano che lui accolse con gioia.
Accantonato il pensiero di sedermi per davvero sulle sue gambe, mi sedetti accanto a Vito.
Gli uomini parlarono in inglese tutto il tempo, mentre io mi torcevo le mani in grembo.Il mio vestito colorato era l'unico colore che dava vita a quel posto.
Cominciai a pensare al mare.Improvvisamente le macerie furono spazzate via per far posto al mare immenso di una notte di inizio autunno.
Ero stesa sulla sabbia di Trapani, l'odore della salsedine mi riempiva i polmoni.
Giada mi parlava di una sua cotta, all'epoca il più grande amore della sua vita, così lo chiamava.
Finì quasi prima di iniziare, la madre di Giada, già fortemente scossa per l'altro figlio, le proibì di frequentare un uomo più grande di lei di dodici anni e lei non se la sentì di darle altri dispiaceri.
Stese sulla sabbia umida, mi parlò di tante cose, ma soprattutto di lui: il suo amore.
Lo descriveva come l'uomo più bello del mondo e pensai che l'amore doveva davvero essere cieco se Giada considerava quel tipo bello.
Era affascinante, sì, ma era più basso di lei e aveva sempre i capelli unti, inoltre era divorziato da poco.
Tornando alla realtà mi venne spontaneo paragonare la mia situazione alla sua.
E se anche io fossi stata predata da questa bestia chiamata amore?
Guardai Vito.
Nella penombra di quel luogo intravidi i suoi occhi arcigni e la sua mascella squadrata, tratti del viso troppo marcati per poterli amare, eppure...
Mi alzai di scatto, presa dal panico che mi impediva di respirare.
Vito mi guardò e negli occhi gli vidi tante domande inespresse.
Corsi fuori da quelle macerie, che tanto somigliavano a quelle che avevo dentro e cercai di respirare in modo regolare; stavo soffocando.
Mi resi conto soltanto dopo che ero caduta dalla padella alla brace.🔸
Gli uomini di vedetta, che poco prima ci avevano portati dal trafficante, ora giocavano con le loro armi, raccontandosi episodi sconci su donne di poco valore.
Ascoltai per un po' i loro discorsi, acquattata dietro un albero, poi mi sentii tirare per i capelli.
"Pesca grossa ragazzi!"
Non avevo idea che ci fosse un terzo uomo con loro.Mi tirava tanto forte i capelli che piansi dal dolore.
Mi trascinò dagli altri uomini e tutto si svolse molto velocemente.
Tirai un grido fortissimo e sentii Vito alle mie spalle, di sicuro la sua pistola puntava dritto su di noi.
"Lasciala."
Disse semplicemente, ma l'uomo sorrise e si voltò, con ancora i miei capelli tra le mani luride."Dovrei?"
Chiese il bastardo, retorico.
"Dovresti." annuì Vito, stranamente calmissimo.
Lo guardai negli occhi e gli vidi uno strano luccichio invadergli le iridi.
Dietro di lui vi era il trafficante, che cercò di capire cosa stesse accadendo.
Respirai a fondo per non piangere dal dolore, chiusi e riaprii gli occhi per pulirli dal liquido del sacco lacrimale.
Vito era proprio di fronte a me, mentre il mio assalitore mi usava come scudo.
Vi erano due alternative, entrambe abbastanza macabre:
La prima era ucciderci entrambi, me e il mio assalitore e conoscevo abbastanza Vito da sapere che non gli sarebbe tremata la mano in quel caso.
La seconda opzione era mandare a monte un affare da milioni di dollari per salvarmi la vita.
Fu il messicano a risolvere la faccenda, tirando da parte Vito.
Approfittai di quel momento di confusione per tirare un pestone al mio aggressore che urlò e mi lasciò andare.In un attimo fui nelle braccia di Vito che cercava di portarmi via... con fin troppa insistenza.
Pochi attimi dopo capii le sue ragioni:
il messicano estrasse la pistola dal retro dei pantaloni e sparò un colpo in fronte al mio aggressore, a uno dei suoi uomini!
Rimasi a bocca aperta, avevo appena causato la morte di un uomo.
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Respiro.
Mystery / ThrillerSicilia, anni '80. Sophie è solo una ragazzina quando decide di mettersi tra suo padre e le avversità della vita. Questa volta il demone di Giacomo non è l'alcool o le scommesse nei locali malfamati, ma ha un volto e un nome: Vito Caruso. La ragazz...