Giornata normale

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Mi staccai da mio fratello <per quanto ho dormito?> chiesi a mia mamma <nove giorni, oggi è il dieci novembre> mi fece gesto di accomodarmi in cucina, mi sedetti assecondata da i miei genitori, si guardarono ne gli occhi e poi me e mio padre cominciò a raccontare <quando ci siamo svegliati abbiamo letto il tuo biglietto ci eravamo tranquillizzati e quindi ti abbiamo aspettato, ma poi si è fatto buio e ti abbiamo chiamata ma non rispondevi, finché non persino la pazienza e chiamammo Mary per sapere come stavi ma lei rispose che tu non eri con lei e che non vi eravate sentite per tutto il giorno, ti abbiamo cercata ovunque ma non ti abbiamo trovata allora abbiamo chiamato la polizia, cercarono ovunque e oramai era mezzanotte, stavamo per perdere le speranze quando un ragazzo non ti ha trovata nel bosco,eri caduta su una roccia e avevi perso i sensi, la polizia ha trovato molto curioso il fatto che il tuo cellulare era rotto, e i tuoi vesti erano tutti strappati e adesso che non ricordi niente non sanno dove cercare. Non è che tu ricordi qualcosa, qualsiasi cosa che possa aiutarci a sapere cosa ti è successo?> rimasi in silenzio e abbassai il capo, anche se tentavo di scavare nella mia memoria ma non ricordavo niente, mi sentivo così impotente da questo vuoto, mi spostai una ciocca di capelli davanti a i occhi per portarla dietro l'orecchio, quando mi sfiorai la fronte sentii un rialzamento, fui presa dal panico e tutta tremante guardai i miei genitori con gli occhi sgranati, abbassarono la testa come vergognati e corsi subito verso camera mia, salii le scale e aprii la porta che emise un leggero cigolio, la chiusi e andai verso lo specchio. Mi tremava la mano che ancora mi sfiorava la fronte, non poteva essere vero, alzai lo sguardo e vidi una cicatrice che partiva più o meno dal centro della mia fronte e finiva con un movimento serpentino sulla mia tempia destra, con cautela mi avvicinai allo specchio e notai che era molto gonfia e sarebbe stato difficile nasconderla, la rabbia mi fece perdere il controllo e cominciai a prendere a pugni il cuscino per poi usarlo per soffocare le mie urla per poi essere seguite da una fiotto di lacrime. Piansi per ore mi sentivo distrutta e a quanto pare nessuno aveva voglia di disturbarmi e poi presa dal sonno mi addormentai. Quando mi risvegliai ero più calma ma non sapevo ancora come riuscire a nascondere quella cicatrice, sentii la maniglia aprirsi e vidi mia madre entrare nella stanza <Greta forse è meglio se ti prepari per uscire con Mary> le ultime tre parole erano un po' forzate ma non ci feci caso, annuii col capo e se ne andò. Cominciai a vestirmi, frugai nell'armadio e mi misi un maglione a colletto lungo bianco, dei pantaloni neri e delle Adidas bianche, presi un giubbotto imbottito che mi arrivava invita e scesi le scale dove trovai mio padre ad aspettarmi all'entrata <Greta per favore stai attenta tua madre è ancora nervosa quindi...> <tranquillo papà posso cavarmela> è detto questo mi porse un cellulare con una cover nera è molto spessa <per ora puoi usare il mio cellulare per contattarci> annuii e me nella tasca del giubbotto, girai la fredda maniglia della porta e uscii di casa, il tempo era cambiato rispetto a prima, era molto più nuvoloso e si sentiva un'aria pesante quasi densa, mi diressi verso il marciapiede e cominciai a camminare e intanto il vento mi gelava le guance, procedevo a passo spedito mentre accanto a me passavano macchine di colori tenui, fortunatamente mi ricordavo la strada verso il corso che, a differenza degli altri ricordi ricordavo senza giramenti di testa. Oramai mancavano pochi isolati e già sentivo la gente che passeggiava, svoltai e mi trovai in una piazza circolare con delle panchine verdi a i bordi e qualche albero al centro, non c'era nessuno seduto alle panchine perché erano tutti a passeggiare in una larga strada con diversi negozi ai lati, aguzzai lo sguardo tra quella folla e vidi due bambini, uno con la maglietta rossa e i pantaloni blu e l'altro con la maglietta azzurra e i pantaloni grigi che giocavano spensierati correndo avanti e indietro, sorrisi leggermente per la loro tenerezza fino a quando sentii una mano sulla spalla, mi voltai e vidi una ragazza alta quanto me e con i capelli ricci e vaporosi castani scuro e con gli occhi verdi, eravamo vestite uguali solo che lei indossava un maglione blu è un gubbino bianco che non superava la vita <eccoti qui> ero con aria perplessa, la conoscevo? <Mary?> fece cenno di sì con la testa <non ricordi vero?> disse con tono misto tra la malinconia e la felicità <scusa> dissi chinando il capo <andiamo forse ti ricordi andando> e cominciammo a camminare. I negozi erano principalmente di vestiti e ognuno mostrava nelle vetrine vestiti con diversi abbinamenti, io guardavo tutto tentando di ricordare ma niente, ad un certo punto Mary si mise a correre, la seguii a stento ma nonostante questo ridevo, era divertente, mi era familiare, e poi così di colpo ricordai, mi fermai e Marina fece altrettanto <che c'è?> mi disse con tono interrogatorio <che bei capelli che hai, che shampoo usi?> e detto questo Marika si illuminò <ti ricordi come ci siamo conosciute!> mi ricordavo perfettamente. Era estate e io avevo quattro anni, stavo giocano in un parco giochi che si trovava nella spiaggia dove andavo sempre quando faceva estate, stavo per salire su uno scivolo giallo quando Mary che stava sull altalena mi disse <che bei capelli che hai, che shampoo usi?> io gli dissi il mio shampoo e da allora ci vedemmo sempre più finché non diventammo migliori amiche, incredibile un'amicizia nata da dei capelli! Sono passati dodici anni da allora e mi ricordo tutto quello che abbiamo fatto insieme. < Si ricordo tutto!> e ci abbracciammo e poi cominciammo a correre, ci fermammo in una gelateria a prenderci un frappé come era nostro solito fare quando uscivamo, la gelateria era piccola con pareti turchesi e in un lato c'erano vaschette di gelato da i colori sgargianti e accanto la cassa, mi misi davanti al cassiere e dissi <due frappé uno al caramello grazie>, tirai fuori dei soldi che tenevo nella tasca aggiunti a quelli di Mary, pagammo e poi un altro commesso ci diede i nostri frappé, lo presi e le mie mani diventarono gelate, uscimmo dalla gelateria e cominciammo a sorseggiare i nostri frappé, <allora, ora ricordi tutto il tuo passato?> disse Mary <direi di aver ricordato tutto credo perché ora non sento più sensazioni di vuoto> Mary mi guardò con aria perplessa <vuoto?> <si vuoto, è come se ti senti un vuoto dentro come se ti trovi davanti una porta che non riesci a aprire> in realtà quella sensazione la sentivo ancora ma non volevo far preoccupare Mary <e della festa?> inarcai un sopracciglio <quale festa?> chiesi per e poi tornare al mio frappé <beh! La festa che hanno organizzato ad Halloween, tu ci sei andata io invece no quindi non posso ricordartelo> e detto questo continuammo a camminare, non diedi molto peso al fatto della festa dopotutto che cosa c'era di così importante da ricordare? Finii il frappé e lo gettai in un cestino a i lati del corso seguita da Marika, poi accelerammo il passo senza alcun motivo per poi finire per correre, rallentammo quando il corso stava per finire, <forse è meglio se torniamo indietro> dissi col fiatone, Mary guardò l'orario sul suo cellulare e poi rispose <si va bene>, fortunatamente non fecimo un'altra corsa ma proseguimmo con un passo moderato, <è successo qualcosa mentre io...> feci segno delle virgolette <...dormivo> Mary scosse il capo <un bel niente, apparte che tutti mi facevano domande su domande sul fatto che non eri uscita con me e quindi eri scomparsa> abbassai leggermente lo sguardo <mi dispiace> <non fa niente, a proposito, so che non ti ricordi di come ci sei finita nel bosco ma, potresti dirmi da dove ti è venuta l'idea di dire che quel giorno eri uscita con me?> sorrisi <prima mi dici che non ricordo niente e poi mi chiedi di ricordare ciò che non ricordo?> <esatto!> scoppiammo in una risata e quando smettemmo notai un negozio dove andavamo spesso per un solo motivo, < ehi! Andiamo là?> dissi guardando Mary negli occhi e lei capii tutto <si!>, entrammo e prendemmo tre cappelli a testa, io ne presi uno nero con orecchie e faccina da gatto, uno rosa semplice e uno bianco con la scritta "lovely" in strass neri e grigi Marika invece prese uno blu notte con qualche stellina qua e là, uno verde e nero e uno < ehm!... viola?> dissi tra me e me mentre guardavo il suo cappello, andammo in camerino e chiudemmo la tendina, < pronta?> dissi prendendo il cellulare <cappello party!> rispose Mary, cominciammo a provare i cappelli che avevamo preso e fecimo svariate foto, mi soffermai quando indossai il cappello viola, mi ricordava qualcosa ma non ricordavo, lo indossai lo stesso e fecimo la foto < io penso di prendere questo viola> dissi mentre me lo toglievo, < io invece penso di non prenderne nessuno> Mary non amava spendere i suoi soldi o almeno non doveva spenderli molti per non fare arrabbiare sua madre <ok, andiamo a pagare?> Marika fece cenno di si con la testa e ci dirigemmo verso la cassa, la giovane cassiera aveva l'aria scialba con profonde occhiaie i capelli lunghi rossicci e gli occhi azzurri, gli porsi il cappello e senza troppe domande la mise in un sacco di cartone con il logo del negozio, pagai ed uscimmo. <Strana> mi accennò Mary all'orecchio <avrà avuto una nottataccia> risposi, e c'è ne andammo.

***

Finito il giro dei negozi io e Mary ce ne tornammo a casa dove non mi aspettava nessuno tranne mio fratello che guardava un film in camera sua, probabilmente i miei genitori erano fuori, andai in camera mia e tentai di fare qualcosa di produttivo anche se non trovai molto da fare, tentai di disegnare, cosa faccio da sempre per passare il tempo, presi un foglio dal l'album dentro il cassetto della scrivania, colori e matite, non avendo l'ispirazione stetti un po' a fissare il vuoto finché non mi venne un idea, presi la matita e la poggiai sul figlio e la notai fare il suo lavoro come se fosse animata finché non finii il disegno. Una rosa , una semplice rosa ma piena di dettagli, di solito fare le rose non era il mio forte ma questa volta mi sono superata, poi passai a i colori e le ombre e finii per fare una rosa quasi vera. Decisi di appenderla con dello scotch sul mio armadio così da vederla sempre sotto gli occhi.

Il mio demoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora